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Vuoi personalizzare la tua bici senza intaccare la verniciatura? Magari rinnovandone il look di tanto in tanto? Fai un pensierino su Fix Your Bike. Il suo kit, composto da 7 film polimerici a lunga durata dalla spiccatissima identità grafica, è stato ideato dal duo di Tagmi, i designer Danilo Leonardi e Valentina Antinori. Loro l’idea che un mezzo di locomozione sempre più diffuso in città come è la bicicletta possa e debba essere oggetto di un intervento customizzabile, low cost e a basso impatto ambientale. Colori psichedelici e forme geometriche, fantasie a pois: attraverso degli stickers è possibile così recuperare e rimodernare lo storico mezzo di trasporto su due ruote, che accompagna i cittadini “green” e non solo nella loro quotidianità. Lo Studio Tagmi ti permette di personalizzare la propria bici in base alla tendenza del momento, regalandole addirittura una “seconda pelle” protettiva. Il gusto estetico si coniuga infatti con l’esigenza di proteggere il telaio metallico dalla ruggine e dagli agenti atmosferici: i film adesivi che compongono il kit Fix Your Bike sono antiabrasivi e impermeabili. Inoltre il rivestimento è atossico: così per dare un nuovo look al mezzo a due ruote non occorrerà utilizzare la vernice, ma basterà un comune taglierino per modellare la pellicola. Già presentate in precise dimensioni adattabili alle varie parti dell’intelaiatura, le strisce si applicano facilmente e non creano bolle, “easy apply” come dicono gli addetti. Fix Your Bike permette così di proteggere, abbellire, recuperare e riconoscere la propria bici nella community dei riders.

Fonte: www.fixyourbike.it

Lunedì, 17 Giugno 2013 09:02

Un vaso come porta bici ecologici

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Wasobuky è un oggetto a metà tra un vaso d’arredo urbano ed un portabiciclette, creato dal designer Alessio Silvi per Decor Style. Un elemento per l’arredo urbano che contribuisce a ornare gli spazi pubblici unendo la funzionalità e l’utilità ad un’estetica piacevole e accattivante. Wasobuky è formato da una struttura di diciotto elementi in metallo tagliato al laser che costituiscono il sostegno per le biciclette sormontato da un contenitore in vetroresina. Il colore, sia della parte metallica sia del vaso, è personalizzabile a seconda delle richieste. Il rack può ospitare fino ad un massimo di cinque biciclette.

Per info, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

www.decorstyle1975.it

Fonte: www.designstreet.it

Lunedì, 17 Giugno 2013 08:42

La bicicletta conquista i Piemontesi

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Per un Piemontese su due la bici è sinonimo di rispetto dell’ambiente e ben il 70 per cento degli utilizzatori abituali delle due ruote arriva a percorrere anche fino a 5 km al giorno. Aiuta a fare una vita meno sedentaria, consente di risparmiare tempo e denaro, trasmette benessere fisico e mentale. Per i piemontesi è “bici-mania” e il 70% dei ciclisti arriva a percorrere anche 5 km al giorno cavalcando la tendenza del momento, ovvero il “Well-biking”. Circa 2 su 10 (21%) dichiarano di utilizzare la bicicletta almeno 3 volte a settimana sia che si tratti di andare a fare la spesa (36%) o una semplice passeggiata (52%) e 2 piemontesi su 10 (20%) la scelgono anche come mezzo migliore per i suoi spostamenti. Per quasi 6 piemontesi su 10 (62%) l’uso della bicicletta aiuta soprattutto a stare in forma e in salute, mentre circa il 49% inforca le due ruote per promuovere il rispetto dell’ambiente e stare in contatto con la natura (38%). I vantaggi dell’andare in bici? Il relax mentale che ne consegue (46%), risparmiare i soldi della benzina e dei mezzi pubblici (33%) e rappresenta un modo piacevole di stare in forma (40%). É questo quanto emerge da uno studio promosso da Beltè, condotto attraverso circa 265 interviste telefoniche su un campione casuale di piemontesi che usano la bicicletta, in età tra i 18-65 anni, per verificare tic e manie dei piemontesi in bici. La bella stagione favorisce senz’altro i piemontesi a prendere dimestichezza con le due ruote (43%) ma qual è il motivo principale che li spinge a prendere la bici? La maggioranza (51%) sale in sella per farsi la classica passeggiata al parco. Ma adesso, anche tra i piemontesi, prende piede anche l’abitudine di utilizzarla per le attività pratiche della vita quotidiana come fare la spesa (36%,) e mezzo ideale per spostarsi (27%). E non mancano coloro che sono spinti a pedalare dalla voglia di tenersi in forma fisicamente (39%) e mentalmente (41%).

