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La cronaca ci racconta di un'anziana signora padovana sorpresa a pedalare in autostrada. Mentre si considera giustamente pura follia l'idea che qualcuno pedali in autostrada, d'altra parte il diritto a percorrere strade alternative più sicure viene sistematicamente negato. Provate a seguire la segnaletica e vi troverete a pedalare sulle strade peggiori, se non addirittura a dovervi fermare di fronte a divieti. Se un ciclista non è bravo con mappe o gps non giungerà mai a destinazione. Ma tutto ciò non è leggermente incostituzionale?

 

«Volevo andare a trovare mio figlio che lavora in ospedale, ma avevo paura di trovare traffico. Per questo ho preso la bicicletta». È l’incredibile e disarmante giustificazione resa da una non più giovanissima signora padovana agli agenti della stradale che l’hanno fermata mentre pedalava tranquilla in autostrada dove aveva percorso quasi 20 chilometri, verso Monselice. Sono state le numerose telefonate degli automobilisti a mettere in allarme la Polizia stradale di Rovigo che, sembrerebbe, ci ha impiegato un po’ a convincere la signora che quella non era la strada più adatta per le biciclette. Con le dovute maniere – e con un sospiro di sollievo – gli agenti l’hanno accompagnata fuori. Questa la notizia recentemente riportata dai giornali e ripresa dalla nostra rivista BC. Certo sull’episodio si può anche scherzare, ma in realtà è possibile un commento più "politico" sulla vicenda. Premetto subito, a scanso di equivoci (anzi delle solite manipolazioni ad arte del nostro pensiero da parte dei soliti “prevenuti”), che nessuno pensa sia giusto percorrere un’autostrada in bicicletta. Sarebbe pura follia. Quel che mi accingo a rivendicare è l’esatto contrario: il diritto a poter percorrere strade alternative più sicure, confortevoli e, perché no, anche più belle. Il fatto  è che da noi tutto è pensato in funzione dell’auto. Se vuoi andare da Padova a Monselice, e segui la segnaletica … ti trovi inevitabilmente instradato verso un’autostrada o una superstrada, ovviamente vietate alle bici. Nella migliore delle ipotesi a rischiare la vita su "statali" da panico. Così ovunque nel Belpaese. Il problema non è che l’autostrada è vietata ma il fatto che la segnaletica lì conduce, costringendo i ciclisti ad un “retrofront” (salvo appunto qualche "distratto", come nel caso in questione).

Mentre in molti Paesi si segnalano ai ciclisti le strade secondarie o alternative (a volte ciclabili, altre un mix di ciclabili, strade secondarie, brevi pezzi di congiunzione su strade più trafficate ma consentite).

Da noi invece, se un automobilista decide di “convertirsi” alla bici si trova subito in grande difficoltà. I cicloturisti italiani più esperti hanno imparato da tempo l’arte di arrangiarsi, sapendo bene di vivere in un Paese dove la bicicletta viene regolarmente ignorata e vilipesa (vedi ad es. lo zero partecipazione di Governo e Amministrazioni locali alla Conferenza Velocity di Vienna, dove l’Italia praticamente è stato l’unico Paese “sviluppato” d’Europa a non essere rappresentato, vedi le continue contestazioni degli “autodipendenti” della presenza dei ciclisti sulle strade. I ciclisti più esperti sanno ormai che non devono mai seguire la segnaletica ufficiale e si destreggiano tra mappe topografiche e, più recentemente, con  le tracce per navigatori satellitari scambiate tra i ciclisti in rete. Si riscoprono strade alternative, poco frequentate, si stanano le poche ciclabili esistenti, le vecchie carrareccie, ecc. ecc. Non a caso i corsi FIAB sul cicloturismo “spopolano” e i siti che indicano percorsi alternativi altrettanto. Il "problema" (si fa per dire) è che i ciclisti stanno aumentando e, per quanto agguerrite, anche cento FIAB non potranno mai fronteggiare la necessità di istruire i ciclisti in quest' ”arte di arrangiarsi” per superare indenni le carenze “strutturali” (figlie di politiche della mobilità scellerate, totalmente succubi all’“autodipendenza”) Quindi  il problema, prima di tutto, è “politico”, dobbiamo contestare questa situazione dove la segnaletica da indicazioni stradali solo per le auto e resta quindi un servizio a favore della mobilità di una sola parte dei cittadini, discriminandone altri. Il ciclista resta così un cittadino di serie B. Una piccola "provocazione". Questa situazione, a ben pensarci, non è leggermente incostituzionale L’art. 16 comma 1 della Costituzione recita “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza.“

