Redazione

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Domenica, 11 Marzo 2012 10:16

Pedalando verso il cambiamento

Andrea Zanchetta, attivista di “Salva i ciclisti, movimento nato a seguito dell’iniziativa proposta dal quotidiano britannico The Times, promotore della campagna Cities Fit for Cycling (Città a misura di ciclisti) e sostenuta anche dal Fatto Quotidiano, intervistato dal Fatto Quotidiano dice:
"Ci siamo da subito appassionati a questa iniziativa, sin dal primo approccio abbiamo riconosciuto un forte slancio al cambiamento. Questa campagna internazionale propone una trasformazione che potrebbe realmente cambiare la visione dellenostre città, rendendole a misura d’uomo, dove un semplice cambiamento personale possa essere in grado di mutare la qualità della vita non solo del singolo, ma anche di chi lo circonda. Un cambiamento in cui le persone vengono per prime, basato su principi di condivisione degli spazi più equi, vivibili e soprattutto non dominati dal solo mezzo a motore. Una riqualificazione di un mezzo utile al corpo, all’umore e all’ambiente, economico e quindi popolare!
Un’iniziativa non certo isolata, ma rafforzata piuttosto dalla nascita di diverse associazioni no-profit, da un numero crescente di ciclofficine autogestite e sempre più cittadini che, attraverso azioni comuni di sensibilizzazione, blog e mezzi multimediali si fanno promotori dell’iniziativa, dimostrando una partecipazione nuova e motivata alla società civile.
Andrea Zanchetta racconta qualcosa in più di questa realtà e del cambiamento a cui mira. Tv popolare sposa gli stessi valori e lo stesso desiderio, e per questo vogliamo dare anche dalla nostra spazio e sostegno alla campagna.
Questo fino a venti giorni fa, quando il prestigioso quotidiano britannico The Times si annuncia promotore della campagna Cities Fit for Cycling (Città a misura di ciclisti), con il fine di chiedere interventi strutturali in materia di sicurezza per la viabilità su due ruote. In Italia, sotto il nome di “Salva i ciclisti“, l’iniziativa viene ripresa da oltre 40 blog che trattano di cultura della bici e di mobilità sostenibile e sostenuta da migliaia cittadini di ogni parte d’Italia riuniti nel gruppo su Facebook.
Un esempio straordinario di partecipazione alla vita civile in versione 2.0. Solo successivamente arriva l’appoggio mediatico di testate giornalistiche nazionali e il timido sostegno di alcuni sindaci delle maggiori città italiane, Milano e Firenze tra le prime.
Ma salvaiciclisti, dall’hashtag di Twitter, non si limita a sensibilizzare l’opinione pubblica e gli amministratori: in meno di quindici giorni dall’inizio della campagna diventauna proposta di legge presentata in Parlamento e ora in attesa di approvazione. Tempi da record, soprattutto se abituati alla politica nostrana.
Questa la cronaca. Ma nel quotidiano chi sceglie la mobilità sostenibile in città, che sia ciclista o pedone, si trova ingabbiato in un contesto pensato esclusivamente ad uso e consumo dell’autotrasporto privato. In questo senso, negli ultimi anni diventano significativi due fenomeni che dimostrano l’effettiva necessità di provvedimenti strutturali.
Da una parte, nascono molte associazioni no-profit e ciclofficine autogestite, impegnate nella diffusione la cultura della bici come mezzo di trasporto e nel trasferire alle municipalità le esigenze di coloro che fanno questa scelta. Dall’altra, le municipalità iniziano a distribuire vademecum nel tentativo di “riorganizzare” il traffico ciclistico, con risultati molto deludenti. La prassi vuole che tali vademecum si traducano in una mera lista di doveri senza alcun diritto, con qualche suggerimento informale e superficiale su come schivare le auto e – ciliegina sulla torta – in una lista di sanzioni a cui si potrebbe essere soggetti in caso non si seguissero le indicazioni appena esposte.

