Tutto quello che serve agli appassionati delle due ruote, punti vendita, assistenza, riparazioni e abbigliamento.
Andiamo con ordine, come si dice in questi casi. Patrizio Ferrara, anni 43, decide di mettere in piedi "Pedale Belzoni" e lo fa prendendo spunto dall'amico Federico Borella, 31 anni, appassionato ed esperto delle due ruote pedalata, specie d'antan, che già conduce il negozio "Cicli Giglio", sempre a Padova in via Facciolati. I due condividono non solo il mestiere, ma anche la passione per i semplici e raffinatissimi congegni a pedali "d'epoca", oltre ad alcuni amici che nel settore hanno ruolo e peso. Uno di questi è Giorgio Zanardo, un fantastico prezzemolone delle bici d'epoca, uno che contemporaneamente fa parte degli enciclopedici della bicicletta (Rischiatutto non c'è più, peccato), ma anche un intenditore di biciclette-gioiello e un frequentatore delle gare ad esse riservate. L'altro è Alessio Berti, nient'altro che vincitore del Giro d'Italia d'Epoca, una realtà nota a pochi ma suggestiva come poche altre (casomai provate a vedere la "Storica" che si svolge in Toscana, su bici rigorosamente costrute con pezzi d'epoca e prive di congegni e cambi elettronici). Il terzo è Gianfranco Trevisan, uno splendido raccoglitore di bici storiche e maglie di eroi del passato. Quei gioielli con sellini romantici e leve del cambio riccamente istoriate ora si possono ammirare nello spazio di "Pedale Belzoni". Ci sono le biciclette (2) su cui ha pedalato Coppi, quelle di Magni, di Olmo, della "locomotiva umana" Toni Bevilacqua, di Franco Balmamion e quella di Michele Dancelli, tanto per intenderci.
Queste bici, che costituiranno, assieme alle maglie, un piccolo museo, hanno preso vita grazie allo spettacolo dell'ultimo amico-convitato, Marco Ballestracci, bluesman, scrittore (premio Bancarella Sport) e raccontatore. Ballestracci, recente autore di "Imerio" su Massignan, prima ancora de "L'ombra del Cannibale" su Eddy Merckx.
Con l'immancabile prezzemolone onnisciente Zanardo vestito da meccanico dei tempi andati (ricordate? Quelli che si vedevano nei filmati in bianco e nero mentre cambiavano una ruota e poi spingevano alla morte il corridore nella speranza di fargli riacciuffare al più presto il gruppo...) che gli passa le bici come fossero pagine di storia, il trevigiano Marco Ballestracci, raccogliendo il mezzo meccanico nelle sue mani, racconta di quella volta che Balmamion..., quella volta che Coppi.... E quella volta che la Dama Bianca fece arrabbiare Magni, quella volta che Bevilacqua redarguì Gianni Brera al Vigorelli, nonchè di quella volta che Dancelli, dopo troppi anni che gli italiani non tagliavano per primi il traguardo della Sanremo... Parole intervallate dal suono dell'armonica (Ballestracci ci soffia l'anima) e della fisarmonica di Franco Cecchetto, che da anni gli è vicino nel mischiare storie e suoni. Presentatore di questa inaugurazione memorabile Alessio Berti. Da oggi, nelle due botteghe (Belzoni e Giglio) varranno le reciproche garanzie sulle bici acquistate. Bello no?
Fonte: Il Mattino di Padova
L'edizione di quest'anno si apre con un omaggio al mitico Fiorenzo Magni, ricordato da Beppe Conti e Pier Augusto Stagi in due bellissimi articoli composti dopo la scomparsa del campione, lo scorso ottobre. Poi un articolo dedicato a Franco Giacchero, gregario del Campionissimo alla Bianchi, scritto da Franco Bocca. Il resto del calendario, invece, rappresenta un vero e proprio "viaggio virtuale" alla riscoperta della terra natale di Fausto Coppi: Castellania.
Come spiegano Marina e Faustino nella loro introduzione "il calendario racconta storie, strade e colori del paese che ha dato i natali alla nostra famiglia, e racconta quello che oggi gli appassionati possono trovare recandosi a Castellania. Racconta l'impegno di coloro che lavorano ogni giorno perché il mito del Campionissimo continui a vivere, racconta quello che c'è stato e i progetti per il domani.
