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Mercoledì, 05 Dicembre 2012 12:39

La Spagna lancia il Bed & Bike

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Questo mese l'organizzazione spagnola di Girona Greenways ha lanciato un programma nazionale conosciuto come il "Bed and Bike".

Il progetto pone la Spagna sullo stesso livello di altre realtà europee per quanto riguarda il cicloturismo. Questo tipo di sistema, infatti, sta diventando sempre più comune in tutta Europa. Germania, Austria, Repubblica Ceca, Montenegro, Lussemburgo, le Fiandre, la Svizzera e la Francia già dispongono di propri sistemi. La Germania attualmente gestisce il meglio di questi regimi con il suo iconico tedesco Bett & Bike regime. Gestito da ADFC , conta più di 5.300 posti-alloggio per bici, considerati l'ideale per i cicloturisti.

Il regime spagnolo sarà gestito da Greenways Girona e avrà 3 categorie: strutture ricettive, bar e ristoranti e campeggi. Ogni categoria ha esigenze specifiche che includono l'accesso gratuito ad una bicicletta e un kit di riparazione, informazioni e mappe dei percorsi ciclabili locali e l'accesso a una lavanderia.

"Questo tipo di programmi sono molto importanti per attirare i cicloturisti ", spiega Adam Bodor, direttore EuroVelo ECF, "coloro che viaggiano in bicicletta hanno esigenze sempre diverse rispetto ai normali turisti ed è stato dimostrato che avere degli alloggi accoglienti per bicicletta può aumentare il numero di turisti che visitano l'area".

Secondo l'ultimo studio commissionato dal Parlamento europeo ci sono circa 2.295 milioni di viaggi cicloturistici in Europa con un valore superiore a 44 miliardi di euro all'anno. Alla Spagna vanno attualmente solo 1.620 milioni di tali entrate, quindi c'è sicuramente spazio per aumentare la propria quota di entrate.

Una panoramica più dettagliata dei Bed and bike europei è disponibile qui.

maggiori info su eurovelo.org

Fonte: eurovelo

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Un vigile si laurea con una tesi sul furto delle bici. Che studia (sapete qual è il giorno più rischioso?) e cerca di prevenire con un social network antifurto.

 

Alessandria – La situazione dev'essere piuttosto seria se a segnalarla è un operatore della Polizia Locale. Il furto di biciclette ad Alessandria è un fenomeno dilagante, una vera e propria "piaga". Tanto che, Mauro Di Gregorio, neo laureato in Scienza dell'Investigazione e della Sicurezza presso l'Università di Narni vi ha pure discusso una tesi dal titolo: "Ricerca sociale sui furti di bicicletta nella città di Alessandria".

Di Gregorio è in primis un appassionato delle due ruote (a pedali), nonché tesserato Fiab. "Il furto di velocipedi è in crescita esponenziale", ha assicurato, "trattare l'argomento è di interesse collettivo. L'obiettivo della mia tesi è infatti aprire un 'portale' di discussione sull'argomento ed avviare un dibattito aperto sul fenomeno". E di fatto il vigile Di Gregorio un portale, in Rete, l'ha aperto con l'aiuto del web designer Matteo Ferrando, www.mappalatuacitta.it, basato sulla comunicazione in tempo reale tra i cittadini di tutta Italia. Un progetto unico nel suo genere il cui obiettivo è una vera e propria ricerca partecipativa dalla quale, nel futuro immediato, si potranno raccogliere dati, catalogare statistiche, "mappare" le aree della città il cui trend del furto è più sviluppato e racimolare informazioni d'ogni sorta sull'argomento.

"Questo tipo di ricerca non vuole spaventare i cittadini, ma costruire un'analisi, un punto d'incontro", ci spiega Di Gregorio, 38 anni, alessandrino, nella Polizia Municipale dal 2005. "L'uso della bici non va mai disincentivato, tant'è che il nostro motto è 'Più bici, meno furti'. Si tratta più che altro di uno strumento attraverso il quale i cittadini possano dire la loro; sta infatti a loro coordinare il malumore rispetto ad un fenomeno, devono rendersi parte attiva e non 'delegare' tutto solo alle forze di polizia".

