Redazione

Redazione

Mercoledì, 14 Novembre 2012 12:23

Il VEN.TO muove le VE.LE

Un itinerario ciclabile Venezia Lecce di 1000 km? E' il progetto VE.LE, ispirato al progetto Ven.To realizzato dal Politecnico di Milano. In un incotnro verrà presentato Mercoledì 14 novembre a Teramo, presso la facoltà di Scienze politiche - Campus Sant'Agostino, ore 15.00, a raccolta tutti gli attori della costa Adriatica per un turismo sostenibile in bicicletta.

 

Dalla formazione e dalla ricerca universitaria nasce VE.LE. - ciclovia adriatica VEnezia LEcce - un network tra associazioni, enti, istituzioni, società e imprenditori privati, e semplici cittadini, per lo sviluppo e la condivisione di politiche, progetti, idee e azioni e l'ottimizzazione delle risorse, fisiche e culturali, per la mobilità sostenibile e il cicloturismo nell'area adriatica. Il Dipartimento di teorie e politiche dello sviluppo sociale della Facoltà di Scienze Politiche - Università di Teramo, in collaborazione con Ordine Architetti PPC provincia di Teramo, FIAB, SISTUR, CCiclAT e ITACA, chiama a raccolta tutti gli attori del territorio per creare un network che porti allo sviluppo del percorso, contenuto all'interno della rete ciclabile BicItalia (www.bicitalia.org) che, costeggiando il litorale adriatico, unirebbe Venezia con Lecce, creando un itinerario lungo più di 1.000 km lungo il quale sviluppare attività legate al turismo in bicicletta, comprendendo progetti già realizzati ed in itinere, sia per la realizzazione della struttura vera e propria sia per la nascita di attività collaterali e collegati.

Il percorso preventivato corre, per la maggiore estensione (km 1.000), parallelamente alla strada statale n. 16 "Adriatica", e coincide con il ramo n. 6 di BicItalia, che collega Santa Maria di Leuca (LE) con Ravenna, costeggiando la riviera italiana più ricca di spiagge dedicate al turismo balneare attraversando cinque Regioni: Puglia, Molise, Abruzzo, Marche, Emilia-Romagna, per poi inoltrarsi, nel Veneto, nelle lagune costiere fino a raggiungere Venezia.

L'itinerario incontra diverse aree naturali: tre Aree Marine Protette (tra cui l'AMP Torre del Cerrano), un parco nazionale (Gargano), numerosi parchi e riserve regionali e riserve statali, coincidendo, per alcuni tratti, con antichi percorsi di pellegrinaggio, tratturi, itinerari commerciali e culturali, toccando città e paesaggi di interesse storico, paesaggistico e culturale.

Numerosi sono i progetti e le iniziative che Regioni, Province e Comuni hanno messo in atto per la valorizzazione delle percorrenze ciclistiche di queste aree (si veda, ad esempio, la "via verde della Costa Teatina"), mentre associazioni ed Enti hanno prodotto materiale tecnico e turistico che, però, il più delle volte rimane patrimonio di pochi, mentre la creazione di un network comune permetterebbe di condividere le esperienze ottimizzando i risultati.

Ampliare la possibilità di intermodalità bici+treno, creare collegamenti navali con l'altra sponda dell'adriatico che permettano di raggiungere i percorsi ciclabili di Slovenia, Croazia, Montenegro, Bosnia, ecc., realizzare strutture di supporto alle ciclovie quali bicigrill, ciclo officine, strutture ricettive dedicate ai ciclisti, servizi di accompagnamento e guide, contribuirebbe, insieme all'adozione di normative e politiche per favorire la mobilità ciclistica in ambito urbano ed extraubano, alla destagionalizzazione del turismo e all'incremento di quei settori, ora di nicchia, che in altre realtà creano economie anche rilevanti.

