Tutto quello che serve agli appassionati delle due ruote, punti vendita, assistenza, riparazioni e abbigliamento.
Ladri di biciclette. Non solo un film ma una piaga che colpisce le metropoli italiane. Per dribblare il traffico ed evitare l’ansia e il costo da parcheggio, la bicicletta è il mezzo di trasporto privilegiato. Nell’ambito dell’iniziativa nazionale contro il furto è stato prodotto un pieghevole con i consigli FIAB per complicare la vita ai ladri, per complicargliela molto, riuscendo magari a farli desistere.
Questo pieghevole sarà distribuito dalle associazioni FIAB nella giornata di “Chi sceglie la bici merita un premio!” (durante la Settimana Europea della Mobilità Sostenibile: 16 - 22 settembre 2013) e durante la varie iniziative cui parteciperà la FIAB a partire dalla prossima Fiera di Padova (21 - 23 settembre 2013).
Scarica il pieghevole "Complichiamo la vita ai ladri di biciclette".. e fallo girare …
Fonte Fiab
Oggi l’Artico è in pericolo come mai prima: negli ultimi 30 anni ha perso più di tre quarti del volume dei ghiacci e lo scorso settembre il livello di questi ha toccato un triste minimo storico. Lo scenario potrebbe essere più drammatico. Per quest’anno, gli esperti del National Snow and Ice Data Centre hanno preannunciato un nuovo livello dello scioglimento dei ghiacci che “senza dubbio”, dicono, sarà tra i cinque più bassi record della storia. Secondo molti gli scienziati il ghiaccio potrebbe svanire totalmente entro il 2020.
Salvare la casa degli orsi polari con un giro in bicicletta: è la proposta lanciata da Greenpeace. Si tratta, chiaramente, di un'iniziativa organizzata per sensibilizzare l'opinione pubblica e porre l'attenzione sui rischi che corrono questi splendidi animali.
"L'Artico è in pericolo - scrivono gli attivisti -. Le trivellazioni petrolifere guidate da Shell stanno per iniziare. Gli orsi polari rischiano di perdere la loro casa. Ferma con noi la corsa all'oro nero. Unisciti anche tu alla Pedalata Polare per salvare l'Artico".
Greenpeace invita tutti a prendere la bicicletta e pedalare per l’Artico il 15 settembre 2013.
Questa simbolica “Pedalata Polare” coinvolgerà sei città italiane – Bari, Catania, Milano, Napoli, Roma e Verona – con artisti di strada, gelati, palloncini e attività per i più piccoli, tutto a tema Save The Arctic. Per maggiori informazioni www.pedalatapolare.org
Fonte: www.greenpeace.org
‘Scatto Fisso – Storie di uomini, di biciclette e di artisti’ mette in mostra oltre quaranta biciclette di eccezionale valore che hanno fatto la storia della tecnologia, della società e dello sport, associate a trenta opere d’arte dedicate a questo popolare mezzo di trasporto, firmate dai massimi artisti italiani contemporanei. La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 06 ottobre 2013. Fra le biciclette esposte, provenienti in buona parte dalla collezione Walter Chiattone di Torino, vi sono pezzi unici e singolari: biciclette da corsa, biciclette da passeggio e biciclette da trasporto; dalle prime scatto fisso ai primi cambi, dalla bicicletta per il trasporto del ghiaccio a quella del bersagliere, dalla bicicletta di Fausto Coppi a quella mondiale del clesiano Maurizio Fondriest. Alle bicilette sono associate le opere d’arte, quasi tutte realizzate appositamente per l’occasione: il visitatore potrà perciò veder dialogare la Bianchi utilizzata da Coppi nella Paris Roubaix del 1949 con opere originali di Ugo Nespolo e Mario Schifano, oppure la bici artigianale in dotazione ai vigili del fuoco nel 1917 con una coeva opera del futurista ‘Iras’ Baldessari o con un’installazione di Nicola Maria Martino. I grandi artisti contemporanei presenti in mostra si confrontano con la bicicletta, con la sua forza iconica, con la sua leggera e giocosa eleganza. Un mezzo di trasporto pulito, mosso dall’energia dell’uomo e quasi fuso in simbiosi con l’uomo stesso, non solo metafora del viaggio ma soprattutto simbolo di una sostenibilità ambientale e sociale che è un imperativo per il futuro. Nella storia contemporanea, dalla metà dell’Ottocento in poi, la bicicletta rappresenta del resto un filo conduttore tra progresso tecnologico e umanità. Nuovi materiali, nuove ideazioni e nuove forme, confluiscono in questo mezzo di trasporto, capace di diventare il simbolo stesso della mobilità e strumento di conquista ed indipendenza. Come esposto nella mostra ‘Scatto Fisso’, l’arte è affascinata dalla bicicletta tanto che, in due distinti momenti, agli inizi del secolo ventesimo e ventunesimo, questo mezzo assurge a simbolo di civiltà in fermento prima ed a simbolo del viaggio e della sostenibilità poi. La bicicletta è anche simbolo di riscatto e metafora di vita: con questo spirito è stata invitata a partecipare all’evento anche la Comunità di San Patrignano con due prototipi di biciclette realizzate nei propri laboratori di Pergine che si contraddistinguono per l’altissimo livello tecnologico e l’alta qualità artigianale.
