Tutto quello che serve agli appassionati delle due ruote, punti vendita, assistenza, riparazioni e abbigliamento.
Grazie alla geotermia
Il tipo di riscaldamento ipotizzato dovrebbe essere generato dalla geotermia. In particolare, saranno inseriti dei tubi a cinquanta metri sotto il livello del manto stradale: questi dovrebbero accumulare calore durante i mesi più caldi e restituirlo in quelli più freddi. I costi previsti non sono ingenti e potrebbero oscillare tra i 19 mila e i 38 mila euro per chilometro: una cifra quasi equivalente a quella che si spende per posare l'asfalto.
fonte: tgcom24
lacrime al contrario,
costrette a non cadere ma solo a scivolare.
I ciclisti sono statue, statue di sabbia, di voglia di partire,
per poi barattare tutto con la voglia di tornare.
I ciclisti sono silenzi, silenzi di noia, di voglia di cambiare,
e cercare il nuovo in un movimento sempre uguale.
I ciclisti sono segni di biro, scarabocchi di sangue, di polpacci squadrati,
motori di carne che muove il metallo, macchie di vita da un finestrino.
I ciclisti sono polvere, polvere di sale, di ferro e di salita,
di forza che è finita, di livore sui pedali.
[Alessio Di Tommaso]
www.bikeride.it
Ciclofficine, vere palestre di vita e di crescita in cui si riscopre il valore della manualità e della condivisione gratuita, si insegna a riparare e restaurare biciclette e spesso vengono organizzate aste popolari di bici usate.
È il caso della Ciclofficina di Senigallia di via Montenero: i ciclomeccanici sono ragazzi provenienti da diverse parti del mondo con alle spalle situazioni di disagio sociale. Aperta ufficialmente il 23 novembre, fa parte del progetto "Velo... riciclo", cofinanziato per il 40% dalla Regione Marche con fondi stanziati dalla legge regionale n° 11/2002 ("Sistema integrato per le politiche di sicurezza e di educazione alla legalità") in collaborazione con la Fondazione Caritas, l'Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, l'Associazione culturale Arancia donna sub sahariana, e le associazioni Noi insieme, Banca del Tempo e Club Amici della Bici.
L'obbiettivo dell'iniziativa è insegnare il mestiere del Biciclettaio e i segreti per riparare una vecchia bicicletta mettendo in gioco diverse abilità e competenze. Durante le riparazioni, i ragazzi sono affiancati da volontari esperti nel settore e da personale della terza età per incentivare la collaborazione intergenerazionale e interetnica, consentendo così il superamento di pregiudizi e diffidenze spesso presenti tra giovani e anziani.
Altrettanto significativa è l'esperienza della "Ciclofficina Bovisa" nel quartiere nord di Milano. Qui si insegna a riparare vecchie biciclette a ragazzi e adulti che hanno disturbi di apprendimento, problemi di tipo cognitivo o con patologie psichiatriche. Un progetto di enorme valore sociale, promosso dall' associazione "La Movida" che mette al centro l'individuo seppur con disabilità e fragilità. Mai come in questo caso la bicicletta assume un significato importante attraverso il quale conquistare autonomia, fiducia e voglia di vivere.
Visita la sezione ciclofficine di Easybike
Fonte: BiciZen
Questo è ciò che affermano i ragazzi di Basurama (da "basura" che in spagnolo significa spazzatura) collettivo di artisti madrileni nato nel 2001, che da tempo si occupa di insegnare, in workshop e laboratori pratici, a ridare un nuovo significato agli oggetti, rielaborandoli in chiave artistica.
Tante sono state le nuove creazioni ma una in particolare ha destato molta attenzione; si tratta di una bici-cinema utilizzata per proiettare filmati in spazi pubblici, nata dal riutilizzo di elementi di vecchie bici da buttare che combinati tra di loro hanno costituito il telaio di una vera bici da carico, su cui sono stati montati proiettore e attrezzature audio. Questa sorta di "figura mitologica", metà bici metà proiettore è stata chiamata Bicinecleta e sta portando immagini, colore e condivisione a Guindalera, un quartiere alle porte di Madrid.
La Bicinecleta si è affermata come strumento di socialità e sta dando ai cittadini la possibilità di riappropriarsi di spazi da tempo inutilizzati e renderli nuovamente vivi proiettando, in forma totalmente gratuita, film e video per i cittadini del quartiere.
Come dicono i ragazzi di Basurama: "Attraverso la Bicinecleta abbiamo denunciato l'esistenza in città di un gran numero di spazi liberi e accessibili che potrebbero essere riqualificati temporaneamente ed essere così messi a disposizione dei cittadini attraverso idee semplici e a impatto zero".
