Tutto quello che serve agli appassionati delle due ruote, punti vendita, assistenza, riparazioni e abbigliamento.
Atm e Palazzo Marino hanno deciso di estendere l'operatività diBikeMi, che sarà dunque fruibile dalla mattina di mercoledì 31 ottobre alla mezzanotte di giovedì 1 novembre, senza interruzioni né costi per l'amministrazione comunale. Le bici gialle potranno essere inforcate per muoversi in città al prezzo consueto.
Con questa iniziativa si chiude la prima fase di BikeMi by Night, iniziata nel giugno scorso. La sperimentazione ha testato l'ampliamento del servizio di bike sharing di notte: i bikers urbani hanno potuto usufruire delle due ruote pubbliche 24 su 24 nei giorni di venerdì e sabato, mentre, da domenica a giovedì, il servizio era fruibile fino alle 2.
L'operazione è piaciuta, totalizzando 31.452 prelievi notturni, con un picco di 555 ritiri in occasione della Vogue Fashion Night Out. Visto il successo BikeMi by Night verrà riproposta dopo la pausa invernale. Data prevista per la ripartenza, il 21 marzo 2013.
Intanto, in città fervono i preparativi per festeggiare al meglio laNotte delle Streghe.
Segnaliamo agli appassionati cinefili, le proiezioni del cult The Rocky Horror Picture Show in diverse sale cittadine. Il film, diventato una pietra miliare della storia del cinema, viene riproposto in versione restaurata nei giorni di martedì 30 emercoledì 31 ottobre. L'invito rivolto agli spettatori è di presentarsi in costume per vivere al meglio l'atmosfera horror dell'evento.
Queste le sale milanesi dove si può vedere il film: The Space Odeon (via Santa Radegonda 8); Uci Bicocca (viale Sarca 336); Uci Certosa (via Gentile 3); Apollo (galleria De Cristoforis 3);Arcobaleno Filmcenter (viale Tunisia 11); Ducale (piazza Napoli 27).
Per info www.nexodigital.it.
E per raggiungerle, si può usare la bicicletta.
Francesco Zaffarano
wired.it - 29 ottobre2012
Dal crick delle auto all'azoto liquido per ghiacciare e frantumare i lucchetti, ecco i trucchi del mestiere. Più qualche dritta su come proteggere la nostra due ruote.
Ha 37 anni ed è nato a Milano, ama le bici e le ruba per se stesso e per gli amici, ma solo "ogni tanto". Le apre di notte, di giorno, in centro o in periferia, senza curarsi dei passanti e neppure della polizia. Le rivende nei "soliti" mercatini di Milano - a volte anche ai negozi di bici -, ma più spesso agisce su commissione. Alcune bici però le lascia perdere, se sono legate in un certo modo o appese troppo in alto, perché nessuno dei suoi metodi sarebbe sicuro per rubarle. Ecco come ruba un ladro di biciclette, e quanto ci guadagna.
Come si ruba una bici?
"Dipende da come è legata. Una prima differenza si vede subito se c'è la catena o il bloster (il lucchetto a U). Se la bici è legata con un bloster è più difficile da aprire. Una sezione d'acciaio più grossa della catena, e tagliarla è fatica. Posso dire che il nemico numero uno per me è il Criptonite newyorker, costa parecchio ma ha una sezione d'acciaio di 18 mm; pesa tanto, ma è quasi impossibile aprirlo. Si può fare tutto, intendiamoci, ma in questo caso secondo me solo usando una trancia pneumatica".
Cosa si usa per aprire una catena o un bloster?
"Una volta si usava l'azoto liquido. Porta a bassissima temperatura il lucchetto, e quando è ghiaccio – dopo pochi secondi - si frantuma con una botta. Però si trova difficilmente e se ti va sulle mani ti si staccano le dita. Io uso soprattutto il tronchese taglia-bulloni o il seghetto. Il primo devi saperlo usare, bisogna esercitare molta forza, in genere si appoggia uno dei due manici per terra e poi spingi con tutto il corpo sull'altro. Un secondo e apri tutto. Si usa per le catene e i bloster piccoli. Altrimenti c'è il crick delle macchine, che spacca il bloster dilatandolo. Anche con il crick servono non più di due minuti. Il seghetto al carbonio, con l'archetto, lo uso per tagliare i bloster, ma serve di più, circa 10 minuti, quindi si fa solo se la bici è abbastanza appartata".
Tornando a come è legata una bici, cos'altro c'è da dire?
