Tutto quello che serve agli appassionati delle due ruote, punti vendita, assistenza, riparazioni e abbigliamento.
Lunghezza: 16,49 km complessivi
Tempo percorrenza: 3 ore
Dislivello: 540 metri effettivi
Difficolta': B.C.A.
Tipo: asfalto 9,99 Km (61%), sterrato 6,50 (39%)
Periodo consigliato: tutto l'anno (meteo permettendo)
Località di partenza: piazza Modena (Torino)
Cartografia: Carta dei Sentieri della Collina Torinese (Le guide di Alp escursionismo) Scala 1:15.000 Vivalda Editori
Descrizione: Azzerare il ciclocomputer davanti ai cancelli della tranvia a dentiera che, nel 1934, prese il posto della funicolare a vapore progettata dall'ingegner Tommaso Agudio (inaugurata nel 1884). Le carrozze d'epoca, ovviamente restaurate, raggiungono Superga coprendo un dislivello di circa 400 metri in poco piu' di 3 chilometri. Iniziamo l'itinerario, percorrendo la strada comunale di Superga, cercando di fare attenzione alle automobili essendo assai frequentata e, inizialmente, piuttosto stretta. L'edificio sul poggio alla nostra sinistra e' l'ex Chiesa Parrocchiale di Sassi, ora adibita ad uso civile. La salita, ripida e tortuosa, si snoda tra numerose ville settecentesche. Poco prima che la strada transiti sotto la dentiera, a lato di una casa recente con civico 99, si prende la pista forestale chiusa da sbarra (1,44 Km) sino ad incrociare il sentiero 29 che va seguito a sinistra (1,93), con discesa ripida. Lo si lascia (2,34 - continuare diritto) poco prima di arrivare al "pont ed la carossera" che consente di superare il Rivo di Costa Parigi e raggiungere l'asfaltata via Croce, che va percorsa a destra. Si racconta che una donna che abitava in una delle ville piu' a monte, era solita ricevere le visite di numerosi corteggiatori, i quali erano pero' costretti a lasciare le loro carrozze in questo punto e procedere a piedi, giacche' a quel tempo la via era piuttosto accidentata. Tale ponte rese possibile l'accesso al prato situato al di la' del rio che venne cosi' impiegato come parcheggio per le vetture, da cui l'origine del nome. Superati alcuni tornanti si raggiunge la Villa Viretti, con annessa cappella: qui si affronta lo sterrato che transita tra due piglie in mattoni recanti il numero 108 (3,76). In questo tratto attraverseremo con alcuni saliscendi alcuni corsi d'acqua, mentre ai lati si staccano i proseguimenti dei sentieri, piuttosto ripidi, numero 29 (3,94 - scalini), 28 (4,22) e 28/29 (4,66). Si arriva nuovamente alla strada comunale di Superga (4,89), dove si riprende la salita. Superata la fermata di Pian Gambino (5,90) e strada Tetti Bertoglio (6,01), si svolta sulla sterrata situata sul lato opposto della strada (6,26 - cartello 241bis) che raggiunge l'ex casa cantoniera della tranvia. Transitati sotto i binari (6,39), si continua seguendo sempre la carrareccia in piano, contrassegnata da segni di zampe di volpe blu su fondo bianco. Si arriva cosi' ad incrociare nuovamente il sentiero 29 (7,05), seguendolo a destra. Poco piu' sotto si noti il sentiero 60 che arriva dalla cascina Catalinette. Affrontiamo ora l'unico tratto non ciclabile dell'intero itinerario: il sentiero sale infatti, con alcuni gradoni, molto ripido. Percorsi 130 metri (7,18) rimontiamo, ad un quadrivio, nuovamente in sella, procedendo a sinistra lungo la GTC, tralasciando alcuni sentieri che scendono lungo il pendio: 7,34; 7,43 (sentiero 62 "degli Asini", cosi' chiamato perche' fu il cammino principale, durante la costruzione della Basilica di Superga, utilizzato dai lavoratori di San Mauro per portare il materiale da costruzione sul dorso di asini e muli); 7,94; 8,20 (sentiero 65). Giunti in strada Moncanino (8,42), nei pressi di villa Trinelli, si continua in salita sino alla strada