La bicicletta, sotto qualunque forma, riesce a portare armonia e partecipazione, consumando nulla e generando sempre tanta energia positiva.
Fonte: bicizen
di Lorenzo Vendemiale - Il Fatto Quotidiano
Pochissimi controlli per mancanza di soldi, ancor meno risultati e una legge che impedisce le iniziative delle associazioni private contro il fenomeno. E così nel mondo delle due ruote per dilettanti si vede di tutto a causa dell'assunzione di sostanze anche più pericolose di quelle assunte dai professionisti.
Il doping nel ciclismo non è soltanto la revoca dei sette Tour de France a Lance Armstrong. E neppure i quasi 70 casi di positività riscontrati dall'Uci (Union Cycliste Internationale) negli ultimi tre anni. Il doping nel ciclismo dilaga nel mondo amatoriale: lo dimostra il caso di Lucia Asero, vincitrice del percorso medio all'ultima Granfondo Roma lo scorso ottobre, positiva all'Epo; come era stato trovato positivo Michele Maccanti nel maggio del 2010, appena due mesi prima di aggiudicarsi la prestigiosa Maratona delle Dolomiti. Anche questi sono solo i nomi prestigiosi. Poi ci sono le inchieste fra la gente comune, come quella della Procura di Torino nel 2011; oppure il caso del cinquantenne di Pavia diventato all'improvviso fenomeno e poi risultato positivo all'eritropoietina e al testosterone e condannato a 4 anni di squalifica. Il vero volto del doping nel ciclismo è questo: quello dell'impiegato di mezz'età pronto (chissà se consapevolmente) anche a rischiare la vita per andare più forte in gara alla domenica e vantarsi al bar con gli amici.
Sbaglia chi crede che il doping sia una pratica riservata ai campioni. E' un fatto di costume, una maleducazione molto più diffusa di quel che si pensi. Quanto, precisamente, è difficile dirlo. Ma a sentire il parere dei cicloamatori – quelli puliti, che in questo sport ci credono ancora – vengono i brividi. "E' una vita che vado in bici – racconta Alessandro, da Milano – prima come mestiere, adesso come hobby. E sono sicuro che ci sono più drogati tra gli amatori che tra i professionisti". Lo conferma anche Michele di La Spezia, che corre con la Uisp (Unione Italiana Sport per Tutti), uno dei circuiti amatoriali italiani più importanti: "In gruppo si vedono cose strane: gente che fino al giorno prima era un paracarro e poi rifila venti minuti a tutti in salita. Raramente questi 'miracoli' sono frutto solo dell'allenamento. Credo che almeno il 15-20% dei ciclisti amatoriali faccia uso di sostanze proibite". Ancor più pessimista Francesco Barberis, presidente dell'Udace (Unione Degli Amatori Ciclismo Europeo): "Probabilmente siamo anche sopra il 25%". Un amatore su quattro: una stima agghiacciante. "Ma non sono un indovino, nessuno può dirlo", chiosa Barberis.
Già, il punto è proprio questo: è solo la punta dell'iceberg e nessuno sa cosa ci sia sotto. Perché i controlli non esistono. O meglio, ci sono ma è come se non ci fossero. "Corro da 10 anni e non ho mai fatto un test anti-doping. E l'anno scorso solo una volta mi è capitato di assistere ad un controllo", afferma Luca, dalla provincia di Varese. Non è questione di percezione, lo dicono i numeri. Nel 2011 il Ministero della Salute ha controllato 145 gare e 605 atleti. Peccato, però, che in Italia le gare amatoriali sfondino quota 5mila: nel 2010 solo l'Udace ne ha organizzate 3835. Così i 27 casi di positività riscontrati e la percentuale del 4,4% di dopati (che però nel 2010 saliva al 9%) sono un dato che significa nulla.
Per alcuni la colpa sarebbe delle associazioni, poco interessate a fare dei controlli costosi e che avrebbero il sicuro effetto di ridurre i tesserati. Ma forse le cose non stanno così. Luca Menegatti, dirigente della Uisp – Ciclismo, scarica tutta la responsabilità sul Coni (il referente in Italia della Wada, l'agenzia mondiale antidoping) e sul Ministero (incaricato dell'attività antidoping in ambito giovanile e amatoriale): "Anche se volessimo noi Enti non siamo autorizzati a procedere con i test. Chiediamo da anni una delega ma nessuno ci ascolta". Lo dimostra il caso dell'Udace, che fino a 5-6 anni aveva organizzato una rete autonoma di controlli, appoggiandosi al Laboratorio di Firenze. Poi è arrivato lo stop: solo il Ministero può fare test antidoping presso il Centro dell'Acquacetosa, l'unico riconosciuto in Italia. La denuncia del presidente Udace Barberis è durissima: "Abbiamo dei soldi accantonati in anni di risparmi e saremmo disposti ad investirli tutti nei controlli. Ma non ce lo permettono, non ci riconoscono neanche come associazione perché sperano di fagocitarci e prendersi i nostri 50mila tesserati. E' una vergogna".