Fonte: www.ilfattoquotidiano.it

Avrebbero dovuto essere 10 chilometri di nuove piste ciclabili ogni anno: 25 adesso, a mezzo mandato della giunta Renzi. Ne sono stati fatti in tutto 7, secondo il consigliere per la bicicletta Giampiero Gallo, o 5, secondo l’associazione dei ciclisti Firenzeinbici (www.firenzeinbici.net). Comunque, da poco più di un terzo a un quinto di quanto promesso dal sindaco Renzi con la firma, in campagna elettorale, del Patto per la bicicletta con Firenzeinbici. Obiettivo: «Mobilità ciclabile come parte integrante della mobilità in generale». Che significa, avere un piano generale integrato, adeguarsi agli standard europei, vedi percorsi protetti e lineari, incroci sicuri. Altrimenti uno abbandona il mezzo non inquinante e non ingombrante e riacchiappa l’auto.

Niente. Eppure sono in aumento i già 30 mila che pedalano fai da te. Potrebbero crescere ancora di più se molti non avessero paura del caos o di rimetterci le penne appena usciti dalla Ztl . Le piste ciclabili sono 60 chilometri, in realtà assai meno: 15 sono vialetti di parchi come le Cascine o l’Anconella, altre piste, come per esempio in viale Duse, sono così malfatte da risultare inutilizzabili (a Hannover, più meno a misura di Firenze, ci sono 600 chilometri di piste, a Modena 190). Mancano, nonostante che per norma le piste debbano essere continuate e dirette, gli attraversamenti ciclabili agli incroci (dipinti dello stesso colore della pista e distinti dai pedonali): non fatti nelle nuove piste, spariti dalle vecchie, cancellati in punti nevralgici come tra viale Lavagnini e viale Strozzi alla Fortezza. Fino all’assurdità di rendere, nelle ultime pedonalizzazioni, la vita impossibile ai ciclisti.

 

Fonte: firenze.repubblica.it

Il movimento salvaciclisti si espande viralmente sulla rete e sulle strade tanto che persino il sindaco di Torino Piero Fassino negli scorsi giorni si è detto favorevole all’adesione alla campagna nata sul Times di Londra qualche settimana fa. Che Torino sia la città leader in Italia fra le grandi aree metropolitane lo si sa da tempo ma nei prossimi anni ci sarà un’ulteriore accelerazione in positivo della rete infrastrutturale che porterà a 300 chilometri di piste ciclabili (oggi sono 175) e a ben 120 le stazioni di bike sharing. Da qualche giorno è online un blog che non usa perifrasi nel titolo http://vadainbicicazzo.wordpress.com/ e che va a caccia di auto, furgoni e camioncini che abusano del loro maggiore peso specifico per occupare le sedi deputate al traffico ciclistico. Ecco, dunque, le immagini di via Bertola, via Cavour (vedi foto) e di via Bertola, quest’ultima da una dozzina d’anni croce e delizia dei ciclisti che, a forza di rimostranze e sit-in, ottennero l’innalzamento della fascia ciclabile in modo da impedire il costante parcheggio in doppia fila, con il conseguente passaggio delle auto sulla pista in senso contrario alla marcia dei pedalatori. Ora la protesta è 2.0 e gli scatti del giustiziere del sellino non sono sui pedali ma sul clic della macchina fotografica.

Fonte: www.quotidianopiemontese.it

La bicicletta è il mezzo di trasporto ideale, il più economico, il più ecologico e sicuramente il più salutare.
Vi permette di percorrere comodamente anche lunghe distanze, senza bisogno di grande allenamento. All’estero, specialmente nel nord Europa, quella della bicicletta è una vera a propria filosofia di vita. Andare in bici porta innumerevoli benefici, sia a livello fisico che psicologico.
Se siete d'accordo con noi, date un'occhiata al nuovo sito realizzato da GUEST, la Web Agency di Riccione: I Love Bike.
I Love Bike è un negozio online per amanti della bicicletta, che desiderano acquistare su Internet accessori per la bici, abbigliamento e pezzi di ricambio. Inoltre potrete trovare biciclette classiche, retrò, pieghevoli, bmx, elettriche e a scatto fisso. Chiunque potrà trovare la bicicletta che preferisce.
GUEST, nella realizzazione del commercio elettronico "I Love Bike" ha posto particolare attenzione agli aspetti della navigabilità e della facilità di utilizzo.
La bicicletta, ancora prima di essere un mezzo di locomozione, è un simbolo di libertà e di contatto diretto con la natura. Pedalando si può godere del paesaggio e dare maggiore valore al viaggio. Tutto questo rispettando l'ambiente.
Proprio a questo si è ispirata GUEST nella realizzazione della grafica di "I Love Bike". Il design è semplice e lineare, sulle tonalità naturali del verde e del blu, su sfondo bianco.

