IN EVIDENZA

Vota questo articolo
(0 Voti)
Secondo l'ultimo rapporto Aci-Istat sugli incidenti stradali, i morti nell'utenza debole superano quelli delle auto. I ciclisti, in particolare, sono l'unico segmento che ha visto un incremento seppur minimo di uccisioni rispetto al 2010 (282 contro 263), dato che va letto considerando che gli spostamenti in bici sono aumentati mentre l'incidentalità per km percorso è diminuita.

 

Gli incidenti diminuiscono nelle strade extraurbane, ma niente cambia in quelle urbane e l'80% delle vittime in città è da ricondurre all'utenza debole. Le politiche di sicurezza urbana sono totalmente al palo; l'Italia insieme alla Grecia è fanalino di coda in Europa. Complessivamente, con qualche anno di ritardo, ci stiamo avvicinando al dimezzamento delle morti rispetto al 2001 (- 45%), ma il dato è sempre molto sbilanciato verso le quattro ruote (- 56%, dimezzamento abbondantemente superato) a scapito dell'utenza debole (- 37% pedoni, - 13% ciclisti, - 30% motociclisti). ?? Come emerso dagli Stati Generali della bicicletta e della mobilità nuova tenutisi a Reggio Emilia il 5 e 6 ottobre, la soluzione sta solo in interventi sistematici di moderazione del traffico, sistematizzazione delle zone 30, incentivazione dell'utenza non motorizzata (20-20-20 come obiettivo della percentuale di spostamenti in bici, a piedi e con TPL), scuole car free e quant'altro riesca a incidere effettivamente sulla vivibilità del contesto urbano. Primo fra tutti i comuni italiani ad attivarsi in questo senso è stato quello di Milano, a seguito di un

fatto drammatico che ha destato la commozione di tutta la città.

Esattamente un anno fa, il 5 novembre del 2011, moriva infatti Giacomo Scalmani, un ragazzino di 12 anni, travolto e ucciso da un tram in via Solari a Milano, mentre stava tornando a casa sulla sua mountain bike dopo l'oratorio. Nel buio della sera, sotto la pioggia, Giacomo aveva trovato improvvisamente davanti a sé la portiera aperta di un'auto, ed era caduto sui binari proprio mentre stava passando il tram. Una vita perduta per sempre in una tragedia assurda che, forse, poteva essere evitata. Di fronte alla sua morte, il consiglio comunale milanese ha deciso di dare una risposta di grande solidarietà e di affetto, dedicando alla memoria di questo "piccolo angelo in bicicletta" un manuale di sicurezza per i ciclisti.

La città di Milano sta lavorando a una nuova mobilità e l'amministrazione sta pensando a una città dinamica e moderna ma poco inquinata, rumorosa e caotica. Una città all'altezza dei bambini e dei bisogni delle persone. L'intenzione è cioè quella di raddoppiare le piste ciclabili lungo strade a maggiore domanda e integrarle con altre modalità di trasporto, incrementando le zone 30, dove la velocità massima la stabilisce la bicicletta, e installando nuove rastrelliere e sviluppando il bike sharing. Per la prima volta, nel capoluogo lombardo è consentito e gratuito il trasporto delle biciclette sui mezzi pubblici fino alle 7 del mattino e dalle 20 a chiusura del servizio.

Nessun mezzo è però mai abbastanza sicuro se non si rispettano le regole. Ecco perché il manuale, redatto dal Comune di Reggio Emilia e da Fiab Ciclobby (Federazione Italiana Amici della Bicicletta - fiab-onlus. it), rappresenta un aiuto concreto per gestire le situazioni di difficoltà. La guida è un libero adattamento, a cura del Comune di Milano, del materiale contenuto nel sito www.bicyclesafe.com, il cui autore originale è Michael Bluejay.

Quali sono, dunque, le buone regole per andare in bici ed evitare incidenti? Secondo Edoardo Galatola, responsabile sicurezza Fiab, la prima regola da rispettare è considerarsi alla pari di tutti gli altri mezzi circolanti. I ciclisti hanno gli stessi diritti e doveri degli automobilisti e devono quindi evitare incertezze, soggezioni e senso di inferiorità, perché queste sono sempre causa di manovre incomprensibili agli altri veicoli e perciò a volte pericolose.

E' bene indossare il casco quando opportuno perché protegge la parte più preziosa del corpo e questa raccomandazione è particolarmente rivolta ai più piccoli. Altro consiglio della Fiab è quello di controllare costantemente il perfetto funzionamento dei freni, delle luci (anteriori e posteriori), dei catadiottri (posteriori e laterali su ruote e pedali), del campanello e dei pneumatici della bicicletta.