Bicicletta come argomento di interesse collettivo, dicevamo. Lo è eccome. Basta farsi un giro in centro per capire che, nonostante le avversità, sono ancora molti gli alessandrini che estate e inverno scelgono di circolare in bicicletta... con i pro e i contro del caso: ci si sposta all'aria aperta ma nello stesso tempo si inghiotte il gas di scarico delle auto, non ci si deve arrovellare per trovare parcheggio ma troppo spesso si rischia davvero troppo immettendosi nel traffico.

Tornando poi ai furti, anche qui è tutto visibile ad occhio nudo: bici legate ai pali con catene buone per immobilizzare un elefante (segno che il fenomeno è perlomeno temuto), carcasse di telai rubati abbandonati, denunce quotidiane al Comando dei Vigili. Una città, Alessandria, che vede questo fenomeno in forte espansione, con picchi di furti durante i giorni lavorativi e zone e ambienti particolarmente "sensibili".

Da qui il progetto- ancora in cantiere- da inserire prossimamente nel sito web Di Gregorio-Ferrando: creare un database con l'identikit del tipico ladro di biciclette. "I cittadini potranno segnalare i loro problemi e registrarsi. Lasciando i loro dati potranno anche loro venire aggiornati in tempo reale su tutto ciò che riguarda il fenomeno dei furti di bicicletta. Il nostro obiettivo è infatti svolgere un censimento nazionale dei ciclisti, gratuito, per capire l'evoluzione di questo tipo di 'crimine' e quindi analizzare il futuro".

La domenica i ladri di bici fanno festa.

I dati dimostrano che le "zone sensibili" di Alessandria cambiano col passare degli anni: dal Centro si è infatti passati oggi al quartiere Pista. Il giorno in cui si ruba di più (denunce alla mano) è il martedì, quello in cui lo si fa di meno è la domenica; la maggior parte dei "colpi" avvengono in strada, poi in cortili e interni condominiali chiusi; la bici più rubata, per motivi di diffusione, è la classicissima "Holland", seguita dalla "Uomo Classica", dalla mountain bike, dalla BMX, quindi dalla "Graziella" ed infine dalla bici da corsa. Due invece i tipi di furto: quello "occasionale" (ovvero chi ruba una bici per "emergenza" o per usarla come destriero per effettuare scippi o altri reati), e quello "professionale" (quello di chi ha già un proprio mercato illecito e la rivende a pezzi).

Marco Baccari - lapulceonline

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Appuntamento per il 10 dicembre al Museo di Storia Naturale del Mediterraneo. Al centro, obblighi ed opportunità della Legge Regionale 27/2012.

 

Dopo lo slogan "L'Italia cambia strada" con cui si sono chiusi gli stati generali della bicicletta tenutisi di recente a Reggio Emilia, Fiab Toscana (coordinamento toscano della Federazione italiana amici della bicicletta) e Fiab Livorno invitano gli amministratori locali a passare all'azione.

Piani e strumenti per lo sviluppo della mobilità ciclistica nella nostra regione, saranno infatti al centro del Convegno "Lo sviluppo della Mobilità ciclistica Toscana. Le opportunità della Lr 27/2012" che si terrà a Livorno il prossimo 10 dicembre presso il Museo di Storia Naturale del Mediterraneo.

«La Legge Regionale 27 del 6 giugno di quest'anno "interventi per favorire lo sviluppo della mobilità ciclistica" - spiegano gli organizzatori - predispone interessanti risorse economiche e prescrive gli strumenti per ottenerle ed utilizzarle in modo efficace: i Piani della Mobilità Ciclistica di cui le amministrazioni locali, in particolare i Comuni, dovranno dotarsi e dovranno farlo, preferibilmente, in forma associata».

«Al di fuori della legge, continuano da Fiab, in Toscana ci sono più ragioni che rendono importante individuare da subito buoni piani e buoni progetti per realizzare una, non più rimandabile, rete ciclabile interconnessa e sicura».

L'orografia principalmente pianeggiante del territorio urbanizzato della Toscana, l'elevato numero di spostamenti intercomunali dei pendolari (studenti, lavoratori, utenti di strutture sanitarie, etc.), l'uso sempre crescente delle bicicletta -utilizzata oggi da oltre metà dei toscani-, le potenzialità del cicloturismo, la qualità del paesaggio toscano, il buon numero di progetti di grandi infrastrutture ciclabili regionali e nazionali che attraversano il territorio toscano quali la via Francigena, le Ciclopista del Sole, dell'Arno, dei due Mari e della Costa Tirrenica e, non ultime, le opportunità che la mobilità ciclistica offre per migliorare la mobilità urbana.