proveniente da Baldissero (9,47), ove si gira a destra. Percorsi poche decine di metri (9,51), svoltare ancora a destra. La via ora percorsa termina dinnanzi alla Basilica (10,06) ed e' adornata dalle edicole, erette in onore della Madonna tra il 1794 ed il 1796, per scongiurare l'invasione di Torino da parte di Napoleone. La realizzazione fu affidata all'architetto Francesco Dellala mentre gli affreschi ovali furono dipinti da Luigi Piantini. Il piazzale sul quale sorge la Basilica, fu ottenuto abbassando il colle di circa una quarantina di metri. La costruzione dell'edificio, progettato da Filippo Juvarra, avvenne tra il 1717 ed il 1731, in seguito ad un voto fatto da Vittorio Amedeo II nel 1706, durante l'assedio di Torino da parte dei francesi. Le dimensioni dell'opera sono considerevoli: 34 metri in larghezza, 51 in lunghezza mentre la cupola raggiunge i 75 metri di altezza. Nei sotterranei si trova il mausoleo dei Savoia, adorno di pregiate sculture. Al centro del piazzale adibito a parcheggio, e' il monumento (di Tancredi Pozzi) a Umberto I: l'aquila ferita in cima alla colonna rappresenta il re, mentre il guerriero alla base simboleggia il popolo torinese pronto a vendicare l'assassasinio del sovrano (compiuto da un anarchico nel 1900 a Monza). Effettuiamo il giro dell'intero complesso iniziando alla nostra sinistra. Sul retro (10,38), una lapide ricorda la sciagura aerea (4 maggio 1949) nella quale morirono i calciatori del Torino, di ritorno da una partita amichevole disputata a Lisbona. Si salgono quindi alcuni gradini al termine dei quali, nei pressi di una palina segnaletica (10,58) indicante vari itinerari escursionistici, si scende su sentiero sino alla sottostante strada Torino - Baldissero, seguendola in direzione di Sassi (10,98 - a destra). Si svolta quindi sulla sterrata strada Tetti Rocco (11,74) sino al bivio seguente (12,10), dove si scende a destra su asfalto (cartello "solo al n° 30" - l'altro ramo conduce alla vicina borgata Tetti Rocco). Si raggiunge un cancello (12,33), a lato del quale, affrontiamo il sentiero che si inoltra nel bosco con alcuni saliscendi. Si seguono d'ora innanzi sempre le indicazioni del percorso numero 26. Senza lasciarsi ingannare da un sentiero proveniente da sinistra tra 2 piglie in mattoni (12,90), si continua diritto varcando un cancello aperto, raggiungendo l'asfaltata strada Tetti Canera (12,96). Questa scende presso una casa con civico 119 (dal lato opposto e' invece la variante del sentiero 26 che sale alla strada Sassi - Superga). Dalla casa si prosegue sulla carrareccia alla sinistra del cancello di ingresso (13,05). Dopo la cappella del Beria Grande, realizzata nel 1788 dall'architetto Rocca, si costeggiano per un breve tratto le mura della villa settecentesca situata su un ampio pianoro, utilizzata in passato come campo di villeggiatura dai cadetti dell'Accademia Militare di Torino. Pervenuti ad una strada asfaltata (13,43), si va a destra sino ad una casa con civico 79, dove, aiutati anche dai cartelli indicatori, si continua sulla carrareccia alla nostra destra che termina presso una ennesima casa con civico 44 (13,69). Avanzando sulla strada di accesso, si attraversa la borgata Tetti Bertoglio. Poco dopo il ponte sulla statale SS 10 (14,13), ad un bivio, si tiene la stradina che fiancheggia un muro di cinta (14,16), raggiungendo strada Cartman (15,62). Seguirla a destra sino alla strada Mongreno. Ancora a destra (15,62), si attraversa piu' avanti la piazza Giovanni dalle Bande Nere sulla quale si affaccia la chiesa Madonna del Rosario (16,25) sino a raggiungere la strada al traforo di Pino (16,35). A sinistra, in pochi istanti, l'anello si conclude presso la stazione della tranvia (16,49).
