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Torino, Roma, Napoli, Milano, Catania, Pavia, Bologna: sono solo le prime delle città italiane in cui i ciclisti urbani stanno organizzando una manifestazione per dire «Ora basta morti in strada». L'iniziativa nasce in seguito al terribile scontro che ha ucciso la diciassettenne lodigiana Altea travolta da un Suv ad altissima velocità mentre era in gita con il suo gruppo scout, domenica scorsa. L'iniziativa si sta diffondendo su Facebook, e in ogni città aderente i gruppi di cicloattivisti stanno ragionando su come svolgere la biciclettata, prevista per venerdì prossimo a partire dalle 19.

 

Il tam tam è partito ieri sui social network e sta crescendo di ora in ora. Complice anche il risalto della reazione di diverse realtà, dall'Associazione nazionale familiari vittime della strada alla Federazione amici della bicicletta, dopo la pubblicazione della lettera del movimento #salvaiciclisti al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il movimento, proprio oggi, ha anche scritto alle ambasciate di Gran Bretagna, Olanda e Danimarca chiedendo supporto nei confronti del governo italiano perché prenda urgentemente misure concrete per fermare le stragi stradali. Finora, a quanto si apprende, ha risposto positivamente l'ambasciata britannica.

A Torino, l'appuntamento è in programma alle 21.30 a partire da piazza Castello, con la partecipazione già annunciata dei pattinatori "Urban Rollers" e di altri utenti della strada sostenibili. A Roma l'appuntamento è per le 19 a via dei Fori imperiali, luogo simbolico per i ciclisti della capitale dopo la morte di una loro amica, Eva Bohdalova, uccisa da un'automobile 3 anni fa e oggi punto di concentramento per ogni iniziativa cicloattivista della capitale. A Milano si sta pensando di creare molte piccole squadre per la creazione di improvvisi flash mob in giro per la città. A Napoli la coincidenza con la partenza della locale "Critical Mass" favorisce l'usuale situazionismo che caratterizza quella particolare biciclettata, che in questo caso verrà dedicata alla ragazza uccisa. A Catania la partenza sarà da piazza Duomo, alle 21,30. Altri appuntamenti sono in programma a Bologna, Pavia e Lecce.

Alla manifestazione aderisce anche Legambiente. «Qualunque sia la causa che determina un incidente è la velocità a determinarne l'esito - sottolinea in una nota Legambiente - Se uno al volante si distrae a 20 all'ora al massimo provoca lividi ed escoriazioni, se si distrae a 50 all'ora uccide un pedone o un ciclista 7 volte su 10. Se davvero gli amministratori pubblici vogliono aumentare la sicurezza degli utenti della strada bisogna immediatamente ridurre la velocità a 30 kmh nei centri abitati con esclusione delle principali arterie di scorrimento. E su tutte le altre arterie - conclude la nota - bisogna utilizzare la tolleranza zero e prevedere sanzioni pesanti per la guida pericolosa, cominciando a far funzionare da subito la patente a punti».

Fonte: La Stampa - Articolo di ROBERTO GIOVANNINI

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C'è che la vuole e chi non ne vuole neanche sentire parlare. A qualcuno va bene ma solo se è una "registrazione", altri solo se è una "punzonatura". Si fa presto a dire targa. Quando c'è di mezzo la bici basta la parola e si scatena il putiferio. Tra ciclisti e non, ma anche tra ciclisti stessi. L'ultimo a pronunciarla in ordine di tempo è stato l'assessore al traffico Pierfrancesco Maran che ha inviato una lettere al ministro (all'Ambiente) Clini per chiedere un sistema di registrazione delle biciclette. Non ha detto proprio «targa», ha chiesto l'"anagrafe" e lo ha messo tra virgolette. Ma nonostante tutto le sue parole hanno scatenato un cataclisma di opinioni. «Non sarà il sistema per fare passare targa e assicurazione obbligatoria anche per i ciclisti?» è stato uno dei primi tra le decine di commenti postati sulla bacheca facebook dell'assessore. E anche il presidente di Fiab-Ciclobbi ha messo subito le mani avanti, per scritto: «Attenzione - aveva ammonito - perché si rischia di creare fraintendimenti. Deve essere chiaro l'obiettivo e cioè che il sistema di rendere riconoscibile la bicicletta serve solo per perseguire ladri e combattere i furti». E non (vuole sottolineare) a penalizzare chi viaggia sulle due ruote. L'applauso a Maran invece arriva da Achille Colombo Clerici presidente di Assoedilizia. «Leggiamo con piacere che anche la "lobby" dei ciclisti ora non rifiuta l'ipotesi di munire di segnali di identificazione o targhe che dir si voglia i veicoli ecologici. È una proposta che noi avevamo già avanzato negli anni scorsi su modello della vicina Svizzera e della lontana Cina». La targa «accompagnata da un documento di possesso limita di molto il traffico delle migliaia biciclette rubate», ma allo stesso tempo ha «funzione di deterrente in un periodo in cui una minoranza di maleducati circola sui marciapiedi impunemente, sfrecciano nelle aree riservate ai pedoni, diventano un pericolo per gli altri oltre che per se stessi». Ben vengano dunque a suo dire le targhe proposte dall'assessore perché «la bici è pur sempre un veicolo» e talvolta invece viene usato come un semplice prolungamento dei piedi. «C'è una diffusa mentalità di ritenersi sciolti dall'obbligo di legge invece quando si viaggia in bici non si è equiparati ai pedoni», fa notare Colombo Clerici. Dunque targa sì e obbligatoria. «Obbligatoria? Mai. Le regole già ci sono, basta applicarle. Il furto va considerato non come un reato "bagatellare" ma perché disincentiva l'uso. Non solo. Il vero danno del furto è che diffonde l'idea che bisogna andare in giro con una carcassa insicura per chi la usa». Intanto qualcosa è già stato fatto. La Provincia da tempo ha avviato «bicisicura», il registro pubblico con circa 2000 iscritti. Nessuna targa ma un microchip nel telaio che viene letto da un palmare in uso alla polizia postale. «È inutile scomodare il ministro - rimanda al mittente (Maran) il collega della Provincia Giovanni De Nicola - un registro c'è già». A dire il vero i registri sono due. L'altro è privato - non fa capo ad alcuna istituzione quindi - ma è nazionale. Si sono già iscritte 25 città. Bastano 9,90 euro per ottenere il kit, con targhetta e registrazione. Il sito ha un accesso diretto per le forze dell'ordine per aiutare a recuperare il mezzo rubato.