Allora, a mio parere, siamo di fronte ad una discriminazione anti-costituzionale di alcuni cittadini, che usano un mezzo piuttosto che un altro. Nessuna legge stabilisce che le biciclette non possano circolare e quindi muoversi liberamente in qualsiasi parte del territorio (e vorrei ben vedere), quindi se “per ragioni di sicurezza” ci impediscono giustamente di percorrere alcune autostrade e superstrade,  dall’altra sarebbero tenuti per non violare la Costituzione a segnalarci le alternative, senza incanalare, come accade, anche il traffico ciclistico su percorsi che poi risultano “sbarrati”.

La bicicletta per molti di noi è una scelta, per alcuni l’unico mezzo di trasporto che possono permettersi. Allora, vi chiedo e mi chiedo, non è che noi ciclisti stiamo subendo una discriminazione in ragione del mezzo che usiamo?

Fonte: Fiab

di Stefano Gerosa

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La bici come ultima e più intensa frontiera dell'avventura, tra chi vuole cambiare il mondo e chi vuole riscoprirsi e riscoprirlo. E' questo il tema dell'inchiesta sul numero di Giugno di BC, la rivista della Federazione Italiana Amici della Bicicletta che a cadenza bimestrale racconta tutto sul mezzo di trasporto più green che esista.
Poi i dati sul numero sempre più crescente di italiani che hanno deciso di passare sui pedali le vacanze, la scoperta delle Vias Verdes, le antiche ferrovie spagnole riconvertite a piste ciclabili, ma soprattutto il racconto di Gianpaolo Ormezzano sul contributo che Gino Bartali diede ai partigiani grazie alla sua abilità ciclistica e al suo sangue freddo. L'ultimo a partire - rilanciato dai media la settimana scorsa - è stato Stefano Cucca, ex-ironman, 300 tappe, 30mila chilometri per raccontare la sostenibilità. E il viaggio in bicicletta si conferma sempre più l'ultima frontiera dell'avventura. C'è chi parte per cambiare il mondo, chi per cambiare se stesso; c'è chi si tira fuori dal lavoro e dalla vita di sempre, chi ne viene espulso. Il racconto corale di questo esercito di 'ciclonauti' è il tema della cover story sul numero di Giugno di BC, il magazine di FIAB, la Federazione Italiana Amici della Bicicletta, in distribuzione. Un'inchiesta senza numeri, che di questo manipolo di anti-eroi racconta motivazioni, incontri, sensazioni di viaggio. E le difficoltà del rientro: perché, come racconta a BC Francesca di Pietro, psicologa dei turismo e viaggiatrice, "se partire è difficile, tornare lo è ancora di più; anche perché chi rimane a casa comprende con difficoltà l'esperienza del viaggio".
BC, rivista bimestrale nata nel 2011, è il primo periodico italiano che sostiene l'uso quotidiano della bicicletta, in città e nel tempo libero, per una mobilità sostenibile, per il benessere di chi pedala, per la salute dell'ambiente. Sul numero di giugno, affianca all'inchiesta sui ciclonauti servizi e proposte di viaggio alla portata dell'esercito - anche questo crescente - di italiani che hanno deciso di passare sui pedali le vacanze 2013 (+5,1% sul 2012 secondo una recente indagine Trademark Italia): un viaggio nei Paesi Baschi, alla scoperta delle Vias Verdes, le antiche ferrovie spagnole riconvertite a pista ciclabile, e percorsi all'interno di tre Parchi nazionali italiani (Appennino tosco-emiliano, Gran Paradiso, monti Sibillini) che si distinguono per la ricchezza di servizi e ospitalità bike friendly.
Il personaggio del mese è Gherardo Colombo, l'ex magistrato che si è liberato da scorta e auto blu, gira solo in bicicletta e racconta ai ragazzi il valore della regole, mentre la città sotto esame dal punto di vista della ciclabilità è questo mese Lecce, capitale del barocco, non ancora delle due ruote. In sommario anche la collezione di bici degli antichi mestieri raccolte a Lecco da Nello Sandrinelli; l'avveniristica due ruote 'senza fili' di Jonny Mole. Pro e contro della decrescita, solari e buone regole per progeggersi in sella dal sole d'estate, e un racconto di Gianpaolo Ormezzano sul Bartali segreto, amico dei partigiani sono tra gli argomenti della sezione finale, che allarga il campo ai temi più generali della salute, dell'ambiente, della sostenibilità. BC, di proprietà della FIAB, è edita dal team di Vistosistampi che ha curato il progetto del magazine, ed è diretta da Giancarlo Marini. La tiratura è di 20mila copie, distribuite a tutti i 15mila soci delle associazioni federate dalla FIAB, e in abbonamento postale (un anno, 6 numeri a 24 euro).
Alternativa Sostenibile: portale di informazione sullo sviluppo durevole e sostenibile.
Fonte: www.alternativasostenibile.it