Fonte: www.visitvaldinon.it
I World Masters Games sono un evento sportivo internazionale, che ogni quattro anni richiama decine di migliaia di atleti, allenatori, dirigenti, accompagnatori e migliaia di spettatori provenienti da ogni parte del mondo. L’International Masters Games Association (IMGA) è l’organismo che riconosciuto dal Comitato Olimpico Internazionale, ispirandosi alla Carta Olimpica organizza la manifestazione partendo da un concetto condiviso e vincente lo “sport per tutti”. Domenica, 4 agosto, si e svolta la prima gara di duathlon, 5 km di corsa, 20 di bici e altri 2,5 di corsa, naturalmente senza sosta. Inserito tra i 30 sport dei World Masters Games con le distanze della specialità sprint. Decine di atleti hanno popolato stamattina i viali del parco del Valentino, indossando scarpe da ginnastica e cavalcando biciclette da corsa. Alle 9 la partenza della gara femminile, a categorie raggruppate; a seguire la prova maschile, terminata verso mezzogiorno. Prima classificata tra le donne Cristiana Barchiesi, ex atleta della nazionale azzurra: “il percorso è spettacolare per la location anche se non velocissimo, per i saliscendi e le curve strette”. Per l’astigiana classe 1969 una carriera nel duathlon cominciata nel 2001 e terminata con i Campionati del Mondo di Rimini nel 2008. Negli ultimi anni Cristiana si è dedicata prevalentemente alla corsa: “il mio primo sport è stato l’atletica ed è lì che ultimamente mi sono rituffata, quasi per gioco”. Senza però dimenticare come si pedala: “purtroppo non ho molto tempo per allenarmi in bicicletta, giusto nel week end”. Seconda all’arrivo la coetanea Silvia Gallina; terza la tedesca Carmen Burmeister (categoria master 30). In campo maschile è andata in scena la sfida tra due triathleti master 40: il tre volte olimpionico Volodymyr Polikarpenko e il torinese Bruno Pasqualini, pluricampione nazionale di triathlon e duathlon. Si è imposto quest’ultimo, grazie a una poderosa frazione centrale: “ho patito un po’ le fasi iniziali della gara” commenta Bruno, “ma in bicicletta ho guadagnato un buon margine e l’ho amministrato fino al traguardo”. Grande l’emozione di vincere in casa, per un atleta abituato a distanza molto più lunghe: “domenica scorsa sono arrivato secondo all’Aronamen: 1,9 km di nuoto, 90 di bici e la mezza maratona. Anche i titoli italiani di duathlon sono arrivati dopo parecchi kilometri in più (10/40/5)”. A chiudere il podio il francese Sebastian Bousser. Ucraino di nascita ma italiano di adozione Volodymyr Polikarpenko, da 11 anni residente nel capoluogo piemontese. Per lui lo sport è una filosofia di vita: “dopo trent’anni ad alto livello non posso più farne a meno. Mi piace tenermi in forma e continuare a ottenere buoni risultati nelle competizioni”. Allenatore e promotore dell’attività fisica nelle scuole, l’ex olimpionico di Sydney, Atene e Pechino parteciperà anche a due gare di nuoto (800 e 400 stile libero), alla cronometro in bicicletta e, ovviamente, al triathlon, in programma nella giornata conclusiva. In queste ultime due ritroverà l’amico-rivale Bruno Pasqualini. “In discesa non è neanche male - scherza Vladimir - certo che in salita si fa una bella fatica. Però, di certo, è molto sicura. Io sono venuto ai Master di Torino soprattutto per gareggiare nell'atletica leggera e nel badminton, che pratico, fin da quando ero giovane, a Mosca. Poi sono arrivato alla zona accrediti mi sono detto: "Perché non tentare con questa disciplina?" Ho deciso all'ultimo, e così è stato impossibile trovare una bicicletta migliore di questa. Ma tutto sommato è un buon mezzo. E poi, sono qui per prendere parte a questo evento, non per vincere”. Riguardo all’evento non ci sono dubbi: “anche se poco pubblicizzati, i World Masters Games sono importanti per far conoscere Torino e moltissimi sport. Al Games Center l’atmosfera è davvero simile a quella di un’Olimpiade”.
