Tutto quello che serve agli appassionati delle due ruote, punti vendita, assistenza, riparazioni e abbigliamento.
A Maiolo, in provincia di Rimini, è stato inaugurato il più grande Bike Park tecnologico d'Italia. Un paradiso per gli amanti delle cosiddette "ruote grasse", quelli che sotto i pedali amano sentire terra e fango. All'interno del Bike Park ci sono discese mozzafiato per sperimentare il brivido del downhill, piste da enduro e un circuito Pump Truck, un incessante susseguirsi di gobbe, dossi e curve paraboliche su cui mettere alla frusta sospensioni e ammortizzatori.
È il primo bike park italiano interamente smart. Nel cuore della Valmarecchia, sull'appennino del Riminese, nel piccolo comune di Maiolo, nemmeno 900 abitanti, è dotato, grazie alle tecnologie powerline, di una illuminazione "intelligente". Questo grazie a un sistema di telecontrollo che, proprio attraverso le linee elettriche e i proiettori di pista, permette non solo di abbattere i consumi energetici fino a oltre il 35% ma anche di attivare servizi ai clienti e ai visitatori.
Le stazioni urbane di ricarica consentono infatti di agevolare la mobilità sostenibile con auto e biciclette elettriche, i totem multimediali di accedere velocemente a internet e a ogni tipo di informazione di servizio. La sicurezza è garantita dalla video sorveglianza e la piattaforma "intelligente" permette anche di monitorare i consumi di acqua e gas. Il nuovo parco tecnologico di Maiolo è stato realizzato dal Comune insieme alla cooperativa Ecoservizi l'Olmo, con il patrocinio della Provincia di Rimini e il supporto di aziende private, tra cui Umpi, impresa romagnola (la sede è Cattolica) leader nel settore dell'innovazione e della tecnologia smart. "Con questo impianto – spiega il sindaco Marcello Fattori - avremo la possibilità di vedere quali sono in pratica le applicazioni più innovative della interattività con le luci e con gli apparati multimediali interconnessi, fino ad un Wifi distribuito e a servizi ad alto valore aggiunto".
Fonte: www.corriere.it
Il tema della mobilità ciclabile è ormai diffuso nella nostra quotidianità. Nelle grandi città possiamo assistere a tentativi di politiche nell'ambito degli spostamenti con costruzioni di piste ciclabili e la nuova frontiera della mobilità urbana: il bike sharing.
Questo sistema presente nelle più importanti metropoli globali si è rivelato vincente laddove l'uso della bicicletta è integrato da un sistema di ciclovie e di mezzi pubblici, il cosiddetto trasporto intermodale.
Una delle ultime delibere della giunta guidata da Renato Bucci, sindaco di Curato, provincia di Bari, avvia di fatto il primo esperimento cittadino di bike sharing. Di bike sharing si è sentito parlare a lungo; la sua attivazione era inserita all'interno di quasi tutti i programmi elettorali, ma in concreto non era stato realizzato nulla. In data 11 novembre, la giunta comunale ha dato via libera al progetto BI.CO. che, stando a quanto riportato nella delibera di giunta, dovrebbe partire entro il febbraio 2014.
Il servizio, stando allo schema di contratto redatto dal settore Mobilità Urbana, comprende 8 biciclette e vedrà come postazione capolinea il Parco Comunale. L'Amministrazione mette a disposizione, tramite A.S.I.P.U., n.8 biciclette presso il Parco Comunale, sito in via Sant'Elia. Per chi è diretto in centro, insomma, vi è l'opportunità di lasciare l'auto nelle aree di parcheggio antistanti gli ingressi del Parco Comunale e raggiungere il cuore della città utilizzando appunto le bici pubbliche.
Per poter disporre di una bicicletta è sufficiente consegnare un proprio documento di identità (in corso di validità), che verrà restituito in occasione della riconsegna del mezzo, previa sottoscrizione da parte dell'utente del modulo sotto riportato. Non è previsto alcun corrispettivo per l'utilizzo del mezzo. La bicicletta potrà essere trattenuta al massimo per una giornata. L'utilizzo è consentito ogni giorno in concomitanza con gli orari di apertura e chiusura del Parco Comunale. Al momento della riconsegna del mezzo, l'addetto ne controllerà le condizioni prima di restituire all'utente il documento; sono previste sanzioni in caso di utilizzo non corretto.
