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Mercoledì, 19 Dicembre 2012 12:47

Dalla Mole al Canal Grande col Ven.To in poppa

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Più che un giro in bici sarebbe un'avventura. È il progetto Ven.To, non solo una ciclovia che – lungo il fiume Po e passando per Milano – permetterebbe di collegare Torino a Venezia con 679 km di pista ciclabile, ma anche un'occasione di occupazione e rilancio economico del territorio.

L'idea, che ha già raccolto numerose adesioni da parte di associazioni e Comuni interessati, è del dipartimento di Architettura e pianificazione del Politecnico di Milano e parte da un dato di fatto: i 40 mila km di piste ciclabili tedesche producono 8 miliardi di indotto all'anno, stabilmente; potrebbero essere centinaia di migliaia i nuovi flussi di turisti lungo Ven.To, che diverrebbero il motore per tante economie diffuse e per far ripartire la crescita: aziende agricole (14 mila sono quelle attraversate dal progetto), attività ricettive (300 per ora), attività commerciali (duemila) e tanti cittadini (oltre 1,5 milioni).

COSA SERVE. Secondo sito del Progetto Ven.To, l'infrastruttura esiste già in parte: bastano un paio di accordi politici e tecnici per utilizzare gli argini e in piccola parte deve essere realizzata e messa in sicurezza. Il tutto si potrebbe fare in tre anni: in occasione dell'Expo di Milano, nel 2015, si potrebbe presentare al mondo la più lunga pista ciclabile del sud Europa. Occorrono poco più di 80 milioni di euro (lo 0,01% della spesa pubblica annuale; il costo di 1-2 km di autostrada), ma soprattutto l'impegno dello Stato, di 4 Regioni, di 12 Province, degli enti fluviali, di tutti i Comuni, coordinati da un soggetto unico. Il giro di affari annuo è stimato in due volte l'investimento iniziale.

Foto: © bluestardrop - Andrea Mucelli

Fonte: businesspeople

Mercoledì, 19 Dicembre 2012 12:34

EuroVelo. La bici ha una sua dignita'

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La Commissione europarlamentare Trasporti e Turismo ha votato a favore dell'inclusione della ciclabilità e della rete di percorsi ciclabili di lunga percorrenza EuroVelo nella rete TEN T.

E' una scelta epocale che equipara la bicicletta ai mezzi a motore e inaugura un nuovo modo di pensare i trasporti. D'ora in avanti le opere di ingegneria civile, come per esempio i ponti e le gallerie, dovranno prevedere anche infrastrutture per la mobilità cicilistica.

La variabile bicicletta dovrà essere tenuta in considerazione nei documenti strategici comunitari con misure specifiche nella programmazione europea, nazionale e regionale. Per approfindire l'argomento clicca qui

La Commissione trasporti della Commissione europea vota oggi l'inserimento della rete ciclistica Eurovelo nella rete di trasporti Ten-T, la rete transeuropea di trasporti. Un'occasione unica per capire se davvero si è arrivati a un punto di svolta, ovvero se questa crisi economica senza precedenti e l'incalzare del cambiamento climatico stiano davvero portando a un cambio radicale nella mentalità dei nostri rappresentanti all'Ue, ovvero a riconoscere alla bicicletta la stessa dignità degli altri mezzi di trasporto. L'inserimento nella rete di trasporti Ten-T è il punto di partenza indispensabile per accedere ai finanziamenti europei e dare una svolta importante alle ciclovie dell'Unione.

Il progetto di Ecf, la European Cyclists Federation, mira a collegare tutti i 27 Stati Europei attraverso 14 itinerari ciclistici, dalla EV5, la Via Romea Francigena, ovvero la Canterbury-Londra-Roma-Brindisi, e la EV7 o Sun Route, da Capo Nord a Malta. Per farlo servono 25.000 km di piste da aggiungere ai 45.000 km di ciclabili già esistenti per un investimento di 1,5/2 miliardi di euro, con un possibile ritorno, grazie all'incremento turistico, di 5 miliardi di euro.

Aprire alla bicicletta significa promuovere la mobilità sostenibile, combattere i cambiamenti climatici e ridurre i consumi di combustibili fossili.