Fonte: La stampa
È uno dei percorsi più affascinanti di tutto il Veneto. La Treviso-Ostiglia, 116 chilometri complessivi di cui 32 nel padovano. La presidente della Provincia di Padova Barbara Degani, in sella alla bicicletta, ha aperto il percorso partendo da villa Marcello a Levada di Piombino Dese. Alla cerimonia erano presenti il vice presidente della Regione Veneto Marino Zorzato, il vice presidente della Provincia di Padova Roberto Marcato, gli assessori provinciali Gilberto Bonetto e Mirko Patron oltre a molti sindaci, autorità, rappresentanti di associazioni e cittadini. La storia e gli scorci che il percorso propone hanno un fascino che molti Paesi ci invidiano. L’itinerario è stato infatti ricavato sul sedime dell’omonima linea dell’ex ferrovia realizzata per fini bellici e strategici tra il 1920 e il 1940. Fu bombardata dagli Alleati nel corso della Seconda guerra mondiale e il ripristino, più volte annunciato dal Dopoguerra in poi, oggi dopo tre anni di lavoro tra progettazione e realizzazione diviene finalmente realtà. Il progetto ha quindi anche il merito di raccontare una pagina di storia dell’Italia e del Veneto e, dal punto di vista architettonico, di valorizzare i sei caselli ferroviari e i due magazzini di pregio che si trovano lungo i binari. Il tragitto, per molti tratti alberato, attraversa luoghi ancora incontaminati del Veneto, aree di grande interesse ambientale e artistico, borghi che attraggono per la varietà dei prodotti tipici ed enogastronomici. Il percorso collegherà le città di Treviso e Ostiglia con il fiume Po in provincia di Mantova attraversando le province di Padova, Treviso, Vicenza e Verona. Nel territorio padovano la Treviso-Ostiglia tocca ben 10 Comuni: Piombino Dese, Trebaseleghe, Loreggia, Camposampiero, Santa Giustina in Colle, San Giorgio delle Pertiche, Campo San Martino, Curtarolo, Piazzola sul Brenta e Campodoro. I lavori di recupero del tratto padovano sono stati suddivisi in due lotti: il primo, da Piombino Dese a San Giorgio delle Pertiche (per una lunghezza di quasi 20 chilometri), il secondo (da Campo San Martino a Campodoro), che verrà ultimato nel corso del 2013, quando ci sarà la grande inaugurazione dell’intera opera. Il costo per la realizzazione di entrambi i lotti ammonta a 4,6 milioni di euro. Il cicloturismo, pur essendo considerato turismo di nicchia, muove in Europa circa 6.000.000 di persone e ha registrato in Veneto, nel 2012, un incremento del7%. Se poi si analizzano i dati dei “dilettanti” delle due ruote, scopriamo che i potenziali utenti sono in Italia circa 25.000.000. Un dato che fa capire l’importanza, in termini di sviluppo turistico, di questo segmento di mercato. Per il completamento dell’opera, in gran parte già realizzata e inaugurata, è necessario reperire ulteriori risorse, possibilmente fondi europei, e siglare un accordo con FFSS per la concessione o l’acquisto dei sedimi ancora mancanti. Le quattro Province venete si sono trovate d’accordo nel dare mandato alla Regione per trattare con le Ferrovie e individuare finanziamenti europei attraverso il POR 2014-2020 (Programma Obiettivo Regionale). E’ stata confermata inoltre la volontà di sostenere economicamente l’opera e di portare le richieste dei singoli Comuni sul tavolo regionale. “Il percorso ciclopedonale del padovano – ha dichiarato Barbara Degani – è quello più avanzato. L’ultimo tratto sarà inaugurato a settembre. Abbiamo sempre creduto nel progetto sin dall’inizio perché ci permette di sviluppare un turismo ecosostenibile e di recuperare la nostra storia, la nostra cultura e la nostra enogastronomia. Restano da superare due criticità: a Camposampiero e a Campo San Martino, ma siamo già sulla buona strada. L’incontro che oggi ho voluto, è stato utile per individuare una strategia condivisa e essere più incisivi nelle istanze da presentare a FFSS e all’Europa, dopo che la Regione ha già contribuito in maniera determinante con risorse economiche e strategie urbanistiche”.