Fonte: www.lostradone.it
Tutti in bici a scuola, lasciando a casa l'auto almeno per un giorno. Obiettivo? «Andare a scuola in un modo diverso, in allegria e libertà, appropriandosi delle strade e di una città troppo spesso percepita come pericolosa». È l'esperimento, primo nel suo genere in Italia, che stanno tentando un vasto gruppo di genitori attivisti della ciclabilità in quattro città: Roma, Milano, Bologna, Napoli e Caserta, e in calendario per venerdì 29 novembre.
A Roma sono 20 le scuole che hanno aderito partendo dall'appello lanciato dai genitori della scuola media Di Donato. L'espandersi dell'iniziativa ha convinto gli assessorati alla scuola e alla mobilità del Campidoglio a concedere, proprio oggi, il patrocinio del comune.
Il primo esperimento è stato messo in campo il 20 settembre scorso, racconta Anna Becchi, madre di tre figli, del gruppo romano di #salvaiciclisti e tra le più attive alla Di Donato: "ci è venuto in mente di farlo durante la settimana europea della mobilità sostenibile - spiega Becchi-, proprio per dimostrare che andare a scuola in bici è bello e si può fare, soprattutto se si è in tanti. Per simpatia con la Critical mass dei grandi abbiamo pensato di farlo ogni ultimo venerdì del mese. La prima volta eravamo una trentina, adesso non li conto più. Dopo l'esempio della Di Donato, e solo con il passaparola dei genitori, anche altre scuole hanno voluto farlo, per esempio alla Garbatella». Due giorni fa erano 16 le scuole romane che avevano aderito a Bike to School del 29: Ora siamo a 20, e mi hanno appena scritto dal comune di Caserta perché vogliono aderire. Gli ho risposto che per aderire basta organizzarsi e farlo".
A Milano, per una volta a ruota di Roma, l'esperimento è iniziato a ottobre scorso grazie agli attivisti della locale Critical Mass, che hanno già accompagnato diverse volte a scuola i bambini, insieme naturalmente ad alcuni genitori, con appuntamento alle 8 a viale Monza. A ogni «massa marmocchi», così è stata chiamato l'appuntamento, un gruppo sempre più consistente di ragazzini si presenta al meeting point della fermata M1 di Gorla.
A Bologna, che per il momento partecipa con una sola scuola, l'appuntamento è stato chiamato Cinnical mass, da "cinni", nome dialettale locale per bambini. Nei giorni scorsi i genitori-attivisti si sono contattati per lanciare l'idea a livello nazionale. Di qui l'appello: "la bicicletta continua a essere il regalo più desiderato per i bambini di ogni parte del mondo perché rappresenta il primo passo verso l'indipendenza negli spostamenti e il raggiungimento di velocità fino a quel momento sconosciute. Nonostante questo, nella stragrande maggioranza delle città italiane ai bambini viene impedito di utilizzare la bicicletta anche solo per il normale tragitto casa-scuola perché è troppo pericoloso e l'uso della bici viene quindi relegato nel weekend quando, dopo essere stata caricata nel bagagliaio di un'auto, viene liberata nei parcheggi ipercongestionati di parchi pubblici o altre aree delimitate dove, finalmente, i bambini possono pedalare in libertà. Da queste considerazioni nasce l'idea di un gruppo di genitori di «fare rete» per creare un evento di portata nazionale in cui adulti e bambini diano vita a una massa critica in grado di affrontare il traffico motorizzato in sicurezza".
Fonte: www.lastampa.it
Domani a Verona presso il polo Zanotto, Aula T5, si svolgerà il convegno "Promuovere la mobilità ciclistica". La bicicletta fa risparmiare denaro alle famiglie ed alle città in quanto sviluppare la mobilità in bici costa meno che sviluppare quella in auto e migliora la salute delle persone e della città. In ambito extraurbano la bicicletta favorisce la conoscenza del territorio di prossimità ed il cicloturismo porta benefici economici ai territori che si attrezzano per accoglierlo.
Promuovere la bicicletta pertanto attiva nuovi posti di lavoro e richiede professionalità nuove, trasversali e con forti motivazioni personali.
Nel corso del convegno attraverso le relazioni degli intervenuti emergeranno le opportunità / necessità che esprimono i territori ed i centri urbani ai vari livelli amministrativi.
L'intervento di FIAB farà sintesi e indicherà alcune azioni già in atto per aumentare l'attenzione alla bicicletta di cittadini ed istituzioni.
