Tutto quello che serve agli appassionati delle due ruote, punti vendita, assistenza, riparazioni e abbigliamento.
ENERGIE ALTERNATIVE – Il Bicimetro Eco-bahn, dal nome tedesco ma dall'inventore americano, prevede una sorta di doppio binario soprelevato, protetto da un doppio tubo (per le due direzioni di marcia), fatto di acciaio e vetro, in cui salire usando apposite passerelle mobili, per percorrere poi fino a dieci chilometri all'interno del tunnel per sole bici. Ogni tunnel per ciclisti è areato, con stazioni di salita e discesa da studiare a seconda dei casi e delle città in cui viene costruito, e ogni meccanismo che necessita di energia (le passerelle, le porte, l'illuminazione per le ore notturne) funziona grazie a turbine a vento e pannelli fotovoltaici.
UN INVOLUCRO PROTETTO – Dalla parte di chi sceglie le due ruote ecologiche per spostarsi, la eco-ferrovia del Bicimetro potrebbe aiutare il ciclista regalandogli corsie riservate, la totale assenza di rischi di incidenti tra le auto, e giovando anche alla salute, permettendo di non respirare lo smog dei mezzi di trasporto a gas e benzina su strada. Ma per ora si tratta solo di un concept, appena presentato a Las Vegas dall'architetto Richard Moreta Castillo, che da molti anni lavora su progetti ecosostenibili per migliorare il panorama urbano delle grandi città. Originario di New York ma cresciuto a Santo Domingo, Moreta ha lavorato anche in Italia e Germania, ed è suo per esempio il progetto di città-container in aiuto alle popolazioni colpite dal terremoto di Haiti del gennaio 2010.
L'IDEA DI NEW YORK – Per aiutare e incentivare l'uso delle bici per andare al lavoro, molte grandi città stanno studiando progetti per semplificare la vita ai ciclisti. È il caso di New York, dove lo scorso anno il Comune trasformò circa 200 vecchi parchimetri (oggi desueti e sostituiti con sistemi di pagamento computerizzati) in rastrelliere o pilastri cui poter legare il proprio mezzo senza rischiarne il furto. Qualche giorno fa, la stessa amministrazione comunale ha deciso di estendere il suo progetto coinvolgendo ben 12 mila piloni del parcheggio e la stessa idea sta ora contagiando altre città d'America.
Eva Perasso - Corriere della Sera
Ma quali sono le caratteristiche di questo mezzo? Pedelec (Pedal Electric Cycle) è una bicicletta con motore elettrico il cui supporto si innesca solo pedalando. Il motore si disconnette automaticamente al raggiungimento dei 25 km/h in quanto questa è la velocità massima consentita a livello europeo per i veicoli classificati come biciclette. Possono quindi andare ovunque, e non c'è obbligo di casco, patente e bollino dell'assicurazione. La corrente viene fornita da una batteria ricaricabile la cui durata dipende da alcuni fattori: il peso del ciclista, le condizioni della strada, la qualità dei componenti.
Sempre secondo il rapporto Go Pedelec, la crescente diffusione è dovuta ad una serie di motivazioni: coprire lunghe distanze senza fatica, andare a lavoro senza sudare, superare facilmente le salite, fare attività fisica senza necessariamente essere allenati. Tra le categorie di utenti che ritengono più utile l'utilizzo della pedelec ci sono soprattutto i pendolari, le persone anziane, quelle in sovrappeso o che abitano in zone collinari. Non mancano automobilisti o motociclisti, maggiormente attratti dalla bici a pedalata assistita rispetto alle normali biciclette.
Recente anche l'interesse di case automobilistiche: Bmw e Volkswagen hanno già lanciato la loro prima bici motorizzata.
Il settore è in costante crescita (nel 2010 in Europa la vendita di biciclette a pedalata assistita ha superato il milione, fonte rivista E-bike Europe) e l'utilizzo delle pedelec riguarda non solo gli spostamenti individuali ma anche quelli collettivi: si pensi al trasporto di merci pesanti (in Olanda viene data in prestito dall'Ikea per il trasporto dei mobili acquistati), alle famiglie con bambini (il bakfiets), al servizio di ciclocorrieri o a quello di bike sharing comunale con colonnine di ricarica.
