Tutto quello che serve agli appassionati delle due ruote, punti vendita, assistenza, riparazioni e abbigliamento.
Merito anche di una rete di bike sharing ramificata e che ora punta a rafforzarsi nelle periferie, soprattutto nell'area Nord, in Barriera di Milano. Ad oggi sono 96 le stazioni attive, fra pochi giorni il sindaco Fassino inaugurerà la centesima postazione ed entro la fine del 2013 si punta ad arrivare a 180 stazioni. Il servizio è integrato con quelli di Collegno, Alpignano, Druento, Grugliasco e Venaria. E si vedono già i primi effetti: bici che arrivano da fuori Torino e vengono lasciate nelle stazioni in città. "Siamo molto soddisfatti di come sta andando", spiega Gianluca Pin di ToBike. E aggiunge: "Abbiamo raggiunto i 18 mila abbonati stabili e contiamo di incrementarli con le nuove inaugurazioni". In realtà sono 28 mila, tra torinesi e turisti, le persone che hanno una tessera in tasca, ma il tasso di rinnovo annuale è del 70 per cento. Nelle prossime settimane verranno immesse tra 500 e 600 bici, nuove o revisionate.
Un servizio su cui punta l'assessore all'Ambiente, Enzo Lavolta, che ha voluto realizzare una prima indagine tra gli abbonati. A breve ci saranno i risultati, "ma da una prima lettura è emerso un voto 7 su una scala da 1 a 10". In quali orari si usa di più il bike sharing? Sono 5 mila i prelievi giornalieri, con punte di 7 mila nei giorni di sciopero dei bus. Oltre ai classici orari di punta, mattino e sera, la fascia di maggior utilizzo è quella dalle 12 alle 17. Poi di notte. Essendo uno dei pochi servizi che funziona 24 ore su 24, anche quando bus e tram sono fermi, il 16 per cento dei prelievi avviene di notte. In media i tragitti sono corti: 12 minuti. "La bici è un mezzo pubblico di trasporto, integrato con gli altri - sostiene il presidente della commissione Ambiente, Marco Grimaldi - siamo in una fase di mezzo, in cui la città ha bisogno di adottare un piano di mobilità dedicato alle due ruote, affinché i ciclisti si muovano in sicurezza".
Che il fenomeno bici a Torino sia in crescita lo si capisce anche dai dati sui furti. La polizia municipale, per iniziativa del responsabile di sicurezza urbana Paola Loiacono, ha messo a punto un progetto speciale, "Ladri di biciclette", partito a novembre. Si sta comprendendo meglio il fenomeno: 100 le denunce, quasi tutte di privati cittadini. Poco più di una decina quelle di ToBike. "24 bici sono state trovate e restituite", spiegano i responsabili. I mezzi spariti sono però molti di più perché, quando il valore della bicicletta è minimo, si evita la rogna della denuncia. "È importante rendere riconoscibile la bici - sostengono i civich - la punzonatura è lo strumento migliore. E poi scattare sempre una foto". Tre i filoni d'indagine. Il furto da palo. Taglio rapido della catena, fuga, e smercio in poche ore. Poi il furto nei negozi. Vengono anche presi di mira cantine e garage. Le zone a rischio: oltre al centro, nei quartieri Pozzo Strada, San Paolo, Parella e Cit Turin.
Fonte: repubblica-torino
È italiana la bici pensata per chi non ha soldi per comprarne una. La studentessa dell'università di Bolzano vince l'International Bicycle Design Competition di Taiwan con Bamgoo, una struttura modulare che viaggerà per le strade dei paesi in via di sviluppo
L'hanno già ribattezzata, a torto o a ragione, la "bici dei poveri". Sara Urasini, studentessa alla facoltà di Design e arti alla libera università di Bolzano, ha vinto il prestigioso International Bicycle Design Competition, uno degli eventi mondiali che rientrano nell' International Forum Design. Il suo progetto, battezzato Bamgoo (anche se il nome e il materiale di base sono gli stessi, non è la minicar elettrica già vista qualche tempo fa), è una bicicletta pensata in particolare per i paesi in via di sviluppo che monta una particolare struttura removibile in bambù per il trasporto delle merci.
L'ingegnosa impalcatura può essere sfruttata direttamente sulla bici, senza bisogno di alcun aggiustamento o modifica al telaio, o anche utilizzata a sé stante e trasportata a spalla. A quanto pare, il prodotto – uscito fuori dal corso Velocity sostenuto lo scorso semestre estivo all'ateneo bolzanino sotto la supervisione dei docenti Steffen Kaz, Martin Luccarelli e Alvise Mattozzi – ha colpito la giuria internazionale, che l'ha inserito fra i primi dieci, in particolare per l'uso di materiali naturali e per l'assoluta semplicità del concept.
