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Giovedì, 10 Gennaio 2013 12:23

In Olanda in bici anche con il ghiaccio

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Ad Utrecht è partito un progetto per creare piste ciclabili riscaldate

L'Olanda è patria di ciclisti, si sa, è quindi normale che il Paese dei tulipani fosse il primo a pensare a un modo per andare in bicicletta nonostante le piste ciclabili siano ghiacciate.

L'energia del Sole per scaldare le piste

Una soluzione green, data anche la natura del mezzo a due ruote, quella individuata dal comune di Utrecht: piste ciclabili riscaldate dal calore del Sole. Così come succede per i pavimenti, le piste ciclabili olandesi saranno riscaldate durante l'inverno grazie a delle tubature, al di sotto della superficie del manto stradale, che convoglieranno il calore raccolto durante la bella stagione.

Il costo dell'operazione è tra i 19mila e i 38mila euro per chilometro, la stessa cifra che viene spesa per la posa dell'asfalto.

Fonte: datamanager

Giovedì, 10 Gennaio 2013 12:16

A Bra (To) i vigili vanno in bici elettrica

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Nel comune di Bra i vigili urbani usano le biciclette elettriche in servizio rendendo il Piemonte una delle regioni più green

Il ministero dell'Ambiente ha assegnato al comune di Bra trenta biciclette elettriche che saranno date a vigili urbani, impiegati e amministratori comunali e a rappresentanti di associazioni cittadine, per i loro spostamenti. E' già in progetto l'installazione in punti strategici delle colonnine per la ricarica dei motori elettrici. Il premio è stato assegnato nell'ottica del progetto per incentivare l'uso di questo mezzo di locomozione non inquinante.

Il Piemonte è green

Con questa iniziativa il Piemonte si conferma una delle regioni più green. Il sesto rapporto Euromobility ha premiato Torino come la città più "eco-mobile" d'Italia, seguita da Brescia e Parma. Nel capoluogo il trasporto pubblico è risultato eccellente e il servizio di car e bike sharing è uno dei più efficienti del Paese.

Per gli amanti delle due ruote, in Olanda si può pedalare anche con le piste ciclabili ghiacciate perché riscaldate dall'energia geotermica.

Fonte: datamanager

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Una bicicletta Pedersen non passa certo inosservata, si é subito affascinati dai suoi particolari dettagli: la geometria del telaio piramidale e l'insolita sella sospesa hammock.

 

Mikael Pedersen l'inventore di questa singolare bici, nato nel 1855 in Danimarca fu un geniale meccanico ed artigiano, uno che con la propria immaginazione, fu proiettato al di fuori dei confini del pensiero contemporaneo, creando un nuovo concetto di design del telaio.

Trasferitosi in Inghilterra, nel 1893 fondò la Dursley-Pedersen e brevettò la sua prima bicicletta che riscosse subito molto successo, divenendo uno dei modelli più leggeri e più stabili che sia mai stato prodotto nella storia. Ci furono varianti per uomini e donne ed un modello pieghevole fu prodotto anche per scopi militari.

Utilizzando la costruzione brevettata triangolare furono costruiti anche modelli sportivi, tandem a tre e quattro posti. Fino al 1922, migliaia di queste biciclette furono prodotte per il mercato inglese. Erano divenute uno status symbol; la Pedersen non era solo uno stupendo bene di lusso, era anche un articolo di sport serio, che all'epoca stabilì molti nuovi record.

Oggi questa mitica bicicletta é prodotta dall'azienda tedesca "Kemper Fahrradtechnik" ed é disponibile in vari modelli con ruote da 20″ o da 28″. Una Kemper-Pedersen è molto simile a un abito su misura, la bicicletta è assemblata esattamente sulle specifiche del suo futuro proprietario, in modo che tutto sia conforme in modo ottimale al guidatore. Ogni tubo è abbinato alla massa corporea del pilota ed anche i componenti sono attentamente selezionati.

Per approfondimenti storici e curiosità potete consultare anche i seguenti siti: Dursley-Pedersen Cycles e Pedersen Bicycles.

Fonte immagini e testo: urbancycling

Mercoledì, 09 Gennaio 2013 08:50

Kranium: il casco per ciclisti in cartone

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La sicurezza in bici arriva dal cartone. Innovativo, eco compatibile, economico, resistente, queste le caratteristiche di Kranium, il caschetto protettivo per ciclisti progettato da Anirudha Surabhi, realizzato con il cartone da imballaggi.