Al convegno, rivolto ai tecnici ed agli amministratori toscani, sarà presente come relatore anche Vincenzo Ceccarelli, Presidente della commissione Ambiente e Territorio della Regione Toscana e primo firmatario della Legge Regionale 27 2012.

Programma

Modera: Costantino Ruggiero. Past General Manager di Confindustria ANCMA

09.15 Saluti Istituzionali

Alessandro Cosimi. Sindaco di Livorno

Ass. Paolo Pacini. Provincia di Livorno - Agricoltura,Turismo, Pesca

Ass. Piero Nocchi. Provincia di Livorno - Prog. Territoriale, Trasporti, TPL, Porti

Ass. Maurizio Bettini. Comune di Livorno - Trasporti e mobilità.

09.50 Introduzione ai lavori

Luca Difonzo - Presidente Fiab Livorno.

10.00 Fondamenti ed obiettivi della legge

Vincenzo Ceccarelli. Presidente della 6° Commissione Regionale Territorio e Ambiente e primo firmatario della LR 27/2012.

10.30 La mobilità ciclistica nelle politiche dei trasporti regionali

Enrico Becattini. Dirigente Area di coordinamento Mobilità e Infrastrutture. Giunta Regionale Toscana.

11.00 Illustrazione della LR 27/2012: adempimenti e prospettive per la PA

Giovanni Cardinali. Coordinamento toscano Fiab.

11.30 Coordinamento tra la pianificazione regionale (PRIIM), provinciale e comunale della mobilità ciclistica

Sergio Signanini. Coordinamento toscano Fiab.

12.00 Piani comunali della mobilità ciclistica. Metodologie e risultati attesi.

Daniele Mirani. Simurg consulenze e servizi.

12.30 Approfondimenti e buone pratiche. Dibattito. Conclusioni

13.15 Buffet

Fonte: gonews

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Sempre più persone utilizzano la bicicletta per muoversi sia nelle grandi sia nelle piccole città. La bicicletta sembrerebbe essere un'alternativa ideale per chi vuole spostarsi con facilità senza inquinare l'ambiante. Dopotutto andare in bici non è solo un bene per l'ambiente ma fa bene anche a se stessi, permettendo di fare sport e mantenersi in linea. Secondo qualcuno, però, la bicicletta può essere una buona alternativa ecologica per produrre energia. E proprio in questi giorni sta facendo eco in tutto il mondo l'iniziativa eco-sostenibile adottata nel carcere di Santa Rita do Sapucai, piccolo paese posto a nord di San Paolo in Brasile.

 

In un istituto penitenziario, infatti, ai detenuti viene concessa una riduzione di pena di un giorno e per ottenerla bastano solo tre giorni di pedalata su una particolare bicicletta fissa. L'iniziativa è nata da un'idea di un giudice che ha proposto e ha ricevuto il consenso da parte del direttore dell'istituto e dei detenuti stessi di adottare delle particolari biciclette per i detenuti in carcere.

Ovviamente i detenuti non si troveranno a pedalare su delle cyclette per il proprio benessere, bensì su delle biciclette fisse, capaci di produrre energia elettrica. Una volta prodotta l'energia, questa viene trasferita e raccolta in delle batterie e poi utilizzata durante le ore notturne per illuminare le zone lungo il fiume di Santa Rita do Sapucai, rimasta finora al buio e per questo abbandonata anche dai residenti della zona.

Non bisogna dimenticare, inoltre, che la bicicletta per produrre energia elettrica ha molti vantaggi e benefici sui detenuti che oltre a produrre energia, riescono a mantenersi in forma senza ingrassare, come sottolinea il direttore dell'istituto penitenziario Gilson Rafael Silva. Anche i detenuti sembrano essere contenti della nuova iniziativa grazie alla quale possono passare il tempo facendo qualcosa che sia utile per la comunità.

È proprio il caso di dirlo: hai voluto la bicicletta, ora pedala! Il progetto è stato svelato attraverso un servizio effettuato da Euronews.net. I detenuti, come ha spiegato lo stesso direttore del carcere, pedalano sotto la continua sorveglianza delle guardie armate dell'istituto penitenziario.

Grazie a questa iniziativa ecofriendly i detenuti vedono il giorno della libertà sempre più vicino, cercando di prendere un posto sulle biciclette del carcere, tutte le mattine.