"Beh, se la catena è in alto è difficile utilizzare il tronchese, che come ho detto va appoggiato a terra. Il bloster lo si può legare ovunque, e più è corto, più è difficile tagliarlo. Per le moto e gli scooter la catena è del tutto inutile. Bisogna mettere come minimo un blocca-disco, quelli che si mettono sul freno a disco e non si riesce ad afferrarli e quindi a tagliarli, e allora l'unico modo per rubare è sollevare e mettere la moto su un camion. Ecco diciamo che la catena può servire in aggiunta al blocca -disco, legando il mezzo a un palo, quindi per evitare che te lo carichino su un camion".
Qual è quindi la soluzione più sicura?
"Per una bici direi un bloster, il più corto possibile, legato a un palo, e con l'aggiunta del cavo che attraversa le ruote o la sella. Ottimo il KryptoFlex. Lo passi nelle ruote e poi leghi il cavo al bloster e il bloster al palo. A proposito di pali: è bene stare attenti che quello scelto sia solido.
Spesso facciamo prima a tagliare il palo che non il lucchetto, perché magari è debole o traballante".
Rubi di notte o di giorno?
"In genere si ruba di notte nelle zone meno frequentate, ma capita di rubare in pieno giorno e a volte è anche più facile. Una volta stavo aprendo una catena, in centro, e mi si è avvicinato un vigile. Mi ha chiesto 'Cosa stai facendo?'. E io: 'Ho perso le chiavi e cerco di recuperare la mia bici'. Lui mi guarda e mi fa: 'Posso aiutarti?'. Comunque per rubare di giorno devi essere bravo piuttosto ad aprire i lucchetti. Per fare in un lampo" .
Aprire i lucchetti? Come si fa?
"I lucchetti a u classici li apri con una falsa chiave o un semplice cacciavite. Lo metti dentro la serratura: martelli, giri e si apre".
Rubi in periferia o in centro?
"Indifferente. Tanto guarda, se ti vedono rubare di notte nessuno ti dice niente, non mi guardano neppure in faccia. Una volta ho aperto una catena multifilo – formata da tanti fili d'acciaio intrecciati - che è difficile da aprire con un tronchese taglia-bulloni ma con tronchesino da 5 euro ci vogliono 3 minuti, perché tagli un filo alla volta. Mentre lo stavo facendo mi è passato accanto un ragazzo, ma non ha alzato lo sguardo da terra".
Ha fatto bene?
"Mah, in generale secondo me quando si vedono furti o borseggi non ha senso intervenire, meglio piuttosto chiamare la polizia o cercare di fare rumore e richiamare l'attenzione della gente".
Le bici "brutte" sono al riparo dai furti?
"In genere sì, si rubano le 'medie', le classiche city bike, e le 'belle', che oggi sono quelle a scatto fisso".
Quanto rende una "media" e una "bella"
"Una city normale ti rende 50 euro mediamente. Il prezzo si fissa magari su 70, 80, e poi dipende da come sei bravo a contrattare. Al mercato di Senigallia, appena fuori, si vendono bici rubate, in Bovisa o Bonola. Anche alcuni negozi rivendono le bici rubate, in zona Navigli ad esempio ce ne sono un paio. Una scatto fisso la rivendi a 300, quando il suo valore è intorno ai 700. Ma queste non le trovi nei negozi, sono troppo facili da individuare, ma ai mercati sì" .
Quante bici rubi?
"Mah, io rubo di tanto in tanto. Ci sono quelli che lo fanno proprio di mestiere e ne rubano una, due al giorno".
Esiste un racket delle bici?
"Ci sono zone controllate dove puoi andare o no a vendere, ma è un mercato abbastanza libero, almeno a Milano".
E qual è l'identikit del ladro?
"Quello di uno che tira a campare, non è che si guadagnano tanti soldi. Sono principalmente extracomunitari, arabi, africani. Ai Rom e sudamericani non interessa".
Da ottobre 2011 a oggi la polizia municipale di Milano ha sequestrato nei mercatini 136 biciclette e ne ha riconsegnate ai legittimi proprietari solo 30. Eppure solo i furti denunciati sono un paio al giorno.
Secondo te perché non ne sequestrano di più?
"Secondo me per attirare l'attenzione su questo tema bisogna rubare la bici di un politico. I vigili non sono attivi perché non hanno mezzi e non possono dimostrare nulla. Alla fiera di Senigallia ogni sabato c'è gente che vende bici sempre diverse e lì davanti ci sono i vigili".
Perché non rompono almeno un po' le scatole, che ne so, chiedendo i documenti?
"Probabilmente non sono interessati perché il giro di denaro è limitato. E poi i ladri sono 50 e tu uno, magari hanno anche paura".
