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Secondo l'analisi di BikeDistrict, realizzata a partire dai dati del modello di rete ciclabile, nel comune di Milano sono circa 130 i chilometri di piste ciclabili, ma solamente 25,9 km sono quelli presenti all'interno della circonvallazione esterna, il cuore urbano della città.
Se si restringe ulteriormente l'area di indagine fino all'Area C (area a traffico moderato), ci sono un totale di 119.6 chilometri di rete stradale, praticamente la metà in pavé, e soli 8 km di piste ciclabili.
Nello specifico, abbiamo rappresentato nella terza dimensione le densità (in metri lineari per metro quadro), di: piste ciclabili; percorsi tracciati nei parchi urbani; percorsi pedonali condivisi con i ciclisti (rispettando i pedoni!); itinerari verdi.
Dalla mappatura emerge come la densità più elevata si registri nei parchi urbani dove si concentrano i percorsi liberi da automobili. Sono evidenti le direttrici principali delle poche dorsali ciclabili urbane di Milano quali: la ciclabile della Martesana a Nord, il sistema ciclabile di Via Melchiorre Gioia – Via S. Marco, Via Monterosa ad Ovest, l'Alzaia del Naviglio Grande a Sud-Ovest, Viale Argonne ad Est, la bike lane circolare intermittente di Via Santa Sofia – Via Francesco Sforza.
Risulta altrettanto evidente la carenza di infrastrutture dedicate alla mobilità leggera in aree quali:
zona Bande Nere – Selinute, lungo la direttrice del Sempione e limitrofi, zona Loreto e Lambrate, sconnessi dalla città soprattutto a causa dell'assenza di una ciclabile su Buenos Aires, e la zona Sud di Milano che, pur contando su un minimo sindacale di piste, risulta totalmente disconnesso dalla rete dei percorsi urbani.
Fonte: http://blog.bikedistrict.org

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Ignazio Marino, in occasione del convegno organizzato da Sel alla Casa dell'architettura 'La conversione ecologica', ha annunciare le prossime novità che riguarderanno via dei Fori Imperiali. A dicembre inizieranno i lavori in via dei Fori Imperiali per l'ampliamento dei marciapiedi e per la realizzazione della pista ciclabile.
"Sono convinto che il cambiamento possa nascere dalle città - dice Marino - Roma vuole diventare capitale di un futuro possibile: siamo partiti dalla chiusura del traffico privato in via dei Fori Imperiali e vogliamo arrivare ad una città a misura di pedone, di bambino. Penso poi a una mobilità pubblica veloce, pulita e sicura - ha aggiunto Marino - non è un'impresa facile a Roma. Ma il cambiamento passa anche per il coraggio di assumersi certe responsabilità. La nuova metropolitana deve essere realizzata in anni e non in alcuni decenni, ma poi servono anche tram, car sharing, piste ciclabili e isole pedonali".

Fonte: http://roma.repubblica.it

Lunedì, 28 Ottobre 2013 14:26

Gli Europei amano le loro biciclette

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Secondo i dati di NPR, in 23 dei 27 Paesi dell'UE le biciclette sono state più vendute delle auto nel 2012. Nell'anno scorso la sorpresa più grande è arrivata dalla Germania, il Paese produttore di auto per eccellenza. Nonostante la presenza di grandi marchi come Mercedes, BMW e Volkswagen, i tedeschi hanno comprato poco più di 3 milioni di automobili, ma quasi 4 milioni di biciclette. Il distacco è ancora più netto in Gran Bretagna dove, a fronte di circa 2 milioni di auto vendute nel 2012, si sono vendute oltre tre milioni e mezzo di biciclette. Il fenomeno è dovuto sia ad una riscoperta della cultura delle due ruote, ma soprattutto alla crisi economica. Vi sono alcuni Paesi in Europa dove l'uso della bicicletta, anche per andare a lavorare, è qualcosa di normale, basti pensare ad Amsterdam o anche a Parigi o Ferrara. Se poi si pensa che in Danimarca vi sono addirittura delle autostrade per ciclisti, allora si capisce che il fenomeno non è poi così raro e il mezzo a due ruote ha il vantaggio di non essere inquinante.
Ora anche altri Paesi europei stanno iniziando ad intraprendere questa strada. In Spagna ad esempio, come riporta NPR, pian piano stanno aumentando le biciclette che si vedono per strada e da noi in Italia, per la prima volta dopo la Seconda Guerra Mondiale, sono state vendute più biciclette che auto.
Dati alla mano infatti, il fenomeno appare chiaro negli stati dell'Unione Europea. Ad eccezione del Belgio e del Lussemburgo, lo scorso anno le biciclette hanno venuto più delle macchine.