Quali sono le problematicità che incontrano nell’andare in bici?
Circa 4 piemontesi su 10 (38%) indicano soprattutto l’imprudenza degli automobilisti, seguita dalla mancanza di piste ciclabili e corsie preferenziali in città. Nonostante ciò ben 7 piemontesi su 10 (70%) arrivano a pedalare fino a 5 km. Il 17% degli intervistati percorre dai 5 ai 10 km, mentre il 7% si attesta in media tra i 10 e i 15 km. Dove si e’ soliti andare in bicicletta? Strano ma vero si pedala di piu’ per le vie trafficate della citta’ (40%), rispetto alla periferia e alla campagna, che insieme arrivano al 24%, e al parco (19%). Quante volte alla settimana i piemontesi decidono di prendere la bici? Circa 2 su 10 (21%) si muovono in bicicletta almeno tre volte alla settimana, mentre gli stakanovisti dei pedali che la utilizzano tutta la settimana sono il 14% e infine l’11% degli intervistati la riscopre solo nei week end.
Ma quali sono i vantaggi dell’andare in bici? Dalle risposte emerge come l’aspetto salutistico sia il più associato al mondo delle biciclette; secondo la maggioranza, infatti, pedalare rilassa e trasmette benessere interiore (46%), aiuta a fare una vita meno sedentaria (31%), a stare in forma facilmente, con gusto e in modo piacevole (40%). Ad emergere è anche l’altra anima delle bici, quella volta maggiormente alla cura dell’ambiente; i piemontesi preferiscono i pedali per salvaguardare l’ambiente (50%) e stare piu’ a contatto con la natura (38%) e perché è il modo più facile e immediato per abbassare l’inquinamento in città (22%).
Alla domanda su quale oggetto ritengono indispensabile avere con sé quando si è in bici, i piemontesi non si smentiscono e mettono al primo posto il telefonino o lo smartphone (47%), seguito da una percentuale consistente (32%) che non rinuncerebbe mai a portarsi dietro una bibita fresca, soprattutto acqua minerale (89%) e thè freddo (7%), di gran lunga preferiti a integratori (3%) e succhi di frutta (1%).

Fonte: www.localport.it

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La  Conferenza  Internazionale  “VIVERE  E  CAMMINARE  IN  CITTÀ”,  giunta  alla  sua ventesima edizione, affronta ogni anno diversi temi relativi alla qualità della vita in ambito urbano. La Conferenza Internazionale a vent’anni dal primo FORUM SULLA SICUREZZA STRADALE,  tenutosi  a  Brescia  nel  giugno  del  1993  torna  ad  approfondire  il  tema  della sicurezza degli utenti deboli della strada.
Il  forum  si  configura  come  un  incontro  tra  utenti,  amministratori,  esperti  per  affrontare  i problemi di chi si muove senza protezione nel traffico cittadino: per una mobilità sicura di bambini, anziani, disabili.
Il numero di morti e feriti gravi che si registra tra gli utenti vulnerabili della strada, quali ad esempio i conducenti di motociclette e ciclomotori, i ciclisti e i pedoni, è elevato e in alcuni Stati  europei  continua  ad  aumentare.  Nel  2008,  gli  utenti  vulnerabili  della  strada rappresentavano il 45% del totale dei morti sulle strade e le statistiche mostrano che fino ad ora non hanno ricevuto sufficiente attenzione. In Italia quasi 2 pedoni al giorno perdono la vita.
La   Comunicazione   della   Commissione   Europea   “Verso   uno   spazio   europeo   della sicurezza  stradale:  orientamenti  2011-2020  per  la  sicurezza  stradale”  evidenzia  come  la sicurezza stradale è una questione di importanza fondamentale per la società.
Nel   2009,   sulle   strade   dell’Unione   europea   sono   morte   più   di   35   000   persone (l’equivalente di una città di medie dimensioni) e i feriti sono stati non meno di 1 500 000. Il costo per la società è altissimo: nel 2009 ammontava a circa 130 miliardi di euro.