Per inviare in anticipo segnali precisi e con buon anticipo agli altri utenti della strada, usare il braccio teso per segnalare una svolta, ma soprattutto quando ci si sposta al centro della strada per superare auto parcheggiate, e usare il campanello, scegliandone uno molto rumoroso che possa essere udibile a distanza. Nel traffico è sempre opportuno essere vigile e cercare di prevenire le manovre degli altri veicoli, stabilendo un contatto visivo con i guidatori e assicurandosi che abbiano visto la bici e tenendo sotto controllo, con la "coda dell'occhio" o con l'udito, anche ciò che avviene alle spalle.

Mai distrarsi con cuffie, iPod, cellulare e in un incrocio semaforizzato "difficile", ricordare che è possibile svoltare a sinistra anche in due tempi: attraversando l'incrocio stando sulla destra, attendendo il verde nell'altra direzione e proseguendo. Non passare mai con il semaforo rosso. Cercare di non percorrere strade dissestate o molto trafficate e prediligere se possibile un percorso più lungo ma sicuro. Usare i marciapiedi solo se sono larghi a sufficienza, educatamente, andando piano e fermandosi tutte le volte che è necessario: in fondo, si è ospiti! Ogni volta che si condividono degli spazi con i pedoni non bisogna dimenticare che anche loro, proprio come i ciclisti, sono utenti deboli della strada, quindi è bene prestar loro attenzione e non spaventarli.

Importante è rendersi ben visibile anche quando l'illuminazione è scarsa, magari indossando qualcosa di fluorescente, e tenersi a distanza dai mezzi pesanti come furgoni, autocarri, autobus: spesso non vedono i pedoni. Infine, attenzione alle rotaie: la ruota può incastrarsi dentro e far cadere. La cosa migliore è passaci sopra di traverso, con un angolo di almeno 30 gradi, senza frenare bruscamente quando piove. Attenzione anche ai veicoli parcheggiati con qualcuno alla guida, il quale potrebbe aprire la portiera o muoversi in quel momento, e agli scooter e motorini, che spesso superano a destra.

Sara Ficocelli - La Repubblica 5 novembre 2012

Lunedì, 05 Novembre 2012 11:05

La bici-libro, letteratura sul telaio

Vota questo articolo
(0 Voti)
Un artista di Jesi, Ugo Coppari, ha inventato la bici-libro ed ha vinto per l'Italia il premio creativi della Benetton. La prima opera letteraria da leggere pedalando è Pinocchio.

Una bicicletta che è un libro, oppure un libro che è anche bicicletta. Di sicuro una due ruote che ha stampati sul telaio i capolavori della letteratura italliana.E' l'intuizione geniale con cui Ugo Coppari, trentenne jesino, ha vinto il concorso per idee creative promosso dalla Unhate Foundation di Benetton. La sua bici-libro, classificatasi prima in Italia e settima nel mondo, si chiama Ryb, acronimo dal doppio senso: ride your book, read your bike.

«È una bicicletta che si fa libro, un libro che si fa bicicletta - spiega Coppari -. Abbiamo quindi pensato di correlare questi due fenomeni per sviluppare un progetto il cui prodotto finale sia in grado di coniugare contemporaneamente la cura del corpo e della mente».

In poche parole su ogni bicicletta sarà stampato un testo, per simboleggiare le esigenze di una società in evoluzione. Ugo Coppari ha in tasca una laurea in comunicazione internazionale e una in filologia moderna. Nel 2006 è entrato a far parte del Comitato Artistico Pgruppe, occupandosi di videoarte ed esordendo con la performance Ototoi. Negli anni successivi ha pubblicato tre opere di narrativa, «Bim bum bam!», «Nove anoressiche» e «Limbo mobile».

Una mente poliedrica e ostinatamente originale, tanto fervida da portarlo fino a Ryb. La bici-libro verrà messa in vendita a marzo del 2013, sia in Italia che nel resto del mondo. C'è già un'azienda pronta a produrla e sul primo modello verrà stampata la fiaba Pinocchio. Coppari si è già mosso per proporla all'attenzione del comitato organizzatore dei prossimi mondiali di ciclismo, in programma in Toscana nel 2013. Anche perché a quanto pare la mascotte scelta per la competizione iridata sarà proprio la celebre marionetta di Collodi.