Fonte: www.provincia.pd.it
La Stelvio Bike è una delle più suggestive manifestazioni che attraversano la leggendaria strada del Passo dello Stelvio, un itinerario per chi è appassionato di cicloturismo Trentino. La gara vede i partecipanti pedalare nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, lungo strade che per l’occasione resteranno chiuse al traffico. I ciclisti devono attraversare 48 impegnativitornanti fino a raggiungere, appunto, Passo dello Stelvio a quota 2.757 metri. La Stelvio bike 2013 si terrà sabato 31 agosto e darà la possibilità a migliaia di appassionati di ciclismo e cicloturismo, di pedalare in tutta sicurezza sui tornanti che hanno reso famoso il valico alpino fra Lombardia ed Alto Adige.
Fonte: www.passostelvio.com
La Bicipolitana è una metropolitana in superficie, dove le rotaie sono i percorsi ciclabili e le carrozze sono le biciclette. Lo schema utilizzato è quello delle metropolitane di tutto il mondo. Vi sono delle linee (gialla, rossa, verde, arancione….) che collegano diverse zone della città, permettendoti uno spostamento rapido, con zero spesa, zero inquinamento, zero stress. Al momento la “Bicipolitana”, il progetto che trasformerà l’intera città e collegherà, grazie a piste ciclabili, i quartieri e le zone periferiche tra di loro e con il centro, comprende il tratto che porta da Piazzale Cinelli (zona ospedale San Salvatore) a Baia Flaminia o viceversa, passando per via Canale, il Ponte del Foglia e Lungofoglia delle Nazioni. C’è poi tutto il tratto del lungomare che inizia da viale Napoli, va verso viale Trieste fino a raggiungere Fossosejore, il tutto costeggiando la spiaggia e ammirando così il mare. Sono, inoltre, presenti diverse piste ciclabili che collegano i quartieri periferici alle centralità cittadine come, ad esempio, l'itinerario che collega il parco Miralfiore al quartiere di Villa San Martino attraverso le vie Respighi e via Togliatti, la pista ciclabile che costeggia via Belgioioso e via Trometta vari percorsi presenti al'interno dei quartieri Celletta e Villa Fastiggi. La bicipolitana, in fase di completamento, ha attualmente un'estensione di circa 72 chilometri. Il progetto finale prevede circa duecento chilometri di percorsi che valgono investimenti per 26 milioni di euro. Altri interventi riguardano i una serie di parcheggi scambiatori, il pagamento delle soste nelle strisce blu oltre al biglietto e all’abbonamento del trasporto pubblico cittadino ed extraurbano tramite lo smartphone e, in accordo con Società Autostrade, in compensazione ai lavori della terza corsia, la realizzazione di altre opere che incideranno positivamente sulla mobilità urbana a vantaggio delle quattro ruote.
Fonte: Comune di Pesaro
Per cambiare profondamente il volto di una città basta un numero magico (il numero 30). E non ci vogliono nemmeno troppi soldi. A Parigi, per esempio, con soli 2,6 milioni di euro di stanziamenti, l’amministrazione di Bertrand Delanoe ha messo a punto un piano rivoluzionario. Un format esportabile in qualunque città europea (Italia compresa): dal prossimo settembre su 560 km di rete stradale il limite massimo di velocità consentito alle automobili sarà di 30 Km/h (il 37% delle strade cittadine). Il nuovo piano “La rue en partage” (“la strada in condivisione”, ndr ) non dovrebbe essere un dramma, eppure le questioni della mobilità urbana provocano sempre accesi dibattiti politici e sociologici. Anche a Parigi. Per semplificare, da una parte ciclisti che rischiano la vita e dall’altra adepti del culto motorista sempre più rancorosi e su di giri. E dire che in nessuna metropoli europea la media di chilometri percorsi da un’auto ingolfata nel traffico si avvicina al numero magico: ovunque la bicicletta è il mezzo più veloce per spostarsi nelle aree urbane. A Parigi questo limite verrà fissato in una trentina di quartieri, che vanno ad aggiungersi ad altre 74 zone della città dove la velocità è già regolata in questo modo. Ma non c’è limite al meglio: nella capitale francese sono già attive 23 “zone di incontro” dove le auto non possono superare i 20 Km/h; qui pedoni e ciclisti sono padroni della strada, e le automobili sono “avvisate” da strisce bianche perpendicolari alla carreggiata formate da piccoli rettangoli tipo pixel, una via di mezzo tra segnaletica e arte di strada, un modo poco invasivo per invitare gli automobilisti a rallentare.