  • Fonte: www.informazione.it
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Giovedì, 08 Marzo 2012 12:00

Sacrario Pian del Lot

Lunghezza: 20,16 km
Tempo percorrenza: 3h
Dislivello: circa 550 metri
Difficolta': B.C.A. (medio)
Tipo: asfalto 9,12 Km (45%), sterrato 11,04 (55%)
Periodo consigliato: tutto l'anno (meteo permettendo)
Effettuato il: giugno/agosto 2009
Località di partenza: piazza Muzio Scevola (Torino), davanti ingresso CRAL Regione Piemonte - Editrice La Stampa. Parcheggiare l'auto al centro della piazza o nelle zone limitrofe.
Cartografia: Carta dei Sentieri della Collina Torinese (Le guide di Alp escursionismo) Scala 1:15.000 Vivalda Editori
Descrizione: l'itinerario è stato ideato nell'aprile del 2000. A distanza di quasi 10 anni ho apportato alcune modifiche sia per migliorarne la ciclabilità sia per il problema che si era creato nell'attraversare il Parco della Maddalena. Se allora il transito in bicicletta era per così dire "tollerato", negli anni che seguirono venne imposto il rispetto del divieto anche con l'uso di sanzioni pecuniarie. Oggi la situazione è decisamente migliorata in quanto è stato realizzato un percorso segnalato consentito alle mtb. Si raccomanda comunque prudenza, soprattutto in discesa, perchè gran parte del medesimo è anche fruibile dai pedoni. Lungo il tragitto si incontra qualche tratto tecnico ed impegnativo e quindi lo sconsiglio ai bikers meno esperti. Si azzera il ciclocomputer di fronte all'ingresso CRAL (0 Km). Seguendo la pista ciclabile (inizialmente sterrata) si percorre a dx corso Sicilia (0,16). Al termine della pista si va a sx (0,43), si attraversa C.so Moncalieri (0,56) proseguendo lungo la via Sabaudia. Al Km 0,70 andremo ad ignorare sulla sx il sentiero 14 o Antica Strada della Viassa (seguita invece nel percorso del 2000). Il nome deriverebbe dal piemontese viasa ovvero "viaccia", strada brutta o impervia; nome appropriato vista la ciclabilità proibitiva. Lo riprenderemo più a monte, ovvero svoltando al bivio seguente (0,91 sx) su str. G. Violante. Presso un tornante, si riprende sentiero 14 (1,86) che si sviluppa sullo spartiacque che separa le valli Pattonera e Crava ed era percorso un tempo dai contadini che con il loro bestiame o mezzi agricoli dovevano raggiungere le conche prative del Pian del Lot ed i boschi situati nella zona dell'attuale Parco della Maddalena. Dava inoltre accesso a numerose ville che si possono ancora oggi ammirare, anche se alcune hanno perso il loro aspetto originale. Seguendo i cartelli indicatori, si supera la Villa dei Colli (restaurata e riadattata come condominio), continuando su carrareccia. Si confluisce su una strada (2,55) che andarà percorsa a sinistra per una trentina di metri e poi si svolta a destra (2,58 - interni). Finito l'asfalto, si prosegue su sentiero poco ciclabile (2,83), che costeggia una recinzione e termina su una stradina (3,02) dalla quale si ha una bella veduta sui fitti boschi dell'alta val Pattonera, costituiti principalmente da querce e castagni. Andando a sx si incrocia la strada Val Pattonera (3,32) e quindi si prosegue di fronte sulla stradina chiusa da sbarra. Attraversato un prato, si entra nel bosco. Dopo aver guadato il rio Pattonera, si lascia una deviazione sulla destra (3,90) raggiungendo il Sacrario di Pian del Lot. Il monumento vuole ricordare l'eccidio di 27 partigiani da parte dei nazifascisti, attuato come rappresaglia dopo l'uccisione del caporale tedesco Walter Wohlfort, di servizio presso le postazioni di difesa contraerea qui situate. Il 2 Aprile del 1944, domenica delle Palme, i partigiani catturati durante alcuni rastrellamenti effettuati nelle valli di Lanzo e Luserna, furono prelevati dalle carceri Nuove e trasportati su due camion al Pian del Lot dove vennero fucilati. Altri dieci partigiani assistettero all'esecuzione e furono quindi obbligati a seppellire i cadaveri dei loro