segnalazioni:
dopo aver preso la pista forestale al Km 1.44, dopo circa trecento metri, si incontra sulla sinistra una stradina sterrata (freccia rossa nel riquadro a lato) che forse non c'era quando e' stato effettuato il percorso nel 2000. Questa stradina, non segnalata sulla mappa, potrebbe essere scambiata con lo sterrato 29 da prendere poco dopo, specialmente se non si possiede il computer da bici. Questo sterrato tra l'altro scende molto e poi si interrompe, costringendo a risalire la ripida discesa appena fatta.
Tempo percorrenza: 30 minuti
Tipo: asfalto (4,97 km - 97%), sterrato ( 0,14 km -3%)
Località di partenza: Parco Colletta, vicino sponda fiume Po circa all'altezza di C.so Taranto, nel punto in cui convergono 2 stradine asfaltate (provenienti rispettivamente da Piazza Sofia e Ponte Amedeo VIII sulla Stura) ed una sterrata.
Descrizione:
seguiamo la stradina che procede in direzione della Stura di Lanzo, mantenendoci inizialmente vicino al fiume Po e quindi al torrente affluente. Ad un paio di bivi teniamo la destra (0,49 e 0,63) raggiungendo il ponte Amedeo VIII (0,77 - strada di Settimo). Attraversatolo imbocchiamo subito a destra la pista ciclabile che corre parallela a Lungo Stura Lazio (0,93). Transitati sotto il cavalcavia, continuiamo ancora a destra (pressi cancello di accesso ai pozzi di estrazione dell'AAM), costeggiando il canale derivatore della centrale AEM, situata quasi sul confine del comune di Torino ed alimentata dall'ampio bacino creato dallo sbarramento della diga del Pascolo. Nella parte iniziale, lunga 250 metri, il canale e' piu' largo per limitare la velocita' dell'acqua e consentire quindi la sedimentazione di materiali solidi; nella seconda (lunga 1,3 Km) la sezione si riduce e la velocita' diventa circa il doppio (poco piu' di 5 Km/h). La sua realizzazione ha creato un ampio isolotto dove e' presente la piu' grande garzaia d'Europa dopo quella di Amsterdam (considerando i soli centri abitati), per non parlare poi delle circa 150 specie di uccelli. Passato il cancello del campo sportivo dell'US Ardor (2,46), nata come squadra parrocchiale nel 1937, e quello del Parco del Meisino (3,00), ci allontaniamo dal canale pervenendo ad un trivo dove prendiamo la stradina tutta sulla destra (3,26) che passa tra le case della borgata Bertolla, famosa in passato per i suoi lavandai: qui accorsero numerosi all'inizio del secolo, in seguito all'editto del Comune di Torino che vietava di sciorinare i panni sulle sponde cittadine del Po per non inquinarlo. Essi si stabilirono lungo il corso del Rivo Freddo. I panni lavati nel rio venivano fatti poi asciugare sui campi circostanti che fornivano anche il foraggio per i cavalli utilizzati nel trasporto della biancheria. La professione inizio' a decadere negli anni Sessanta, in seguito all'introduzione delle lavatrici domestiche. Raggiunta la vicina piazza Monte Tabor (3,31), ne usciamo a destra lungo la via omonima. Raggiunta la strada comunale di Bertolla (3,44) la seguiamo di fronte per circa 150 metri imboccando, nei pressi del cartello dell'interno 144, una strada privata sulla destra caratterizzata dalla presenza di numerosi dissuasori. Entrati in territorio di San Mauro questa diventa via Trento. Continuare sempre diritto sino a raggiungere un cartello di precedenza (3,94): a destra, lungo un passaggio pedonale, entriamo nel Parco L'Eliana (dal nome della citta' spagnola con cui S. Mauro e' gemellata) raggiungendo il canale di uscita della centrale. Lo costeggiamo a sinistra, seguendo un vialetto che termina nei pressi di una rotonda (4,82 - piazza Mochino). Qui percorriamo il "ponte vecchio", sfruttando la carreggiata riservata al transito pedonale (l'altra e ' invece destinata alla circolazione a senso unico degli autoveicoli), intitolato a Vittorio Emanuele III e costruito nel 1912. In precedenza, il collegamento era garantito da un sistema di zattere agganciate ad una fune che attraversava il fiume. La maggior parte del traffico transita oggi su quello adiacente, di costruzione piu' recente. Subito dopo questo e' la diga Cimena, dalla quale si stacca un altro corso d'acqua artificiale: quello della centrale idroelettrica di Galleani (frazione di Castagneto Po). Al termine del ponte ci troviamo in piazza Martiri della Liberta' dove concludiamo l'itinerario (5,11). Di fronte a noi e' la chiesetta di San Rocco, antica sede della Confraternita dello Spirito Santo, eretta tra il 1728 ed il 1731. Piu' recenti sono il campanile (anno 1760) e la facciata (1781).