L’obiettivo di questo programma che per noi sembra lunare è piuttosto semplice, invitare gli automobilisti a scegliere il mezzo di trasporto più semplice e moderno del mondo: la bicicletta. E a rispettare le due ruote: i ciclisti, nelle zone 30, potranno anche “bruciare” il semaforo rosso per svoltare a destra. Di questo passo, le automobili a Parigi diventeranno un mezzo di trasporto in via d’estinzione, e del resto lo confermano le statistiche: già ora il 60% degli spostamenti si fa a piedi, il 27% con i trasporti pubblici, il 7% in automobile e il 4% in bicicletta. Percentuali impensabili per l’Italia, il paese europeo più in ritardo rispetto allo sviluppo della ciclabilità e alla cultura della mobilità alternativa. Londra, per esempio, giusto per non restare indietro rispetto a Parigi, sta pensando di estendere l’attuale percentuale di zone 30 (oggi circa il 19% delle strade urbane) a quasi tutta la città – rimarrebbero escluse solo le arterie ad alto scorrimento. Possibile? Per Isabel Dedring, responsabile dei trasporti londinesi, non ci sarebbero problemi: «Andrà a finire come capitò con il divieto di fumo nei locali, nessuno lo riteneva possibile fino a quando non è successo».
Bisognerà solo convincere i distretti, ma già alcuni hanno imposto i 20 miglia all’ora in tutte le strade, con risultati molto soddisfacenti e dunque contagiosi. A Monaco, altra città virtuosa, sono così visionari che entro il 2025 puntano ad avere la quota di spostamenti in automobile al di sotto del 20% nelle zone centrali (taxi compresi). Lo ha annunciato Hep Monatzeder, vicesindaco della città dove ha sede la Bmw – provate adesso ad immaginare il sindaco di Torino Piero Fassino e la Fiat di Marchionne. Monaco, per raggiungere l’obiettivo, solo nell’ultimo anno ha già stanziato 10 milioni di euro per la ciclabilità. In Italia (2.556 ciclisti morti negli ultimi dieci anni), sull’onda di un’evidenza che ha trasformato la bicicletta nello strumento più efficace per praticare più che sognare un mondo diverso, soprattutto nelle città, anche la politica si è dovuta accorgere che qualcosa si sta muovendo. Con ritardo e inconcludenza imbarazzanti. A parte i sindaci volonterosi che ci deliziano con improbabili pedalate propagandistiche, diverse associazioni hanno presentato una proposta di legge proprio per introdurre il limite dei 30 Km/h nei centri urbani (già sottoscritta da circa sessanta deputati di tutti gli schieramenti).
L’obiettivo della Rete della Mobilità Nuova, seppure meritevole, dice a che punto siamo rispetto alle esperienze europee: obbligare i sindaci, entro due anni, a far scendere gli spostamenti motorizzati con mezzi privati almeno sotto al 50%. Un’impresa disperata visto che la quasi totalità delle risorse per la mobilità vengono destinate all’alta velocità e alla rete autostradale, anche se le lunghe distanze assorbono meno del 3% degli spostamenti di persone e merci. Eppure, nonostante l’ottusità del sistema, in Italia le campagne di sensibilizzazione per sostenere il limite di velocità di 30 km/h si stanno moltiplicando con diverse iniziative dal basso. Il rischio però è che per un difetto di comunicazione non si riesca a far comprendere la portata di un semplice provvedimento che nelle nostre città sarebbe a dir poco storico, se non irrinunciabile: qui non ci sono in gioco solo i diritti (o le pretese) di qualche scanzonato cittadino che vuole liberarsi dalle automobili per pedalare in santa pace. C’è ben altro.