Il progetto ha preso corpo nell'ultimo anno di frequenza presso il Royal College of Art a Londra da parte di Anirudha Surabhi e come ogni storia commerciale che si rispetti, sta già iniziando ad assumure contorni epici. La storia tramanderà ai posteri che l'illuminazione per questa rivoluzinaria invenzione, sia avvenuta dopo una caduta in bici, con conseguente rottura del casco protettivo tradizionale, da parte dello studente di design al suo ultimo anno di corso. Incidente trasformato da Anirudha Surabhi in sfida per creare il casco per ciclisti più sicuro del pianeta. Tanto da diventare materiale e argomento della tesi finale. A dare concretezza all'idea, ci ha pensato l'osservazione della natura, e precisamente del comportamento del picchio, in grado di resistere a impatti ripetuti grazie alla struttura cartilaginea che separa il suo becco dal teschio. Anatomia che permette ad un picchio di colpire un albero nello stesso punto con una frequenza di 10 volte al secondo senza conseguenze strutturali. E' questo il concetto che ha dato vita alla struttura ad alveare del Kranium realizzato da un unico foglio di cartoncino, disegnato appunto sulla base della struttura della testa di un picchio. La scelta del cartone riciclato è avvenuta dopo aver testato 150 materiali diversi. La struttura ad alveare è risultata invece ottimale per fornire una zona di assorbimento in grado di assorbire l'energia d'urto. Una struttura che si è dimostrata talmente efficiente da sollevare l'interesse del team di Formula Uno Force India per applicare la tecnologia del Kranium ai caschi dei suoi piloti. La matrice di cartone è trattata con una soluzione idrorepellente per resistere all'acqua ed al sudore, racchiusa in un esterno di plastica, in grado di assorbire impatti fino a 250G. Il tutto assicurando, nelle parole del team di sviluppo, il triplo della protezione, con un peso ridotto del 15% rispetto ai caschi tradizionali.Kranium dovrebbe fare il suo esordio sul mercato nei prossimi giorni, con un prezzo che si suppone sarà inferiore ai 200 $, dopo che gli ultimi due anni sono stati dedicati alla ricerca di partner commerciali ed ai test dei prototipi presso laboratori di tutto il mondo, tra cui il TUV in Germania e l'HPE nel Regno Unito.

 

Fonti: Effettoterra, La Stampa, core77.com, youtech.it

Martedì, 08 Gennaio 2013 15:38

Il sogno di Nenette

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Folgorati da un sogno, attraversare mezzo mondo in bicicletta e giungere in Senegal, nel villaggio di Nenette, luogo dove tante associazioni di volontariato hanno realizzato…
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Folgorati da un sogno, attraversare mezzo mondo in bicicletta e giungere in Senegal, nel villaggio di Nenette, luogo dove tante associazioni di volontariato hanno realizzato strutture per migliorare la vita dei suoi abitanti. Diciotto persone, un viaggio esaltante un libro che, con le immagini e le parole racconta ciò che hanno vissuto, sentito, sperimentato.

 

"Il sogno di Nenette" spedizione ciclistica Bassano del Grappa - Dakar 2012

(Foto di Carlo Corradin e testo di Alberto Fiorin, Calleidos editore)

Siamo partiti folgorati da un sogno, l'utopia di attraversare mezzo mondo in bicicletta – l'Europa e il Maghreb – per giungere nel cuore dell'Africa nera, in Senegal, nel villaggio di Nenette, luogo dove si sono concentrati gli sforzi di tante associazioni bassanesi di volontariato, che in questi ultimi anni hanno realizzato alcune strutture indispensabili per migliorare la vita dei suoi abitanti, cioè una scuola per l'infanzia (la prima in assoluto nella savana), una scuola elementare, un pozzo alimentato a pannelli solari e un ambulatorio.

Diciotto persone: quindici ciclisti, un fotografo, un motociclista, l'autista del furgone. 6172 chilometri da Bassano del Grappa fino in Senegal in 38 tappe, quattro notti passate in tenda nel deserto, 162 chilometri di media, sette tappe oltre i 200. Tanta fatica, soddisfazione immensa. Un sogno realizzato.

Un viaggio esaltante, non facile, con problemi logistici come l'attraversamento di lunghissimi tratti di deserto, i numerosi bivacchi notturni, i magri lavacri tra le dune con un paio di litri d'acqua a testa, i controlli di polizia in regioni difficili come il Sahara Occidentale o la Mauritania squassate da tensioni e rivolte, gli arroventati chilometri finali, le prime tappe marocchine fredde e bagnate.

Un percorso che si è sviluppato longitudinalmente, come ci fossimo appesi alla fune di un meridiano che ci ha fatto precipitare velocemente nel cuore dell'Africa, dopo aver percorso quasi 2500 chilometri dell'infinito Marocco, valicando la magica linea del Tropico del Cancro.

Con le immagini e le parole di questo libro vogliamo raccontare e condividere ciò che abbiamo vissuto, sentito, sperimentato. E poi – aspetto assolutamente non secondario – attraverso la vendita di questo volume raccoglieremo fondi per poter ulteriormente realizzare un progetto di solidarietà rivolto alle popolazioni incontrate durante il viaggio. A questo obiettivo sono infatti destinati tutti i proventi.