compagni. Giunti alla strada comunale da S. Vito a Revigliasco (4,36) si va a sinistra. Poco prima di raggiungere l'incrocio con str. com. Val Salice si torna indietro sfruttando il sentiero alla ns. destra (5,05). Siamo entrati così nel Parco della Maddalena, inaugurato nel 1925 con il nome di "Parco della Rimembranza" in quanto dedicato ai 4787 torinesi caduti durante la prima guerra mondiale. Furono piantati simbolicamente circa 5000 alberi per ognuno dei soldati deceduti ("Arboretum Taurinense"). Le stradine, i viottoli, i piazzali recano i nomi di battaglie e localita' gloriose. Si prosegue sino ad un quadrivio (5,84) dove si affronta il sentierino di fronte, che diventa presto piuttosto ripido. Tenendo la traccia verso sinistra (5,96) si giunge ad una sterrata dove andremo a sinistra (6,06) e, superato un piccolo specchio d'acqua, saliremo a destra (6,17). Seguire sempre in salita i cartelli del percorso MTB fino al km 7,13, quando, agganciato il percorso della GTC (Grande Traversata della Collina), si esce a sinistra dai confini del Parco. Arrivati alla str. del Colle (7,53) si va a destra verso il Colle della Maddalena. Poco prima del piazzale, si imbocca a destra il percorso MTB (8,18). Sopra di noi, si erge l'imponente statua donata dal Senatore Giovanni Agnelli per commemore il decimo anniversario della vittoria dell'Italia sull'Austria. Realizzata da Edoardo Rubino, fu inaugurata infatti nel 1928. Con i suoi 18,50 metri di altezza (26,50 se si considera anche il basamento di granito), e' la terza per grandezza del mondo dopo il S. Carlone di Arona (23 metri) e la Statua della Liberta' di New York (21). In questa zona, il vostro ciclocomputer potrebbe andare in tilt o il vostro navigatore potrebbe perdere il segnale a causa degli elevati campi elettromagnetici prodotti dai vicini impianti di trasmissione radiotelevisivi. Seguendo il sentiero si va a dx al primo bivio (8,45) e quindi ci si ricongiunge al percorso dell'andata (8,85). Lo si segue a ritroso sino al bivio del Km 9,60, dove si tiene la destra. Attenzione poi a prendere sulla dx il percorso consentito alle sole MTB (9,75), piuttosto impegnativo. Giunti al quadrivio incontrato all'andata (10,17), si va diritto giungendo ad uno degli ingressi del Parco (10,32). Superata la sbarra, si va a dx ritornando al Sacrario di Pian del Lot. Poco prima di raggiungerlo (10,66) si prende a sx il "sentiero 12". Al successivo incrocio si prosegue a sx (11,07), quindi diritto agganciando il "sentiero 11" che percorre la str. dei Boschi. Al Km 11,68 esso si stacca a dx dalla strada. Se ne incrocia un'altra (11,91 - str. della Creusa) che andrà percorsa a sx. Continuare in discesa sino all'incrocio con str. dei Ronchi dove si svolta a sx (12,91). Al km 13,35 svoltare a dx per Tetti Gramaglia. La strada, dopo le case, degenera a sentiero. Attraversato un rio (cascata), si aggancia il "sentiero 10" (13,95) che scende lungo la val Sappone. Seguendo le indicazioni si arriva ad una strada asfaltata che andrà seguita in discesa (15,39). Una precisazione: sino a qui non si incontrano cartelli di divieto alle biciclette tranne che in questo punto (cartello per chi proviene dalla direzione opposta). Superato il rio Sappone si raggiunge la str. del Fioccardo (15,76) e poi c.so Moncalieri (16,08). Seguirlo a sinistra e poi svoltare a destra sulla strada che porta ad un circolo sportivo (16,22). Procedere poi sulla pista ciclabile sterrata (16,41) che, a dx, affianca il fiume Po. Transitati sotto ad una passerella ciclo-pedonale, si svolta a destra (17,57) e quindi si passa sopra alla medesima (17,72). Giunti sul lato opposto (17,98), si prosegue a dx costeggiando nuovamente il fiume. Giunti nei pressi di piazza Polonia, salire a sx (19,33) e poi procedere sulla pista ciclabile di corso Dogliotti. Giunti al Ponte Balbis lo si attraversa (19,95) arrivando di lì a poco al punto di partenza (20,16).