 

Fonte: Il Giornale

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Amanti del brivido o incoscienti?

Guardate il video e giudicate voi.

Martedì, 13 Novembre 2012 11:53

Ingegnoso sistema di segnalazione LED per bici

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Un altro progetto interessante che riguarda la bici e la sicurezza, porta il nome di Revolights e appare come una sorta di doppia serie di anelli circolari che vengono applicati a ciascuna ruota: si illuminano grazie ai LED ossia ai diodi elettronici a basso consumo e creano da un lato un effetto piuttosto pittoresco e gradevole e dall'altro un adeguato sistema di segnalazione del ciclista. Il prodotto è recentemente entrato in vendita dopo la sua apparizione su Kickstarter a settembre 2011 per raccogliere micro-finanziamenti da parte degli utenti, che finalmente ora potranno ricevere Revolights. Come funziona?

Giusto per spiegare, Kickstarter è un sito che promuove le idee, anche prototipali mettendo a disposizione uno spazio espositivo virtuale. Si potrà così ricercare fondi e finanziamenti da parte di utenti che, in cambio della quota versata, potranno poi ricevere l'oggetto in questione una volta portato in produzione. In poche settimane Revolights ha raccolto qualcosa come 215 mila dollari.

È un sistema a LED che sfrutta una coppia di anelli circolari per entrambi i lati che vengono fissati con clip e contengono 12 LED ognuno con una potenza di 35 lumens. Neo? L'autonomia della batteria (ricaricabile via USB) che non va oltre le quattro ore. Un sistema elettronico basato su accelerometro e sensori riconosce velocità e posizione LED così da adattare il fascio luminoso in ogni istante. Il prezzo? 250 dollari, ecco il sito ufficiale.

A proposito di prototipi interessanti, Light Lane è un accessorio per il ciclismo davvero interessante: un proiettore laser che crea in tempo reale una corsia ciclabile davanti e dietro il ciclista per "proteggerlo" e segnalare la sua presenza a bordo strada. Quante volte è capitato, soprattutto di sera tardi o addirittura di notte che ciclisti venissero investiti da automobili? La colpa è di entrambi perché se l'autobilista magari non presta attenzione sufficiente, il ciclista deve sempre essere visibile a dovere. Light Lane è un concept molto interessante perché proietta una corsia ciclabile con il laser direttamente sul manto stradale, un "binario" ben visibile anche a distanza. Si spera venga preso in considerazione per un'eventuale commercializzazione.

Fonte: suipedali.it

Martedì, 13 Novembre 2012 11:39

In bici d'inverno senza coprirsi troppo

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IL PIACERE di pedalare d'inverno, di guardare gli automobilisti barricati dietro ai finestrini con il riscaldamento che spara aria calda e i pedoni intirizziti. Perché la bicicletta quando fa freddo non è un controsenso, non occorre travestirsi da orso polare, basta coprirsi dove serve e capire che dopo i primi giri di pedale il freddo sarà un ricordo.