Questo nuovo Calendario vuole essere così una mappa per far scoprire ai tifosi il mondo dell'infanzia e dalla famiglia di papà Fausto, e insieme vuole essere un tributo per tutti coloro che operano generosamente affinché i luoghi di Coppi rimangano vivi e attivi, insieme al suo ricordo". Corredano la pubblicazione preziose foto d'epoca inedite e rare – alcune provenienti dall'archivio privato di Faustino Coppi – e la riproduzione, in copertina, dell'opera "Fausto Coppi – La pedalata" del maestro Piero Leddi. Pittore e scultore di fama internazionale, originario di San Sebastiano Curone, il maestro Leddi ha dedicato un importante ciclo di lavori pittorici alla figura di Coppi, focalizzando la propria attenzione in particolare sul rapporto, mai interrotto, di Fausto col mondo contadino delle proprie origini e indagando il dolore del campione nell'esercizio del duro sport della bicicletta, foriero di molti infortuni e lunghe fatiche.
La vendita del Calendario permetterà di sostenere la meritoria attività della Associazione Enrico Cucchi di Tortona, ONLUS attiva nell'assistenza dei malati bisognosi di cure palliative (http://www.associazionecucchi.it). La realizzazione dell'opera è stata possibile grazie alla collaborazione del Comune di Castellania, della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona, dell'Associazione Fausto e Serse a Castellania, del Consorzio Turistico Terre di Coppi, dell'Associazione Colli di Coppi, del Comitato per la cicloeroica La Mitica e dell'impresa Tre Colli.
Il calendario può essere acquistato direttamente on-line sul sito con carta di credito, prepagata, Paypal, bonifico bancario.
per info e acquisto calendario www.farart.it
Fonte: bicidepoca.com
Rimestando in un vecchio baule ho ritrovato, tra tante vecchie testimonianze, anche una raccolta della Gazzetta dello Sport, anni ottanta. E sfogliando il giornale, ad un certo punto mi sono imbattuto in una prima pagina che esaltava un trionfo di Gino Bartali al Tour de France del 1948.
Cosi' mi e' tornata alla memoria un'intervista che ho avuto il piacere di fare ad un campione che, assieme a Coppi, rimane un mito dello sport italiano, nonostante un carattere non certamente facile. "L'e' tutto sbagliato! L'e' tutto da rifare!" Una frase che il "ginettaccio" ripeteva spesso e che oggi sarebbe quanto mai attuale, considerata la situazione in cui si trova l'Italia, sia politicamente che economicamente.
Lo chiamavano il "brontolone", perche' aveva spesso di cui ridire, ma non sempre a torto. Io ebbi la fortuna di conoscerlo, e di poterlo intervistare, in una giornata di riposo del Giro negli ormani lontani anni ottanta. Se non ricordo male, mi pare fossimo dalle parti di Rieti, in una corsa rosa poi vinta da Moser, anche se a mio modesto avviso il vincitore morale fu il francese Fignon. Lo scrissi sul giornale e lo dissi anche alla radio, con il rischio di inimicarmi le simpatie del Checco nazionale, a quel tempo primatista del record dell'ora.
E proprio in quella occasione ebbi modo di appurare come Moser fosse e sia una persona intelligente, disposto ad acettare tutti i pareri, anche quelli a lui contrari. Ma torniamo al "Ginettaccio". Gli anni ottanta contrassegnarono i primi cambiamenti in un ciclismo che da eroico e intriso quasi esclusivamente di passionalita' stava diventando sempre piu' professionale, laddove nulla sarebbe poi stato lasciato all'improvvisazione.
Comparvero al Giro le prime cosidette "cliniche mobili", grandi pullman particolarmente attrezzati da un punto di vista sanitario, dove i piu' grandi campioni salivano al termine delle tappe piu' impegnative, si diceva, per un "lavaggio del sangue". In poche parole per depurarlo: e se chiedevi maggiori e piu' approfondite informazioni sulla questione, ti veniva riposto che non c'era nulla di illecito e che era tutto legalmente consentito. Pero' in quei pullman ti guardavano bene dal farti entrare.
