Tutto quello che serve agli appassionati delle due ruote, punti vendita, assistenza, riparazioni e abbigliamento.
Andrea Zanchetta, attivista di “Salva i ciclisti”, movimento nato a seguito dell’iniziativa proposta dal quotidiano britannico The Times, promotore della campagna Cities Fit for Cycling (Città a misura di ciclisti) e sostenuta anche dal Fatto Quotidiano, intervistato dal Fatto Quotidiano dice:
"Ci siamo da subito appassionati a questa iniziativa, sin dal primo approccio abbiamo riconosciuto un forte slancio al cambiamento. Questa campagna internazionale propone una trasformazione che potrebbe realmente cambiare la visione dellenostre città, rendendole a misura d’uomo, dove un semplice cambiamento personale possa essere in grado di mutare la qualità della vita non solo del singolo, ma anche di chi lo circonda. Un cambiamento in cui le persone vengono per prime, basato su principi di condivisione degli spazi più equi, vivibili e soprattutto non dominati dal solo mezzo a motore. Una riqualificazione di un mezzo utile al corpo, all’umore e all’ambiente, economico e quindi popolare!
Un’iniziativa non certo isolata, ma rafforzata piuttosto dalla nascita di diverse associazioni no-profit, da un numero crescente di ciclofficine autogestite e sempre più cittadini che, attraverso azioni comuni di sensibilizzazione, blog e mezzi multimediali si fanno promotori dell’iniziativa, dimostrando una partecipazione nuova e motivata alla società civile.
Andrea Zanchetta racconta qualcosa in più di questa realtà e del cambiamento a cui mira. Tv popolare sposa gli stessi valori e lo stesso desiderio, e per questo vogliamo dare anche dalla nostra spazio e sostegno alla campagna.
Questo fino a venti giorni fa, quando il prestigioso quotidiano britannico The Times si annuncia promotore della campagna Cities Fit for Cycling (Città a misura di ciclisti), con il fine di chiedere interventi strutturali in materia di sicurezza per la viabilità su due ruote. In Italia, sotto il nome di “Salva i ciclisti“, l’iniziativa viene ripresa da oltre 40 blog che trattano di cultura della bici e di mobilità sostenibile e sostenuta da migliaia cittadini di ogni parte d’Italia riuniti nel gruppo su Facebook.
Un esempio straordinario di partecipazione alla vita civile in versione 2.0. Solo successivamente arriva l’appoggio mediatico di testate giornalistiche nazionali e il timido sostegno di alcuni sindaci delle maggiori città italiane, Milano e Firenze tra le prime.
Ma salvaiciclisti, dall’hashtag di Twitter, non si limita a sensibilizzare l’opinione pubblica e gli amministratori: in meno di quindici giorni dall’inizio della campagna diventauna proposta di legge presentata in Parlamento e ora in attesa di approvazione. Tempi da record, soprattutto se abituati alla politica nostrana.
Questa la cronaca. Ma nel quotidiano chi sceglie la mobilità sostenibile in città, che sia ciclista o pedone, si trova ingabbiato in un contesto pensato esclusivamente ad uso e consumo dell’autotrasporto privato. In questo senso, negli ultimi anni diventano significativi due fenomeni che dimostrano l’effettiva necessità di provvedimenti strutturali.
Da una parte, nascono molte associazioni no-profit e ciclofficine autogestite, impegnate nella diffusione la cultura della bici come mezzo di trasporto e nel trasferire alle municipalità le esigenze di coloro che fanno questa scelta. Dall’altra, le municipalità iniziano a distribuire vademecum nel tentativo di “riorganizzare” il traffico ciclistico, con risultati molto deludenti. La prassi vuole che tali vademecum si traducano in una mera lista di doveri senza alcun diritto, con qualche suggerimento informale e superficiale su come schivare le auto e – ciliegina sulla torta – in una lista di sanzioni a cui si potrebbe essere soggetti in caso non si seguissero le indicazioni appena esposte.
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it