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Come ci si deve comportare di fronte a una pista ciclabile mal progettata? Quando si ha diritto a un risarcimento? Perché i mezzi del bike-sharing sono considerati privati?

In Italia la bici è ancora "velocipede", di nome e di fatto, e "servono norme nuove per incentivarne l'uso, equiparandola ai mezzi pubblici". Con Eugenio Galli, responsabile legale di Fiab, Federazione italiana amici della bicicletta, abbiamo cercato di fare luce su un tema confuso, anche a seguito di discutibili sentenze della Cassazione e premi assicurativi da capogiro.

 

Iniziamo dalla sentenza della Cassazione che non ha riconosciuto a una ciclista il diritto di essere risarcita dall'Inail per un infortunio nel tragitto casa-lavoro.

Si tratta in realtà di una non-notizia, perché sia per le auto che per le bici vale lo stesso principio: non c'è infortunio in itinere se un mezzo pubblico efficiente e utile copre lo stesso tragitto. L'infortunio con mezzo privato (auto, moto o bici, anche se è fornita dal servizio bike-sharing) è riconosciuto dall'Inail solo se l'uso è "necessitato". Ovvero se il lavoratore non può scegliere di prendere un mezzo pubblico perché non è previsto per quella tratta, ha orari incompatibili con gli orari di lavoro, è carente (molto lento o discontinuo).

Perché il bike-sharing è considerato mezzo privato?

Perché – benché non lo sia tecnicamente, essendo proprietà pubblica - il Ministero del lavoro ha ribadito che il mezzo è pubblico solo quando il conducente è diverso dal trasportato, e la proprietà non conta. Da sottolineare anche il fatto che ovviamente non si ha diritto a nessun indennizzo se il ciclista è caduto o ha avuto danni per un comportamento colpevole o per manovre contrarie al codice della strada. In definitiva, il caso di quella ciclista che non è stata risarcita non deve fare scandalo perché sarebbe successo lo stesso – e spesso succede – anche se fosse stata al volante di un'auto.

Altra regola importante: possiamo sperare in un risarcimento solo se stiamo viaggiando su una pista ciclabile, laddove esista. Se preferiamo la strada perdiamo tale diritto.

Giusto. L'Inail ha interpretato così la norma con una circolare di qualche mese fa. Il mezzo privato deve essere "necessitato" e deve circolare solo all'interno di piste ciclabili, laddove presenti. Nella realtà è una scelta ipocrita, perché sappiamo che spesso le piste non sono sicure.

Pensate di fare ricorso?

No, la risposta dell'Inail è ipocrita ma non possiamo ricorrere perché è coerente con il dettato legislativo. La nostra proposta è integrare la legge con una norma che riconosca sempre l'infortunio in bici. Noi vorremmo che il principio di favore, che è accordato al mezzo pubblico, venga esteso alla bici. Punto. Ma deve farlo la legge.

E se la pista ciclabile è mal progettata o pericolosa, con buche e auto parcheggiate, siamo comunque obbligati a percorrerla per sperare in un risarcimento in caso di infortunio?

Sì, e solo in secondo momento si può affrontare il tema della responsabilità.

Ovvero: se vogliamo l'indennizzo dobbiamo stare sulla pista ciclabile, se poi questa ci ha causato danni o cadute, si apre un altro capitolo e il ciclista potrà avvalersene con l'amministrazione.

Considerando le piste ciclabili italiane, è possibile stabilire una vaga percentuale di quelle sicure?

Sono dati impossibili da conoscere. Anche perché quando si cercano a livello locale è il Comune a fornirli, e quindi non sono verificabili. Dei 137 km ufficialmente presenti a Milano ad esempio, il doppio senso in una strada è considerato due volte? Non si sa. Larga parte delle piste è fuori norma, ma non ne abbiamo neppure una vaga idea. Consideri che spesso i Comuni non collaborano con noi e non forniscono neppure i dati ufficiali.

Ci dia qualche regola generale per il ciclista...

Quando parliamo di bici su strada, non di competizioni, questa è considerata un veicolo ed è governata dal Codice della Strada: bisogna tenere la destra, dare la precedenza, fermarsi a stop e semaforo e via dicendo. Ci sono alcune regole speciali per i ciclisti, che ad esempio in attraversamento delle ciclabili hanno la precedenza.

Quali diritti hanno i ciclisti nelle zone pedonali?

La questione è molto discussa. Al momento nelle zone pedonali la bici può circolare a meno che non sia specificamente vietato. Il fatto che in genere sia accessibile ai ciclisti comunque, non toglie il dovere di mantenersi responsabili. È considerata manovra imprudente ad esempio pedalare in una strada pedonale a 30 km/h se in quel momento è affollata: in quei casi il codice della strada prevede addirittura che sia condotta a mano. Spesso non c'è segnaletica a terra per le bici, come in via Sarpi a Milano. C'è chi sostiene che una corsia per i ciclisti ne limiterebbe la libertà e chi invece sostiene che favorirebbe la sicurezza dei pedoni, aumentano allo stesso tempo la disinvoltura del mezzo, che avrebbe un suo spazio dedicato: limitato, ma tutto suo. Insomma la questione resta aperta.