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Il clima decisamente estivo che – nonostante le previsioni del tempo sfavorevoli - aveva accolto i delegati delle organizzazioni aderenti all’European Cyclists’ Federation (ECF) arrivati a Bratislava per l’Annual General Meeting dell’8 e del 9 giugno, non ha poi accompagnato gli stessi delegati e tutti gli altri partecipanti convenuti da tutti i continenti alla conferenza internazionale “Velo-City” che ha aperto i battenti a Vienna per iniziativa della Municipalità e dell’ECF per tutta la settimana. La giornata di lunedì 10, tuttavia, è stata  pienamente “lavorativa” per gli addetti ai lavori convocati a vario titolo dall’ECF: “Scientists for Cycling Network (Scienziati per la ciclabilità) che raggruppa docenti universitari e ricercatori riuniti tutta la giornata presso il Politecnico di Vienna;  “Cities for Cyclists” workshop, che ha riunito sindaci e assessori di città europee che hanno analizzato gli aspetti politici della mobilità ciclistica in altra sala del  Politecnico di Vienna; infine i rappresentanti nazionali dei coordinamenti della rete EuroVelo che hanno lavorato più a lungo, per confrontarsi sullo stato organizzativo che l’ECF si è data per realizzare, entro in 2020, 70.000 Km di ciclovie di lunga percorrenza di qualità, integrate con stazioni, porti e aeroporti, per connettere in bicicletta da nord a sud e da est ad ovest tutto il continente europeo e assolvere alle seguenti funzioni: sviluppo del cicloturismo che rappresenta un attività in attivo anche in   un periodo di crisi come l'attuale; collegamenti ciclabili extraurbani e intercomunali; attraversamenti ciclabili dei centri cittadini.

Ma la sorpresa maggiore l’hanno avuta gli italiani presenti alla riunione dei rappresentanti dei coordinamenti nazionali di EuroVelo.

Nel presentare le proposte di modifiche e di integrazioni degli itinerari transeuropei in fase di analisi e verifica, Ed Lancaster, assistente del direttore di EuroVelo Adam Bodor, ha illustrato anche due iniziative da tempo avanzate dal coordinatore nazionale di EuroVelo in Italia, Claudio Pedroni: la Ciclovia Adriatica che da Trieste a Santa Maria di Leuca diventerebbe nuovo itinerario europeo di EuroVelo con il n. 9 e l’attraversamento di una ciclovia EuroVelo in Sicilia lungo la costa meridionale e lungo entrambe le coste della Sardegna, come tra l’altro l’associazione FIAB “Città Ciclabile” di Cagliari ha più volte richiesto e che arriverebbe anche in Corsica. "Questo nuovo itinerario – ha specificato Ed Lancaster interpellato specificatamente sull’argomento - potrebbe diventare una nuova ciclovia, assumendo un'altra numerazione, piuttosto che essere un prolungamento dell’itinerario EV 7 che da Capo Nord si ferma a Malta, come erroneamente riportato nella presentazione”.