L'assessore milanese Pierfrancesco Maran ha proposto un registro nazionale, un modo unico per i produttori di registrare le bici con un codice, per poi legare quel codice a un proprietario. L'obiettivo è anche svuotare i depositi di bici rubate, accatastate lì e impossibili da restituire ai legittimi proprietari.
Secondo te funzionerebbe?
"Guarda che a Milano due anni fa hanno lanciato il chip, che era un'idea intelligente, da inserire nel tubo verticale sotto il sellino. Solo che poi non hanno mai distribuito i lettori del chip, che servono per leggere appunto chi è il proprietario una volta che si trova la bici rubata. Mi sembra che in tutta Milano ce ne sono 2 e oltretutto i vigili non sanno usarli. Questo per dire che non credo sarà mai organizzato un registro nazionale. Costerebbe anche troppo".
Invece cosa funzionerebbe?
"Il chip, come ho detto. Ma bisogna anche fornire i poliziotti di lettore e fare una campagna che spieghi ai ciclisti come funziona, ovvero 5 minuti di tempo per istallarlo e 5 euro si spesa. La polizia potrebbe bloccare il mercato almeno dove è più evidente, cioè nei mercatini. Adesso, anche se le sequestrano, non riescono a riconsegnarle, perché il proprietario non è identificabile. Il chip sarebbe molto meglio di un numero seriale da punzonare alle bici, perché è retroattivo, si mette dentro il tubo di tutte le bici, anche quelle vecchie. Punzonare un telaio poi costa caro, e rischi di storcere i tubi o di far saltare la vernice, e la bici si arrugginisce. Il chip è più facile, non serve neppure un registro, perché vai con il lettore e compare il nome del proprietario. C'è poi una password per riprogrammare se il mezzo cambia proprietario".
Hai qualche altro consiglio per la sicurezza dei ciclisti?
"Legate le vostre bici sempre vicino a dove andate, se vi spostate portatela con voi e parcheggiate in modo da averla sott'occhio. In generale, ovviamente, legatela in posti illuminati, visibili e trafficati, in modo da rendere più visibile anche il ladro. Per lo stesso principio, cercate di legarla in modo eccentrico: appesa a un palo o a una ringhiera, a testa in giù, sollevata da terra. Se nel tuo gruppo ci sono altri ciclisti, legate una bici al palo e le altre tra loro. Catene e bloster devono essere il più corti possibile, ma comunque devono arrivare ad agganciare anche il palo. Legate sempre il telaio e la ruota anteriore (la più facile da portare via) e poi accendete un cero alla madonna".
A Novi Sad, la seconda città più grande della Serbia, è stata organizzata una manifestazione in bicicletta per promuovere l'uso del mezzo a due ruote e il trasporto eco-friendly. Circa 200 persone si sono trovate nella piazza centrale della città intorno alle 17 di ieri sera a bordo dei più svariati tipi di bicicletta e con indosso parrucche, abiti colorati e, in molti, con il viso truccato. L'evento mira anche a rafforzare le norme di sicurezza per chi utilizza la bici come mezzo di trasporto, promuovendo la predisposizione di piste ciclabili e l'utilizzo di luci notturne. "Pochi giorni fa - ha spiegato l'organizzatore dell'evento Marko Tripovic - abbiamo condotto un sondaggio fra i ciclisti e abbiamo scoperto che quasi il 75% di loro non utilizza un fanale posteriore. Speriamo con questa attività di aumentare il livello di sicurezza di chi guida biciclette in città".
di Alessandra Troncana
vocidibrescia.corriere.it - 30 ottobre 2012
In città ormai lo sanno tutti, la bicicletta è tornata in voga, fa molto eco chic, allena i glutei e se non la sfoggi sei démodè. Questione di tempo e, probabilmente, le dedicheranno una kermesse, un dessert, un concorso di poesia e, perché no, una rassegna di film d'antan. Tutto molto bello, molto di moda, molto sostenibile, certo, finché non frantumi le rotule o prendi una portiera dritta sul naso, oltre a insulti d'ogni sorta e poco importa se sei una donzella, i parcheggiatori abusivi non guardano in faccia nessuno. Già, perché qui non siamo in Olanda, il Paese delle ciclabili testarde, belle, autoritarie. Qui siamo a Brescia. Una città che ha piste come quella di via Montesuello, un mozzicone di asfalto sgangherato trafitto da buche, motorini, auto che si accavallano, si moltiplicano, s'allargano e ci mancavano pure i Suv. Non è un percorso per ciclisti. E' un parcheggio abusivo, una toilette per cani, un eterno cantiere, una trappola per tacchi. Se vuoi affrontarla devi dibblare buche, cartelli, mamme parcheggiate in attesa che i pargoli escano dal Calini, a volte pure i furgoni di Brescia Trasporti. Per carità, io vengo da un paese, Orzinuovi, in cui con la bici puoi fare il padrone della strada. Andavo in scioltezza contromano, la parcheggiavo dove più mi pareva senza lucchetto (e non me l'hanno mai rubata), sfrecciavo anche quando il semaforo era rosso, la guidavo senza mani . Insomma, ero una selvaggia.