Uno sguardo ai ciclisti che si allenano sulle bici da strada può dare suggerimenti preziosi per vestirsi adeguatamente. Partendo dal basso, un paio di calzettoni sopra gli scarpini - molto più utili di tante soprascarpe in materiali sintetici, secondo i cicloturisti - magari saranno eccessivi per la città, ma i piedi sono la parte del nostro corpo che va meglio riparata: quindi calze pesanti e scarpe adeguate. La zona delle gambe più a rischio sono le ginocchia e altrettanto bisogna fare attenzione all'area inguinale. Un buon paio di pantaloni pesanti può essere sufficiente, ma nelle giornate di gran freddo non sarebbe male aggiungere sovrapantaloni antivento sul genere di quelli motociclistici. Giacca lunga e ampia, che dia libera movimento alle spalle, ma evitate di imbottirvi troppo. E anche qui un suggerimento che arriva dal cicloturismo: contro l'aria l'alleato più prezioso è un giornale infilato sotto la maglia, come si fa ancora oggi al Giro d'Italia prima di affrontare una discesa.

Per il viso e la testa bastano una lunga sciarpa o ancora meglio un passamontagna del genere oggi in voga tra sciatori e motociclisti, mentre la scelta fra cappello e berretto è del tutto personale. Ma con il gelo un berretto che scende fin sulle orecchie è forse consigliabile. In totale, non vi serviranno più capi di quelli che normalmente indossate quando camminate per strada. Ma vi accorgerete che di giorno in giorno potete rinunciare a qualcosa senza soffrire troppo.

[...]

Un accessorio è indispensabile anche per la bicicletta: i parafanghi, non necessariamente fissi e di metallo, ma essenziali per evitare di ritrovarci una striscia di fango a decorare la schiena, oltre a scarpe e pantaloni fradici.

Fonte: Torino Repubblica

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Cesena, 13 novembre 2012 - DUE BICICLETTE con cui Marco Pantani ha corso negli anni 1997 e 1998 andranno all'asta sabato prossimo, 17 novembre, presso la sede dell'Istituto vendite giudiziarie di Ravenna (gestito da Saverio Babini), in via Canala. Si tratta di una 'Bianchi' giallo e azzurra con telaio numero H 314-74 in sella alla quale Pantani il 27 luglio 1998 vinse la famosa tappa Grenoble—Le Duex Alpes del Tour permettendogli di indossare la maglia gialla e di aggiudicarsi poi la Grande Boucle giungendo da trionfatore a Parigi e di una Wilier Triestina gialla con finiture in rosso, con il numero di telaio 962475 con cui il corridore di Cesenatico corse al Tour del 1997 e in sella alla quale avrebbe vinto la tappa del 19 luglio 1997, la Saint Etienne-l'Alpe d'Huez.

LA BASE d'asta per ognuna delle due bici è stata fissata in cinquemila euro e già un collezionista di Lucca è venuto a Ravenna per visionarle e si ripresenterà sabato per partecipare all'asta. Secondo il collezionista non ci sono dubbi nella correlazione fra quelle due bici e i successi francesi del 'Pirata'.

L'ASTA DELLE due biciclette è conseguente al fallimento della società (in nome collettivo) Salis, proprietaria del ristorante Nautilus di Cervia. Le bici erano state infatti regalate da Marco Pantani al titolare del Nautilus (amministratore della Salis), ovvero Franco Corsini. Al Nautilus, Pantani andava spesso a mangiare ed era diventato amico di Corsini. Fu lo stesso ristoratore, due anni fa, a rendere pubblico come venne in possesso della 'Bianchi', un regalo che gli aveva fatto il 'Pirata' con il quale divideva anche la passione della caccia. «Era il 2003 ed ero a caccia con Pantani e un altro amico a Predappio. Al termine della battuta, prima di tornare a casa, Marco mi prese da parte e mi disse a bruciapelo di andare a vedere nel baule della mia auto che c'era qualcosa per me. Era la sua mitica Bianchi» raccontò Corsini.

LE DUE BICI erano già state pignorate il 18 marzo 2011 a seguito di un sequestro mobiliare attivato da un creditore del Nautilus; poi sono diventate patrimonio della curatela a seguito della sentenza di fallimento della 'Salis', di poco successiva ai primi pignoramenti. Oltre alle bici, sabato, verranno venduti anche altri beni della società, ovvero due quadri (base d'asta complessiva a mille euro) e un autocarro Mitsubishi Pajero del 2003, prezzo base di tremila euro.

NEL 2010, Corsini aveva deciso di mettere all'asta la 'Bianchi' a scopo di beneficenza a favore anche della fondazione 'Marco Pantani' fissando il prezzo in 250mila euro. L'asta avrebbe dovuto tenersi entro il 13 gennaio 2011, ma l'iniziativa abortì. In quel frangente i genitori del corridore intervennero sostenendo che le due bici potevano sì essere appartenute al loro figlio, ma che non erano quelle con cui furono vinte quelle tappe del Tour, elencando una serie di differenze. Ma per l'esperto collezionista lucchese non ci sono dubbi sulla correlazione fra quelle bici e le vittorie.

Carlo Raggi - Il Resto del Carlino - 13 novembre 2012

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