Fonte: www.npr.org  www.greenstyle.it

Venerdì, 25 Ottobre 2013 11:51

Cycling Industry Club incrementa le adesioni

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Il «Cycling Industry Club» di ECF è un fondo di sostegno per la bici in Europa. I membri intendono costituire un fondo finanziato da aziende del settore in Europa che potrà avere un impatto enorme sui governi a tutti i livelli. Oltre che da aziende mondiali della bici è supportato anche da aziende che si occupano di infrastrutture come Velopa, il più grande costruttore di parcheggi per bici nei paesi del Benelux. Il 23 ottobre sono state ufficializzate altre due nuove adesioni al Cycling Industry Club, il Club fondato durante Eurobike 2011 dalla ECF (European Cyclists' Federation). I due nuovi marchi sono in un certo senso delle novità: si tratta di Muc-Off, produttore di lubrificanti per la pulizia e il lavaggio delle bici, e GoCycle, azienda produttrice di bici elettriche, le prime rispettivamente del proprio settore ad aderire al Cycling Industry Club.
Le aziende fondatrici del Cycling Industry Club sono state: Schwalbe, Trelock (Germania), Accell Group (Olanda), SRAM, Trek (Stati Uniti), DT Swiss (Svizzera) e l'italiana Selle Royal.
Nel 2012 sono entrate a far parte del Cycling Industry Club anche Giant, azienda americana-taiwanese produttrice di bici, e Velopa, la più grande dei Paesi Bassi nel settore delle rastrelliere. Nel 2013, infine, ha aderito al Club anche Cycleurope, produttore svedese di biciclette proprietario tra l'altro di alcuni famosi marchi come Bianchi e Gitane.
"Sostenere l'attività di advocacy è fondamentale per rafforzare il mercato ciclistico – ha dichiarato l'amministratore delegato di GoCycle Paul Stratta – c'è bisogno di sicurezza nelle strade se vogliamo avere più ciclisti, per quanto riguarda il nostro target in particolare stazioni di ricarica per le bici elettriche ed infrastrutture dedicate. Per perseguire questo obiettivo è importante sostenere le attività dell'ECF e tutte le aziende produttrici di e-bike dovrebbero aderire al Cycling Industry Club."
Fonte: www.bikeitalia.it

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Anche la Presidente della FIAB, Giulietta Pagliaccio, interverrà al Convegno "Bikenomics" previsto per lunedì 28 ottobre 2013 con inizio alle 16.30 a Milano, presso la Fabbrica del Vapore - Sala Corridoio - nell'ambito della prima edizione di Citytech.
All'iniziativa, moderata da Paolo Pinzuti di Clickutility on Earth, interverranno inoltre: Alfredo Drufuca, Amministratore Delegato Polinomia; Enrico Durbano, Sales Manager Eco-Counter; Paolo Gandolfi, parlamentare, componente della Commissione Trasporti della Camera dei Deputati; Federico Lia, Ricercatore Poliedra - Politecnico di Milano; Kevin Maine, Direttore Sviluppo della European Cyclists' Federation; Piero Nigrelli, Direttore Settore Ciclo ANCMA; Francesca Racioppi, Senior Policy and Programme Adviser dell'Organizzazione Mondiale della Sanità; Vincent Truter, Cycology.
La presidente FIAB dichiara: "Quando si parla di economia della bicicletta il primo pensiero va subito al cicloturismo. Nei paesi dove in tempi non sospetti sono state realizzate infrastrutture e servizi per i ciclisti, il cicloturismo ha prodotto un'economia dai numeri significativi. I tedeschi rappresentano il mercato cicloturistico più importante in Europa, ma l'Italia non è ancora nei primi dieci paesi europei preferiti dai tedeschi per le loro vacanze in bici, perché da noi mancano gli standard che loro ricercano".
Ma economia della bici vuol dire anche minori costi per la salute, minor pressione ambientale, minor consumo di suolo. E forse sarà anche la crisi del mercato dell'auto a dare rilancio all'economia della bicicletta. Ora o mai più.
"Sono piuttosto ottimista - prosegue la presidente FIAB - sul fatto che il cambiamento è in atto anche in Italia. Osservo un'economia, per ora ancora piccola, che si sta inventando un nuovo modo di stare nel mercato e fare business, sta creando nuove attività, sta producendo nuovi prodotti. Questo è il sintomo che il nuovo stile di vita legato alla mobilità quotidiana in bici sta producendo effetti sul mercato economico. Una piccola rivoluzione industriale è in atto: solo chi saprà adeguarsi a queste nuove esigenze, in modo anche un po' visionario come i grandi pionieri del passato, può contare su un radioso futuro economico".
Fonte: http://fiab-onlus.it/