A titolo di esempio si può citare il Trentino, che nel 2009, nella sola ciclabile del Garda, ha avuto ricadute economiche dirette garantite dai soli cicloturisti (ciclisti sportivi) pari a circa € 1,7 milioni, mentre la presenza dei turisti ciclisti (turisti che usano la bicicletta sia per svago che per spostarsi da una meta all'altra) è stata pari a 106 mila unità, circa un quarto del totale degli arrivi registrati nell'ambito nel periodo oggetto di analisi, il tutto in grado di garantire una ricaduta economica diretta complessiva di circa € 75 milioni (fonte Osservatorio Provinciale Turismo Trento).

Fuori dai confini nazionali spicca l'Austria, nazione che ha puntato molto sul turismo in bicicletta, che nel 2010, con il flusso turistico indotto dalla ciclovia del Danubio, ha fatturato € 71,8 milioni mentre in Germania le strutture ricettive dedicate ai ciclisti, denominate Bett und Bike, sono passate dalle 216 del 1995 alle oltre 5.000 del 2010 (fonte ADFC - German Cyclists' Federation). Sempre in Germania (fonte Ente Nazionale Germanico per il Turismo) nel 2009 sono stati registrati 22 milioni di pernottamenti relativi a turisti che, a vario titolo, hanno utilizzato la bicicletta, con un fatturato totale di € 1,421 miliardi (€ 3,869 miliardi se si includono anche le gite giornaliere).

Gli studi statistici, economici e sociali dell'Ateneo teramano ben si prestano a fare da collante per tutte le iniziative dei vari territori, creando una rete virtuosa di relazioni, rete che, il 14 novembre prossimo, con un convegno che si terrà, dalle ore 15.00, presso l'aula tesi della Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Teramo, verrà proposta agli attori istituzionali e non della regione Abruzzo.

Saranno presenti rappresentanti delle istituzioni, esperti di sviluppo territoriale e scienze del turismo, associazioni ambientaliste, associazioni di settore, imprenditori, aziende e cittadini.

Ospite della facoltà anche il Politecnico di Milano, che illustrerà il progetto di ciclovia Venezia-Torino, denominato VEN.TO., al quale il progetto VE.LE. si è ispiriato, oltre al rappresentante regionale Abruzzo-Marche della FIAB (Federazione Italiana Amici della Biciletta), la principale associazione italiana per la promozione della mobilità ciclistica e dell'uso della biciletta. Tra gli interventi, oltre all'università di Teramo, sono previste relazioni da rappresentanti della Società Italiana di Scienze del Turismo (SISTUR), della Federazione Italiana Amici della Bicicletta (FIAB), dell'Ordine Architetti PPC della prov. di Teramo, del Coordinamento Ciclabili Abruzzo Teramano (CCiclAT), del WWF, dell'AMP Torre del Cerrano, dell'associazione ITACA

Invitati gli organi istituzionali di Regione, Province e Comuni costieri abruzzesi, oltre ai Sindaci delle quattro città capoluogo di provincia. Diverse le adesioni già pervenute da istituzioni, università, associazioni di categoria e associazioni. L'incontro è il primo di una serie di appuntamenti che avranno rilevanza nazionale e internazionale.

FONTE: giornale di Montesilvano

Torino, Roma, Napoli, Milano, Catania, Pavia, Bologna: sono solo le prime delle città italiane in cui i ciclisti urbani stanno organizzando una manifestazione per dire «Ora basta morti in strada». L'iniziativa nasce in seguito al terribile scontro che ha ucciso la diciassettenne lodigiana Altea travolta da un Suv ad altissima velocità mentre era in gita con il suo gruppo scout, domenica scorsa. L'iniziativa si sta diffondendo su Facebook, e in ogni città aderente i gruppi di cicloattivisti stanno ragionando su come svolgere la biciclettata, prevista per venerdì prossimo a partire dalle 19.