Ovvio che la decisione della Commissione trasporti composta da 90 eurodeputati e guidata dall'inglese Brian Simpson sta ricevendo le pressioni delle diverse lobby perché dal voto dipende l'allocazione delle risorse comunitarie dedicate ai diversi mezzi di trasporto.

Gli undici membri italiani della Commissione sono: David Sassoli, Debora Serracchiani, Andrea Cozzolino, Guido Milana (Pd), Antonio Cancian, Carlo Fidanza, Gabriele Albertini (Pdl), Giommaria Uggias (Italia dei valori), Salvatore Tatarella (Futuro e Libertà), Magdi Cristiano Allam (Io amo l'Italia), Mara Bizzotto (Lega Nord).

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Mercoledì, 19 Dicembre 2012 12:12

Natale in montagna con la bici nello zaino

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Pensata per un'adrenalinica discesa libera dopo una scalata in montagna, la minibike da downhill pesa appena 9 chili e, soprattutto, è integrata con uno zaino hi-tech per traghettarla in alta quota sulle spalle.

Una bici pieghevole per l'alta montagna. Anzi, qualcosa di più (divertente): una due ruote molto particolare integrata con uno zaino per favorire una scalmanata discesa dopo una lunga e faticosa salita. Soprattutto quando non hai modo di saltare su una funivia. Dall'olandese Koga, storica azienda ciclistica attiva dagli anni Settanta, l'hanno chiamata Bergmönch: è una sorta di minibike da downhill per elevate altitudini, senza sella e, ovviamente, pedali (servono davvero a poco, in quelle situazioni). Niente paura: i freni ci sono. Si tratta oltre tutto di due potenti Shimano idraulici a disco Slx. Il punto forte? Grazie a un nuovo sistema di allestimento si monta in due minuti secchi. Anche meno.

L'idea del gruppo dei Paesi Bassi è risucchiare nel giro della propria clientela gruppi di giovani scalatori ed escursionisti appassionati della natura e anche di un'adrenalinica solitudine, liberando la fase di salita o scalata da ogni genere di impedimento grazie al sistema integrato zaino-microbici: "Adesso potranno sperimentare un modo più divertente di vivere la montagna", dicono dal quartier generale della Koga. "Certo, ci sono altri modi di fare downhill, come affittare bici già pronte portate in quota con gli impianti. Ma Bergmönch ti darà piena autonomia: potrai scegliere le zone più selvagge e periferiche". Quelle, insomma, dove di turisti della domenica se ne vedono pochi.

Freni Shimano a parte, Bergmönch è piccola ma non lascia affatto a desiderare: telaio in alluminio 7005 e sterzo oversize completano infatti il gioiellino . Inoltre, la due ruote è full-suspended, per non temere neanche l'ostacolo più antipatico durante la discesa. Bella la bici, dunque. Ma lo zaino? La Koga ha chiamato a confezionarlo la tedesca Vaude Carry System, specializzata nel settore. Ne è uscito un prodotto dal design ergonomico con piastra areata e una distribuzione perfetta dei 9 chili di peso del nanoveicolo pieghevole, backpack incluso. Senza dimenticare i tre vani impermeabili per una capacità totale da 19 litri.

Il monaco di montagna – questo vuol dire il nome olandese – è dunque il primo esemplare del genere per un downhill dal sapore del tutto diverso. E, nonostante quello che potrebbe sembrare quanto alla pericolosità, pare che scegliere un paio di ruote anziché le gambe per tornare alla base faccia perfino bene a muscoli e ossa: " Quando scendiamo da una vetta o torniamo da un'escursione montana a piedi le nostre articolazioni devono sostenere il nostro peso più e più volte e ogni passo è un rischio notevole per le gambe. Le conseguenze le conoscono tutti: stiramenti e ginocchia doloranti. Non è un caso che il 67% di chi frequenta la montagna ha problemi del genere, conseguenza di incidenti in fase di discesa. Portati Bergmönch sulle spalle e questi problemi spariranno. Visto che scenderai a valle su due ruote". Gambe in spalla, dunque. Anzi, bici.

Per conoscere i punti vendita della bici clicca qui

Fonte: wired.it

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Che a MIlano sia in aumento la tribù dei ciclo-pendolari, ovvero di coloro che al lavoro vanno in bicicletta, è dimostrato da due dati contenuti nell'undicesimo censimento annuale di Fiab (Federazione italiana amici della bicicletta) Ciclobby, che rileva il numero dei passaggi di bici all'interno della cerchia dei Navigli in una giornata lavorativa tipo (dalle 7.30 alle 19.30).