Fonte: ecoo.it

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Se dovessimo iniziare a trarre un bilancio di fine anno, il 2012 è stato indubbiamente l'anno delle due ruote, grazie anche agli Stati Generali della Bicicletta e della Mobilità Nuova e a movimenti come Salva i Ciclisti. In Italia già nel 2011, del resto, le vendite di biciclette hanno superato (anche se di poco) quelle di automobili: per l'esattezza le vetture immatricolate sono state 1.748.143, contro 1.750.000 biciclette vendute. E tutto l'indotto legato alle due ruote è in forte crescita: non solo le scatto-fisso o le personalizzate di fascia alta, ma anche il recupero e il restyling delle vecchie biciclette tirate fuori da soffitte e cantine, le riparazioni e il mercato dei pezzi di ricambio. Senza contare le bici a pedalata assistita e le "customizzate" per il trasporto di bambini e oggetti.

 

Ma accanto alla sempre maggiore diffusione delle bici per fare una passeggiata o andare al lavoro, c'è un altro fenomeno che si è ormai diffuso in tutta Italia, da Bolzano a Catania: i bike messenger o corrieri in bicicletta, diventati una realtà consolidata nelle maggiori città italiane, complice anche una nuova coscienza ambientale e l'imbattibilità sulle tratte brevi rispetto a qualsiasi altro mezzo.

Sono tre, in sintesi, i maggiori vantaggi competitivi dei ciclo-corrieri: la velocità di consegna, i bassi costi di gestione del mezzo e i prezzi contenuti. Partiamo dai tempi, che non vengono penalizzati dalla "propulsione" umana, ma anzi si accorciano e diventano inferiori a quelli dei pony in moto, grazie alla possibilità per i bike messengers di attraversare zone a traffico limitato o pedonali, usufruire (quando esistono) di piste ciclabili e al fatto di non dover cercare parcheggio anche per soste brevi. Il risultato sono tariffe molto competitive: una consegna in bici costa in media 5 euro, a fronte dei 12 per le consegne in motorino e di 7/8 euro con altri mezzi a motore. Prezzi più bassi dovuti soprattutto al fatto che il bike messenger non ha praticamente costi fissi per carburante, bollo e assicurazione e parcheggio, senza contare che non è soggetto a limiti di velocità e dunque a multe. Ma i benefici, oltre che economici, sono anche ambientali: le consegne sulle due ruote non producono anidride carbonica, contribuiscono a decongestionare il traffico e, indirettamente, promuovono l'uso della bicicletta.

Un piccolo sondaggio sui corrieri in bicicletta italiani ci restituisce la fotografia del settore. La media di una società di consegna in bici è di tre addetti, con riserve pronte per eventuali surplus di lavoro. Si arriva fino a picchi di 12 addetti come nel caso di Roma. L'età media è di 30 anni. Per quanto riguarda il raggio di consegna, tutti i corrieri garantiscono la copertura dell'intera città e alcuni anche la provincia, come a Catania, o si spingono almeno in un raggio di 15 km fino ai comuni limitrofi come a Bologna. A Torino si sta pensando di coprire l'intera cintura entro il prossimo anno, concedendo il marchio in licensing ad altri giovani velocisti e creando così una rete allargata.

I tempi di consegna medi variano da città a città a seconda delle caratteristiche, si va dai 15 minuti dalla presa alle 3 ore, e quasi tutti i bike messengers offrono servizi per spedizioni urgenti. Al variare dei tempi di consegna in base all'urgenza e alla distanza, ovviamente variano anche i prezzi. Ci sono servizi tarati su ogni esigenza, come i "cargo" per i pacchi superiori a 10 kg, e in tutti i casi sono disponibili abbonamenti personalizzati che permettono di risparmiare sensibilmente. Per una consegna singola in Italia si spende da 3 a 7 euro, a fronte, dicevamo, dei 12 euro per le consegne in motorino, tra l'altro più lente. "Qualunque peso, qualunque dimensione, ancora non abbiamo trovato cosa è troppo grande o troppo pesante da consegnare", rispondono i bike messenger modenesi alla domanda su peso e dimensioni massime trasportabili. La media è di 8-10 kg nello zaino e 50 kg massimo – con picchi di 250 kg come a Roma e Torino – per gli ingombranti con bici cargo.