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Il Sustainable Development Solutions Network (SDSN) sotto l'egida delle Nazioni Unite, introduce il secondo rapporto sulla Felicità nel mondo (il primo nel 2012), quella con la "F" maiuscola, che non tiene conto solo dello stipendio ma di tanti fattori, spesso invisibili o dati per scontati da chi se lo può permettere.
I risultati di quest'anno sono più precisi grazie alla combinazione di tre fonti: i sondaggi Gallup, i dati forniti dagli stessi stati e l'aiuto dell'organismo internazionale per lo sviluppo OECD
Secondo l'indagine condotta da John F. Helliwell, Richard Layard e Jeffrey D. Sachs, i primi cinque paesi europei tra i più felici del mondo sono: Danimarca, Paesi Bassi, Svezia, Finlandia, Germania, Belgio e Austria, mentre agli ultimi posti, sempre tra gli stati europei, figurano: Lituania, Cipro, Portogallo, Spagna, Romania, Bulgaria e Malta.
Per qualcuno potrebbe essere un caso che i paesi più o meno felici secondo la classifica del World Happiness Report sono, rispettivamente, quelli in cui si verificano le percentuali più alte e più basse di spostamenti in bicicletta, ma secondo l'ECF (European Cyclists' Federation), non si tratta di un caso. E' vero, non ci sono prove scientifiche che correlano i dati della felicità con quelli dei livelli di ciclismo in una nazione, ma la somiglianza tra le due classifiche è così marcata che vale la pena analizzare uno ad uno i parametri scelti dai tre studiosi per capire se e come un alto utilizzo della bicicletta come mezzo di trasporto può influire sulla percezione della felicità.
1) Aspettativa di vita. Questo il primo parametro considerato dalla classifica del World Happiness Report. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità i due terzi della popolazione mondiale non raggiunge i livelli raccomandati di attività fisica. Il risultato, secondo l'OMS, è che solo in Europa l'inattività fisica priva i cittadini di circa 8 milioni di giorni di salute all'anno, in media. Negli Stati Uniti, secondo l'American Heart Foundation, il 32% degli adulti non svolge alcuna attività fisica nel tempo libero e tra il 34 % e il 68,4 % (a seconda del livello di istruzione) degli americani non compie la quantità minima di esercizio fisico giornaliero. Ora, gli effetti benefici dell'uso della bicicletta sulla salute sono noti ed ecco perché, almeno per questo primo parametro, non è poi così avventato ipotizzare una correlazione tra uso della bicicletta e felicità.
2) Supporto sociale. I tre ricercatori hanno descritto questo fattore come il "poter contare su qualcuno nei momenti di difficoltà". Forse questa correlazione è meno immediata della precedente e difficilmente dimostrabile scientificamente, ma meno traffico motorizzato non corrisponde ad un ambiente più vivibile favorendo quindi la quantità e la qualità delle relazioni umane? L'Università di San Francisco, negli States, ha condotto uno studio nel 1995 che dimostrerebbe come, in media, i bambini che vivono in strade poco trafficate hanno circa il triplo tra amici e conoscenti rispetto ai loro coetanei residenti in quartieri molto trafficati. Uno studio del 2006 su New York della Transportation Alternatives ha confermato questa tesi.
3) Benessere mentale. Secondo i tre studiosi un cattivo stato di salute mentale è la prima causa di infelicità. Circa il 10 % della popolazione mondiale soffre di qualche forma di disturbo psicologico, la depressione colpisce 404 milioni di persone in tutto il mondo e 272 milioni di persone soffrono di ansia. Questo parametro è strettamente legato al precedente poiché spesso è la scarsità delle interazioni umane la causa di depressione e infelicità. Va da sé che andare in bici favorisce la relazioni tra le persone (che sono in comunicazione tra loro e con l'ambiente senza la barriera di un'auto), per non parlare poi dell'effetto diretto sul buon umore grazie al rilascio delle endorfine (gli ormoni della felicità).
4) Interazione sociale. Oltre a coloro che vanno in bici, anche gli utenti del trasporto pubblico sono più propensi all'interazione rispetto agli automobilisti, a differenza di questi ultimi infatti si spostano costantemente in compagnia. Secondo l'ECF, inoltre, i ciclisti trascorrono più tempo in compagnia non essendo tutelati in strada e dovendo quindi continuamente riunirsi in associazioni e movimenti per rivendicare i loro diritti.
5) Indipendenza. Sulle limitazioni alle libertà di azione e movimento, coloro che usano l'auto sono sicuramente i più penalizzati, non potendo accedere in molte aree della città chiuse al traffico, perdendo tempo per cercare parcheggio e sottraendolo alle varie attività, provando frustrazione per le ore perse in fila. Anche gli utenti del trasporto pubblico però non possono rivendicare una vera indipendenza nei movimenti e libertà di azione, poiché rispetto ai ciclisti è l'autobus o il mezzo in questione che li porta in giro.
6) Benessere economico. E qua non ci volevano nemmeno grossi studi. E' noto che andando in bici quotidianamente si risparmiano i soldi dell'automobile stessa, del bollo, assicurazione, benzina, parcheggio, manutenzione, multe, future cure mediche (influendo positivamente sulla spesa sanitaria nazionale).
7) Giustizia sociale. Secondo l'ECF, la bicicletta aiuta a ridurre le disuguaglianze sociali, fornendo anche ai cittadini con un basso reddito la possibilità di muoversi in modo indipendente con un mezzo che non richiede una particolare manutenzione. La correlazione fra disparità sociale e felicità è già da tempo oggetto di studio degli psicologi e oggi l'idea che i paesi con meno differenze tra le classi sociali (si pensi alla Scandinavia e ai suoi sistemi fiscali e previdenziali) hanno livelli più elevati di felicità tra la popolazione, è ormai accettata universalmente. 

Rapporto 2103 in lingua inglese

Fonte: www.bikeitalia.it

 

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