Fonte: Fiab
La bozza allo studio del governo prevede che il lato destro di tutte le strade urbane sia lasciato libero da parcheggi, per trarne spazio per le nuove vie ciclabili protette. E che in caso di incidente che convolga due ruote ecologiche e mezzi a motore, l'onere della prova spetti al conducente del veicolo pesante.
La novità che fa da motore, è il nuovo impegno dei sindaci, scesi in campo per rendere ciclabile l'Italia. In una bozza dell'Anci per il ministero dei Trasporti e infrastrutture vengono infatti proposte alcune sostanziali modifiche al Codice della strada, attualmente in fase di revisione alla Commissione Trasporti della Camera. Modifiche che, se adottate, potrebbero trasformare radicalmente lo stato delle strade italiane, almeno in ambito urbano.Il documento, presentato giorni fa durante una riunione ristretta nella sede romana dell'Anci, prevede una serie di misure che rispondono a un principio di base, esplicitato nella premessa: occorre «procedere a una revisione organica del Codice per favorire la mobilità ciclistica e pedonale in città. Il Codice deve ispirarsi esplicitamente ai principi di mobilità sostenibile».
Altre novità riguardano le ciclabili senza interruzione - In questo senso si iscrive l'ipotesi di ribaltare l'onere della prova in caso di incidente: «L'utenza debole va tutelata attribuendo l'onere della prova al soggetto meno vulnerabile», scrivono i sindaci. Sono molte le misure proposte: al primo punto, «tracciare una corsia ciclabile in continuità» sulle strade urbane nella mano destra; il posizionamento avanzato ai semafori (e la loro ristrutturazione con una lanterna specifica per i ciclisti) rispetto agli altri veicoli, per favorire la ripartenza al verde (il cosiddetto «advanced case»). Limite di velocità da ridurre da 50 a 30 km/h, misura che dovrebbe essere già inserita entro dicembre nel decreto ministeriale che fissa le linee guida del nuovo Codice della strada.
Verrà infine favorito il parcheggio negli spazi condominiali, togliendo al condominio la potestà di vietarlo. Tra le misure accessorie, i sindaci suggeriscono una profonda revisione dell'«arredo delle zone residenziali», ovvero delle «aree del centro storico e di altri quartieri di viabilità locale, privi di strade di attraversamento». In essi - si legge - «si vuole favorire al massimo la circolazione dell'utenza debole e indurre i conducenti di auto e moto a mantenere una andatura estremamente prudente e moderata. Si vuole favorire la sosta e il riposo del pubblico, le attività di pubblico esercizio nella via, in generale il passeggio, lo shopping, e momenti di incontro».
Fonte: roma.corriere.it
Sabato scorso si è tenuta a Varsavia la pedalata organizzata a per lanciare ufficialmente il Transport Day del giorno seguente, un evento a margine del summit mondiale sul clima (COP19) che vede impegnati i leader di tutte le nazioni del mondo nella lotta ai cambiamenti climatici. Secondo quanto reso noto, i partecipanti alla pedalata sarebbero stati una sessantina. Obiettivo della pedalata era di evidenziare agli occhi dei grandi della terra l’esigenza di agire in modo efficace sul settore dei trasporti per ridurre in modo consistente le emissioni di CO2 generate: il mondo dei trasporti è infatti responsabile del 13% del totale delle emissioni di CO2 e del 23% dei consumi mondiali di energia e rappresenta il settore con il più alto tasso di crescita delle emissioni di gas serra. Il Transport Day, promosso dalle organizzazioni internazionali operanti nel mondo dei trasporti (tra cui la European Cyclists’ Federation, Institute for Transportation and Development Policy, Embarq) si è concluso con la firma della Dichiarazione di Varsavia con cui si chiede a tutti i paesi della terra di intensificare gli sforzi per ridurre l’impronta carbonica del settore e di mettere in atto una collaborazione reale per delineare linee di azione comuni per facilitare il passaggio a modalità di trasporto a minore impatto ambientale. All’interno del documento firmato dai partecipanti, un grande accento è stato posto anche sul tema della sicurezza e sull’annoso problema della congestione stradale, così come sull’importanza di aiutare i paesi emergenti a orientarsi forme di trasporto più sostenibili. Ad oggi la dichiarazione è stata sottoscritta da 124 organizzazioni e 324 persone a titolo individuale.
Fonte: http://www.bikeitalia.it
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