Segnalazioni:
dal punto di arrivo (ponte vecchio di San Mauro) si può proseguire per la pista ciclabile che corre, parallela al Po, sulla sponda opposta. Al termine del ponte vecchio girare a destra nella via di raccordo che porta alla piazza in riva al fiume e percorrere quest'ultima in direzione di Torino. Attraversare il passaggio pedonale della nuova rotonda, alla fine del sottopasso, facendo attenzione alle auto. Da qui, sino al parco del Meisino, inizia una bella pista ciclabile (2 Km ca.) con vista sul Po, che si interrompe (ahimé) all'altezza di un rio: salire per la scala in legno e sbucare, dopo il ponticello, su Corso Casale. Dopo lo spiazzo antistante un concessionario di motocicli c'é un passaggio nella recinzione e si scende sulla parte di pista ciclabile che porta al parco del Meisino. Da qui si può ritornare al ponte di Corso Belgio, costeggiando il Galoppatoio Militare e il Cimitero di Sassi per raccordarsi al ponte pedonale di Parco Michelotti.
[TO]BIKE, il servizio di bike sharing della città, sarà mezzo protagonista di una delle installazioni di Luci d'Artista 2012. Martino Gamper, artista di Luci in Bici, trasformerà le biciclette del servizio in luminose opere d'arte proiettando video sulle ruote. L'installazione si compone di una sezione fissa in via Carlo Alberto e di una parte itinerante che coinvolgerà tutti coloro che vorranno essere protagonisti di un'opera d'arte.
Prenotandosi online sul sito, infatti, sarà possibile "accendere" ogni sera, per un'ora, una delle [TO]BIKE d'artista.
Gli incidenti diminuiscono nelle strade extraurbane, ma niente cambia in quelle urbane e l'80% delle vittime in città è da ricondurre all'utenza debole. Le politiche di sicurezza urbana sono totalmente al palo; l'Italia insieme alla Grecia è fanalino di coda in Europa. Complessivamente, con qualche anno di ritardo, ci stiamo avvicinando al dimezzamento delle morti rispetto al 2001 (- 45%), ma il dato è sempre molto sbilanciato verso le quattro ruote (- 56%, dimezzamento abbondantemente superato) a scapito dell'utenza debole (- 37% pedoni, - 13% ciclisti, - 30% motociclisti). ?? Come emerso dagli Stati Generali della bicicletta e della mobilità nuova tenutisi a Reggio Emilia il 5 e 6 ottobre, la soluzione sta solo in interventi sistematici di moderazione del traffico, sistematizzazione delle zone 30, incentivazione dell'utenza non motorizzata (20-20-20 come obiettivo della percentuale di spostamenti in bici, a piedi e con TPL), scuole car free e quant'altro riesca a incidere effettivamente sulla vivibilità del contesto urbano. Primo fra tutti i comuni italiani ad attivarsi in questo senso è stato quello di Milano, a seguito di un
fatto drammatico che ha destato la commozione di tutta la città.