Quando chiesi a Bartali un suo parere su questa novita', brontolo' qualcosa sottovoce, e riuscii a capire a stento che secondo lui si stava imboccando una strada sbagliata. "Muscoli buoni, fiato in abbondanza e tanti sacrifici negli allenamenti - mi disse - sono i giusti ingredienti per correre in biciletta e arrivare primi, sia sulle montagne che nelle volate". Io aggiungo anche un cuore che a riposo non superava i 36-38 battiti al minuto.
Allora, di fronte a questi suoi brontolii, ricordo bene che quasi nessuno si prestava ad ascoltarlo. Ma oggi, pensando alle vicende legate allo statunitense Amstrong, si capisce come il "Ginettaccio" avesse purtroppo ragione. La carriera ciclistica di Bartali ha dell'incredibile, se si pensa che vinse due Tour, tre Giri, 4 Milano-Sanremo, vesti' 4 volte la maglia di campione d'Italia, e poi vari Giri di Lombardia, di Svizzera, di Toscana e altri ancora. Il tutto nonostante in mezzo a cotanta carriera vi sia stata la guerra, con un'interruzione delle corse ciclistiche di quasi sei anni! Una vita spesa in gran parte per la bicicletta, senza pero' trascurare la famiglia e il suo Credo.
Bartali era infatti un fervente cattolico e non cerco' mai di mascherare questa sua profonda convinzione. In quell'inchiesta, tra le tante testimonianze sportive, gli chiesi perche' credeva in Dio e chi gli aveva dato quella forza. "Ce l'ho dentro di me, e' un dono di Dio e io lo ringrazio ogni giorno per questo grande regalo. Vorrei che tutti gli uomini pensassero come me, e allora non ci sarebbero ne' guerre ne' ingiustizie". Bartali e Coppi, impossibile dire chi sia stato piu' grande. Il giudizio piu' sincero lo ha dato Fiorenzo Magni, il cosidetto "terzo incomodo" e che vivendo la stessa epoca sportiva dovette accontentarsi delle...briciole. "Li ho sempre ritenuti due autentici fuoriclasse. Io - continua Magni - sono stato sempre con i piedi per terra riconoscendo la loro superiorita'. Li chiamavo "i due diavoli", era come corressero su un altro pianeta e hanno fatto sicuramente la storia di un ciclismo che oggi, e lo dico con grande rimpianto, non esiste piu".
Un ciclismo che oscurava anche le vicende del pallone, tanto e' vero che una loro vittoria veniva celebrata sulla Gazzetta in prima pagina e il derby tra Juventus e Torino andava in terza pagina. In poche parole il calcio doveva accontentarsi del secondo posto dopo il ciclismo. In quegli anni ottanta la famosa foto che ritraeva Coppi e Bartali che si passavano una bottiglietta d'acqua non faceva tanto rumore come oggi. Potessi interrvistarlo oggi, chiederei a Bartali se fosse stato lui a passarla a Coppi o viceversa.
Avendolo conosciuto abbastanza bene sono quasi sicuro che mi risponderebbe con un mezzo sorrisetto, dimostrando di possedere anche una buona dose di diplomazia. "Non ricordo bene - mi direbbe - eravamo sotto sforzo in una impegnativa salita. Chissa' quante altre volte si e' ripetuto un gesto simile. Come potrei ricordare proprio quello?" Gia', come avrebbe potuto...Anche perche' va detto che la loro era molto di piu' di una semplice rivalita', condita comunque sempre di stima e rispetto, l'uno verso l'altro.
Quelli di Bartali e di Coppi erano due mondi diversi che si sfioravano solamente sulle salite del Giro o del Tour. Per il resto erano due mondi lontani anni luce. Da una parte il Gino, un atleta che interpretava i sogni di una sponda popolare moderata, legata alla Democrazia Cristaian. Dall'altra un atleta elegante, con un talento ciclistico quasi sopranaturale, portato a meglio sposare (cosi' si dice) le famose bandiere rosse. Erano i tempi di un'Italia simile a quella di Don Camillo e Peppone, un'Italia che una mattina del 1948 sfioro' una guerra civile quando un giovanotto sparo' al segretario del Partito Comunista Palmiro Togliatti con il rischio di ucciderlo. Centinaia di migliaia di italiani scesero in piaza innalzando le bandiere con la falce e il martello e si temette veramente il peggio.