Fonte: Il Messaggero

Vota questo articolo
(0 Voti)
Una targa per fermare i furti di bici, in una città dove un terzo degli abitanti si sposta sulle due ruote per andare al lavoro, a scuola e in stazione. Ad Abbiategrasso circolano ogni giorno 8 mila 802 biciclette: lo dice la Federazione Italiana Amici della Bicicletta. E il problema dei furti peggiora. Solo un centinaio all'anno, circa, le denunce di furto che vengono presentate, ma le biciclette che spariscono sono molte di più. Per provare a arginare il fenomeno il Comune ha creato un ufficio dedicato proprio ai ciclisti: l'ufficio delle Biciclette.

Il primo provvedimento, lanciato in questi giorni, è la campagna «Targa la tua bici», che incentiva ad acquistare (a 9,90 euro) un kit di sicurezza per la propria bici. Il kit comprende una piccola targa da applicare sulla canna. Si tratta di un vero e proprio codice che identifica mezzo e proprietario. Anche se manomessa, la targa lascia una traccia sulla bici. E il codice identificativo viene inserito con il metodo «Bicisicura» nel Registro Italiano Bici, a cui le forze dell'ordine possono accedere 24 ore su 24. Al momento, questo registro raccoglie i dati di oltre 80 mila biciclette in tutta Italia.

In pochi giorni, oltre cinquecento ciclisti hanno fatto targare i loro mezzi. «Vogliamo sempre di più una città che cammina e che pedala - spiega il sindaco Gigi Arrara -. Un tipo di mobilità che rispetta la città e la valorizza». Secondo la Fiab, ogni mattina, tra le 7.30 e le 12.30, a Abbiategrasso circolano 8 mila 802 biciclette. Per il censimento, sono state allestite undici postazioni nei diversi quartieri. Un dato che è costante: già qualche anno fa una rilevazione simile aveva infatti individuato 9 mila biciclette al giorno.

Giovanna Maria Fagnani - corriere di Milano

Venerdì, 02 Novembre 2012 12:28

Cyber cacciatori contro i ladri di biciclette

Vota questo articolo
(0 Voti)
ROMA - Armati di smartphone si aggirano per la città a caccia di biciclette scomparse. Quando avvistano una due ruote parcheggiata in modo sospetto puntano il cellulare sull'adesivo che riporta uno strano codice, aspettano qualche secondo e hanno la risposta: quella bicicletta è stata rubata. Li hanno già ribattezzati i cyber cacciatori dei ladri di biciclette, pronti a vigilare nella città. Usano il sito Archiviobici.it e la tecnologia Quick Read Code, un codice a barre applicato sulla propria bici nel quale sono memorizzate informazioni che possono essere lette facilmente dai telefoni cellulari. L'idea è di un consulente informatico romano, membro del gruppo Salvaiciclisti. «Sono tantissime le bici rubate nella Capitale» spiega Stefano Mecchia, 43 anni, che ogni giorno raggiunge sulle due ruote l'ufficio in via Laurentina da Tor de' Schiavi.

 

«Rubata a Prati sabato scorso una Collalti fatta a mano, aiutatemi», «scomparsa la mia city bike, non ha un alto valore economico, ma ci sono molto affezionata», «con dispiacere comunico il furto della mia bici nuovissima parcheggiata all'Eur». I messaggi dei ciclisti romani continuano a scorrere sul forum Ciclomobilisti, decine di richieste di aiuto che denunciano una situazione definita «drammatica» dagli appassionati delle due ruote: 150mila la usano abitualmente, il doppio occasionalmente. E continuano a essere tanti i furti: 12 gli arresti eseguiti da carabinieri soltanto nel 2012. Ladri di biciclette sempre più fantasiosi, come quel padre e figlio di Fondi che ogni mattina arrivavano in centro fingendosi fruttivendoli, e tornavano a casa di sera con il camioncino carico di due ruote. I carabinieri trovarono oltre cento biciclette nel loro garage.

La disperazione per i furti di bicicletta ha promosso la nascita di un metodo 2.0 per difendersi: applicare sul mezzo un adesivo che riporta il Qr code, che solitamente viene nascosto sotto la sella o nella parte bassa del telaio.

Ci si iscrive al sito, compilando una scheda con nome, recapito telefonico, foto della bici, modello e il numero del telaio. «Il sistema genera automaticamente l'adesivo da stampare e incollare sulla bici» spiega Mecchia. Se si subisce un furto, si pubblica l'annuncio e le sentinelle del web si attivano: passeggiando per la città, osservando bici sospette, hanno la possibilità di leggere con il cellulare i dati riportati sull'adesivo e verificare se si tratta veramente di una bici rubata.