Esattamente un anno fa, il 5 novembre del 2011, moriva infatti Giacomo Scalmani, un ragazzino di 12 anni, travolto e ucciso da un tram in via Solari a Milano, mentre stava tornando a casa sulla sua mountain bike dopo l'oratorio. Nel buio della sera, sotto la pioggia, Giacomo aveva trovato improvvisamente davanti a sé la portiera aperta di un'auto, ed era caduto sui binari proprio mentre stava passando il tram. Una vita perduta per sempre in una tragedia assurda che, forse, poteva essere evitata. Di fronte alla sua morte, il consiglio comunale milanese ha deciso di dare una risposta di grande solidarietà e di affetto, dedicando alla memoria di questo "piccolo angelo in bicicletta" un manuale di sicurezza per i ciclisti.
La città di Milano sta lavorando a una nuova mobilità e l'amministrazione sta pensando a una città dinamica e moderna ma poco inquinata, rumorosa e caotica. Una città all'altezza dei bambini e dei bisogni delle persone. L'intenzione è cioè quella di raddoppiare le piste ciclabili lungo strade a maggiore domanda e integrarle con altre modalità di trasporto, incrementando le zone 30, dove la velocità massima la stabilisce la bicicletta, e installando nuove rastrelliere e sviluppando il bike sharing. Per la prima volta, nel capoluogo lombardo è consentito e gratuito il trasporto delle biciclette sui mezzi pubblici fino alle 7 del mattino e dalle 20 a chiusura del servizio.
Nessun mezzo è però mai abbastanza sicuro se non si rispettano le regole. Ecco perché il manuale, redatto dal Comune di Reggio Emilia e da Fiab Ciclobby (Federazione Italiana Amici della Bicicletta - fiab-onlus. it), rappresenta un aiuto concreto per gestire le situazioni di difficoltà. La guida è un libero adattamento, a cura del Comune di Milano, del materiale contenuto nel sito www.bicyclesafe.com, il cui autore originale è Michael Bluejay.
Quali sono, dunque, le buone regole per andare in bici ed evitare incidenti? Secondo Edoardo Galatola, responsabile sicurezza Fiab, la prima regola da rispettare è considerarsi alla pari di tutti gli altri mezzi circolanti. I ciclisti hanno gli stessi diritti e doveri degli automobilisti e devono quindi evitare incertezze, soggezioni e senso di inferiorità, perché queste sono sempre causa di manovre incomprensibili agli altri veicoli e perciò a volte pericolose.
E' bene indossare il casco quando opportuno perché protegge la parte più preziosa del corpo e questa raccomandazione è particolarmente rivolta ai più piccoli. Altro consiglio della Fiab è quello di controllare costantemente il perfetto funzionamento dei freni, delle luci (anteriori e posteriori), dei catadiottri (posteriori e laterali su ruote e pedali), del campanello e dei pneumatici della bicicletta.
Per inviare in anticipo segnali precisi e con buon anticipo agli altri utenti della strada, usare il braccio teso per segnalare una svolta, ma soprattutto quando ci si sposta al centro della strada per superare auto parcheggiate, e usare il campanello, scegliandone uno molto rumoroso che possa essere udibile a distanza. Nel traffico è sempre opportuno essere vigile e cercare di prevenire le manovre degli altri veicoli, stabilendo un contatto visivo con i guidatori e assicurandosi che abbiano visto la bici e tenendo sotto controllo, con la "coda dell'occhio" o con l'udito, anche ciò che avviene alle spalle.
Mai distrarsi con cuffie, iPod, cellulare e in un incrocio semaforizzato "difficile", ricordare che è possibile svoltare a sinistra anche in due tempi: attraversando l'incrocio stando sulla destra, attendendo il verde nell'altra direzione e proseguendo. Non passare mai con il semaforo rosso. Cercare di non percorrere strade dissestate o molto trafficate e prediligere se possibile un percorso più lungo ma sicuro. Usare i marciapiedi solo se sono larghi a sufficienza, educatamente, andando piano e fermandosi tutte le volte che è necessario: in fondo, si è ospiti! Ogni volta che si condividono degli spazi con i pedoni non bisogna dimenticare che anche loro, proprio come i ciclisti, sono utenti deboli della strada, quindi è bene prestar loro attenzione e non spaventarli.