“Affinchè la proposta sia presa in esame e valutata positivamente – ha precisato tuttavia Ed Lancaster – occorre che sia rispettata la procedura prevista dal protocollo e che la richiesta avanzata dalla FIAB sia supportata formalmente dalle istituzioni locali e territoriali interessate”.

E’ una notizia assolutamente positiva così come veramente inaspettata che ci ripaga da tante fatiche – hanno dichiarato Claudio Pedroni, instancabile coordinatore italiano di EuroVelo e Antonio Dalla Venezia, responsabile FIAB dell’Area “cicloturismo e mobilità extraurbana”.

“Questa apertura dell’ECF - hanno commentato Pedroni e Dalla Venezia - nonostante le procedure sempre più restrittive ci lascia ben sperare. Interpelleremo quanto prima le Regioni interessate dai nuovi percorsi EuroVelo per chiedere la disponibilità a supportare l'iniziativa FIAB con un'adesione formale e per invitare loro a prevedere nella nuova programmazione 2014-2020 adeguate risorse finanziarie affinché anche i tratti italiani delle ciclovie EuroVelo siano concepiti con gli stessi standard europei”.

I ritorni economici degli investimenti nelle ciclovie e nei servizi agli utenti della strada in bicicletta, sia negli spostamenti quotidiani che nel tempo libero, sono ampiamente dimostrati. Ma di questo si parlerà diffusamente nella conferenza Velo-City che fino al 14 giugno attirerà come una calamita rappresentanti della politica, delle istituzioni, della salute da tutto il mondo.

Fonte: Fiab

Martedì, 11 Giugno 2013 17:29

Londra. Una citta’ a misura di bicicletta

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Muoversi in bicicletta a Londra è economico, salutare, ecologico e nelle ore di punta è anche più veloce per muoversi nel traffico cittadino ma, in una città come Londra, è anche pericoloso e forse è la percezione stessa del pericolo a scoraggiare la maggior parte delle persone all'uso delle due ruote lasciando questo tipo di mobilità ad una minoranza di temerari bardati di tutto punto con caschi, segnalatori visivi e protezioni da motociclista.

Ovviamente ci sono tantissime zone dove poter pedalare in tutta sicurezza e tranquillità: è ad esempio una bella esperienza alla portata di tutti pedalare nei parchi e lungo i percorsi sul Tamigi ed altri corsi d'acqua ma anche altre aree si prestano ad una guida relativamente sicura.

Gli sforzi per incrementare l'uso della bicicletta comunque non mancano e le condizioni dei biker vanno progressivamente migliorando.

Dal luglio 2010 è operativo il Barclays Cycle Hire, il piano di noleggio a breve termine voluto dall'ex sindaco Ken Livingstone ma realizzato dal suo successore Boris Johnson con l'auspicio che la bicicletta possa diventare comune ai londinesi quanto i taxi neri e gli autobus rossi. Inizialmente il sistema era fruibile solo agli utenti registrati per essere poi esteso anche a quelli occasionali (quindi anche turisti e visitatori) utilizzando la propria carta di credito o di debito. Il bike sharing londinese utilizza attualmente oltre 6000 biciclette distribuite nelle oltre 400 docking stations (stazioni di ancoraggio) sparse in tutta la zona 1 di Londra (quella più centrale).

Le docking stations sono stazioni di ancoraggio dove prendere e lasciare le bici (possono essere lasciate anche in una stazione diversa). Se non si è in possesso della chiavetta, l'identificazione ed il pagamento si possono fare direttamente al terminale presente in ogni stazione e sempre da terminale si possono stampare il record del viaggio, trovare docking stations nelle vicinanze, visualizzare mappe ecc.