 

Il tam tam è partito ieri sui social network e sta crescendo di ora in ora. Complice anche il risalto della reazione di diverse realtà, dall'Associazione nazionale familiari vittime della strada alla Federazione amici della bicicletta, dopo la pubblicazione della lettera del movimento #salvaiciclisti al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il movimento, proprio oggi, ha anche scritto alle ambasciate di Gran Bretagna, Olanda e Danimarca chiedendo supporto nei confronti del governo italiano perché prenda urgentemente misure concrete per fermare le stragi stradali. Finora, a quanto si apprende, ha risposto positivamente l'ambasciata britannica.

A Torino, l'appuntamento è in programma alle 21.30 a partire da piazza Castello, con la partecipazione già annunciata dei pattinatori "Urban Rollers" e di altri utenti della strada sostenibili. A Roma l'appuntamento è per le 19 a via dei Fori imperiali, luogo simbolico per i ciclisti della capitale dopo la morte di una loro amica, Eva Bohdalova, uccisa da un'automobile 3 anni fa e oggi punto di concentramento per ogni iniziativa cicloattivista della capitale. A Milano si sta pensando di creare molte piccole squadre per la creazione di improvvisi flash mob in giro per la città. A Napoli la coincidenza con la partenza della locale "Critical Mass" favorisce l'usuale situazionismo che caratterizza quella particolare biciclettata, che in questo caso verrà dedicata alla ragazza uccisa. A Catania la partenza sarà da piazza Duomo, alle 21,30. Altri appuntamenti sono in programma a Bologna, Pavia e Lecce.

Alla manifestazione aderisce anche Legambiente. «Qualunque sia la causa che determina un incidente è la velocità a determinarne l'esito - sottolinea in una nota Legambiente - Se uno al volante si distrae a 20 all'ora al massimo provoca lividi ed escoriazioni, se si distrae a 50 all'ora uccide un pedone o un ciclista 7 volte su 10. Se davvero gli amministratori pubblici vogliono aumentare la sicurezza degli utenti della strada bisogna immediatamente ridurre la velocità a 30 kmh nei centri abitati con esclusione delle principali arterie di scorrimento. E su tutte le altre arterie - conclude la nota - bisogna utilizzare la tolleranza zero e prevedere sanzioni pesanti per la guida pericolosa, cominciando a far funzionare da subito la patente a punti».

Fonte: La Stampa - Articolo di ROBERTO GIOVANNINI

C'è che la vuole e chi non ne vuole neanche sentire parlare. A qualcuno va bene ma solo se è una "registrazione", altri solo se è una "punzonatura". Si fa presto a dire targa. Quando c'è di mezzo la bici basta la parola e si scatena il putiferio. Tra ciclisti e non, ma anche tra ciclisti stessi. L'ultimo a pronunciarla in ordine di tempo è stato l'assessore al traffico Pierfrancesco Maran che ha inviato una lettere al ministro (all'Ambiente) Clini per chiedere un sistema di registrazione delle biciclette. Non ha detto proprio «targa», ha chiesto l'"anagrafe" e lo ha messo tra virgolette. Ma nonostante tutto le sue parole hanno scatenato un cataclisma di opinioni. «Non sarà il sistema per fare passare targa e assicurazione obbligatoria anche per i ciclisti?» è stato uno dei primi tra le decine di commenti postati sulla bacheca facebook dell'assessore. E anche il presidente di Fiab-Ciclobbi ha messo subito le mani avanti, per scritto: «Attenzione - aveva ammonito - perché si rischia di creare fraintendimenti. Deve essere chiaro l'obiettivo e cioè che il sistema di rendere riconoscibile la bicicletta serve solo per perseguire ladri e combattere i furti». E non (vuole sottolineare) a penalizzare chi viaggia sulle due ruote. L'applauso a Maran invece arriva da Achille Colombo Clerici presidente di Assoedilizia. «Leggiamo con piacere che anche la "lobby" dei ciclisti ora non rifiuta l'ipotesi di munire di segnali di identificazione o targhe che dir si voglia i veicoli ecologici. È una proposta che noi avevamo già avanzato negli anni scorsi su modello della vicina Svizzera e della lontana Cina». La targa «accompagnata da un documento di possesso limita di molto il traffico delle migliaia biciclette rubate», ma allo stesso tempo ha «funzione di deterrente in un periodo in cui una minoranza di maleducati circola sui marciapiedi impunemente, sfrecciano nelle aree riservate ai pedoni, diventano un pericolo per gli altri oltre che per se stessi». Ben vengano dunque a suo dire le targhe proposte dall'assessore perché «la bici è pur sempre un veicolo» e talvolta invece viene usato come un semplice prolungamento dei piedi. «C'è una diffusa mentalità di ritenersi sciolti dall'obbligo di legge invece quando si viaggia in bici non si è equiparati ai pedoni», fa notare Colombo Clerici. Dunque targa sì e obbligatoria. «Obbligatoria? Mai. Le regole già ci sono, basta applicarle. Il furto va considerato non come un reato "bagatellare" ma perché disincentiva l'uso. Non solo. Il vero danno del furto è che diffonde l'idea che bisogna andare in giro con una carcassa insicura per chi la usa». Intanto qualcosa è già stato fatto. La Provincia da tempo ha avviato «bicisicura», il registro pubblico con circa 2000 iscritti. Nessuna targa ma un microchip nel telaio che viene letto da un palmare in uso alla polizia postale. «È inutile scomodare il ministro - rimanda al mittente (Maran) il collega della Provincia Giovanni De Nicola - un registro c'è già». A dire il vero i registri sono due. L'altro è privato - non fa capo ad alcuna istituzione quindi - ma è nazionale. Si sono già iscritte 25 città. Bastano 9,90 euro per ottenere il kit, con targhetta e registrazione. Il sito ha un accesso diretto per le forze dell'ordine per aiutare a recuperare il mezzo rubato.