Allora il presidente del Consiglio era il democristinao Alcide De Gasperi che telefono' a Bartali impegnato al Tour. Gli chiese chiaro e tondo di vincere per l'Italia. In due giorni si affrontarono altrettanti micidiali tapponi: la Cannes-Briancon e la Briancon-Aix les Bains. Bartali sbaraglio' il campo e addirittura volo' sul mitico Izoard, lasciando a bocca aperta i francesi, convinti di avere ormai il Tour in tasca. La notizia del trionfo di Bartali arrivo' attraverso la radio nel pomeriggio e nelle piazze le manifestazioni di protesta politica si trasformarono in cortei festosi al grido di "Viva Bartali! Viva l'Italia!" Chissa', mi piace immaginare che forse ancora oggi Bartali, lassu' tra le stelle, ricorda con orgoglio quel memorabile giorno.
Fonte: bicidepoca.com
Riportiamo di seguito la lettera che le associazioni del Bike Pride di Torino hanno inviato al Sindaco della città, Piero Fassino, in relazione ai provvedimenti presi negli ultimi tempi sulla questione dello smog.
Di fronte alle sterili polemiche nate intorno ai nuovi provvedimenti anti-smog presi dal Comune, già tarati al ribasso e lontani dal poter incidere significativamente sulla qualità dell'aria cittadina, le associazioni promotrici del Bike Pride hanno scritto una lettera aperta al sindaco di Torino Piero Fassino.
"Il dibattito nelle commissioni Ambiente e Viabilità sul provvedimento antismog –scrivono le associazioni- dimostra la superficialità con cui alcuni consiglieri affrontano i temi ambientali. Non critichiamo la libertà di esprimere dubbi sul provvedimento ma l'incapacità di elaborare proposte alternative. Il blocco di alcune categorie di auto non sarà la soluzione migliore, nè la più efficace, ma è un piccolo tassello che l'amministrazione dovrebbe difendere e al limite provare a perfezionare. La povertà del dibattito è, signor Sindaco, ancora più intollerabile data la quantità e qualità del confronto che invece c'è fuori "dal palazzo".
"I torinesi hanno una buona memoria –continua la lettera delle associazioni-, si ricordano perfettamente il peso dato nel suo programma elettorale al progetto di una "Torino Capitale del muoversi bene e dell'ambiente". Immaginiamo quindi che in questo momento molti siano in attesa di una sua chiara presa di posizione sul tema.
Se veramente il consiglio ha maturato delle perplessità di fronte all'efficacia del provvedimento abbia il coraggio di migliorarlo o una grande fetta della popolazione (che nel nostro specifico caso si traduce nei 20.000 che hanno preso parte all'ultimo bike pride) si sentirà per l'ennesima volta irrisa e sbeffeggiata dall'incapacità di porre rimedio a problemi reali e tragici che trascendono la mera conta dei superamenti delle soglie di pm10.
"Vogliamo sperare che in questa città sia finito il tempo in cui regnano gli interessi particolari e confidiamo –è questo l'appello finale rivolto al primo cittadino di Torino- nella sua capacità di visione strategica, nell'interesse della città tutta".
Fonte: biciebasta.com
Sono tantissime le opzioni per gli amanti delle due ruote che scelgono un viaggio in bicicletta in Piemonte, come i lunghissimi sentieri sterrati per gli appassionati di mountain bike, che potranno ammirare la natura tra boschi e percorsi montuosi oppure le valli solcate dai tantissimi corsi d'acqua. Non mancano i percorsi nemmeno per gli amanti della bici da strada, che potranno mettersi alla prova in salite irte tra panorami mozzafiato o allenarsi sulla dolcezza dei colli che circondano territori pianeggianti e ricchi d'acqua.