Proviamo a mettere tra parentesi – anche se è impossibile – lo studio approfondito appena realizzato dall’Istituto dei Tumori di Milano che ha dimostrato una stretta relazione tra l’inquinamento e il rischio di tumori al polmone (300 mila le persone testate, 36 i centri europei coinvolti). È stato misurato l’inquinamento dovuto alle polveri sottili (Pm10 e Pm2,5) causato in gran parte all’emissione dei motori a scoppio e agli impianti di riscaldamento. La conclusione è drammatica: per ogni incremento di 10 microgrammi di Pm10 per metro cubo presenti nell’aria, aumenta il rischio di tumore al polmone di circa il 22%. Sono cifre da ecatombe, questo tipo di tumore rappresenta la prima causa di morte nei paesi industrializzati, e solo in Italia nel 2010 si sono registrati 31.051 nuovi casi. Non bisognerebbe aggiungere altro per imporsi l’obiettivo di rottamare il mezzo di trasporto più mortifero, ma torniamo al limite dei 30 Km/h per entrare nello specifico dei tanti benefici per tutti. Automobilisti compresi. Prima di tutto si abbasserebbe la mortalità. In Europa, tumori a parte, ogni anno muoiono 35.000 persone a causa di incidenti stradali (un milione e mezzo rimangono ferite). L’Italia contribuisce alla statistica con 5 mila morti all’anno (e 300 mila feriti): quasi un quarto delle vittime sono pedoni e ciclisti. Tutta colpa della velocità? Sì.
Come dimostra uno studio londinese, quasi tutti gli incidenti che hanno ucciso ciclisti sono avvenuti in strade con un limite fissato a un minimo di 48 Km/h. I dati sui pedoni sono inconfutabili: se un’automobile investe una persona a 65 Km/h la uccide nel 90% dei casi, a 50 Km/h nel 20% dei casi, a 30 Km/h nel 3% dei casi. Data per scontata la maggior vivibilità delle strade con l’istituzione delle “zone 30″ – cosa di per sé gradevole ma che per alcuni potrebbe non essere prioritaria – va sottolineata anche la considerevole riduzione dei costi sanitari a fronte di una diminuzione dei sinistri (il Pil annuale perso a causa degli incidenti viene valutato attorno al 2%). Inoltre, la riduzione della velocità, come dimostrano alcuni studi effettuati ad Amburgo, farebbe diminuire dal 10 al 30% l’emissione di gas inquinanti. Sul banco degli imputati ci sono gli automobilisti che si ostinano a guidare in città, eppure il numero magico funzionerebbe anche per loro: consumerebbero meno carburante (12% secondo una ricerca tedesca) e anche loro morirebbero con minor frequenza.
Fonte: comune info; il manifesto (articolo pubblicato anche su eddyburg.it).
L'itinerario cicloturistico delle Residenze Sabaude "Corona di Delizie in Bicicletta" nasce dall'idea di congiungere questo importante sistema architettonico che nel 1997 è stato riconosciuto dall'UNESCO patrimonio dell'umanità con un percorso in bicicletta, facendo uso di ciclopiste, ciclostrade, greenways e strade rurali tutte già esistenti o in fase di realizzazione, secondo i piani di comuni, Provincia e Regione. Brevi sono i tratti di raccordo ma questo lavoro di ricucitura si è rivelato assai complesso perchè sono ben 15 le amministrazioni comunali coinvolte. Ne è scaturito un itinerario principale di oltre 90 Km a cui se ne aggiungono altri che costituiscono le varianti storiche che raggiungono i castelli di Moncalieri, Rivoli, La Mandria, Stupinigi, Palazzo Reale nonchè Castelvecchio, Abbadia di Stura, Villa della Regina e la tranvia di Superga che porta alla Basilica. La ricerca si è ispirata alla mappa Rabbini di metà ottocento ma l'attenzione ad ottenere un percorso sicuro e gradevole è prevalso, privilegiando l'ambiente e la tranquillità. La sicurezza intrinseca è stato il vero principio ispiratore. Alta sicurezza e basso livello di decibel fanno sì che ne possano godere i ciclisti pedalatori medi e le famiglie che amano spostarsi in bicicletta. Le notevoli innovazioni ed attenzioni al patrimonio storico ed artistico di Torino, fanno di questa città un polo di interesse turistico destinato a crescere. Il turismo in bicicletta semplifica gli spostamenti e ne aumenta la suggestione poichè annulla gli spazi vuoti che intercorrono tra un luogo di interesse ed il successivo. L'asse est del percorso è costituito dalla splendida ciclopista del Po che ha rarissime intersezioni con le strade veicolari e raggiunge in