Importante è rendersi ben visibile anche quando l'illuminazione è scarsa, magari indossando qualcosa di fluorescente, e tenersi a distanza dai mezzi pesanti come furgoni, autocarri, autobus: spesso non vedono i pedoni. Infine, attenzione alle rotaie: la ruota può incastrarsi dentro e far cadere. La cosa migliore è passaci sopra di traverso, con un angolo di almeno 30 gradi, senza frenare bruscamente quando piove. Attenzione anche ai veicoli parcheggiati con qualcuno alla guida, il quale potrebbe aprire la portiera o muoversi in quel momento, e agli scooter e motorini, che spesso superano a destra.
Sara Ficocelli - La Repubblica 5 novembre 2012
Una bicicletta che è un libro, oppure un libro che è anche bicicletta. Di sicuro una due ruote che ha stampati sul telaio i capolavori della letteratura italliana.E' l'intuizione geniale con cui Ugo Coppari, trentenne jesino, ha vinto il concorso per idee creative promosso dalla Unhate Foundation di Benetton. La sua bici-libro, classificatasi prima in Italia e settima nel mondo, si chiama Ryb, acronimo dal doppio senso: ride your book, read your bike.
«È una bicicletta che si fa libro, un libro che si fa bicicletta - spiega Coppari -. Abbiamo quindi pensato di correlare questi due fenomeni per sviluppare un progetto il cui prodotto finale sia in grado di coniugare contemporaneamente la cura del corpo e della mente».
In poche parole su ogni bicicletta sarà stampato un testo, per simboleggiare le esigenze di una società in evoluzione. Ugo Coppari ha in tasca una laurea in comunicazione internazionale e una in filologia moderna. Nel 2006 è entrato a far parte del Comitato Artistico Pgruppe, occupandosi di videoarte ed esordendo con la performance Ototoi. Negli anni successivi ha pubblicato tre opere di narrativa, «Bim bum bam!», «Nove anoressiche» e «Limbo mobile».
Una mente poliedrica e ostinatamente originale, tanto fervida da portarlo fino a Ryb. La bici-libro verrà messa in vendita a marzo del 2013, sia in Italia che nel resto del mondo. C'è già un'azienda pronta a produrla e sul primo modello verrà stampata la fiaba Pinocchio. Coppari si è già mosso per proporla all'attenzione del comitato organizzatore dei prossimi mondiali di ciclismo, in programma in Toscana nel 2013. Anche perché a quanto pare la mascotte scelta per la competizione iridata sarà proprio la celebre marionetta di Collodi.
Fonte: Il Messaggero
Il primo provvedimento, lanciato in questi giorni, è la campagna «Targa la tua bici», che incentiva ad acquistare (a 9,90 euro) un kit di sicurezza per la propria bici. Il kit comprende una piccola targa da applicare sulla canna. Si tratta di un vero e proprio codice che identifica mezzo e proprietario. Anche se manomessa, la targa lascia una traccia sulla bici. E il codice identificativo viene inserito con il metodo «Bicisicura» nel Registro Italiano Bici, a cui le forze dell'ordine possono accedere 24 ore su 24. Al momento, questo registro raccoglie i dati di oltre 80 mila biciclette in tutta Italia.
In pochi giorni, oltre cinquecento ciclisti hanno fatto targare i loro mezzi. «Vogliamo sempre di più una città che cammina e che pedala - spiega il sindaco Gigi Arrara -. Un tipo di mobilità che rispetta la città e la valorizza». Secondo la Fiab, ogni mattina, tra le 7.30 e le 12.30, a Abbiategrasso circolano 8 mila 802 biciclette. Per il censimento, sono state allestite undici postazioni nei diversi quartieri. Un dato che è costante: già qualche anno fa una rilevazione simile aveva infatti individuato 9 mila biciclette al giorno.