Anche la sicurezza sembra beneficiarne: nel traffico cittadino è stato calcolato che, grazie all'aiuto del motore, si presta più attenzione all'ambiente circostante e si è più lucidi in caso di pericolo (fonte atob.org.uk). E non mancano i vantaggi anche dal punto di vista ambientale: passando dall'auto ad una pedelec si riduce l'emissione di Co2 che può ulteriormente abbassarsi utilizzando fonti rinnovabili. Alcuni Paesi già lo fanno: nel 2011 in Austria sono state concesse agevolazioni per imprese che compravano pedelec utilizzando corrente da pannelli fotovaltaici.
Mentre nel Nord Europa la diffusione delle pedelec è in costante aumento, in alcuni Paesi tra cui il nostro c'è ancora la tendenza a considerare le biciclette elettriche come mezzi di spostamento per persone anziane e adatte a chi ha problemi fisici. In realtà il mercato sforna ogni anno modelli elettrici altamenti competitivi e moderni per un pubblico giovane e sportivo: dalle mountain bikes alle bici da corsa, dalle bici pieghevoli alle city bike, tutte dotate di batterie molto leggere e prestazioni di alta gamma. Si tratta di un acquisto che però ha il suo esborso economico: per una pedelec con un buon rapporto qualità – prezzo, la fascia di costo è tra i 1.000 e i 2.500 euro. Una cifra non da poco, soprattutto di questi tempi. Ma se si pensano ai vantaggi nel medio – lungo periodo e ai bassi costi di gestione, la percezione delle cose cambia. Un utilizzo frequente della bici al posto dell'auto ad esempio per andare a lavoro, a scuola o a fare la spesa fa rientrare in poco tempo il costo sostenuto per l'acquisto.
Riassumendo, ecco alcune buone ragioni per utilizzare una pedelec:
consente di superare dislivelli notevoli
stimola il movimento anche dei più pigri
porta a destinazione senza sudare
è adatta a chi vuole riprendere ad andare in bicicletta
non occorre assicurazione o patente
offre maggiori alternative di percorso
ha bassi costi di gestione
permette il trasporto di merci anche pesanti
favorisce un utilizzo costante della bici
permette di coprire lunghe distanze e con maggiore sicurezza
Fonte: BiciZen - Alfredo Bellini
Lo sanno bene all'University di Iowa (USA) dove è nato un ambiente virtuale grazie al Dr. Jodie Plumert, una sala destinata esclusivamente ai piccoli ciclisti in erba per far sì che imparino a prendere sin da subito le giuste decisioni nel traffico evitando rischi e tragedie. Mobilità ciclabile e regole del Codice della Strada, dunque, in primo piano grazie a un progetto costato circa 250.000 dollari e venuto alla luce attraverso finanziamenti pubblici e privati.
Attraente la location offerta dall'accademia statunitense: in una sala, tre enormi schermi disposti ad angolo retto; al centro, una bicicletta 'avvolta' dai display. Lo scopo di tutto ciò: pedalare senza spostarsi di un metro e trovarsi proiettati in una strada grazie a un vero e proprio simulatore. Incroci, intersezioni, precedenze, auto e camion: non manca nulla per un'esperienza senza precedenti e anche divertente, ma soprattutto necessaria.
D'altronde, come ha confermato lo stesso Plumert in un'intervista, in strada la risposta dei bambini è assai diversa rispetto a quella degli adulti: "I ragazzi, quando sono in una situazione di traffico abbastanza impegnativo, non coordinano i loro movimenti così come farebbe una persona più grande". Da qui, i possibili e frequenti incidenti.