Giovedì, 08 Marzo 2012 11:56

Valle di Susa. Grange Valfredda

Lunghezza: 24,04 Km
Tempo percorrenza: 3 ore 15'
Località di partenza:
Rochemolles
Cartografia: ISTITUTO GEOGRAFICO CENTRALE 1:25.000 n. 104 BARDONECCHIA MONTE THABOR SAUZE D'OULX
Dislivello: circa 700 metri effettivi
Tipo: asfalto 1,07 Km (4%) - sterrato 22,97 (96%)
Periodo consigliato: giugno - settembre
Effettuato il:
24 giugno e 26 agosto 2001
Accesso:
percorrere l'autostrada A32 del Frejus e uscire a Bardonecchia. Al primo incrocio proseguire di fronte seguendo le indicazioni per Rifugio Scarfiotti e Rochemolles. Si raggiunge quest'ultimo dopo circa 5,4 Km. 
Descrizione: lasciamo la vettura nei pressi del ponte detto "do Mourin", che consente di attraversare il torrente e guadagnare le case di quella che oggi e' frazione di Bardonecchia ma che fino al 1928 era comune autonomo. La posizione non e' delle piu' felici visto che risulta particolarmente esposta alle valanghe. Una delle piu' recenti, quella del febbraio 1961, distrusse una ventina di abitazioni mentre nel gennaio del 1706 si ebbero 14 morti e 47 case abbattute. In quell'occasione, gli abitanti fecero un voto a S. Emerenziana, scegliendola quale patrona, sperando in questo modo di ottenere la sua protezione. Alla Santa tocco' infatti una sorte quasi simile: spiro' lapidata sotto un cumulo di pietre. Oggi la situazione è migliorata perchè è stata realizzata un'opera di protezione dalle valanghe che ha permesso il recupero di ulteriori abitazioni e la nascita di un residence e di una azienda di apicultura. La Parrocchiale, intitolata a S. Pietro,  e' monumento nazionale: esisteva gia' nel XIII secolo ma venne consacrata nel 1456. Iniziamo la nostra salita. Oltrepassata la cappella di S. Rocco (0,42 Km) si arriva ad un bivio dove termina l'asfalto (0,64): si prosegue a destra ricordando che, al ritorno, si puo' utilizzare l'altra strada nella maniera che vi indicheremo piu' avanti. Si affrontano alcuni tornanti sino a raggiungere un quadrivio a quota 1922 metri (3,52), che precede di non molto lo sbarramento della diga: qui lasciamo la strada che continua a risalire il vallone verso il rifugio Scarfiotti ed il Colle Sommeiller, ed imbocchiamo a destra la pista dell'ex decauville utilizzata, durante la realizzazione delle strutture idroelettriche del bacino artificiale, per trasportare il materiale di scavo e da costruzione e che, in inverno, si trasforma in una facile pista di fondo. Non fatevi troppe illusioni perche' questo tratto in piano dura poco meno di un Km e mezzo. Tutta la zona e' regno incontrastato della marmotta: e' assai facile incrociare qualche esemplare che fugge al nostro passaggio o ascoltare i fischi delle "sentinelle" che avvisano i compagni del pericolo. Sul terreno circostante si notano, in ogni caso, le numerose aperture delle tane. Al bivio successivo (4,95) si lascia a destra il proseguimento della decauville verso Frejusia, entrando nella valle Fredda. Superate le vicine Grange La Croix (5,13), la strada si mantiene inizialmente al di sopra del rio Valfredda che in questo punto scorre impetuoso e piuttosto rumoroso dentro una stretta gola. Si affrontano alcune rampe molto impegnative mentre la pendenza va man mano diminuendo contemporaneamente con l'allargamento della vallata. La strada termina presso le due costruzioni delle Grange Valfredda (9,45) i cui prati, in estate, si riempiono di splendide fioriture. Ritornati al quadrivio di quota 1922 si svolta a destra (15,37). Dopo una breve salita il percorso procede pianeggiante per alcuni chilometri. Attraversato il rio Almiane (16,13) e sfiorate le Grange Chaux (2007 m) si costeggia il lago di Rochemolles formato da una diga a gravita' massiccia, realizzata in calcestruzzo con blocchi annegati, avente altezza massima di 60 metri ed una quota al coronamento di 1975 m s.l.m. Giunti nei pressi della lapide che ricorda 21 alpini del Battaglione Fenestrelle morti sotto una valanga, durante un'esercitazione, nel gennaio del 1931 si lascia la direzione per il colle Sommeiller/Rif. Scarfiotti deviando a sinistra verso le Grange Plan (18,77). Eventualmente si puo' raggiungere il rifugio che dista da qui 2,5 Km: sono poco piu' di un centinaio di metri di dislivello. Si percorre ora la sponda destra del bacino artificiale alimentato da tutta una serie di corsi d'acqua che scendono lungo le pendici della Pierre Menue formando alte cascate. Arrivati alla diga (20,86 - ricordiamo che ne e' vietato l'attraversamento) si imbocca quasi in picchiata il sentiero contrassegnato con il numero 11. Giunti al torrente lo si attraversa (21,53) per poi continuare a destra. Passate alcune grange e, superato un ponte (21,78), il sentiero si sdoppia per poi ricongiungersi poco piu' avanti (noi abbiamo scelto il ramo di destra). Poco oltre il pilone del Pralavin (22,60) ci si immette in discesa sulla sterrata dell'andata (22,93) per poi abbandonarla dopo 150 metri, quando si incontra il sentiero 12 che va a tagliare poco piu' sotto la strada (23,28 - prestare attenzione che non sopraggiunga qualche auto o moto) e che si conclude presso la chiesetta di S. Rocco (23,61). Su asfalto si rientra a Rochemolles (24,04). In alternativa, da S. Rocco si puo' salire per 200 metri sino al termine dell'asfalto, dove si svolta a sinistra attraversando il torrente. Percorsi 400 metri, si entra a sinistra tra le case della frazione, percorrendo la via Moncenisio. Poco prima del cartello della via Bardonecchia, ormai in vista del ponte "do Mourin", si scende per via del Forno, raggiungendo l'automobile.