 

Fonte: Il Giornale

Amanti del brivido o incoscienti?

Guardate il video e giudicate voi.

Martedì, 13 Novembre 2012 11:53

Ingegnoso sistema di segnalazione LED per bici

Un altro progetto interessante che riguarda la bici e la sicurezza, porta il nome di Revolights e appare come una sorta di doppia serie di anelli circolari che vengono applicati a ciascuna ruota: si illuminano grazie ai LED ossia ai diodi elettronici a basso consumo e creano da un lato un effetto piuttosto pittoresco e gradevole e dall'altro un adeguato sistema di segnalazione del ciclista. Il prodotto è recentemente entrato in vendita dopo la sua apparizione su Kickstarter a settembre 2011 per raccogliere micro-finanziamenti da parte degli utenti, che finalmente ora potranno ricevere Revolights. Come funziona?

Giusto per spiegare, Kickstarter è un sito che promuove le idee, anche prototipali mettendo a disposizione uno spazio espositivo virtuale. Si potrà così ricercare fondi e finanziamenti da parte di utenti che, in cambio della quota versata, potranno poi ricevere l'oggetto in questione una volta portato in produzione. In poche settimane Revolights ha raccolto qualcosa come 215 mila dollari.

È un sistema a LED che sfrutta una coppia di anelli circolari per entrambi i lati che vengono fissati con clip e contengono 12 LED ognuno con una potenza di 35 lumens. Neo? L'autonomia della batteria (ricaricabile via USB) che non va oltre le quattro ore. Un sistema elettronico basato su accelerometro e sensori riconosce velocità e posizione LED così da adattare il fascio luminoso in ogni istante. Il prezzo? 250 dollari, ecco il sito ufficiale.

A proposito di prototipi interessanti, Light Lane è un accessorio per il ciclismo davvero interessante: un proiettore laser che crea in tempo reale una corsia ciclabile davanti e dietro il ciclista per "proteggerlo" e segnalare la sua presenza a bordo strada. Quante volte è capitato, soprattutto di sera tardi o addirittura di notte che ciclisti venissero investiti da automobili? La colpa è di entrambi perché se l'autobilista magari non presta attenzione sufficiente, il ciclista deve sempre essere visibile a dovere. Light Lane è un concept molto interessante perché proietta una corsia ciclabile con il laser direttamente sul manto stradale, un "binario" ben visibile anche a distanza. Si spera venga preso in considerazione per un'eventuale commercializzazione.