Il primo è facile facile: dei 34.100 passaggi registrati nelle 20 postazioni distribuite all'ingresso della cerchia, 7.748, ovvero poco più di uno su cinque, è avvenuto tra le 7.30 e le 9.30. Il secondo: la postazione più frequentata è Buenos Aires, dove sono stati contati 4.977 passaggi giornalieri. Di questi, l'81% preferisce il corso, tanto che le bici sono il 14,92% dei mezzi in strada (contro il 56% di auto e il 29% di moto), mentre il 19% l'asse delle vie Morgagni-Cadamosto-Spallanzani.

Non è solo la predispozione dei ciclisti a percorrere la strada più diritta né la scarsa segnaletica con cui, all'altezza di piazza Lima, si indica la presenza del percorso dedicato a un solo isolato di distanza, ma anche una componente di pragmatica milanesità a «fare alla svelta». Un comportamento, questo evidenziato dalla ricerca di Fiab Ciclobby, presentata alla Commissione ambiente del Comune di Milano, utile a chi deve pianificare la vita dei ciclisti.

Secondo quanto osservato dai 90 volontari dell'associazione che ai primi di ottobre ha effettuato il censimento, i passaggi dentro e fuori la cerchia dei Navigli sono aumentati del 3,02% rispetto al 2011. Un incremento timido rispetto a dodici mesi fa, quando si registrò un +7,25% sul 2010. Secondo Valerio Montieri, del gruppo tecnico Fiab Ciclobby, «il dato può essere stato influenzato dalle cattive condizioni meteo della seconda metà di settembre. Per la prima volta abbiamo dovuto effettuare il censimento a ottobre, dopo una serie di giornate di pioggia».

Comunque, rispetto a dieci anni fa, quando iniziò il rilevamento, la strada dei ciclisti è in salita, ma in senso positivo: +34% dei passaggi. È il miglior dato di sempre. Nella classifica degli ingressi prediletti dai milanesi, corso Buenos Aires è seguita dalla vicina porta Venezia (rilevazione in via Senato), poi Beltrami (area Castello), Vittoria, porta Romana, via Correnti e San Vittore. I flussi si concentrano nelle ore di punta, con picchi nelle fasce 8.30-9.30 e 18-19.30. Come per l'auto, l'imbuto di bici si crea ai bastioni di porta Venezia, 2.256 passaggi di cui 2.016 in arrivo da Baires (rilevazione all'incrocio viale Tunisia) che poi si disperdono sino ai 1.619 registrati a Cairoli.

Aumenta del 6% l'uso del bike sharing, con le migliori performance alla stazione di Minghetti (zona Cadorna). Alfredo Drufuca, ingegnere, ha presentato per la società Polinomia uno studio pluriennale in cui si evidenziano i flussi stagionali delle bici, con una curva crescente da gennaio a maggio. Drufuca osserva che, nonostante i dati positivi, Milano è lontana dall'obiettivo del 15% di mobilità ciclistica che dovrebbe raggiungere entro il 2030 e che abbatterebbe le emissioni di 250mila cittadini. Il consiglio è uno solo: pedalare.

by Luca Zorloni - Il Giorno

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L'avventura di 15 ciclisti veneti, che da Bassano del Grappa hanno pedalato fino a Dakar, 6172 chilometri in 38 tappe, è diventata un libro: 'Il Sogno di Nenette' - Un'utopia in bici diventata scuola e pozzo per l'acqua nella savana

Sono partiti folgorati da un sogno, l'utopia di attraversare mezzo mondo in bicicletta – l'Europa e il Maghreb – per giungere nel cuore dell'Africa nera, in Senegal, nel villaggio di Nenette, Diciotto persone: quindici ciclisti, un fotografo, un motociclista, l'autista del furgone. 6172 chilometri in 38 tappe, quattro notti passate in tenda nel deserto, 162 chilometri di media, sette tappe oltre i 200. Tanta fatica, soddisfazione immensa. Un sogno realizzato.