La Gran Fondo 50Km dell'Erbaluce e' la gara di apertura del circuito PiemonteMTBike.

Posta all'inizio della stagione, le condizioni meteo sono imprevedibili; la gara cambia e modifica di poco il suo aspetto sia se affrontata da asciutta sia in condizioni di terreno bagnato. I 50Km del percorso agonistico della Gran Fondo, ed i circa 25Km della Medio Fondo - Ciclo-turistica, sono completamente pedalabili e si sviluppano all’interno del territorio della Comunita' Collinare Terre dell'Erbaluce tra vigneti di Erbaluce e boschi di castagno e acacia con brevi tratti in pineta. Sono aperte le iscrizioni per:
- Gran Fondo 50Km dell'Erbaluce e Medio Fondo Terre dell'Erbaluce di MTB
- Erbaluce Night Trail, corsa notturna a coppie
Ricordiamo che è necessario inviare via FAX/mail copia della ricevuta di pagamento dell'iscrizione per risultare regolarmente iscritti.
Per l'Erbaluce Night Trail le iscrizioni chiudono il 14 aprile 2012 (DATA ERRATA SUL VOLANTINO INDICANTE IL 14 MARZO 2012)
Nella categoria RANDOM si possono iscrivere atleti soli che sono disponibili ad un COMPAGNO CASUALE oppure a CORRERE CON IL PROPRIO CANE.
CIASCUN COMPONENTE DELLA COPPIA deve compilare la scheda personale completa indicando sul fondo i dati del compagno
Tenetevi aggiornati andando a selezionare nel grappolo della Home Page l'acino delle NEWS.