Giovanna Maria Fagnani - corriere di Milano
«Rubata a Prati sabato scorso una Collalti fatta a mano, aiutatemi», «scomparsa la mia city bike, non ha un alto valore economico, ma ci sono molto affezionata», «con dispiacere comunico il furto della mia bici nuovissima parcheggiata all'Eur». I messaggi dei ciclisti romani continuano a scorrere sul forum Ciclomobilisti, decine di richieste di aiuto che denunciano una situazione definita «drammatica» dagli appassionati delle due ruote: 150mila la usano abitualmente, il doppio occasionalmente. E continuano a essere tanti i furti: 12 gli arresti eseguiti da carabinieri soltanto nel 2012. Ladri di biciclette sempre più fantasiosi, come quel padre e figlio di Fondi che ogni mattina arrivavano in centro fingendosi fruttivendoli, e tornavano a casa di sera con il camioncino carico di due ruote. I carabinieri trovarono oltre cento biciclette nel loro garage.
La disperazione per i furti di bicicletta ha promosso la nascita di un metodo 2.0 per difendersi: applicare sul mezzo un adesivo che riporta il Qr code, che solitamente viene nascosto sotto la sella o nella parte bassa del telaio.
Ci si iscrive al sito, compilando una scheda con nome, recapito telefonico, foto della bici, modello e il numero del telaio. «Il sistema genera automaticamente l'adesivo da stampare e incollare sulla bici» spiega Mecchia. Se si subisce un furto, si pubblica l'annuncio e le sentinelle del web si attivano: passeggiando per la città, osservando bici sospette, hanno la possibilità di leggere con il cellulare i dati riportati sull'adesivo e verificare se si tratta veramente di una bici rubata.
Stefano Di Noi, 36 anni, impiegato, si è appena iscritto al sito: «Credo sia un ottimo modo per tentare di prevenire i furti, ho applicato quattro adesivi, un paio in vista, gli altri nascosti» dice l'appassionato delle due ruote che ogni giorno dalla Balduina raggiunge l'ufficio in bici sulla Salaria. Fabrizio Caristi, 53 anni, membro dell'associazione Ciclonauti che gestisce la Ciclofficina popolare a via Baccina parla di «una iniziativa lodevole contro il problema dei furti, sempre più diffuso». I ladri di bicicletta, intanto, sono stati avvertiti: occhio al Qr code, la bici ormai è sotto sorveglianza.
Fonte: il messaggero
Più di un chilometro e mezzo di discesa "impossibile", saltando tra i palazzi, sfrecciando tra i vicoli e affrontando i gradini (più di 1000) di scale insidiose. E' il Descenso del Cóndor, uno dei percorsi più spettacolari al mondo allestito a La Paz, in Bolivia, dalla Red Bull. Tra i coraggiosi biker che lo hanno portato a termine il più veloce è stato lo slovacco Filip Polc: è sua la pazza corsa che state guardando, ripresa dalla telecamera fissata sul casco. Il ciclista ha chiuso in 2'32".
Guarda il video (a cura di Pier Luigi Pisa)
fonte: la repubblica
Le testate di tutto il mondo hanno quindi riportato la notizia con grande enfasi, evidenziando come la capitale francese sia stata la prima grande città in Europa ad adottare una misura simile.
Tuttavia questa enfasi non ha contagiato tutti, in particolare, guarda un po', gli olandesi, che non si sono lasciati sfuggire l'occasione per mettere qualche puntino sulle i.
Alcune interessanti considerazioni le ha fatte Mark Wagenbuur, ciclista urbano olandese che da anni segue la realizzazione delle infrastrutture e degli interventi legislativi del suo Paese in favore della ciclabilità, nonché blogger di Bicycle Dutch. Con la consapevolezza di chi la sa lunga in fatto di bici, Wagenbuur, dopo aver ricordato che un provvedimento analogo è stato introdotto anche in Belgio dal luglio 2011 ("forse Bruxelles non è una «grande città» come Parigi?"), e che comunque quello di Parigi è ancora un esperimento, perché testato su soli 18 incroci semaforici e per di più in zone già moderate dal traffico, dopo insomma aver invitato tutti a contenere l'esultanza, sottolinea che in Olanda la svolta a destra per i ciclisti in caso di semaforo rosso (con responsabilità del ciclista in caso di sinistro) è consentita già dal 1991, e che in Francia probabilmente hanno appena scoperto l'acqua calda.