Quando mi sono trasferita in città, ovviamente, il registro è cambiato. Anzitutto mi hanno fregato la mia bellissima bicicletta rosso fuoco (un catorcio bohemien), ovviamente munita di lucchetto, dopo nemmeno una settimana. Poi, quando ne ho comprata un'altra, bruttissima, in modo da inibire ogni furfante (tanto non funziona), con una catena che neanche Ercole, ho rischiato la vita svariate volte. Spesso per colpa mia (sono pur sempre una ragazza di provincia, adattarsi alla città non è facile), altrettante volte per colpa delle buche o di qualche pazzo automobilista. Quando è uscita la notizia che biciclettare contromano è legale, purché si tratti di una strada ampia e non si superi i 30 km all'ora (è già tanto se vado a 10), ho stappato la bottiglia e mi sono data alla pazza gioia, insultando gli automobilisti che si stizzivano nel vedermi sfrecciare in senso opposto a quello di marcia. Finché non ho scoperto che la norma, a Brescia, è ancora al vaglio. Nel frattempo, il vicensidaco Rolfi ha promesso una nuova ciclabile, la Sant'Eufemia – Arnaldo, ciclostazioni in metro, nuove postazioni di Bicimia (il bike sharing sì che è stata una bella idea). Sarà. Intanto, vedrò di ripassarmi un po' di codice della strada, del resto ho già smesso di bruciare i semafori (pare che a un tizio abbiano persino dato una multa in corso Zanardelli perché è passato con il rosso a notte fonda). E continuo a sperare in una città senza più ciclabili sgangherate sparse qua e là, ma con delle piste in stile Olanda. Très chic.
L'itinerario parte da Paesana, a 614 m, è una località incuneata fra il Monviso e il Montebracco. Paesana detiene il record di feste patronali: San Giuseppe, Santa Margherita, l'Assunta e san Bernardo. Interessantissima la testimonianza dell'antica presenza dell'uomo, costituita da un consistente gruppo di incisioni rupestri concentrate sul Bric Lombatera, nella zona di Pian Munè, a 1384 metri di quota. Le incisioni e la disposizione dei massi fanno pensare a un antico luogo di culto.
Da Paesana la strada sale dolcemente con poi una serie di pedalate più decise fino al bivio per Oncino. Superata la deviazione per Ostana si arriverà dopo alcuni tornanti impegnativi a Crissolo (1318 m). Un ripido tratto porterà al centro di questo piccolo paese dove sorge il Santuario di San Chiaffredo, si passerà poi tra le frazioni di Serre e Borgo. Da qui il tratto più difficile e impegnativo fino ai 1715 m di Pian Melzè, noto come Pian della Regina. Dopo una serie di diagonali si arriverà al Pian del Re a 2020 m dove vi sono le sorgenti del Po. Quest'area con una superficie di 465 ettari è stata dichiarata Riserva Naturale Speciale del Parco del Po Cuneese. Per la sua ricchezza di acque è presente una torbiera e alcuni rari anfibi tra cui la Salamandra nera di Lanza.
Il Pian del Re è stato per ben due volte, nel 1991 e 1992, l'arrivo del Giro d'Italia, dove vinsero Massimiliano Lelli e Marco Giovanetti.
Descrizione del percorso
Provincia: Cuneo
Bici consigliata: bici da corsa, city bike
Difficoltà: difficile
Partenza: Paesana
Arrivo: Pian del Re
Km di percorrenza: 20,5 Km
Tipo di terreno: asfaltato
Periodo consigliato: da aprile a giugno; da settembre a ottobre.
Fonte: piemonteciclabile.it
Gentile Direttore, ci permetta di ritornare sul problema dei molti cartelli che interrompono i flussi dei ciclisti sulle piste ciclabili lodigiane.