La giovanissima inventrice ha così potuto prendere parte a un workshop di quattro giorni all' Asia University di Taiwan, proprio alla fine di novembre, insieme agli altri nove fra vincitori e vincitrici provenienti da tutto il mondo e scremati da oltre 600 partecipanti al contest planetario riservato alle nuove idee per cambiare il mondo della mobilità su due ruote. Nella giuria, fra gli altri, Sean Lee, direttore regionale di If Design, Michael Tseng, general manager dell'arcinoto colosso delle bici Merida, ingegneri e designer tra cui Georg Todtenbier, Henry Chang e Nobert Haller.
Una full-immersion per mettere mano ai progetti, svilupparne le potenzialità e sistemarne i punti deboli in vista delle selezione finale. Prossima tappa per la studentessa italiana sarà infatti la messa a punto di rendering e modelli per mostra e cerimonia finale al Taipei Cycle Show, in programma sempre a Taiwan il prossimo marzo. Da lì, usciranno fuori i cinque progetti che porteranno a casa la vittoria assoluta mentre la Merida ne sceglierà altri tre da mettere in produzione. Insomma, c'è la concreta possibilità che la spedizione in Estremo Oriente della designer in erba, partita dai freddi dell'Alto Adige, si trasformi in qualcosa di molto concreto.
Fonte: life.wired
Le politiche a favore della riduzione di emissione di gas inquinanti e del decongestionamento del traffico urbano vengono promosse in un contesto che ha visto l'aumento di oltre il 20%, negli ultimi due anni, dell'uso quotidiano delle due ruote.
La Consulta ha come punto di riferimento il Piano generale di sviluppo del Comune di Bologna che contiene, fra gli obiettivi da perseguire entro il 2014, l'ampliamento della rete delle piste ciclabili, il potenziamento del bike sharing, la realizzazione di alternative ciclabili nel centro storico e l'organizzazione di iniziative collegate a eventi nazionali ed europei.
Questo il comunicato sul sito del Comune di Bologna:
Il Consiglio comunale ha approvato la delibera istitutiva della Consulta comunale della bicicletta. L'organismo ha come finalità il sostegno e il confronto stabile con l'Amministrazione nella definizione degli indirizzi sulle tematiche della mobilità ciclabile, la promozione dell'utilizzo della bicicletta e il sostegno alle politiche attive per la mobilità ciclabile, la valorizzazione dell'esperienza e le competenze delle associazioni interessate alla promozione e allo sviluppo della mobilità ciclabile.
Soddisfatto per il via libera alla Consulta, l'assessore alla Mobilità Andrea Colombo dichiara: "Considero la decisione del Consiglio comunale di istituire la Consulta della bici un importante passo in avanti per costruire in modo partecipato una mobilità più sostenibile a Bologna. La bicicletta, insieme al trasporto pubblico e alla pedonalità, è infatti ormai a tutti gli effetti un mezzo di spostamento quotidiano per i bolognesi: tanto che solo negli ultimi due anni - fra crisi economica, nuove pedonalizzazioni e piste ciclabili - l'uso giornaliero delle due ruote è aumentato di oltre il 20%. Con la delibera di oggi nasce un luogo di confronto permanente tra l'amministrazione comunale e le associazioni e i movimenti dei ciclisti, grazie al quale potremo migliorare ancora i progetti per rendere la nostra città sempre più accessibile e sicura da girare in bicicletta".
La composizione, l'attivazione e le modalità di funzionamento della Consulta avverranno secondo le modalità stabilite dal "Regolamento delle Consulte del Comune di Bologna.
Clicca qui per leggere la delibera completa in formato pdf
Fonte: Regione Emilia Romagna; Comune di Bologna
Fondation Grand Paradis lavora per questa iniziativa in collaborazione con la Communauté de Communes de la Vallée d'Aulps, il Syndicat Intercommunal à la Carte de la Vallée d'Abondance, il SIVOM du Haut Chablais e il Conseil Général de Haute-Savoie.
Il concorso, aperto a professionisti, dilettanti e appassionati è dedicato a fotografie di montagna e si concluderà il 31 gennaio 2013.
Ideato nell'ambito del progetto "ITER_Imaginez un Transport Efficace et Responsable", il concorso fotografico ha come tema la mobilità dolce, una filosofia alternativa per realizzare gli spostamenti personali abbandonando le vecchie abitudini che ci legano all'utilizzo dei mezzi di trasporto tradizionali e inquinanti.