Gli itinerari in bicicletta in Piemonte passano attraverso fiumi e corsi d'acqua: primo tra tutti il Po, che nasce ai piedi del Monviso e che attraversa Torino, assieme alla Dora Baltea e alla Dora Riparia. Ma questa bellissima regione è la meta ideale anche per chi ama dilettarsi in bicicletta alla scoperta del territorio, vagando tra pregiati noccioleti, sontuosi castagneti o ammirando i colori cangianti del cielo sugli specchi d'acqua delle risaie del Vercellese, dove nidificano bellissimi aironi cenerini, sostando magari ad assaggiare un risotto alla toma di malga (tipico formaggio vaccino delle malghe alpine) e gustandosi un buon Barbera del Monferrato o una frizzante Bonarda... I ciclisti e i bikers più esperti, dopo un'intensa giornata tra salite arrancanti chilometri su strade piene di tornanti, potranno godersi il panorama degustando un calice di Barolo, magari pasteggiando con i salumi e i formaggi tipici della regione. Non avrete bisogno di alcun integratore per riprendervi dalla fatica. Il cicloturismo in Piemonte è un viaggio che passa anche attraverso i sapori! Sono tante le specialità di questa regione, che vanta una pregevole tradizione cioccolatiera e in tutte le città troverete qualche cioccolateria artigianale: non dimenticherete facilmente i mitici gianduiotti o il bicérin...Provate nei bike hotel del Piemonte il gusto di vini corposi e intensi, come il Nebbiolo, il Dolcetto d'Alba, il Roero o l'Erbaluce che parlano del carattere schietto e immediato di queste terre! I percorsi in bicicletta in Piemonte sono davvero numerosi e presentano tante occasioni per degustare prodotti tipici d'eccezione. Da non perdere i formaggi, che risentono dell'influenza della vicina Francia, con produzioni davvero eccellenti, come i formaggi caprini, il Paglietta delle Langhe, il Castelmagno, il Crottino, il Maccagno o la Robiola ai tre latti... e poi le castagne e le nocciole... non è un caso infatti che il primo presidio di Slow Food sia nato a Cuneo e che un'azienda come la Ferrero abbia la propria sede storica ad Alba, zona da cui si fornisce delle deliziose nocciole per i propri migliori prodotti come la Nutella ®! Una vacanza in bicicletta in Piemonte è fatta anche di tante golosità e dolci tradizionali: dai Baci di Dama alle Paste di Melega, dai Savoiardi di Novara ai Canestrelli Biéleis... Gli sportivi dei bike hotels in Piemonte avranno di che deliziarsi!
Un consiglio per tutti, ciclisti da strada, mountain bikers e cicloturisti: una specialità tipica del Piemonte, che non troverete altrove, è la Merenda Sinoira, una sorta di merenda di metà pomeriggio, a base di salumi e carpacci, locali, verdure in bagna caoda o trifolate... insomma, oltre agli itinerari in bicicletta il Piemonte offre tante risorse in più.
Cosa aspettate a mettervi in sella alla vostra bici e a partire per una vacanza in bicicletta in Piemonte?
Fonte: italybikehotels.it
Per dimagrire. Le attività aerobiche, come il ciclismo, sono quelle che comportano uno sforzo a intensità costante e prolungata. E che permettono di dare lo sprint al metabolismo corporeo. Vuol dire che dopo i primi 25 minuti consecutivi di bicicletta, l'organismo comincia a bruciare i grassi. Un vantaggio che continua anche a fine attività. Il segreto però è la costanza: si deve pedalare con un buon ritmo per almeno un'ora, ma senza arrivare ad avere l'affanno. L'intensità giusta è quella che permette di chiacchierare o anche canticchiare mentre si pedala. Quante calorie puoi bruciare? Difficile stabilirlo con esattezza, perché questo valore dipende dall'età, dal peso e da come è distribuito il grasso. In generale, si può calcolare che, in un'ora di attività, si bruciano circa 400 – 500 calorie.