connessione numerevoli parchi fluviali. Un "uniqum" di preziosa bellezza ingentilita dalla vicinanza del fiume. Raggiunto il Parco del Meisino, solo qualche centinaio di metri ci separa dalla stazione di partenza della tranvia Sassi-Superga, la cui Basilica è raggiungibile, in meno di mezz'ora, assai comodamente. La variante storica dell'Abbadia di Stura, un'abbazia millenaria trascurata nei secoli, ci farà scoprire la curiosa realtà locale di Bertolla col suo museo dei lavandai e un possibile luogo di relax: i laghetti di Falchera da riqualificare. Riqualificazione conclusa con successo nel neonato parco Mezzaluna, che è Oasi di Cantababbio, a Settimo, primo tassello di una variegata successione di aree verdi che sono accomunate nel nome di "tangenziale verde", che vedrà il suo completamento nel 2010 e che si estende dalla fascia fluviale del Po fino a quella della Stura. Il complesso architettonico della cascina di Santa Cristina a Borgaro, ingloba al suo interno un castello seicentesco, punto di riferimento dell'epoca per battute di caccia e feste di corte. Oggi necessita di impegnativi restauri che le ridarebbero il giusto decoro. Un primo tentativo è stato la ricostruzione della peschiera. Ci si avvicina alla Stura di Lanzo per poi attraversarla utilizzando la pista ciclabile realizzata sul ponte della nuova circonvallazione Venaria-Borgaro (SP501). Sull'altra sponda, ci accoglie il centro storico di Venaria Reale, recentemente riqualificato. La Reggia, ispiratrice con spirito emulativo della francese Versaille, e i suoi giardini sono ormai splendidamente restaurati. E' questa la residenza che completa l'intera Corona di Delizie a questa augusta città di Torino, come recita la citazione di Amedeo di Castellamonte, quando ne progetta la costruzione nel 1672. Mentre una variante storica si addentra nel Parco Regionale della Mandria, nel quale sorge il castello che fece la residenza a Vittorio Emanuele II e alla bella Rosin, il percorso prosegue nel pre-parco per poi congiungersi a ridosso del centro storico di Druento. La valorizzazione dei centri storici dei siti di interesse ci porta al Santuario di San Pancrazio a Pianezza, ricca di storia ed attenta all'ambiente. Infatti la recente realizzazione della ciclabile sulla Dora Riparia la mette in collegamento con Collegno con un tratto molto suggestivo e dalle prospettive paesaggistiche inusuali. A Collegno, attraversato il centro storico, incontriamo l'imponente complesso architettonico della Certosa Reale, poi trasformata in Regio Manicomio, e che oggi ha tutte le carte in regola per essere un polo di attrazione turistica. Il progetto di "Corona di Delizie in Bicicletta" presta anche attenzione all'intermodalità treno-bici, tradizionalmente usata dall'associazione Bici & Dintorni durante le escursioni. L'itinerario si interseca con la ferrovia oltre che a Collegno anche a Moncalieri, Settimo, Borgaro, Venaria e, naturalmente, a Torino. Superato Grugliasco e l'ennesimo rinnovato centro storico, ci dirigiamo verso Rivoli sempre percorrendo tranquille strade e ciclopiste. E se avessimo bisogno di ospitalità ci verrebbero in soccorso gli innumerevoli hotel che incontriamo cammin facendo. In posizione dominante sul centro storico di Rivoli, ricco di testimonianze medioevali quali la casa del Conte Verde, si erge il Castello, meta di grande interesse turistico-culturale per la presenza al suo interno del Museo di Arte Contemporanea. Ancora una strada secondaria ci fa giungere a Rivalta, nel cui centro storico l'amministrazione comunale ha acquisito il castello degli Orsini per destinarlo ad uso di pubblica utilità. Poco più a sud iniziano le piste ciclabili che corrono lungo l'asta fluviale del Sangone, valido esempio di percorsi qualitativamente davvero a livello europeo e che hanno sanato situazioni di degrado che perduravano da tempo. L'avvenieristica passerella di Beinasco, dalle forme molto ardite, mette in collegamento la sponda fluviale al centro storico della cittadina. Da questa prospettiva inconsueta, sull'altra sponda del Sangone, si scorge il castello del Drosso che ci ricorda i tempi del primo insediamento dei monaci dell'Abbazia di Staffarda, quasi mille anni fa. Sovrastata dalla statua di un cervo dalle corna ramificate, la palazzina di