Basti pensare che solo nel 2009 negli States ci sono stati 51.000 ciclisti feriti, 8.000 dei quali avevano quattordici anni o anche meno (fonte National Highway Safety Administration). E i numeri danno ragione al professore. Il settore più vulnerabile è infatti proprio quello che riguarda l'infanzia e l'adolescenza: a rischiare maggiormente sulle due ruote è la fascia che va dai 5 ai 15 anni.
di Valeria Scotti
fonte BiciZen
Più che di una fiera, si tratta di un vero festival che introdurrà "la bicicletta" prima dei Mondiali di Ciclismo che si svolgeranno nel capoluogo toscano nel mese di settembre.
BiciFi intende proporre ai visitatori appassionati della bicicletta, una variegata scelta di proposte, che vanno dalla prova di nuovi modelli di bici, agli accessori sempre più tecnologici, alle tendenze fashion e della moda.
Gli spazi espositivi saranno affiancati da eventi, dibattiti e mostre, sempre inerenti alle due ruote.
Il padiglione MobiCity del festival BiciFI è dedicato proprio ai temi della bicicletta nella mobilità urbana ed extraurbana. Uno dei principali stand sarà quello della FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta n.d.r) che verrà presidiato dai volontari dell'associazione FirenzeinBici mobilitati allo scopo, con tante attività ed iniziative.
Oltre alla promozione dell'uso della bici come mezzo ecologico e salutare, verranno promossi e proposti molti eventi.
Dal progetto Bike to Work, allo spazio per dibattiti e attività; mostre didattiche sul cicloturismo, sulla "Città che vogliamo" e quella fotografica dell'artista Monique Erba Robin. Non mancherà una pedalata notturna tra le vie fiorentine, corsi e gare di cicloriparazioni e una caccia al tesoro che vedrà i partecipanti impegnati e messi alla prova su resistenza e conoscenza della bici.
Sarà presente anche un ospite importante: Wolfgang Dvorak, direttore di Velo-City 2013, evento mondiale sulla bicicletta, che si svolgerà quest'anno a Vienna.
Per concludere, il lavoro non manca e tutti si stanno impegnando per il successo dell'evento, che spera di vedere molti visitatori.
Appuntamento, quindi, a Marzo a Firenze. Non ci resta che sperare che anche i lettori di BiciZen siano tra questi!
Marina Brizzi
CD FirenzeinBici – FIAB Onlus
Fonte: bicizen
110 anni dopo e 100 Tour de France più tardi della nascita della più famosa gara ciclistica del mondo, si possono vestire i panni di uno di quei primi forzati della strada. Con una bicicletta fabbricata prima del 1987 e una tenuta vintage o d'epoca si può salire sui pedali per "La Rétro 1903, la tappa dei campioni leggendari. È questo l'appuntamento per la Anjou Vélo Vintage, la manifestazione retrò che in Francia vuole ricordare quei tempi, che si svolgerà dal 19 al 23 giugno in Francia con partenza da Angers per raggiungere Saumur.
Nella scia della torpedo della direzione di "corsa", si lascia Angers in gruppo per raggiungere le rive della Loira a Sainte-Gemmes e poi a Les Ponts-de-Cé. Lungo il fiume, la Levée de Belle-Poule offrirà ai patiti della bici l'occasione di mettersi in mostra. Si svolta poi verso La Daguenière, per apprezzare i magnifici panorami della Loira e attraversare il ponte di Saint Mathurin-sur-Loire. L'avventura continuerà nell'entroterra, con il pittoresco borgo di Blaison-Gohier. A Brissac, si sosterà per la pausa pranzo e per riposare nel parco del più alto castello di Francia, il "gigante della Loira". Poi si riparte in direzione di Saint Rémy-la-Varenne, della Loira, Thoureil e Gennes per arrivare a Saumur, in piazza Chardonnet.
L'iscrizione alla gara costerà 15 euro entro il 1° marzo, poi fino al 18 giugno 2013, il prezzo dell'iscrizione sarà fissato a 20 euro a persona. Sarà inoltre possibile iscriversi direttamente al villaggio di partenza de "La Rétro 1903", ad Angers, dal 19 al 22 giugno, nonché presso il villaggio dell'Anjou Vélo Vintage, a Saumur, il 22 e 23 giugno, a un prezzo di 25 euro a persona, fino a un'ora prima della partenza della corsa. Sul sito della manifestazione che prevede molte attività durante tutto il weekend si possono trovare tutte le informazioni utili anche per il soggiorno e per partecipare a più attività.