Dicevamo del noleggio a breve termine: il piano tariffario è coerente con lo spirito con cui è stato concepito questo bike sharing, pensato per brevi percorsi e brevi periodi (ad esempio per raggiungere il posto di lavoro dalla stazione metropolitana). Oltre le due ore il sistema non è più economico e conviene affittare una bicicletta ad un normale noleggio. Le società che noleggiano biciclette e mountain bike sono numerose: solitamente richiedono il pagamento di un deposito di 100/200 sterline a prescindere dal tempo di noleggio

Dopo il varo del bike sharing anche la situazione su strada va migliorando. Alle bus lanes ed alle piste ciclabili esistenti (cycleways) si vanno progressivamente aggiungendo le Cicle Superhighways: queste "superstrade" riservate alle bici sono più larghe (1,5m) e più visibili (la sede ciclabile è verniciata in blu) e connetteranno direttamente il centro di Londra alle zone più periferiche. Al momento sono operative due sole Cicle Superhighways - da Merton alla City e da Barking a Tower Gateway - altre due sono quasi completate - da Wandsworth a Westminster e da Ildford ad Aldgate - ed altre sono in progetto

La sfida per avere una città davvero a misura di bicicletta sarà vinta solo con la diffusione di piste ed itinerari ciclabili dove la sicurezza, che fino ad ora è mancata, sia finalmente percepibile: c'è ancora molto da fare ma la strada intrapresa sembra comunque quella giusta.

Fonte: www.quilondra.com

Martedì, 11 Giugno 2013 17:22

Avenue Verte: Parigi Londra in bici 2013

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Finalmente le due capitali sono unite da chilometri di strade e piste ciclabili. Da Parigi, la città più romantica del mondo, attraverserete la valle della Senna e del fiume Epte fino al mare. Dopo la traversata da Dieppe a Newhaven, la verdissima campagna inglese vi condurrà a Londra, la città più regale del mondo. Inaugurata nel 2012, l’Avenue Verte Parigi Londra è un grande sogno che si realizza. Pret à partir?

Il percorso segue il tracciato dell'Avenue Verte e si sviluppa in parte lungo piste ciclabili esclusive, in parte lungo corsie ciclabili dedicate a bordo strada, o anche strade di campagna a basso traffico. La costruzione di nuovi tratti di ciclabile prosegue rapidamente, pertanto il percorso segnalato potrebbe subire delle variazioni.

Il percorso è pianeggiante quando segue i principali fiumi: Senna, Marne ed Epte, diventa invece leggermente più impegnativo nelle zone di campagna, soprattutto nella parte inglese. È consigliabile raggiungere Londra in treno, perché il tratto finale è piuttosto impegnativo non solo per le caratteristiche morfologiche del terreno, ma anche per il traffico che aumenta sempre più in prossimità di Londra.

Nella parte francese fino a Gisors è possibile abbreviare le tappe con il treno, dopodiché solo i bus collegano le città che incontrerete. Nella parte inglese la rete ferroviaria, ben segnalata nella vostra guida, potrà essere un valido aiuto se volete abbreviare la tappa.

programma

1° Benvenuti a Parigi!

Arrivo individuale e pernottamento. Per chi arriva nel primo pomeriggio, possibilità di prendere la bicicletta e visitare il centro storico, dove non mancano le piste ciclabili e le indicazioni per raggiungere i più importanti monumenti della capitale.

2° Parigi-Cergy e dintorni (55 km).