Cosa vorrebbe vedere in Italia che ancora non esiste?

Mancano regole ormai presenti in tutto il resto d'Europa. Le zone di arresto ad esempio, quella linea di stop avanzata, che a ogni semaforo permette ai ciclisti di stare davanti a tutti gli altri. C'è un corridoio laterale sulla destra, che consente di superare le macchine in fila e attendere il verde al riparo da tubi scappamento, di massimizzare la propria visibilità, di partire per primi e dunque svolgere in sicurezza manovre come la svolta a sinistra. In Italia le stesse ciclabili sono pensate come infrastrutture separate, e si pensa che una striscia lungo la carreggiate – laddove non ci sia possibilità di utilizzare un ampio marciapiede o creare una pista ad hoc - non sia sicura. Questo eccesso di protezione nei confronti del ciclista di fatto lo discrimina, anche perché non esiste una protezione sicura. Serve piuttosto regolare e moderare il traffico, di cui le bici devono poter far parte a pieno titolo.Vorrei il doppio senso per le bici nelle strade a senso unico: non esiste in Italia, ma in tutta Europa sì. È efficace, migliora la sicurezza stradale grazie alla reciproca visibilità e a una segnaletica dedicata. Vorrei regole pensate per le bici e non derivate da un Codice nato e cresciuto pensando alle auto, in cui la bici ancora è definita "velocipede". Vorrei coordinamento tra i piani locali di sviluppo delle ciclabili, in modo da garantire continuità da un Comune all'altro. È una lotta impari. Il movimento #Salvaiciclisti ha rivitalizzato il tema, ma il governo cosa ha fatto per considerare la questione? A parte le dichiarazioni di principio a nostro favore, ad esempio da parte della ministra Cancellieri, non ci sono poi mai dati di fatto. Ed è così da sempre. In venti anni di attività ho visto pochi cambiamenti.

Si può fare qualcosa contro il dominio assoluto delle auto? Ad esempio contro il parcheggio selvaggio sulle aiuole, che a Milano è più che tollerato dai vigili?

Milano ha un numero di auto che è due/tre volte superiore a quelle che circolano nelle altre capitali europee. È perfettamente inserita nella media italiana di 60-80 auto ogni 100 abitanti, nonostante sia una metropoli, e vanti mezzi pubblici senz'altro migliori che nelle altre città. Nelle altre capitali europee siamo a 20-40 auto ogni 100 abitanti. Per scoraggiarne l'uso abbiamo un tavolo permanente con le amministrazioni e abbiamo chiesto aggiornamenti costanti sulle contravvenzioni, che a Milano stanno aumentando moltissimo. Mi riferisco anche ai casi di sosta in seconda fila, sosta sulle ciclabili, sosta sotto gli alberi dei viali.

Arriviamo al caso del vicedirettore generale della Rai, Gianfranco Comanducci, caduto dalla bici e ricompensato dalla sua assicurazione privata con 500mila euro, per aver riportato un'invalidità permanente (contestata dalla stampa perché Comanducci starebbe continuando a correre in bici, ma questa è un'altra storia). Per noi ciclisti mortali, può convenire stipulare un'assicurazione privata?

Certamente. Non costa tanto, con circa 100-200 euro all'anno si ottiene già una buona assicurazione per gli infortuni. Per quanto riguarda invece la responsabilità civile, cioè coprire un eventuale danno che potremmo causare a terzi viaggiando in bici, i nostri associati sono coperti 24 ore su 24 con la sola quota associativa (30 euro a Milano, da gennaio a dicembre, ma ogni città ha sue quote).

 

Fonte: life.wired.it

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Dio mi faccia torto se io so di storia più di un cavallo da tiro, ma di una cosa sono ben sicuro: prima dell'avvento della…
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Comunicato stampa Fiab.

 

La FIAB, Federazione Italiana Amici della Bicicletta onlus, promuove per l'anno scolastico 2012-2013 il concorso fotografico dal titolo "Città in bici"�più bella, più viva, più mia! Per una città ciclabile e sostenibile.

Il concorso, riservato gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado e delle università, si propone, tra gli altri, di valorizzare l'ambiente,il decoro urbano e il senso civico, favorire l'intermodalità bici e mezzi collettivi, promuovere nuove strategie di sviluppo per la ciclabilità urbana

Si può partecipare con due foto individuali e/o di classe. Le opere che gli allievi produrranno potranno essere comunicazioni visive, rivelazioni di contenuti creativi, impressioni capaci di offrire visioni della realtà e nuove prospettive di riflessione.