Per tonificarsi. Pedalare è un ottimo modo per tonificare i muscoli di gambe e glutei e per combattere la cellulite. A seconda delle tue esigenze, devi regolare il rapporto in modo da aumentare gradualmente lo sforzo. Senza esagerare, però, o rischi di gonfiare troppo i quadricipiti. Contrariamente a quanto si pensa, poi, nel ciclismo vengono coinvolte anche le braccia e gli addominali. Le prime in modo lieve, perché i muscoli devono solo sopportare la tensione della guida e le vibrazioni del manubrio. Per un allenamento completo, puoi impegnarti a fare da sola alcuni cicli di flessioni. Oppure una seduta settimanale di body building specifico per pettorali e braccia. Gli addominali, invece, lavorano già intensamente perché, mentre pedali, si contraggono per mantenerti in posizione sulla bici e, soprattutto, per bilanciare la contrazione muscolare cui è soggetta la schiena. Per sfruttare al massimo la tua seduta di allenamento, fai così. Quando Sali in sella, pedala lentamente per dieci minuti, in modo da cominciare a riscaldare i muscoli, poi fermati e dedica qualche minuto ad uno stretching leggero. Stira dolcemente (senza arrivare a sentire dolore) i muscoli delle gambe, del tronco e delle braccia. Dopo questi esercizi, risali in bici e pedala per almeno 30 minuti, a velocità sostenuta, ma costante. Infine, concludi l'allenamento con almeno 15 minuti di stretching più intenso (tenendo ogni posizione per almeno 40 secondi), in modo da allungare bene i polpacci, bicipiti, petto, e la parte alta della schiena. Sono le parti del corpo che tendono a contrassi maggiormente quando si pedala.
L'alimentazione giusta
A tavola? Bastano poche sane abitudini. Eccole, secondo i consigli di Chris Boardman. Sono tratte da "il manuale completo della bicicletta"(Mondatori, 28 euro), un libro illustrato ricco di consigli su scelta della bici, manutenzione e tecniche di allenamento.
Per produrre energia, i muscoli hanno bisogno di glucosio. Lo forniscono i carboidrati . i più adatti alle attività aerobiche come la bici sono quelli complessi, perché rilasciano glucosio in modo lento e graduale. A pranzo, quindi, prevedi sempre una porzione a scelta tra pasta e riso. Oppure, per accompagnare un piatto di verdura, pane o cereali integrali. Le proteine, invece, che riparano i tessuti e potenziano la massa muscolare, puoi riservarle alla cena. Alternando carne, pesce, fagioli, piselli, lenticchie e uova.
Condisci sempre i tuoi piatti con olio crudo. I grassi che contiene, infatti, aiutano l'organismo ad assorbire le vitamine e forniscono energia "pronto uso".
Durante le uscite, infine, porta sempre con te una borraccia con un integratore salino (li trovi anche al supermercato) o, per un allenamento leggero, della semplice acqua. Mantenere costante il livello di idratazione, infatti, evita i crampi e non affatica cuore e circolazione.
Le 5 regole d'oro
Cura il tuo abbigliamento. Per allenarti, indossa i pantaloncini imbottiti nella zona del cavallo. Eviterai di irritare l'inguine e l'interno coscia. Sopra, nella bella stagione puoi indossare solo una maglia traspirante: è leggerissima e assorbe il sudore. In inverno, invece, opta per una calzamaglia in materiale tecnico. E non dimenticare di proteggerti dal freddo con un indumento caldo e impermeabile.
Tieni d'occhio il clima. D'estate, non allenarti nelle ore più calde della giornata. E, quando esci, indossa sempre il cappello e porta una scorta sufficiente di acqua. D'inverno invece non usare la bici in caso di nebbia o ghiaccio: sono le condizioni meteo più pericolose.
Regola la sella. Per una pedalata confortevole conta anche il sellino. Se il tuo è grande e troppo morbido, non va bene opta per un modello stretto e rigido, che garantisca un buon sostegno. Nei negozi specializzati trovi anche i modelli su misura per lui e per lei. Quando lo fai installare, controlla che venga regolato bene. Per verificarlo, fai cosi: mettiti in piedi accanto alla bici. La sella deve essere all'altezza della tua anca.
Controlla il movimento. Per non forzare i tendini della caviglia e del ginocchio, e per evitare di affaticare le anche, fai attenzione a come pedali: le ginocchia devono essere perfettamente parallele.