Per partecipare è necessario compilare la scheda di iscrizione e inviarla entro il 31 gennaio 2013 unitamente alla fotografia in formato elettronico jpg ad alta risoluzione a Fondation Grand Paradis (Villaggio Minatori, Cogne) oppure al Syndicat du Haut Chablais (Sous la Côte 74470 Vailly, France).
Il materiale potrà ugualmente essere spedito via mail ai seguenti indirizzi di posta elettronica: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Giuria e Premi
La giuria tecnica è composta dal fotografo naturalista Enzo Massa Micon, dal fotografo professionista Paolo Rey, dal fotografo professionista Patrick Brault, da Luisa Vuillermoz, direttore di Fondation Grand Paradis e da Sophie MUFFAT, vice presidente della Communauté de Communes de la Vallée d'Aulps, responsabile dei trasporti e attribuirà 4 premi:
-il primo classificato si aggiudicherà una salita al Gran Paradiso per cinque persone accompagnate da una guida alpina;
-il secondo classificato vincerà un week-end a Cogne, nel Parco Nazionale Gran Paradiso, comprensivo di un pernottamento in mezza pensione presso il Residence "Au vieux grenier" e due trattamenti presso il centro masso-fisioterapico Borney;
-l'autore della terza fotografia classificata si aggiudicherà invece un buono "Decathlon" da 200 euro spendibile presso tutti i negozi "Decathlon" d'Europa per l'acquisto di una bicicletta.
È previsto infine un Premio Speciale, un buono "Decathlon" da 150 euro per l'acquisto di un paio di pattini in linea che verrà attribuito alla migliore fotografia scattata all'interno del territorio delle valli francesi dell'Haut- Chablais e delle valli valdostane del Gran Paradiso.
Le fotografie premiate insieme ad altre 8 fotografie selezionate dalla giuria verranno esposte nell'ambito della mostra itinerante franco-italiana "Expo voyage –expérience ITER" (Imaginez un Transport Efficace et Responsable) e su pannelli led retroilluminati presso il Centro Visitatori del Parco Nazionale Gran Paradiso di Valsavarenche.
La scheda di partecipazione, il regolamento e tutte le informazioni sono presenti in allegato o disponibili sul sito web www.grand-paradis.it.
Per ulteriori informazioni: Fondation Grand Paradis Villaggio Minatori - 11012 Cogne (AO) Tel – 0165-75301 - Fax 0165-749618 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - www.grand-paradis.it
Per stampare la locandina clicca qui
Scarica il regolamento del concorso e la scheda d'iscrizione
Fonte: movimentolento.it
Non solo una mostra, ma una vera e propria sfida quella di quattro artisti, Pierpaolo Curti, Daniele Nitti Sotres, Paolo Tatavitto e Marco Uggè, per unire natura,cultura e tecnologia presentando per la prima volta al pubblico il loro innovativo progetto. Anche l'arte si pone al servizio della mobilità dolce, valorizzando l'uso delle biciclette per esplorare il territorio e per avviare una promozione turistica e culturale nell'area dei Comuni di Boffalora d'Adda, Corte Palasio e Abbadia Cerreto.
Orari di apertura: martedì-venerdì 16,00-19,00 sabato, domenica e festivi 10,00 -13,00/16,00-19,00 Lunedì chiuso Ingresso libero
Fonte: movimentolento.it
In questo quadro non sempre omogeneo salta agli occhi però la presenza di attraversamenti ciclabili, praticamente a tutti gli incroci, ben chiari come segnaletica orizzontale (simile ad i nostri quadrotti).
La cosa potrebbe stupire alcuni progettisti delle nostre terre italiche, gli attraversamenti ciclabili vengono realizzati anche dove non c'è pista ciclabile. In alcuni casi un paio di metri prima dei quadrotti dell'incrocio viene fatta iniziare la corsia ciclabile, anch'essa costituita da semplici linee bianche verniciate sulla carreggiata, con il pittogramma della bici. In tal modo si incanala in modo chiaro il flusso dei ciclisti per impegnare l'intersezione.
Gli attraversamenti ciclabili mancano soltanto ad alcuni incroci all'interno delle zone 30, dove il traffico è già ridotto e reso compatibile a vantaggio di ciclisti e pedoni.
Gli attraversamenti ciclabili sono presenti anche sulle arterie di grande scorrimento a 4 o più corsie, semaforizzati o in qualche caso senza intersezione a raso, cioè con sottopasso o sovrappasso.