Abbiamo infatti ricevuto la lettera con cui la Provincia di Lodi, nello specifico il Responsabile dell'U.O. strade Sergio Dossena e l'Assessore Nancy Capezzera, ci ha comunicato di non accogliere la nostra richiesta di eliminare tutti quei cartelli piazzati in mezzo alle piste e che, non essendo a ridosso di incroci con strade trafficate, sono sostanzialmente inutili anzi pericolosi per i ciclisti. Sulle questioni tecniche, sul perché riteniamo che sia preferibile, anche dal punto di vista della sicurezza generale del traffico, rimuovere i cartelli installati nel mezzo delle piste in corrispondenza di passi carrai e strade poco trafficate (e in qualche caso ancora accessi agricoli o fossati con acqua), risponderemo un'altra volta.
Vogliamo qui segnalare un passaggio della risposta ricevuta dalla Provincia, che da l'idea della superficialità con cui questa questione è affrontata: fra gli argomenti a sostegno della scelta di piazzare i cartelli in mezzo alle piste ciclopedonali lodigiane, si scrive: "la scelta operata ha causato, lungo tutta la rete ciclopedonale provinciale, pochi sporadici episodi di lieve collisione causati il più delle volte dalla scarsa attenzione del ciclista e dal mancato rispetto dei disposti contenuti nel Dlgsl 285/92 "Nuovo Codice della Strada" e applicati anche lungo tutto il percorso in parola".
La prima cosa che viene da chiedersi è cosa intendano Dossena e Capezzera per "pochi e sporadici episodi di lieve collisione". Un paio di incidenti senza fratture? Cinque incidenti con alcune fratture e altre collisioni? Dieci o cinquanta incidenti? Il buon senso farebbe pensare che intendano meno di cinque incidenti, per lo più di contusioni e al massimo una frattura non grave. In tutto, non ogni anno; altrimenti saremmo a una cinquantina di incidenti da quando è nata la rete ciclabile provinciale.
La seconda cosa che viene da chiedersi è come facciano a sapere quanti sono le persone che si sono fatte male sbattendo contro i cartelli delle ciclabili. Hanno fatto un sondaggio? Un'indagine presso i Pronto Soccorso e gli ospedali della Provincia? Si basano sulla rassegna stampa del Cittadino? E se un ciclista si fa male lontano da un giornalista e si cura a casa le ferite, non viene conteggiato? Deve quindi telefonare in Provincia per avvisare se si fa male?
L'impressione che abbiamo avuto leggendo quella frase è che in Provincia non ci sia un sistema di rilevamento degli incidenti, e che chi fa quelle affermazioni non sa di cosa sta parlando, non ha le informazioni necessarie. Il motivo per cui Ciclodi-FIAB da anni protesta per la pericolosità dei cartelli (proteste definite "innumerevoli e poco motivate segnalazioni degli anni passati" nella risposta) è che gli incidenti di ciclisti che sbattono contro i cartelli non sono stati pochi, neppure sporadici, ma tanti, una costante di ogni anno. Anche incidenti gravi, con fratture serie che hanno comportato operazioni.
Non sappiamo se la Provincia è a conoscenza che i cartelli della nuova pista ciclopedonale Lodi Boffalora, inaugurata pochi mesi fa, sono già stati battezzati, da una signora di Boffalora D'Adda, che è caduta e terra.
L'ultimo incidente serio sulle piste lodigiane è avvenuto domenica 14 ottobre, verso mezzogiorno nei pressi di Marmi Lodi (vedi foto). Non è stata una lieve collisione, ma un incidente serio con frattura. Chi è passato ha sentito le urla della persona a terra mentre si aspettava l'arrivo dell'ambulanza.
Colpa dei ciclisti disattenti? Certo, ma non solo. Quando si va in bicicletta è normale che ci si rilassi, a volte si sta a fianco e si chiacchiera, a volte ci si distrae un attimo, si accelera e ci si supera o a volte ci si ferma per aspettare altri: sono momenti di svago, anche a questo servono le ciclabili. È proprio per questo che nei paesi civili non si mettono quei cartelli così frequenti.
Il cartello dell'incidente di domenica si potrebbe tranquillamente rimuovere, predisponendo un attraversamento ciclabile, o almeno spostare a fianco della pista. Questa richiesta l'abbiamo già avanzata e la riproponiamo ancora una volta.
Però questa volta abbiamo una richiesta in più da fare alla Provincia: ci può dire quale è il numero di incidenti sopra il quale inizieranno a prendere provvedimenti? Quanti cartelli dovranno essere abbattuti o piegati a testate, spallate, o ginocchiate dai ciclisti, prima che si capisca che con poca spesa e un po' di buon senso si può risolvere il problema?
Cordiali saluti
Per il consiglio direttivo di Ciclodi-FIAB
La Presidente, Pina Spagnolello
Fonte: fiab onlus
Tutto quello che serve agli appassionati delle due ruote, punti vendita, assistenza, riparazioni e abbigliamento.