Fonte: cycling
In Italia la qualità dell'aria rimane un argomento scottante, spesso oggetto di contrasti all'interno delle amministrazioni cittadine, come emerso a Torino nei giorni scorsi, con i provvedimenti (bloccati) di restrizione al traffico. Secondo Legambiente, che ha diffuso ieri il dossier Mal'Aria2013, sono 51 le città, tra le 95 monitorate, che hanno infranto il bonus di 35 giorni di superamento del valore medio giornaliero di 50 microgrammi/metro cubo di PM10, stabilito dalla legge. Alessandria, Frosinone, Cremona e Torino sono le prime maglie nere in classifica, rispettivamente con 123, 120 e 118 giorni di superamento. Una situazione in cui le scelte di mobilità promosse dall'Europa potrebbero incidere in maniera significativa sull'inquinamento e sulla gestione del traffico, che spesso paralizza per ore intere le arterie urbane.
Secondo i dati diffusi dalla Commissione in occasione del lancio della campagna Do the right mix , "percorrendo 3 chilometri in bici o a piedi, riduciamo di un chilo le emissioni di CO2". Inoltre, "un tragitto in bus occupa uno spazio in strada di venti volte inferiore rispetto allo stesso spostamento fatto in auto". Con benefici considerevoli anche dal punto di vista economico, sia per il singolo – che grazie all'intermodalità può risparmiare un pieno al mese – sia per la collettività, visto che "ogni chilometro percorso in auto costa alla città quasi un euro". Infine, non vanno trascurati i vantaggi diretti per la salute, soprattutto in Europa, dove il numero di anziani è in costante crescita: "Camminando in media mezz'ora al giorno, allunghiamo l'aspettativa di vita da due a nove anni, rafforziamo 200 muscoli e bruciamo tre chili di grasso all'anno".
L'unico progetto italiano ad essere stato finanziato – con una modesta somma di 7.000 euro – è MICS (Mobility Integration for Community Solutions), presentato da un gruppo di nove associazioni del quartiere torinese di San Salvario. La città dell'auto ha infatti tra i propri fiori all'occhiello un buon sistema di bike sharing e il servizio di car sharing migliore d'Italia, ma i dati sulla qualità dell'aria la inchiodano ai primi posti in tutte le classifiche: è terza in Italia per giorni di superamento della concentrazione massima di PM10 e, secondo l'Economist , è la città europea più inquinata, la nona a livello mondiale, prima di metropoli come Parigi e Mosca.
MICS potrebbe però cambiare le cose, a partire da un piccolo esperimento. L'idea alla base del progetto è infatti quella, spiega Mario Bellinzona di LaQUP (Laboratorio Qualità Urbana e Partecipazione), di trovare 20 cittadini che vogliano mutare le proprie abitudini di mobilità: "Cercheremo 20 persone del quartiere che per spostarsi usino prevalentemente l'auto e, dopo aver studiato le loro esigenze, proporremo dei cambiamenti. Sarà il primo caso di un servizio di mobility manager di quartiere". Il resto dovrebbe farlo il passaparola: "Diventeranno dei testimonial, che dicono agli altri: 'Noi ci abbiamo provato e ha funzionato'". Nel loro percorso verso la ricerca del giusto mix, i 20 partecipanti, sulla cui avventura sarà anche girato un video, troveranno, oltre al risparmio sul pieno di carburante, un ulteriore vantaggio economico: "Avranno a disposizione abbonamenti gratuiti per mezzi pubblici e bike sharing, in modo che possano sperimentare le diverse forme di mobilità alternativa senza impegni economici".
Veronica Ulivieri - La Stampa
Tutto quello che serve agli appassionati delle due ruote, punti vendita, assistenza, riparazioni e abbigliamento.