Fonte: http://www.terre-erbaluce.com/la50.php

Venerdì, 09 Marzo 2012 08:59

Cicloattivi Universita'

Cicloattivi Università è pronto a mettere sulle due ruote gli studenti. L'assessore alla mobilità, Guglielmo Minervini, e il Rettore dell'Università degli studi di Bari, Corrado Petrocelli, consegneranno le prime biciclette agli universitari oggi, venerdì 9 marzo, alle ore 11.00 presso l’atrio del palazzo Ateneo di Bari in Piazza Umberto. Durante la cerimonia, alla quale intervennano anche le associazioni studentesche che hanno contribuito alla definizione dei criteri di assegnazione, gli studenti, inseriti nella prima graduatoria dell’Università di Bari, potranno ritirare le biciclette pieghevoli donate dalla Regione alle Università per utilizzarle in comodato gratuito per un anno. Il modello delle biciclette sarà pieghevole così da favorire il trasporto intermodale non solo in treno ma anche sui bus interurbani e urbani. Il progetto dell'assessorato alle infrastrutture e mobilità della Regione Puglia, che rientra nell'ambito del programma “CreAttivaMente” per la diffusione di una mobilità sostenibile, complessivamente prevede di assegnare 868 biciclette all’Università di Bari, che ricomprende le sedi decentrate di Brindisi e Taranto, 168 a Foggia, 379 a Lecce e 185 al Politecnico di Bari. La scelta dei criteri con i quali le bici saranno affidate in “adozione” agli studenti sono invece stati definiti dalle singole università in accordo con le rappresentanze studentesche. Prevalentemente si tratta di regole che premiano gli studenti fuori sede, in Erasmus o residenti nei quartieri lontani dai plessi universitari o che devono spostarsi da una sede all’altra della propria Facoltà. Insomma tutti coloro che possono trovare da subito utile e conveniente lo spostamento in bici.

Fonte: regione.puglia.it

Comunicato Stampa

Giovedì, 08 Marzo 2012 10:55

I riciclisti

I riciclisti
Autore: Andrea Satta
Prezzo: € 16,00
Pagine: 160
Editore: Ediciclo

«La bici di questo campanello era quella di un postino, che la usò per cinquant'anni per portare messaggi d'amore, di guerra, di pace, di morte, di sventure, e anche di speranza fin nelle contrade più lontane. Poi, dopo la pensione fece il guardiano della diga, alla testata della valle.
Pedalò fino all'ultimo respiro per vigilare, per fare il fontaniere e per pescare nell'acqua del lago in cui è sepolto. Sì, perché questo lui chiese che, una volta morto, potesse finire dentro il lago, insieme alla sua vecchia bici. Come un marinaio in mare.
E così è stato. Una barca a remi prese il largo, circondata di piccoli lumini, in una notte tiepida di aprile e mezza luna. Silenzio sulle rive, come fosse solo, ma era convenuta lì tutta la valle. Questo campanello è quel che di lui resta e ha un suono raro.»
Un romanzo che racconta la bicicletta in tutte le sue sfumature possibili, la bicicletta degli eroi, della fatica, quella delle montagne, degli orizzonti aperti, dell'attesa, quella del business e delle carovane pubblicitarie, la bicicletta partigiana, la bicicletta contadina, la bicicletta della povertà, degli extracomunitari che tornano di notte, ubriachi e senza luci sulle strade statali, la bicicletta delle belle ragazze vestite leggere e degli amori a primavera, la bicicletta alla radio e alla tv, la prima volta della bicicletta senza rotelle che da sempre lega in un momento unico padri e figli. L'Italia attraverso la bicicletta.