Au revoir Paris! Uscite dalla capitale seguendo il Canal St Denis e raggiungete la Senna e l’immenso patrimonio della sua valle. La linea reale che unisce il Louvre ai Campi Elisi, all’arco di Trionfo e alla nuova Parigi della Défense continua lungo questa valle, costellata di ville e di magnifici giardini. Dopo Nanterre, entrerete nelle isole e nei parchi cari agli impressionisti, un tempo luogo di rifugio domenicale, dove trascorrere pomeriggi en plen air navigando tra la Senna e la Marna. Benvenuti nella Promenade Bleue di Parigi! Seguite quindi la Senna lungo la riva destra passando per Le Pecq ed entrando nella foresta di Saint-Germain-en-Laye. A Conflans-Sainte-Honorine, dove la Oise si getta nella Senna, potrete visitare uno dei più importanti musei dedicato alle imbarcazioni fluviali.

3° Cergy-Gisors (55/60 km).

Si riprende a pedalare nel cuore del parco naturale del Vexin punteggiato di paesi pittoreschi, castelli e dimore agricole. Passate per Théméricourt e la sua bellissima Maison du Parc, quindi continuate fino a Villarceaux e all'omonimo castello settecentesco. Passata la piccola Bray-et-Lû si prosegue lungo il fiume Epte fino a Gisors, dove si trova la fortezza che segnava l'antico confine franco-normanno.

4° Gisors-Forges-les-Eaux (65 km).

Partenza da Gisors verso Gournay-en-Bray e poi verso Forges-les-Eaux, rinomata stazione termale. Benvenuti in Normandia o meglio in Gourmandie, terra di sapori unici!

5° Forges-les-Eaux-Newhaven-Eastbourne (55 km).

Da Forges-les-Eaux seguite la nuovissima pista ciclabile che vi porterà direttamente al mare, attraversando la meravigliosa campagna disseminata di fattorie che con i loro eccellenti prodotti riforniscono i mercati normanni e parigini. Nella seconda parte del percorso, invece, il paesaggio si colora di azzurro; passerete per l'estuario dell'Arques dominato dall’omonimo castello, e da antiche cave di arena divenute rifugio di uccelli palustri. Eccovi a Dieppe, la prima stazione balneare francese che ospitò numerosi pittori impressionisti. Alle 17, ritrovo al molo per attraversare la Manica. A Newhaven trasferimento a Eastbourne per il pernottamento.

6° Eastbourne-Royal Tunbridge Wells (50 km).

Da Eastbourne, la piccola cugina di Brighton ma centro balneare altrettanto grazioso e vivo, si pedala in direzione di Polegate. Lungo la Cuckoo Valley, percorrendo l'antica linea ferroviaria, raggiungerete Heathfield. Da qui la strada si fa più impegnativa ma l'arrivo a Tunbridge Wells saprà rinfrancarvi: vi ritroverete infatti in una cittadina termale dalle acque ferruginose, ricca di giardini, chiese e residenze storiche. Potete anche decidere di arrivare in città a bordo del famoso treno a vapore che percorre poco più di 5 km per raggiungere Tunbridge Wells da Groombridge.

7° Tunbridge Wells-Londra (35 km).

Si riprende la pista ciclabile di Groombridge, detta la Forest Way. Lungo il percorso consigliamo la visita dei piccoli villaggi rurali quali Hartfield, Forest Row e East Grinstead. Da qui imboccate la “Worth Way”, pista ciclabile immersa in un meraviglioso bosco, fino a raggiungere Crawley: città ultramoderna, vi darà un assaggio della grande Londra. Dopo la riconsegna delle bici, arriverete a Londra in treno (non compreso nella quota) in circa 45 minuti: avrete tutto il pomeriggio per visitare la vivace capitale inglese!

8° Londra.

Dopo colazione, goodbye and au revoir!