TEMI  
Gli  orientamenti  europei  per  la  sicurezza  stradale  nell'orizzonte  temporale  fino  al  2020 intendono definire un quadro di governance generale e obiettivi ambiziosi che servano a orientare le strategie nazionali o locali.
In  Europa  nel  2008,  ciclisti  e  pedoni  rappresentavano  il  27%  dei  morti  sulle  strade  (e  il 47%  nelle  aree  urbane).  Per  molti  potenziali  ciclisti  i  rischi,  reali  o  percepiti,  legati  alla sicurezza stradale rimangono un ostacolo determinante. Poiché i governi nazionali e locali promuovono sempre più attivamente gli spostamenti in bicicletta e a piedi, è necessario considerare  con  attenzione  crescente  le  questioni  legate  alla  sicurezza  stradale.  Alcuni utenti,  indipendentemente  dal  ruolo  nel  traffico  (pedone,  conducente,  passeggero),  sono per  loro  stessa  natura  "fragili",  ad  esempio  gli  anziani,  i  bambini,  i  disabili.  La  loro vulnerabilità risulta particolarmente elevata nelle aree urbane.

La XX Conferenza Internazionale “VIVERE E CAMMINARE IN CITTÀ – la sicurezza degli utenti deboli della strada” intende approfondire i seguenti temi:
1. “La sicurezza stradale come obiettivo della ricerca scientifica”  
La  sessione  vuole  essere  occasione  di  riflessione  sui  risultati  di  ricerca  conseguiti attraverso la partecipazione gruppi di lavoro internazionali, nazionali (progetti di ricerca, programmi e azioni comunitarie).
2. “Metodi, strumenti e stato dell’arte della sicurezza stradale oggi”
La sessione si propone di approfondire sia gli strumenti in uso per migliorare le condizioni di  sicurezza  stradale  in  ambiente  urbano  che  i  metodi  innovativi  per  l’analisi  e  il monitoraggio della sicurezza degli utenti deboli della strada.
3. “Ambiente urbano e incidentalità: esperienze”
La  sessione  vuole  approfondire  esperienze  e  buone  pratiche  finalizzate  alla  sicurezza stradale  degli  utenti  deboli  in  ambito  urbano,  approfondendo  anche  sotto  il  profilo quantitativo i risultati conseguiti.