Al Ministero, però, non ci stanno a passare per colpevoli. Anzi. Renato Piccinin, Segretario della Commissione di Vigilanza Doping, rivendica la qualità dei controlli effettuati ed espone al fattoquotidiano.it la posizione del Dicastero: "Non bisogna dimenticare che noi copriamo tutti gli sport, non solo il ciclismo. Le nostre possibilità sono queste: abbiamo due milioni di euro di finanziamenti all'anno, con cui dobbiamo fare anche attività di ricerca e formazione. Per i test abbiamo circa 1 milione e 200 mila euro, e vi garantisco che li spendiamo fino all'ultimo centesimo". Alla fine è tutto un problema di soldi, dicono: "Un test può costare fino a quasi mille euro. Per fare controlli a tappeto ci vorrebbe un budget che non abbiamo". Mentre sull'ipotesi di allargare i cordoni dell'attività antidoping dal Coni tagliano corto: "Solo il Coni attraverso le Federazioni e il Ministero possono fare controlli, e il centro dell'Acquacetosa è l'unico autorizzato in Italia. Non si può derogare: le regole sono queste e non le abbiamo fatte noi, ma la Wada".
In questa catena di vincoli e deferimenti la colpa è di tutti e di nessuno. Ma il sistema non funziona e, senza controlli, nel ciclismo amatoriale continua a circolare di tutto; specie eccitanti e ormoni (tra cui la famosa eritropoietina). Ci sono amatori malati al punto da spendere cifre importanti per doparsi: circa 500€ per un ciclo di epo, fino a 3-4mila euro per coprire la stagione. E rischiare la vita: "Perché il doping amatoriale non è come quello dei professionisti, è un doping 'casereccio' e molto pericoloso", spiega il dottor Aldo Rosano, autore della ricerca Il doping nello sport amatoriale per l'Istituto Italiano di Medicina sociale.
"E proprio perché non si tratta di un doping scientifico, insieme alle giuste campagne di educazione alla salute basterebbe una fitta rete di controlli per scoraggiare il fenomeno", aggiunge il dottor Andrea Ferella, responsabile della commissione scientifica dell'Udace. Ma i controlli, purtroppo, non ci sono. E la conclusione è molto amara. "Noi il nostro calendario non lo comunichiamo neanche più al Coni, tanto è inutile", afferma sconsolato Barberis. "Ma i pochi che vengono presi positivi dal Ministero con noi non correranno mai più. E con i soldi che abbiamo da parte finanzieremo progetti per la prevenzione. E? tutto ciò che possiamo fare". Ma difficilmente basterà per guarire il ciclismo.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
A tal proposito il 2 dicembre, a Nociglia, quarta tappa del "1° Free Bike Tour del Salento". Challenge a tappe non competitive con l'obiettivo di far conoscere strade e sentieri dimenticati o raggiungibili solo stando in sella ad una Mountain Bike. Unico obbligo casco e rispetto del Codice Stradale in quanto le vie praticate sono aperte al traffico.
Le tappe che fino a questo momento hanno visto un'ampia adesione di appassionati delle ruote grasse (punte fino a quasi 200 presenze) sono state: Fondone Parco Rauccio (Trepuzzi), Giro delle Serre (Casarano), Giro dei Laghi (Muro Leccese).
Domenica prossima,quindi, tutti in sella per il "Giro dei Megaliti e delle antiche vie romane" con partenza alle ore 8.00 da via Manfredi a Nociglia. Gli accompagnatori saranno i bikers della A.s.d. Cicloclub Nociglia. Il percorso si snoderà attraverso luoghi di grande interesse storico, ricchi di monumenti rurali di varie epoche. Il tragitto coprirà circa 50 Km di terreno misto (asfalto + sterrato).
Una ciclogita a cui si potrà partecipare gratuitamente non dimenticando di portare un proprio rifornimento per le calorie che si andranno a consumare. Per ulteriori informazioni: gruppo di Facebook "Mtb Salento" di Cristian Guerundio.
Fonte: Il Paese Nuovo
Tutto quello che serve agli appassionati delle due ruote, punti vendita, assistenza, riparazioni e abbigliamento.