Nenette è un villaggio del Senegal, a 450 km dalla capitale Dakar, che 'galleggia' sulla sabbia. Un villaggio in cui manca tutto, ma dove, grazie anche alla costanza e all'impegno dell'Associazione 'Una Scuola di Arcobaleni' di Bassano Del Grappa e ad alcuni Istituti Scolastici italiani, la vita sta diventando meno dura. Una parte del sogno infatti è già stata realizzata. Sono state costruite due scuole, una materna (la prima della savana) ed una elementare; è stato attivato un pozzo per favorire la captazione delle acque ed è stata regalata al villaggio una macina meccanica per permettere alle ragazze, prima impegnate nella macinazione manuale del miglio, di frequentare la scuola. Sono in fase di costruzione un poliambulatorio e un'altra scuola. Inoltre, si sono realizzati diversi impianti fotovoltaici che, sfruttando la loro immensa risorsa, il sole, garantiscono l'erogazione continua di energia e acqua.

Il progetto ha un duplice fine: aiutare la popolazione in Senegal, anche attraverso la formazione tecnica che renda i locali autonomi riguardo la gestione e la manutenzione delle strutture, e sensibilizzare i giovani delle nostre scuole riguardo i valori importanti quali la multiculturalità, il rispetto reciproco e la cooperazione.

Un'iniziativa importante, che ha registrato perfino l'interesse del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale ha donato un tricolore speciale per accompagnare il suggestivo tour de 'Il sogno di Nenette'. Le due ruote ancora protagoniste un esempio tangibile di come si può unire lo sport e la solidarietà.

(Luciano Martellozzo) - solobike.it

Lunedì, 17 Dicembre 2012 12:42

Con la bici in metro... anche a Milano si puo'

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Continua e si allunga il viaggio dei ciclisti in metrò. La convivenza con gli altri passeggeri s'è dimostrata pratica e indolore, l'urto è stato assorbito, i treni sopportano il carico delle due ruote, il «traffico» nei vagoni è risultato gestibile e l'Atm non ha ricevuto reclami. In sintesi, lo stress-test è superato: «La sperimentazione del "trasporto-bici" sulle linee 2 e 3 della metropolitana riprenderà il 7 gennaio, dopo la pausa festiva concordata con le associazioni - fa sapere l'Atm -. E dalla primavera estenderemo il servizio sulla M1 e su alcuni tram». Soddisfatto Eugenio Galli, 46 anni, presidente di Fiab-Ciclobby dal 2004: «È un segnale importante per la città».

Il progetto è partito il 25 ottobre. Ed è stato promosso. La dirigenza di Foro Buonaparte ha aperto una «finestra-bici» nella fascia oraria centrale di servizio della «verde» e della «gialla»: accesso libero in metrò dalle 10.30 alle 16 (oltre che dall'alba alle 7 e dopo le 8 di sera). L'integrazione al regolamento era stata sollecitata dalla Milano che pedala (categoria in espansione, che reclama più spazio e diritti) per incentivare gli spostamenti ecologici e favorire i percorsi misti (su e giù dal sellino con una corsa di passaggio sul mezzo pubblico). La linea «rossa» è stata esclusa, nella prima fase, per consentire ai tecnici Atm di completare il monitoraggio del nuovo sistema di sicurezza che regola il traffico in galleria e mantiene le distanze fra i treni: la M1 sarà aggiunta alla sperimentazione del «trasporto-bici» dopo la Pasqua del 2013, assieme ad alcuni tram (tra le ipotesi: il 4, il 15 e il 31).

Il via libera alla «Fase 2» è arrivato al terzo incontro del Tavolo della ciclabilità istituito dall'azienda con i rappresentanti di Ciclobby e «Salvaiciclisti». I temi: trasporti integrati e raccordo tra i sistemi di car e bike sharing . «Abbiamo ricevuto segnali concreti e incoraggianti, dalla nuova dirigenza, dopo troppi anni in cui è stato difficile anche solo abbozzare un confronto - commenta Eugenio Galli -. È interesse di tutti che il servizio possa crescere e migliorare, ma serve la collaborazione e il buon senso da parte di tutti. Del personale Atm, certo, ma anche degli utenti». Tra i «segnali positivi», conclude Galli, ci sono anche le rastrelliere alle stazioni del metrò. Gli ultimi dieci stalli per le bici sono stati posizionati nel parcheggio d'interscambio di San Leonardo, sulla linea «rossa».

Armando Stella - milanocorriere

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