Per informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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Un nuovo suggestivo passaggio ciclo-pedonale si snoda lungo il percorso all’interno del Gran Bosco della Mesola, uno degli ambienti più affascinanti del Delta del Po, ricco di storia e di biodiversità, che con i suoi 1058 ettari rappresenta l’area boschiva più estesa del ferrarese. Verrà inaugurato il 15 giugno alle ore 12.00 presso Taglio della Falce il nuovo corridoio litoraneo ciclabile di collegamento tra le località di Goro, a Nord, e di Comacchio, a Sud,  che consentirà il transito di singoli turisti o piccoli gruppi impedendo, nel contempo, l’uscita degli animali. Agli estremi del corridoio, infatti, sono stati posizionati due cancelli di accesso e di monitoraggio dei flussi, il primo a sud presso la località Taglio della Falce ed il secondo a nord presso la località Goara, che permetteranno di capire quanti accessi di visitatori in entrata ed uscita vi saranno stati nel corso della stagione. Tale passaggio è stato realizzato dalla Provincia di Ferrara, nell’ambito del progetto Slow Tourism, in collaborazione con il Parco del Delta del Po Emilia Romagna, il Corpo Forestale dello Stato ed i Comuni di Codigoro, Comacchio, Goro e Mesola. Il percorso rientra in una logica più ampia di itinerario periplo del territorio provinciale, individuato con gli oltre cento operatori turistici che hanno partecipato agli incontri formativi del progetto Motor ; sono, infatti, stati individuati alcuni itinerari cicloturistici sui quali puntare per la creazione di proposte promo-commerciali, anche in considerazione del fatto che Ferrara risulta spesso il punto terminale di itinerari di lunga percorrenza come il percorso Garda-Adriatico, il progetto Vento, l’itinerario Monaco-Ferrara.
Alla cerimonia di inaugurazione saranno presenti l'Assessore al Turismo della Provincia di Ferrara Davide Bellotti, i sindaci dei Comuni coinvolti, il Comandante del Corpo Forestale dello Stato Giovanni Nobili ed il Presidente dell’Ente di gestione per i parchi e la biodiversità-Delta del Po Massimo Medri.
Ovviamente non potevano mancare i cicloturisti, principali destinatari di questo passaggio: durante la mattinata, infatti, quattro diversi gruppi di ciclisti partiranno da Mesola, Goro, Codigoro e Comacchio, per poi ritrovarsi a Taglio della Falce dove assisteranno al taglio del nastro e avranno la possibilità di pranzare tutti assieme presso il ristorante omonimo o presso la Sagra della Cozza di Goro.

Fonte: Comune di Ferrara

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Siamo sostenitori della bicicletta, e su questo non c’è alcun dubbio. Ma crediamo vivamente che la sicurezza sia un principio fondamentale anche quando si va in bici. Per cui non bisogna avere paura di perdere la bella acconciatura: caldo o non caldo il casco va messo anche quando si pedala. A Vienna si parla di mobilità urbana e soluzioni per far pedalare più gente possibile nelle città, ma anche dell’uso del casco. Per chi pedala da tanto tempo e lo usa regolarmente è quasi scontato, il problema non sembra sussistere, ma quando lo si tira fuori nell’ambito politico, economico, promozionale, si generano correnti di cui, a quanto pare, si deve tenere conto.

Il rischio, sottolinea l’ECF (European Cyclist Federation) è che le leggi sul casco abbiano la precedenza (e siano usate come scusa) al posto di rendere le strade più sicure per i ciclisti. Simpatica l’iniziativa della polizia danese che ferma i ciclisti donando un abbraccio e un casco, gratis. Niente multe o sanzioni, ma un discorsetto nel quale viene spiegato il perchè è utile usare il casco. In Italia la questione è stata affrontata a più livelli e le prospettive di una legge sul casco obbligatorio erano preoccupanti in effetti: dal rischio di dire che si è fatta qualcosa per i ciclisti mettendo un obbligo per loro, senza toccare chi (e cosa) possa essere davvero un pericolo per l’andare in bicicletta, all’occasione per le assicurazioni come argomento in più da impugnare.

L’occasione di Velo-City è stata di mettere a confronto diverse realtà internazionali (si è arrivati fino in Australia), dove i partecipanti hanno riportato la situazione dei loro paesi e gli studi annessi sull’utilità del casco. Fermo restando che il casco, ad averlo indossato, non hai mai ucciso nessuno. E onestamente, come cycle! e, soprattutto, come pedalatori quotidiani, la nostra esortazione rimane sempre nell’indossarlo. Non è certo la soluzioni ai problemi di sicurezza, ma è un aiuto in più che, vista la qualità raggiunta (pensiamo anche in termini di comfort: il casco in estate protegge dal caldo!) non ha senso lasciare a casa.

Fonte: www.cyclemagazine.it

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