http://www.ediciclo.it

Un giro del mondo in bicicletta, per portare un messaggio di speranza a chi vive con una disabilità e invitare tutti gli altri a uno stile di vita più attivo. È la sfida di Dejan Zafirov, ciclista macedone, che dal 2009 gira il mondo con la sua bici, nonostante una gamba amputata e una lesionata. Un'avventura raccontata anche sul grande schermo dal documentario del regista Renato Giugliano intitolato "Un grande macedone" (giovedì 8 marzo al cinema Odeon è in programma la proiezione bolognese). Tutto inizia in una fattoria biologica nei dintorni di Nizza, dove Dejan lavora come volontario: durante una pausa dal lavoro, per sbaglio aziona una trebbiatrice che a marcia indietro cattura le sue gambe. Una viene amputata all'altezza del femore, l'altra si riesce a salvare, ma il 70% dei tendini è lesionato. Dejan però non si perde d'animo. Già appassionato di ciclismo, nel 2009, a pochi anni dall'incidente, risale in sella con un obiettivo preciso: un viaggio in solitaria da Skopje a Nizza. Duemila chilometri di pedalate con l'aiuto di una protesi per la gamba amputata e di un tutore per quella lesionata.
Nel suo viaggio Dejan fa tappa anche a Bologna: qui ritrova il regista e amico Renato Giugliano. "Ero in Macedonia per un documentario sulle nuove generazioni dopo le guerre nei Balcani (intitolato ‘Such a game' e quasi ultimato, ndr)", racconta Giugliano, "ma quasi subito ho incontrato Dejan e ho deciso di raccontare la sua storia. Quando è passato da Bologna lo abbiamo accompagnato per 3-4 giorni, fino in Liguria". Il risultato è il documentario "Un grande macedone", premiato anche da Inail allo Sportfilmfestival di Palermo. "Penso che il limite più grande sia quello che ci imponiamo da soli", racconta Dejan nel documentario. "Ma quando lo superi arrivi a quello successivo, poi a quello dopo, poi ancora. E poi ti domandi: ma allora cosa altro sono in grado di fare?". Così dopo aver raggiunto Nizza il viaggio di Dejan è andato avanti. Con la sua prima impresa è riuscito ad attirare l'attenzione dei media e a procurarsi qualche sponsor. "Il suo obiettivo adesso è il giro del mondo in bicicletta", spiega Giugliano, "è stato in Argentina, in Cina e negli Stati Uniti d'America, e ora è in procinto di partire per l'Australia e il Nord Africa: dopodiché ce l'avrà fatta".
Ma quella di Dejan non è solo una sfida personale. "Il mio primo obiettivo è motivare non solo chi ha una disabilità fisica ma le persone in generale ad avvicinarsi a uno stile di vita più attivo e salutare. Lo scopo non è semplicemente attraversare i continenti in bici: a cosa servirebbe?", spiega in un'intervista, "Penso alle persone con una disabilità fisica e alla situazione in Macedonia. Penso a quanto sia sottovalutato lo sport: tutto si riduce a giocare a tennis tavolo e a qualche altra disciplina semplice. Io sto tentando di trovare un modo per fare qualcosa di più". Insieme ad alcuni amici Dejan ha infatti creato Gaia, una fondazione che in Macedonia si occupa di bambini con disabilità. "Cerchiamo di instillare in loro l'ambizione e di lavorare sulla fiducia che hanno in se stessi attraverso esercizi fisici e workshop creativi", spiega Dejan. "Dovrebbero essere in grado di prendere in mano la propria vita, di decidere cosa studiare all'università o dove cercare lavoro. Vorremmo dargli una base perché abbiano la possibilità di costruire il loro futuro".
Il documentario "Un grande macedone" è in programma a Bologna giovedì 8 marzo (alle 18.30 al cinema Odeon) nell'ambito della rassegna Sala Doc. La proiezione sarà seguita da un incontro con Fabian Mazzei, campione di tennis con disabilità e Alessandro Bortolotti della facoltà di Scienze motorie dell'Università di Bologna. In sala anche il regista Renato Giugliano, che fra l'altro non è nuovo alle tematiche sociali. Dal 2009 infatti collabora con la onlus Cefa, con cui ha prodotto vari racconti di cooperazione e il suo primo lungometraggio, "Cooperanti" (2010, Italia/Albania). Fra i progetti "in progress" c'è il documentario "Such a game", un viaggio fra le memorie di Tito e delle guerre nei Balcani per scoprire i sogni e le esperienze delle giovani generazioni nell'ex Jugoslavia.

Fonte: superabile.it

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