Per partecipare al concorso è necessario iscriversi entro il 30 gennaio 2013

Al concorso collaborano il Dipartimento per l'Istruzione. Direzione Generale per lo Studente, l'Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione - Ufficio IV; la rivista FIAB BC www.rivistabc.com; la Federazione Italiana Associazioni Fotografiche -FIAF www.fiaf.net

Respoensabile organizzativo del cncorso è Germana Prencipe, Consigliera Nazionale FIAB email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; tp://www.fiab-scuola.org

Tutti i particolari su: http://www.fiab-onlus.it/bici/attivita/scuola/item/202-concorso-citta-in-bici.html

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Un lettore del Corriere della Sera ha inviato una lettera al giornale ed ha descritto la sua odissea dopo il furto della sua bici davanti agli occhi dei vigili di Milano... ed ha rischiato di essere picchiato dai ricettatori.

 

Pubblichiamo il testo completo.

di Giuseppe Mazzoni.

Giovedì 4 ottobre 2012, arrivo alle 14.30 a Palazzo Marino per assistere a una conferenza alla quale interverrà Giuliano Pisapia. Giungo in bicicletta, perché poi devo andare da altre parti ed è il mezzo più veloce, ecologico e sano, perché due anni fa ho passato diversi weekend a raccogliere le firme per i referendum ambientali a Milano, e perché mi piace molto usarla. Purtroppo devo usare la mia mountain bike (di seconda mano), ad elevato rischio furto, perché diversi mesi fa, in piazza Cordusio mi è stata rubata la mia bici tradizionale, di seconda mano e con diverse macchie di ruggine, che in teoria non doveva essere molto appetibile, ma che ora non ho più (è la quarta o la quinta che mi è sparita a Milano, ho perso il conto!). Le sono molto affezionato, perché mi ha accompagnato fedelmente nelle ultime 3 estati per oltre 3000 km in uno splendido viaggio lungo il Danubio, dalle sorgenti nella Foresta Nera, fino al delta nel Mar Nero.

Chiedo ai vigili all'entrata di Palazzo Marino se posso parcheggiarla nel cortile, perché in passato alcuni miei amici non hanno più ritrovato le loro bici che avevano incatenato alle rastrelliere appena dietro l'angolo (a 20 m dai vigili), in via Marino, di fronte al 7, all'angolo con l'ingresso della Galleria. I vigili mostrano solidarietà: uno mi racconta che lui stesso ha subito due o tre furti di biciclette, ma che solo i dipendenti di Palazzo Marino possono parcheggiare in cortile. Mi consigliano di annotarmi il numero di telaio della bici, perché in caso di furto, potrei fare denuncia e provare che era di mia proprietà.

Col cellulare fotografo il numero di telaio e i due vigili con in mano la mia bici. Un po' dubbioso la incateno alla rastrelliera, ma vengo parzialmente rassicurato dal notare che sopra vi sono due telecamere, per la sorveglianza di Palazzo Marino. Entro nel palazzo alle 14.35. Alle 16.20 esco da Palazzo Marino, vado in via Marino e della mia bici trovo solo la catena, tranciata per bene. Mi sembra di vivere un film intravisto in anticipo 2 ore prima! Torno dai vigili, gliela mostro e mi dicono che non possono di certo fare il palo alle bici, anche se sono a 20 metri da loro! Mi consigliano di fare denuncia alla Polizia, la quale potrà accedere alle immagini delle telecamere.

17.30: entro al Commissariato di piazza San Sepolcro, dove l'agente Di Bello mi riceve dopo solo 5 minuti di attesa, e si dimostra molto paziente, professionale ed efficiente, rincuorandomi un po'. Mi consiglia poi di andare immediatamente in piazzale Cantore, dove vengono rivendute ai ricettatori le bici rubate, e mi invita, nel caso la trovassi lì, a chiamare il 113, che poi invierebbe l'auto della polizia o dei carabinieri più vicina. E mi consiglia anche, in caso non la trovassi lì, di andare sabato e domenica ai mercatini di Porta Genova e San Donato per cercarla anche lì.

18.15: arrivo in piazzale Cantore. Il parco giochi per bambini è occupato da una decina di uomini con facce non troppo rassicuranti, uno con diverse banconote da 50 euro in mano. Due hanno due bici nuove. Domando a uno: «E' vero che qui vendono bici?». Mi risponde: «NO!». Chiedo: «E perché tutti guardano queste bici?». Mi risponde: «Perché sono nuove!». A quel punto tiro fuori il cellulare, e comincio a fotografare le bici e gli uomini che mi stanno intorno. Uno scappa immediatamente con la bici. Un altro si avvicina, mi insulta e mi minaccia fisicamente, cercando di aggredirmi. Esco dai giardini, entro in un bar e chiamo il 113 denunciando una tentata aggressione. Il 113 mi dice che devo chiamare il 112 perché vi è un'auto della polizia più vicina; gli chiedo se non possono inviarla loro, come mi aveva suggerito l'agente. Rispondono di no. Gli uomini del parco giochi continuano a guardarmi con aria minacciosa. Chiamo il 112. Squilla. Non risponde nessuno. Lascio squillare 10 volte, cade la linea. Richiamo. Idem. Richiamo il 113. Non risponde più nessuno. Cosa devo concludere?