Fonte: suipedali.it

Martedì, 13 Novembre 2012 11:39

In bici d'inverno senza coprirsi troppo

IL PIACERE di pedalare d'inverno, di guardare gli automobilisti barricati dietro ai finestrini con il riscaldamento che spara aria calda e i pedoni intirizziti. Perché la bicicletta quando fa freddo non è un controsenso, non occorre travestirsi da orso polare, basta coprirsi dove serve e capire che dopo i primi giri di pedale il freddo sarà un ricordo.

Uno sguardo ai ciclisti che si allenano sulle bici da strada può dare suggerimenti preziosi per vestirsi adeguatamente. Partendo dal basso, un paio di calzettoni sopra gli scarpini - molto più utili di tante soprascarpe in materiali sintetici, secondo i cicloturisti - magari saranno eccessivi per la città, ma i piedi sono la parte del nostro corpo che va meglio riparata: quindi calze pesanti e scarpe adeguate. La zona delle gambe più a rischio sono le ginocchia e altrettanto bisogna fare attenzione all'area inguinale. Un buon paio di pantaloni pesanti può essere sufficiente, ma nelle giornate di gran freddo non sarebbe male aggiungere sovrapantaloni antivento sul genere di quelli motociclistici. Giacca lunga e ampia, che dia libera movimento alle spalle, ma evitate di imbottirvi troppo. E anche qui un suggerimento che arriva dal cicloturismo: contro l'aria l'alleato più prezioso è un giornale infilato sotto la maglia, come si fa ancora oggi al Giro d'Italia prima di affrontare una discesa.

Per il viso e la testa bastano una lunga sciarpa o ancora meglio un passamontagna del genere oggi in voga tra sciatori e motociclisti, mentre la scelta fra cappello e berretto è del tutto personale. Ma con il gelo un berretto che scende fin sulle orecchie è forse consigliabile. In totale, non vi serviranno più capi di quelli che normalmente indossate quando camminate per strada. Ma vi accorgerete che di giorno in giorno potete rinunciare a qualcosa senza soffrire troppo.

[...]

Un accessorio è indispensabile anche per la bicicletta: i parafanghi, non necessariamente fissi e di metallo, ma essenziali per evitare di ritrovarci una striscia di fango a decorare la schiena, oltre a scarpe e pantaloni fradici.

Fonte: Torino Repubblica

Cesena, 13 novembre 2012 - DUE BICICLETTE con cui Marco Pantani ha corso negli anni 1997 e 1998 andranno all'asta sabato prossimo, 17 novembre, presso la sede dell'Istituto vendite giudiziarie di Ravenna (gestito da Saverio Babini), in via Canala. Si tratta di una 'Bianchi' giallo e azzurra con telaio numero H 314-74 in sella alla quale Pantani il 27 luglio 1998 vinse la famosa tappa Grenoble—Le Duex Alpes del Tour permettendogli di indossare la maglia gialla e di aggiudicarsi poi la Grande Boucle giungendo da trionfatore a Parigi e di una Wilier Triestina gialla con finiture in rosso, con il numero di telaio 962475 con cui il corridore di Cesenatico corse al Tour del 1997 e in sella alla quale avrebbe vinto la tappa del 19 luglio 1997, la Saint Etienne-l'Alpe d'Huez.

LA BASE d'asta per ognuna delle due bici è stata fissata in cinquemila euro e già un collezionista di Lucca è venuto a Ravenna per visionarle e si ripresenterà sabato per partecipare all'asta. Secondo il collezionista non ci sono dubbi nella correlazione fra quelle due bici e i successi francesi del 'Pirata'.