Fonte: www.girolibero.it

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Il clima decisamente estivo che - nonostante le previsioni del tempo sfavorevoli - aveva accolto i delegati delle organizzazioni aderenti all'European Cyclists' Federation (ECF) arrivati a Bratislava per l'Annual General Meeting dell'8 e del 9 giugno, non ha poi accompagnato gli stessi delegati e tutti gli altri partecipanti convenuti da tutti i continenti alla conferenza internazionale "Velo-City" che ha aperto i battenti a Vienna per iniziativa della Municipalità e dell'ECF per tutta la settimana.
La giornata di lunedì 10, tuttavia, è stata pienamente "lavorativa" per gli addetti ai lavori convocati a vario titolo dall'ECF: "Scientists for Cycling Network (Scienziati per la ciclabilità) che raggruppa docenti universitari e ricercatori riuniti tutta la giornata presso il Politecnico di Vienna; "Cities for Cyclists" workshop, che ha riunito sindaci e assessori di città europee che hanno analizzato gli aspetti politici della mobilità ciclistica in altra sala del Politecnico di Vienna; infine i rappresentanti nazionali dei coordinamenti della rete EuroVelo che hanno lavorato più a lungo, per confrontarsi sullo stato organizzativo che l'ECF si è data per realizzare, entro in 2020, 70.000 Km di ciclovie di lunga percorrenza di qualità, integrate con stazioni, porti e aeroporti, per connettere in bicicletta da nord a sud e da est ad ovest tutto il continente europeo e assolvere alle seguenti funzioni: sviluppo del cicloturismo che rappresenta un attività in attivo anche in un periodo di crisi come l'attuale; collegamenti ciclabili extraurbani e intercomunali; attraversamenti ciclabili dei centri cittadini.
Ma la sorpresa maggiore l'hanno avuta gli italiani presenti alla riunione dei rappresentanti dei coordinamenti nazionali di EuroVelo.
Nel presentare le proposte di modifiche e di integrazioni degli itinerari transeuropei in fase di analisi e verifica, Ed Lancaster, assistente del direttore di EuroVelo Adam Bodor, ha illustrato anche due iniziative da tempo avanzate dal coordinatore nazionale di EuroVelo in Italia, Claudio Pedroni: la Ciclovia Adriatica che da Trieste a Santa Maria di Leuca diventerebbe nuovo itinerario europeo di EuroVelo con il n. 9 e l'attraversamento di una ciclovia EuroVelo in Sicilia lungo la costa meridionale e lungo entrambe le coste della Sardegna, come tra l'altro l'associazione FIAB "Città Ciclabile" di Cagliari ha più volte richiesto e che arriverebbe anche in Corsica.
"Questo nuovo itinerario - ha specificato Ed Lancaster interpellato specificatamente sull'argomento - potrebbe diventare una nuova ciclovia, assumendo un'altra numerazione, piuttosto che essere un prolungamento dell'itinerario EV 7 che da Capo Nord si ferma a Malta, come erroneamente riportato nella presentazione".
"Affinchè la proposta sia presa in esame e valutata positivamente - ha precisato tuttavia Ed Lancaster - occorre che sia rispettata la procedura prevista dal protocollo e che la richiesta avanzata dalla FIAB sia supportata formalmente dalle istituzioni locali e territoriali interessate".
"E' una notizia assolutamente positiva così come veramente inaspettata che ci ripaga da tante fatiche - hanno dichiarato Claudio Pedroni, instancabile coordinatore italiano di EuroVelo e Antonio Dalla Venezia, responsabile FIAB dell'Area "cicloturismo e mobilità extraurbana".
"Questa apertura dell'ECF - hanno commentato Pedroni e Dalla Venezia - nonostante le procedure sempre più restrittive ci lascia ben sperare. Interpelleremo quanto prima le Regioni interessate dai nuovi percorsi EuroVelo per chiedere la disponibilità a supportare l'iniziativa FIAB con un'adesione formale e per invitare loro a prevedere nella nuova programmazione 2014-2020 adeguate risorse finanziarie affinché anche i tratti italiani delle ciclovie EuroVelo siano concepiti con gli stessi standard europei".
I ritorni economici degli investimenti nelle ciclovie e nei servizi agli utenti della strada in bicicletta, sia negli spostamenti quotidiani che nel tempo libero, sono ampiamente dimostrati. Ma di questo si parlerà diffusamente nella conferenza Velo-City che fino al 14 giugno attirerà come una calamita
rappresentanti della politica, delle istituzioni, della salute da tutto il mondo.
Fonte: Fiab

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