Venerdì, 09 Marzo 2012 09:27

In viaggio per ridare fiducia a chi ha una disabilita'

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Un giro del mondo in bicicletta, per portare un messaggio di speranza a chi vive con una disabilità e invitare tutti gli altri a uno stile di vita più attivo. È la sfida di Dejan Zafirov, ciclista macedone, che dal 2009 gira il mondo con la sua bici, nonostante una gamba amputata e una lesionata. Un'avventura raccontata anche sul grande schermo dal documentario del regista Renato Giugliano intitolato "Un grande macedone" (giovedì 8 marzo al cinema Odeon è in programma la proiezione bolognese). Tutto inizia in una fattoria biologica nei dintorni di Nizza, dove Dejan lavora come volontario: durante una pausa dal lavoro, per sbaglio aziona una trebbiatrice che a marcia indietro cattura le sue gambe. Una viene amputata all'altezza del femore, l'altra si riesce a salvare, ma il 70% dei tendini è lesionato. Dejan però non si perde d'animo. Già appassionato di ciclismo, nel 2009, a pochi anni dall'incidente, risale in sella con un obiettivo preciso: un viaggio in solitaria da Skopje a Nizza. Duemila chilometri di pedalate con l'aiuto di una protesi per la gamba amputata e di un tutore per quella lesionata.
Nel suo viaggio Dejan fa tappa anche a Bologna: qui ritrova il regista e amico Renato Giugliano. "Ero in Macedonia per un documentario sulle nuove generazioni dopo le guerre nei Balcani (intitolato ‘Such a game' e quasi ultimato, ndr)", racconta Giugliano, "ma quasi subito ho incontrato Dejan e ho deciso di raccontare la sua storia. Quando è passato da Bologna lo abbiamo accompagnato per 3-4 giorni, fino in Liguria". Il risultato è il documentario "Un grande macedone", premiato anche da Inail allo Sportfilmfestival di Palermo. "Penso che il limite più grande sia quello che ci imponiamo da soli", racconta Dejan nel documentario. "Ma quando lo superi arrivi a quello successivo, poi a quello dopo, poi ancora. E poi ti domandi: ma allora cosa altro sono in grado di fare?". Così dopo aver raggiunto Nizza il viaggio di Dejan è andato avanti. Con la sua prima impresa è riuscito ad attirare l'attenzione dei media e a procurarsi qualche sponsor. "Il suo obiettivo adesso è il giro del mondo in bicicletta", spiega Giugliano, "è stato in Argentina, in Cina e negli Stati Uniti d'America, e ora è in procinto di partire per l'Australia e il Nord Africa: dopodiché ce l'avrà fatta".
Ma quella di Dejan non è solo una sfida personale. "Il mio primo obiettivo è motivare non solo chi ha una disabilità fisica ma le persone in generale ad avvicinarsi a uno stile di vita più attivo e salutare. Lo scopo non è semplicemente attraversare i continenti in bici: a cosa servirebbe?", spiega in un'intervista, "Penso alle persone con una disabilità fisica e alla situazione in Macedonia. Penso a quanto sia sottovalutato lo sport: tutto si riduce a giocare a tennis tavolo e a qualche altra disciplina semplice. Io sto tentando di trovare un modo per fare qualcosa di più". Insieme ad alcuni amici Dejan ha infatti creato Gaia, una fondazione che in Macedonia si occupa di bambini con disabilità. "Cerchiamo di instillare in loro l'ambizione e di lavorare sulla fiducia che hanno in se stessi attraverso esercizi fisici e workshop creativi", spiega Dejan. "Dovrebbero essere in grado di prendere in mano la propria vita, di decidere cosa studiare all'università o dove cercare lavoro. Vorremmo dargli una base perché abbiano la possibilità di costruire il loro futuro".
Il documentario "Un grande macedone" è in programma a Bologna giovedì 8 marzo (alle 18.30 al cinema Odeon) nell'ambito della rassegna Sala Doc. La proiezione sarà seguita da un incontro con Fabian Mazzei, campione di tennis con disabilità e Alessandro Bortolotti della facoltà di Scienze motorie dell'Università di Bologna. In sala anche il regista Renato Giugliano, che fra l'altro non è nuovo alle tematiche sociali. Dal 2009 infatti collabora con la onlus Cefa, con cui ha prodotto vari racconti di cooperazione e il suo primo lungometraggio, "Cooperanti" (2010, Italia/Albania). Fra i progetti "in progress" c'è il documentario "Such a game", un viaggio fra le memorie di Tito e delle guerre nei Balcani per scoprire i sogni e le esperienze delle giovani generazioni nell'ex Jugoslavia.

Fonte: superabile.it

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