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Il Sustainable Development Solutions Network (SDSN) sotto l'egida delle Nazioni Unite, introduce il secondo rapporto sulla Felicità nel mondo (il primo nel 2012), quella con la "F" maiuscola, che non tiene conto solo dello stipendio ma di tanti fattori, spesso invisibili o dati per scontati da chi se lo può permettere.
I risultati di quest'anno sono più precisi grazie alla combinazione di tre fonti: i sondaggi Gallup, i dati forniti dagli stessi stati e l'aiuto dell'organismo internazionale per lo sviluppo OECD
Secondo l'indagine condotta da John F. Helliwell, Richard Layard e Jeffrey D. Sachs, i primi cinque paesi europei tra i più felici del mondo sono: Danimarca, Paesi Bassi, Svezia, Finlandia, Germania, Belgio e Austria, mentre agli ultimi posti, sempre tra gli stati europei, figurano: Lituania, Cipro, Portogallo, Spagna, Romania, Bulgaria e Malta.
Per qualcuno potrebbe essere un caso che i paesi più o meno felici secondo la classifica del World Happiness Report sono, rispettivamente, quelli in cui si verificano le percentuali più alte e più basse di spostamenti in bicicletta, ma secondo l'ECF (European Cyclists' Federation), non si tratta di un caso. E' vero, non ci sono prove scientifiche che correlano i dati della felicità con quelli dei livelli di ciclismo in una nazione, ma la somiglianza tra le due classifiche è così marcata che vale la pena analizzare uno ad uno i parametri scelti dai tre studiosi per capire se e come un alto utilizzo della bicicletta come mezzo di trasporto può influire sulla percezione della felicità.
1) Aspettativa di vita. Questo il primo parametro considerato dalla classifica del World Happiness Report. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità i due terzi della popolazione mondiale non raggiunge i livelli raccomandati di attività fisica. Il risultato, secondo l'OMS, è che solo in Europa l'inattività fisica priva i cittadini di circa 8 milioni di giorni di salute all'anno, in media. Negli Stati Uniti, secondo l'American Heart Foundation, il 32% degli adulti non svolge alcuna attività fisica nel tempo libero e tra il 34 % e il 68,4 % (a seconda del livello di istruzione) degli americani non compie la quantità minima di esercizio fisico giornaliero. Ora, gli effetti benefici dell'uso della bicicletta sulla salute sono noti ed ecco perché, almeno per questo primo parametro, non è poi così avventato ipotizzare una correlazione tra uso della bicicletta e felicità.
2) Supporto sociale. I tre ricercatori hanno descritto questo fattore come il "poter contare su qualcuno nei momenti di difficoltà". Forse questa correlazione è meno immediata della precedente e difficilmente dimostrabile scientificamente, ma meno traffico motorizzato non corrisponde ad un ambiente più vivibile favorendo quindi la quantità e la qualità delle relazioni umane? L'Università di San Francisco, negli States, ha condotto uno studio nel 1995 che dimostrerebbe come, in media, i bambini che vivono in strade poco trafficate hanno circa il triplo tra amici e conoscenti rispetto ai loro coetanei residenti in quartieri molto trafficati. Uno studio del 2006 su New York della Transportation Alternatives ha confermato questa tesi.
3) Benessere mentale. Secondo i tre studiosi un cattivo stato di salute mentale è la prima causa di infelicità. Circa il 10 % della popolazione mondiale soffre di qualche forma di disturbo psicologico, la depressione colpisce 404 milioni di persone in tutto il mondo e 272 milioni di persone soffrono di ansia. Questo parametro è strettamente legato al precedente poiché spesso è la scarsità delle interazioni umane la causa di depressione e infelicità. Va da sé che andare in bici favorisce la relazioni tra le persone (che sono in comunicazione tra loro e con l'ambiente senza la barriera di un'auto), per non parlare poi dell'effetto diretto sul buon umore grazie al rilascio delle endorfine (gli ormoni della felicità).
4) Interazione sociale. Oltre a coloro che vanno in bici, anche gli utenti del trasporto pubblico sono più propensi all'interazione rispetto agli automobilisti, a differenza di questi ultimi infatti si spostano costantemente in compagnia. Secondo l'ECF, inoltre, i ciclisti trascorrono più tempo in compagnia non essendo tutelati in strada e dovendo quindi continuamente riunirsi in associazioni e movimenti per rivendicare i loro diritti.
5) Indipendenza. Sulle limitazioni alle libertà di azione e movimento, coloro che usano l'auto sono sicuramente i più penalizzati, non potendo accedere in molte aree della città chiuse al traffico, perdendo tempo per cercare parcheggio e sottraendolo alle varie attività, provando frustrazione per le ore perse in fila. Anche gli utenti del trasporto pubblico però non possono rivendicare una vera indipendenza nei movimenti e libertà di azione, poiché rispetto ai ciclisti è l'autobus o il mezzo in questione che li porta in giro.
6) Benessere economico. E qua non ci volevano nemmeno grossi studi. E' noto che andando in bici quotidianamente si risparmiano i soldi dell'automobile stessa, del bollo, assicurazione, benzina, parcheggio, manutenzione, multe, future cure mediche (influendo positivamente sulla spesa sanitaria nazionale).
7) Giustizia sociale. Secondo l'ECF, la bicicletta aiuta a ridurre le disuguaglianze sociali, fornendo anche ai cittadini con un basso reddito la possibilità di muoversi in modo indipendente con un mezzo che non richiede una particolare manutenzione. La correlazione fra disparità sociale e felicità è già da tempo oggetto di studio degli psicologi e oggi l'idea che i paesi con meno differenze tra le classi sociali (si pensi alla Scandinavia e ai suoi sistemi fiscali e previdenziali) hanno livelli più elevati di felicità tra la popolazione, è ormai accettata universalmente.
Rapporto 2103 in lingua inglese
Fonte: www.bikeitalia.it