L'ASTA DELLE due biciclette è conseguente al fallimento della società (in nome collettivo) Salis, proprietaria del ristorante Nautilus di Cervia. Le bici erano state infatti regalate da Marco Pantani al titolare del Nautilus (amministratore della Salis), ovvero Franco Corsini. Al Nautilus, Pantani andava spesso a mangiare ed era diventato amico di Corsini. Fu lo stesso ristoratore, due anni fa, a rendere pubblico come venne in possesso della 'Bianchi', un regalo che gli aveva fatto il 'Pirata' con il quale divideva anche la passione della caccia. «Era il 2003 ed ero a caccia con Pantani e un altro amico a Predappio. Al termine della battuta, prima di tornare a casa, Marco mi prese da parte e mi disse a bruciapelo di andare a vedere nel baule della mia auto che c'era qualcosa per me. Era la sua mitica Bianchi» raccontò Corsini.

LE DUE BICI erano già state pignorate il 18 marzo 2011 a seguito di un sequestro mobiliare attivato da un creditore del Nautilus; poi sono diventate patrimonio della curatela a seguito della sentenza di fallimento della 'Salis', di poco successiva ai primi pignoramenti. Oltre alle bici, sabato, verranno venduti anche altri beni della società, ovvero due quadri (base d'asta complessiva a mille euro) e un autocarro Mitsubishi Pajero del 2003, prezzo base di tremila euro.

NEL 2010, Corsini aveva deciso di mettere all'asta la 'Bianchi' a scopo di beneficenza a favore anche della fondazione 'Marco Pantani' fissando il prezzo in 250mila euro. L'asta avrebbe dovuto tenersi entro il 13 gennaio 2011, ma l'iniziativa abortì. In quel frangente i genitori del corridore intervennero sostenendo che le due bici potevano sì essere appartenute al loro figlio, ma che non erano quelle con cui furono vinte quelle tappe del Tour, elencando una serie di differenze. Ma per l'esperto collezionista lucchese non ci sono dubbi sulla correlazione fra quelle bici e le vittorie.

Carlo Raggi - Il Resto del Carlino - 13 novembre 2012

Lunedì, 12 Novembre 2012 12:05

10 consigli per pedalare sicuri

Considerati alla pari di tutti gli altri mezzi circolanti. Hai gli stessi diritti e doveri. Evita incertezze, soggezioni e senso di inferiorità sono causa di manovre incomprensibili agli altri veicoli e quindi potenzialmente pericolose.

 

Controlla costantemente il perfetto funzionamento dei freni, delle luci (anteriore e posteriore), del campanello e dei pneumatici della tua bicicletta.

 

Indossa il casco: proteggi la parte più preziosa di te stesso.

 

Renditi ben visibile indossando giubbetti o fasce fluorescenti.

 

Invia, con buon anticipo, segnali precisi agli altri utenti della strada:

      - usa il braccio teso per segnalare i cambi di direzione, soprattutto gli allargamenti al centro strada per superare auto in doppia fila;

      - usa il campanello (scegline uno molto rumoroso).

 

Sii sempre vigile nel traffico:

      - cerca di prevenire le manovre degli altri veicoli stabilendo un contatto visivo con i guidatori;

      - tieni sotto controllo: i veicoli che ti precedono, le auto parcheggiate sulla destra, in particolare se vedi qualcuno a bordo perchè potrebbe uscire dal       parcheggio o aprire la portiera,

      - quello che sta avvenendo alle tue spalle, con la coda dell'occhio o percependolo dai rumori (veicoli che ti superano regolarmente sulla sinistra ma         anche spesso motorini sulla destra).

 

Per svoltare a sinistra ad un incrocio semaforizzato attendi sulla destra il verde per attraversare accodandoti ai pedoni. Nelle rotatorie mantieni sempre la destra (anche se è il percorso più lungo).

 

Tieni una adeguata distanza di sicurezza, anche laterale, da furgoni, autocarri e autobus (dal posto di guida sulla sinistra non possono vederti se sei troppo sotto sulla destra).

 

Attraversa le rotaie con un angolo di almeno 30° gradi (senza frenare bruscamente se il fondo è bagnato).