Stupinigi ci riporta inequivocabilmente alla grande passione dei Savoia per la caccia, con battute che si svolgevano nelle vaste zone boschive all'intorno tuttora percorribili anche in bicicletta. Poco distante, un precedente castello si affianca alla palazzina. Si presenta come una costruzione medioevale con quattro torri merlate ed un cortile interno. Ecco poi, davanti a noi, un nuovo sito storico: il Mausoleo della Bella Rosin che sorge proprio sul luogo dove un tempo si ergeva maestoso il castello di Miraflores, e che ci ricorda la contessa Rosa Vercellana, moglie morganatica di Vittorio Emanuele II a cui il mausoleo è dedicato quale luogo di degna sepoltura. Al termine del torrente Sangone si estende una vasta area verde che segna il confine tra i comuni di Torino e Moncalieri: il Parco delle Vallere che ospita la sede del Parco Fluviale del Po. Moncalieri, poco oltre, fu scelta per un'altra sontuosa residenza reale anch'essa in posizione dominante sul suo suggestivo borgo storico. Riprendendo il fiume Po, si incontrano gli imbarcaderi ai quali fanno scalo i battelli Valentino e Valentina che solcano il fiume accompagnando i turisti diretti nel centro città. Il museo dell'automobile ci ricorda che Torino è la capitale dell'auto e la sua industria ha occupato per tanti anni una larga parte della popolazione. Ancora sul fiume Po incontriamo l'ultima delizia, ma prima in ordine di costruzione: il castello del Valentino, il cui vicino Palazzo Reale è fulcro di tutto il sistema delle residenze reali. Oggi è sede della facoltà di architettura ma un tempo il castello era il luogo privilegiato per assistere alle battaglie navali che si organizzavano sul fiume per il divertimento di corte. Oltre il margine nord del parco che lo contorna, incontriamo nuovamente la bellissima piazza Vittorio Veneto, resa ancor più aulica dalla recente risistemazione che l'ha liberata dalle auto che occupavano tutta la sua superficie. Uno sguardo ancora alla collina con la chiesa della Gran Madre e sullo sfondo la Villa della Regina che ci ricorda la cosiddetta montagna di Torino, luogo prediletto della nobiltà che amava dilettarsi in ozi all'ombra delle vigne. La Corona di Delizie si chiude trasmettendoci una serenità d'altri tempi: dalla carrozza a cavalli al cavallo d'acciaio, si evolve il mezzo per spostarsi ma il fascino rimane immutato.
L’associazione 5&9 MTB Bikers Turi, anche per il 2013 ha organizzato l’evento “Turi in bici”. L’evento nasce per affrontare in maniera diversa il gran caldo e incentivare la gente ad utilizzare la bici come alternativa all’auto nel rispetto dell’ambiente. Una carovana di gente si è precipitata per non mancare al primo via dell’estate. Nonni, bambini, intere famiglie in sella alle loro bici con la gioia di pedalare in compagnia di tanta gente che come loro approfittano di questa iniziativa per spolverare quel mezzo che, un po’ per mancanza di tempo, un po’ perché la macchina è sempre più veloce, ma soprattutto perché la pigrizia rende tutti più comodoni, diventa un bel ricordo da annoverare quasi con nostalgia. Tutti erano presi dalla guida del loro mezzo, ma nello stesso tempo non si poteva rimanere sorpresi dalle novità che il paese e le sue strade, offriva. Al passaggio della carovana tra le vie, attirava l’attenzione di tutti coloro che, seduti a tavola per cenare e sdraiati sulle loro poltrone a guardare la tv, accorrevano sui balconi o si affacciavano alle finestre incuriositi ed un po’ insospettiti per questo insolito corteo di “biciamatori” che quasi come se fossero ad una festa salutavano tutto e tutti con i loro assordanti campanelli. Immancabile giro nelle periferie, mettendo sotto torchio la resistenza dei partecipanti, affrontando qualche salita un po’ impegnativa, ma la ciliegina sulla torta è stata indubbiamente la visita al meraviglioso centro storico di Turi che sembrava quasi fiero di mostrarsi ai suoi cittadini in tutto il suo splendore antico. Una capatina anche all’oratorio ed infine raduno nuovamente in piazza municipio, dove Pierino ed i suoi amici del 5&9 hanno ringraziato tutti i partecipanti, dando appuntamento al prossimo raduno.
Fonte: www.turiweb.it
Tutto quello che serve agli appassionati delle due ruote, punti vendita, assistenza, riparazioni e abbigliamento.