Stefano Di Noi, 36 anni, impiegato, si è appena iscritto al sito: «Credo sia un ottimo modo per tentare di prevenire i furti, ho applicato quattro adesivi, un paio in vista, gli altri nascosti» dice l'appassionato delle due ruote che ogni giorno dalla Balduina raggiunge l'ufficio in bici sulla Salaria. Fabrizio Caristi, 53 anni, membro dell'associazione Ciclonauti che gestisce la Ciclofficina popolare a via Baccina parla di «una iniziativa lodevole contro il problema dei furti, sempre più diffuso». I ladri di bicicletta, intanto, sono stati avvertiti: occhio al Qr code, la bici ormai è sotto sorveglianza.

Fonte: il messaggero

Vota questo articolo
(0 Voti)

Più di un chilometro e mezzo di discesa "impossibile", saltando tra i palazzi, sfrecciando tra i vicoli e affrontando i gradini (più di 1000) di scale insidiose. E' il Descenso del Cóndor, uno dei percorsi più spettacolari al mondo allestito a La Paz, in Bolivia, dalla Red Bull. Tra i coraggiosi biker che lo hanno portato a termine il più veloce è stato lo slovacco Filip Polc: è sua la pazza corsa che state guardando, ripresa dalla telecamera fissata sul casco. Il ciclista ha chiuso in 2'32".

Guarda il video (a cura di Pier Luigi Pisa)

 

fonte: la repubblica

Venerdì, 02 Novembre 2012 12:10

Ciclisti e semafori, il modello olandese

Vota questo articolo
(0 Voti)
All'inizio di quest'anno c'è stata grande attenzione attorno ad un provvedimento adottato a Parigi che, vista l'attualità del tema, ha fatto molto discutere anche qui in Italia. Il provvedimento in questione riguarda la possibilità per i ciclisti di svoltare a destra con il semaforo rosso, laddove indicato con un'apposita segnaletica.

 

Le testate di tutto il mondo hanno quindi riportato la notizia con grande enfasi, evidenziando come la capitale francese sia stata la prima grande città in Europa ad adottare una misura simile.

Tuttavia questa enfasi non ha contagiato tutti, in particolare, guarda un po', gli olandesi, che non si sono lasciati sfuggire l'occasione per mettere qualche puntino sulle i.

Alcune interessanti considerazioni le ha fatte Mark Wagenbuur, ciclista urbano olandese che da anni segue la realizzazione delle infrastrutture e degli interventi legislativi del suo Paese in favore della ciclabilità, nonché blogger di Bicycle Dutch. Con la consapevolezza di chi la sa lunga in fatto di bici, Wagenbuur, dopo aver ricordato che un provvedimento analogo è stato introdotto anche in Belgio dal luglio 2011 ("forse Bruxelles non è una «grande città» come Parigi?"), e che comunque quello di Parigi è ancora un esperimento, perché testato su soli 18 incroci semaforici e per di più in zone già moderate dal traffico, dopo insomma aver invitato tutti a contenere l'esultanza, sottolinea che in Olanda la svolta a destra per i ciclisti in caso di semaforo rosso (con responsabilità del ciclista in caso di sinistro) è consentita già dal 1991, e che in Francia probabilmente hanno appena scoperto l'acqua calda.

"I giornali hanno parlato di «misura radicale», ma siete sicuri che sia così?", chiede Wagenbuur per il quale, evidentemente, non è così.

Non è così – spiega ancora il blogger olandese – perché in Olanda passare con il rosso in prossimità di una intersezione a T non solo è permesso dalla legge in presenza del cartello "Rechtsaf voor fietsers vrij" (consentita svolta a destra per i ciclisti)", ma è un fattore messo in considerazione praticamente già dalla progettazione delle piste ciclabili che, a differenza ad esempio di quelle danesi, sono separate dalla strada in prossimità degli incroci consentendo quindi la svolta a destra in modo più che sicuro.

I ciclisti girano a destra col rosso ma probabilmente nemmeno se ne accorgono, così come non se ne accorgono gli automobilisti con i quali, tra l'altro, non si è mai instaurata alcuna polemica in proposito.

Secondo Mark Wagenbuur inoltre le aree interessate alla nuova misura adottata a Parigi, tutte zone con limite di velocità a 30 km/h, sono le meno idonee in assoluto. "In Olanda dovrete girare a lungo per trovare un incrocio controllato in una zona 30 in cui, in genere, i semafori non sono addirittura necessari".

Concludendo, il blogger che la sa lunga in fatto di bici, per le prossime volte anziché inventarsi nuove strane sperimentazioni invita a prendere spunto dal sistema olandese, già in vigore in migliaia di incroci e perfezionato nel corso di decenni. 

Il video è una dimostrazione di come funziona il modello olandese

fonte: amico in viaggio

Itinerari

Tuttobike

Tutto quello che serve agli appassionati delle due ruote, punti vendita, assistenza, riparazioni e abbigliamento.