 

Evita di percorrere strade dissestate o molto trafficate; quando i loro marciapiedi sono larghi a sufficienza usali educatamente (sei ospite dei pedoni).

Quando non è possibile scegli un percorso più lungo ma sicuro.

 

Fonte: ciclobby.it/doctorbike

Un bel video sulla ripartizione di alcune importanti strade di New York City che sono state arricchite con piste ciclabili, corsie bus, attraversamenti pedonali protetti, verde, aree per bar all'aperto.

 

Interessanti i risultati ottenuti con un crollo del numero degli incidenti e un aumento del gradimento dei cittadini, anche non ciclisti e non pedoni. La velocità delle auto è diminuita, ma non i tempi di percorrenza.

Sappiamo che le dimensioni delle strade nei nostri centri storici non permettono sempre queste soluzioni, ma in tutte le nostre città in periferia ci sono talvolta alcune strade molto ampie poco regolamentate con più corsie di auto e in cui ai pedoni e ai ciclisti vengono lasciati solo spazi residuali. Un altro punto di vista è possibile: http://www.streetfilms.org/complete-streets-its-about-more-than-just-bike-lanes/.

Loro le chiamano "strade complete - non solo piste ciclabili".

Il video dura 11 minuti. L'audio è solo in inglese, ma anche se dovesse sfuggire qualche parola la soddisfazione dei residenti è ugualmente tangibile.

Fonte: Fiab onlus

Una "Zona 30" per agevolare la mobilità dolce, ponendo particolare attenzione alla sicurezza pedonale di bambini, anziani e disabili. È questo il progetto, promosso e ideato dall'associazione Cicloamici Lecce Fiab, che partecipa al primo bando di rigenerazione urbana del quartiere Leuca, a Lecce, finanziato con fondi FESR Puglia 2007 – 2013. Sabato 8 e domenica 9 l'idea sarà presentata ai cittadini a Parco Tafuro.

 

La "Zona 30" è semplicemente un'area della rete stradale urbana in cui il limite di velocità è di 30 chilometri orari; in questo modo, si permette una migliore convivenza tra auto, biciclette e pedoni, si aumenta il margine della sicurezza e si riducono le emissioni inquinanti.

Per facilitare una mobilità più sostenibile, l'associazione Cicloamici Lecce propone sei efficaci e semplici interventi:

1. Via Cimarosa: realizzazione di una "Porta d'Ingresso" e riduzione di

carreggiata con relativo arredo urbano.

2. Realizzazione di un carrabile colorato per il passaggio delle auto.

3. Pitturazione sul manto stradale di un grande cartello "Zona 30".

4. Cartellonistica verticale attraversamento bambini

5. Via Rossini e Via Puccini: realizzazione di "Fine Zona 30".

6. Realizzazione di rastrelliere da 20 posti da collocare a Parco Tafuro in prossimità di Parco delle Cave, nelle zone di maggiore interesse (scuola, negozi). Le rastrelliere saranno realizzate da artigiani del ferro e del legno residenti nel quartiere.

Per conoscere a fondo il progetto di rigenerazione del quartiere Leuca e per sensibilizzare i residenti sul tema della mobilità dolce, sabato 8 e domenica 9 settembre, dalle ore 18 alle ore 20 (i primi due incontri si sono già svolti il 4 e il 6 settembre), l'associazione Cicloamici Lecce incontrerà la cittadinanza al Parco Tafuro.

Un piccolo comitato di quartiere si occuperà di controllo e gestione delle strutture realizzate e dello stimolo all'uso della bicicletta e/o di mezzi pubblici.

Tutti gli interventi saranno fatti di concerto con l'assessorato ai Lavori Pubblici e con l'assessorato al Traffico del Comune di Lecce, cui sarà affidata la gestione della manutenzione.

Fonte: il paese nuovo

Itinerari

Tuttobike

Tutto quello che serve agli appassionati delle due ruote, punti vendita, assistenza, riparazioni e abbigliamento.