Impara ad usare il cambio. L'uso delle marce va regolato in base alla pendenza della strada: rapporti corti in salita (le gambe incontrano meno resistenza, ma devono girare più velocemente) e i rapporti lunghi in pianura (sono più duri da spingere, ma le ruote compiono più giri con una pedalata). Calcola, infine, che il ritmo ottimale, in pianura è compreso tra le 70 e le 80 pedalate al minuto.
Cosa dice il medico
Pedalando si perde peso, ci si tiene in forma senza affaticare le articolazioni, e grazie alle endorfine in circolo con l'attività fisica, anche l'umore ne guadagna" spiega Gaetano Daniele, medico della Nazionale italiana di ciclismo. "E' un'attività adatta anche ai meno giovani: più del 50% del peso del corpo, infatti, si scarica sui glutei e sulla sella, quindi si fa esercizio senza stressare le ginocchia, il femore e le caviglie che, a una certa età, subiscono facilmente piccoli traumi". Non solo: la bici aiuta a ridurre anche la pressione arteriosa, in particolare la minima che dipende dall'elasticità dei vasi venosi, quindi si tratta di un'attività consigliata a chi soffre di ipertensione. "L'importante è fare attività ad un ritmo costante con un'intensità non troppo elevata e per almeno mezz'ora: in questo modo uscire in bici tre o 4 volte a settimana è un'ottima soluzione per tenere in esercizio anche cuore e circolazione" continua Gaetano Daniele. "Pedalare all'aperto poi stimola la produzione di vitamina D, indispensabile per fissare il calcio sulle ossa. Ecco perché è uno sport molto indicato alle donne che, con la menopausa, sono esposte all'osteoporosi, l'indebolimento delle ossa dovuto alla perdita di calcio. Come tutti gli sport praticati all'aria aperta, infine il ciclismo aiuta a rinforzare le difese immunitarie". Se riesci ad allenarti tutto l'anno, anche nella stagione più fredda, insomma, prederai meno raffreddori.
Pedalare sicuri: cosa ti serve
Hai deciso di comprare una bici o di rispolverare quella che da anni sta in cantina? Prima di cominciare a pedalare per la città, procurati anche un buon sistema per legarla quando parcheggi. In questi casi, vale una sola regola: meno spendi, più aumentano le probabilità di furto. Il cosiddetto ricciolo, per esempio, è economico, ma può essere tagliato o manomesso con facilità. L'ideale? Un super lucchetto con una catena robusta. Oppure, il bloster (in metallo rigido).
Non lasciare mai la bici incustodita e slegata. E legala anche quando la parcheggi nel cortile del tuo condominio. Ti sembra eccessivo? Ricorda che i furti di biciclette sono all'ordine del giorno e che non c'è possibilità di dimostrare che quella esposta al mercatino dell'usato è propria alla tua.
Tutte le parti di una bici sono facilmente smontabili. Ecco perché non è raro ritrovare solo la ruota legata alla catena (ma c'è anche chi si porta via solo il sellino). La prima regola, quindi è di legare sia il telaio sia la ruota anteriore (la più facile da sganciare).
Se infili la borsa nel cestino anteriore, ricorda di agganciarla sempre al manubrio con la tracolla o i manici. Attenzione però: nascondila sotto un indumento o un sacchetto, così non attirerà l'attenzione di un eventuale scippatore che, nel tentativo di rubarla, rischierebbe di farti cadere.
Per non trovarti in panne, porta sempre con te un kit di riparazione di quelli che si agganciano facilmente sotto il sellino. Deve contenere: colla, carta vetrata, talco, matita e alcune toppe. Ma se vuoi un equipaggiamento davvero completo, ti servono una camera d'aria, le leve cacciagomma (per sfilare la ruota ed effettuare la riparazione) e una minipompa.
Per la tua sicurezza, ricorda che è importantissimo rendersi visibili. Specialmente la sera. Oltre alle luci previste dal codice della strada (luce frontale bianca e luce posteriore rossa con catarifrangente rosso), puoi procurarti anche dei catarifrangenti per i pedali e dei nastri rifrangenti ad anello, di quelli che si indossano alle caviglie.
Fonte: Sos consumatori
Tutto quello che serve agli appassionati delle due ruote, punti vendita, assistenza, riparazioni e abbigliamento.