La logica è chiara e coerente: gli incroci sono la maggiore criticità nell'uso della bicicletta, che si vuole favorire ed incentivare spostando quote di mobilità verso di essa e sottraendole all'auto; invece di attendere che sia portata a termine una rete ciclabile a copertura totale, probabilmente anni per una metropoli di 4 milioni di abitanti, si interviene già a tempi brevi, a costi modestissimi della sola segnaletica orizzontale, in modo comunque efficace. C'è anche un fattore psicologico: gli attraversamenti ciclabili, specie se dotati di pittogramma o con fondo rosso, sono ben visibili nella quotidianietà del traffico, e richiamano sempre alla mente degli automobilisti la presenza delle bici, con diritti e tutele maggiori di quelle del traffico motorizzato.
Ovviamente gli attraversamenti sono presenti a tutte le intersezioni di ogni pista ciclabile esistente, applicando il principio che essa deve avere assoluta continuità, non obbligare il ciclista a smontare o dare la precedenza. In sostanza una pista ciclabile non finisce, perchè sbocca in un'altra pista ciclabile della rete, oppure in una zona 30 o a moderazione del traffico; in queste ultime il ciclista di solito non necessita di particolare tutela, già resa effettiva dalla limitazione della velocità, dalla conformazione stradale e dalla stessa normativa che vede in tali contesti i mezzi motorizzati all'ultimo gradino della gerarchia del traffico.
La continuità delle piste ciclabili si applica addirittura alle intersezioni con le linee tramviarie (ben 26), con attraversamenti semaforizzati.
Osservando lo sviluppo della ciclabilità berlinese, in tempo reale e sotto gli occhi di tutti, si notano anche alcuni perfezionamenti negli interventi recenti rispetto ai più vecchi. Per es. il fondo rosso sta diventando lo standard, soprattutto nei nuovi attraversamenti e per le corsie ciclabili su sede stradale, cioè dove c'è esigenza di maggiore visibilità.
Altra tendenza per gestire al meglio le varie possibilità di svolta delle bici agli incorci è data dalla realizzazione di corsie ciclabili di incanalamento.
La ciclabilità a Berlino è in continua crescita, ed appare evidente che si va nella stessa direzione delle città più avanzate, come la spesso citata Groningen (Olanda, medie dimensioni) o Copenhagen (anch'essa grande metropoli). Il modello a cui si tende, quello ormai consolidato in tutta Europa, vede una doppia articolazione: rete ciclabile a maglie strette sull'intera città, in pratica su tutta la viabilità principale e le direttrici di traffico; e "riempimento" delle aree interne al reticolo con zone 30, zone a più marcata moderazione del traffico e zone pedonali a macchia di leopoardo. Anche in questo caso non si attende il completamento della rete ciclabile, ma si interviene già con la trasformazione viabilistica, urbanistica e normativa di vaste aree residenziali e commerciali, ove il traffico viene rallentato, declassato o limitato ai residenti e pochi altri. La crescente limitazione della sosta su strada in zone centrali completa la trasformazione in atto.
E' applicabile da noi?
La realizzazione di attrasversamenti ciclabili a molti incroci stradali è uno sviluppo facilmente praticabile in molte città italiane, a partire da quelle prive di reti ciclabili o estremamente carenti. Potremmo sintetizzare con il seguente motto: un attraversamento ciclabile vale spesso più di centinaia di metri di pista ciclabile, specie se questa si interrompe agli incroci.
In pratica è possibile, con costi ridottissimi (vernice bianca), affiancare una o due file di quadrotti bianchi per le bici alle strisce pedonali, utilizzando le stesse lanterne semaforiche ove presenti. Un buon accorgimento, utile a sottrarsi a cavilli normativi da azzeccagarbugli, è anche la realizzazione di un brevissimo tratto di corsia ciclabile sul marciapiede o sulla carreggiata, che immetta nell'attraversamento ciclabile, con pittogrammi bici ben visibili. Nei casi in cui sia già presente una rete ciclabile, e pezzi di essa, una soluzione simile e molto efficace é quella di realizzare attraversamenti ciclabili che, provenendo da strade laterali, guidano il ciclista alla pista ciclabile stessa.
L'altro ammaestramento che se ne può trarre è la necessità di continuità delle piste ciclabili, che non devono interrompersi alle intersezioni. Si tratta probabilmente della più diffusa, pericolosa ed insensata carenza delle piste ciclabili nelle città italiane, abbinata al fatto che esse spesso, invece che fare rete, vanno da A a B, non di rado "dal nulla al nulla".
Autore: Valerio Parigi- fiab-onlus
Tutto quello che serve agli appassionati delle due ruote, punti vendita, assistenza, riparazioni e abbigliamento.