Il problema principale che accomuna molti ciclo-corrieri è la difficoltà di trovare un'assicurazione che copra la merce trasportata. A Modena, spiegano i bike messengers emiliani, "nessuna assicurazione ha voluto anche solo provare a farci assicurare i pacchi che consegniamo. E' in corso un'azione collettiva in questo senso che speriamo porti i suoi frutti".

I suoi frutti, intanto, li sta portando l'unione del servizio di bike messengers con la consegna a domicilio di verdura, frutta, prodotti da agricoltura biologica e non. Tutti i corrieri collaborano attivamente con Gruppi di Acquisto Solidale, mercati rionali, imprese agricole locali, organizzazioni come Coldiretti o associazioni come Greencommerce. A Bologna, il servizio è stato scelto dall'amministrazione comunale sperando che altre ne seguano l'esempio, mentre a Torino si sta trattando per consegnare in bicicletta anche gli abbonamenti del bike-sharing. A Roma, invece, lamentano alcuni, paradossalmente, "le grandi Ong come Greenpeace e Amnesty sembra che snobbino ancora il servizio".

Se poi ai bike messenger si chiede quale sia la cosa più strana consegnata, le risposte sono le più divertenti: si va dalla dentiera dei corrieri di Bolzano ai 4 litri di urina portata a destinazione a Catania, passando per lombrichi per il compostaggio, toner, tavoli, assegni, animali vivi e imbalsamati, incenso, attrezzature da bar e anche un portafoglio smarrito per strada, riconsegnato al legittimo proprietario da un bike messenger di Napoli.

Alessio Sciurpa

Mercoledì 5 dicembre 2012, alle ore 18.00, al Circolo dei Lettori di Torino, Greenews.info presenterà al pubblico, l'Agenda Greenews 2013 che, grazie ad un accordo con "Pony 0 Emissioni" , vedrà consegnate in bicicletta tutte le copie acquistate in città, attraverso l'e-commerce Greencommerce. Qui sotto la nuova campagna di comunicazione 2013 dell'Associazione Greencommerce, incentrata proprio sulle consegne "a zero emissioni".

Fonte: greenews

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Per chi detesta arrivare in ufficio in bici sudato, con i capelli in disordine o peggio bagnato come un pulcino quando piove a dirotto, la Organic Transit di Durham, Nord Carolina, ha brevettato un veicolo elettrico a tre ruote alimentato da pannelli solari installati sul tettuccio e dalle pedalate del conducente. L'innovativo mezzo di trasporto si chiama ELF ed è a tutti gli effetti un incrocio tra una bici e un'auto elettrica solare.

 

L'ideatore Rob Cotter con questo progetto ha inteso coniugare i benefici della bicicletta, mezzo a zero emissioni, ai vantaggi di un'auto elettrica a pedalata assistita, veicolo che consente di spostarsi più velocemente e al riparo dalla pioggia, dal sole cocente e dal vento. ELF è un progetto Kickstarter che consente di risparmiare sui costi della benzina, ormai alle stelle, diminuendo le emissioni degli spostamenti e svolgendo attività fisica ogni giorno.

L'auto-bici elettrica è dotata di un pannello solare da 60 watt, di una batteria al litio da 88,8 volt e di motori magnetici al neodimio da 750 watt. L'alimentazione elettrica può sia sostituire completamente quella meccanica, sia agevolare la pedalata, riducendo gli sforzi del conducente in salita o quando si ha necessità di procedere più spediti. Il veicolo raggiunge infatti i 48 km/h.

Dietro il sedile, nella parte posteriore del veicolo, l'auto-bici può inoltre contenere qualcosa come sei borse della spesa, fino a un carico massimo di 158 kg. Per quanto riguarda l'autonomia e il risparmio di carburante, ELF consente di percorrere 2.896 chilometri con l'equivalente energetico di 3,79 litri di gasolio.

ELF è inoltre dotata di luci di posizione, stop e frecce per permettere al conducente di cambiare direzione o fermarsi in totale sicurezza. Il veicolo a tre ruote attualmente è registrato come bici negli Stati Uniti. Il costo è di 4.000 dollari e la produzione si limiterà in questa prima fase a cento modelli. Già diversi quelli acquistati dalla pubblicazione del progetto, avvenuta il 29 novembre scorso. Le prime auto-bici a tre ruote verranno consegnate a marzo del 2013.

Fonte: ELF su Kickstarter

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