"I giornali hanno parlato di «misura radicale», ma siete sicuri che sia così?", chiede Wagenbuur per il quale, evidentemente, non è così.
Non è così – spiega ancora il blogger olandese – perché in Olanda passare con il rosso in prossimità di una intersezione a T non solo è permesso dalla legge in presenza del cartello "Rechtsaf voor fietsers vrij" (consentita svolta a destra per i ciclisti)", ma è un fattore messo in considerazione praticamente già dalla progettazione delle piste ciclabili che, a differenza ad esempio di quelle danesi, sono separate dalla strada in prossimità degli incroci consentendo quindi la svolta a destra in modo più che sicuro.
I ciclisti girano a destra col rosso ma probabilmente nemmeno se ne accorgono, così come non se ne accorgono gli automobilisti con i quali, tra l'altro, non si è mai instaurata alcuna polemica in proposito.
Secondo Mark Wagenbuur inoltre le aree interessate alla nuova misura adottata a Parigi, tutte zone con limite di velocità a 30 km/h, sono le meno idonee in assoluto. "In Olanda dovrete girare a lungo per trovare un incrocio controllato in una zona 30 in cui, in genere, i semafori non sono addirittura necessari".
Concludendo, il blogger che la sa lunga in fatto di bici, per le prossime volte anziché inventarsi nuove strane sperimentazioni invita a prendere spunto dal sistema olandese, già in vigore in migliaia di incroci e perfezionato nel corso di decenni.
Il video è una dimostrazione di come funziona il modello olandese
fonte: amico in viaggio
Da luglio 2012, grazie ad un aiuto da parte della Regione Piemonte, è stato reso compatibile il servizio già presente in alcuni comuni della fascia ovest di Torino con il servizio di Bike sharing in funzione a Torino città. Con questa operazione l'abbonato può infatti prelevare una bicicletta in un comune e lasciarla in un altro, compresa appunto Venaria Reale.
Nella mappa presente sul folder sono indicate le stazioni di prelievo nonché tutti i percorsi dedicati ed i collegamenti verso i comuni limitrofi. Tra questi il lungo itinerario Corona di Delizie in Bicicletta (il cui simbolo è il quadrifoglio rosso simbolo delle Residenze Reali Piemonte) il cui percorso e la relativa segnaletica è stata proposta da Bici & Dintorni – Fiab Torino e palinato già per 42 km grazie al contributo del Patto Ovest. Per altri 25 km lo sarà a breve grazie al contributo di Provincia di Torino e all'opera dei volontari dell'Associazione.
Ma ecco come la Città di Venaria descrive se stessa: La Città di Venaria Reale possiede una rete ciclabile di 30 km, che comprende le piste e gli itinerari verso Torino, il Parco La Mandria, le valli di Lanzo e gli altri comuni dell'area metropolitana. Presto, con il progetto Corona Verde, sarà possibile raggiungere in bicicletta il Parco del Po e
la Collina attraverso Borgaro e Settimo. La Città dispone inoltre di due zone di ZTL ambientale e di Zone 30 che permettono di utilizzare la bicicletta in tutta sicurezza.
Sono risorse da valorizzare e sfruttare tutti i giorni: prendi la bicicletta per andare al lavoro, a scuola, visitare la città o fare sport.
È un mezzo economico, salutare, ecologico e flessibile: non inquina, arriva ovunque ed è un'ottima alternativa all'automobile per gli spostamenti urbani. È più veloce dei mezzi pubblici sui percorsi brevi e permette di evitare il traffico. Ti consente di arrivare dove vuoi senza problemi di parcheggio: per lasciare la bicicletta, usa le rastrelliere che trovi nei parchi e nei pressi delle scuole.
Utilizza la rete ciclabile per spostarti in sicurezza, la bicicletta fa bene a te e all'ambiente in cui vivi.
In allegato: il folder della Città di Venaria Reale
Fonte: bici e dintorni
Tutto quello che serve agli appassionati delle due ruote, punti vendita, assistenza, riparazioni e abbigliamento.