 

Il sogno di Nenette: un progetto, un viaggio, un libro

Il progetto dura da più di 5 anni ed è stato concepito e messo in piedi dalle scuole elementari di Bassano del Grappa. Esso ha la finalità di aiutare un villaggio della savana africana (Nenette, a 350 km da Dakar) ad avere acqua, scuole, cultura e una migliore assistenza sanitaria; da questo punto di partenza si è costruito un percorso didattico, culturale e formativo complesso e articolato, che ha coinvolto i mondi più disparati. Questo si è concretizzato con l'edificazione della prima scuola d'infanzia nella savana, di una scuola elementare, di un pozzo alimentato a pannelli solari e di un ambulatorio medico.

Per dare maggior risalto al progetto l'Associazione Ponti di Pace, che da anni coniuga la solidarietà con avventure ciclistiche in tutto il mondo [Venezia-Mosca nel 1989, Venezia-Pechino nel 2001, Venezia-Gerusalemme/Betlemme nel 2004, Cairo-Abu Symbel nel 2009] ha organizzato nella primavera del 2012 (16 marzo - 1° maggio) la spedizione da Bassano del Grappa a Nenette allo scopo di inaugurare le strutture finanziate cercando di ampliare la visibilità del stesso, soprattutto al rientro in Italia grazie all'organizzazione di serate specifiche di sensibilizzazione.

15 ciclisti, 1 fotografo, 1 motociclista, l'autista del furgone. 6172 chilometri in 38 tappe, 4 notti passate in tenda nel deserto, 162 chilometri di media, sette tappe oltre i 200. Tanta fatica, soddisfazione immensa. Un sogno realizzato.

Il libro ha lo scopo di comunicare le moltissime esperienze accumulate durante il lungo viaggio, condividerne le emozioni e offrire un oggetto che, attraverso le preziose immagini e gli scritti, possa lasciare una pur labile traccia nell'anima del lettore.

Quello che vedrete è ciò che abbiamo vissuto, sentito, sperimentato e noi cerchiamo di restituirlo e condividerlo. Abbiamo scelto stilisticamente di voler cogliere l'attimo, attraverso gli obiettivi e la penna che raccontano le cose vissute in quell'istante, imprigionate e congelate quasi a volersi fissare nella retina o sedimentare nella nostra memoria. Narrazione – fotografica e descrittiva – quasi diaristica a far sentire le emozioni con la stessa intensità con cui le abbiamo provate, nel tentativo di contagiare il lettore.

Attraverso la vendita di questo volume, prevalentemente fotografico e stampato presso le Industrie Grafiche Vicentine di Costabissara, accoglieremo fondi per poter ulteriormente realizzare un progetto di solidarietà rivolto alle popolazioni incontrate durante il viaggio. A questo obiettivo sono infatti destinati tutti i proventi.

GLI AUTORI

Carlomaria Corradin, fotografo

42 anni, nato a Parma ma vissuto e cresciuto a Cittadella (Pd). Laureato all'Istituto Europeo di Design di Milano, indirizzo fotografico, nella metropoli meneghina è venuto a contatto con numerosi fotografi e stampatori famosi del settore. È un fotografo professionista con molte esperienze anche nel campo dello sport e dell'avventura e ha al suo attivo diverse collaborazioni con importanti aziende.

Ha colto immagini in tutti i continenti. Adesso ha aggiunto l'Africa: il viaggio verso il Senegal, in lento ma perenne movimento, gli ha permesso di fissare fotogrammi e di cogliere momenti intensi del gruppo nel particolarissimo contesto esterno. Il suo sito è: www.carlomariacorradin.it

Alberto Fiorin, cicloviaggiatore

52 anni, nato e residente a Venezia. Gli piace scrivere dei suoi viaggi raccontati in numerosi volumi editi dalla casa editrice Ediciclo. Ha partecipato alle seguenti spedizioni: "Venezia-Mosca 1989" (3000 km in 23 giorni), "Siberia in bicicletta 1990", "Marco Polo 2001" (Venezia-Pechino in bicicletta, 12.000 km, 96 giorni), "Strade di pace 2004" (Venezia Gerusalemme, 4.000 km, 33 giorni), "Venezia Capo-Nord 2007" (4000 km, 31 giorni), "In Egitto con Belzoni, Cairo - Abu Symbel 2009", pro AIL (1300 km).. Nel 2011 ha pubblicato sul sito di "Repubblica" il reportage "Il Giro prima", anticipando di un giorno il giro d'Italia, percorso integralmente in bicicletta. Il suo sito è: www.albertofiorin.it

 

Fonte: Fiab onlus

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