Conclusioni. Ho constatato una notevole efficienza, professionalità e disponibilità da parte della polizia e di alcuni vigili di Milano, in particolare di quelli in borghese. Devo però constatare che qualcosa non funziona: è ampiamente noto a vigili e polizia che nel parcheggio di Via Marino di fronte al numero 7 avvengono regolarmente furti di biciclette; eppure ad esempio, nessuno si è preoccupato di installare una telecamera, oltre a quelle esistenti, ad altezza d'uomo, che possa individuare i ladri e che sia un vero deterrente nei loro confronti. Molto preoccupante, inoltre, il fatto che il 112 o al 113 non siano in grado di inviare tempestivamente un auto in caso di necessità o addirittura che non rispondano a chi chiama. Inoltre ho saputo da un vigile in borghese che all'interno del sito del Comune di Milano esiste una pagina con le foto delle bici rubate e ritrovate in deposito in Via Fiamma: bella iniziativa, però è praticamente impossibile trovarla sul sito se già non la si conosce, quindi del tutto inutile!

Fonte: Corriere della Sera

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I lavori sono già in corso. Il primo tratto della Ciclovia dell'acquedotto pugliese da Locorotondo a Ceglie Messapica, un pregevole tratto di interesse cicloturistico nel cuore della Valle d'Itria, sarà completato entro un anno.

 

"Nel 2011 – evidenzia Minervini - per la prima volta nel nostro paese si sono vendute più biciclette che auto. Le due ruote si candidano a essere il simbolo dello stile di vita responsabile che sta maturando in questo tempo di crisi. In questo senso noi abbiamo deciso, dal punto di vista delle politiche pubbliche, di investire con convinzione nelle potenzialità della mobilità sostenibile".

Al termine dei lavori, finanziati dalla regione con 1,8 milioni di euro, la strada di servizio dell'AQP lungo il canale principale sarà ciclabile e sicura.

"Lungo gli 11 km del percorso – spiega Minervini - saranno aperti gli accessi (attualmente vietati), rifatta la pavimentazione, realizzate aree di sosta e segnaletica. Il nostro intervento è strategico per il potenziale che le ciclovie possono esprimere sul fronte del turismo sostenibile e dello sviluppo economico di attività collegate, come i servizi connessi al cicloturismo ed escursionismo (guide, accompagnatori, ciclofficine). Servizi che possono generare una nuova economia che si muove nel pieno rispetto e tutela del paesaggio e del territorio".

Non ci sarà cemento o interventi pesanti. Verrà effettuata la sistemazione degli accessi laterali alla ciclovia e il rifacimento dei muretti a secco. La pavimentazione del percorso ciclabile per una larghezza di circa 2.50 – 3 m sarà di due tipologie a seconda dei tratti: in misto stabilizzato con leganti naturali per le parti sub pianeggianti, conglomerato ecologico, per i tratti con maggiori pendenze. L'intervento permetterà la messa in sicurezza dei parapetti dei ponti canale che rappresentano la parte più suggestiva, e attualmente pericolosa, degli itinerari per la possibilità di viste panoramiche sul paesaggio della valle d'Itria. Ci sarà la messa in sicurezza degli attraversamenti stradali e dei tratti in rilevato; la realizzazione di aree di sosta e cartellonistica informativa e sarà attivato un sistema di webcam e conteggio elettronico dei flussi di bici da collegare ai siti web.

Questo primo intervento rappresenta il primo stralcio del grande sistema della ciclovia dell'Acquedotto Pugliese da Venosa a Grottaglie (TA) di oltre 250 Km di lunghezza individuato nell'ambito del progetto CYRONMED e rientra nella variante pugliese del percorso nazionale n. 11 "Ciclovia degli Appennini" della rete BICITALIA. Lo stesso sistema cartografico nazionale di riferimento della Fiab che in Puglia, grazie al contributo della Regione, ha già tracciato la Ciclovia dell'Adriatico, da Chieuti a Leuca, e quella dei Borboni, da Bari a Napoli, su strade secondarie e a bassa incidenza di traffico.

Fonte: Regione Puglia

Mercoledì, 10 Ottobre 2012 12:37

Biciclettata per la pace e contro la poverta'

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"Vuoi la pace? Pedala!", che torna quest'anno domenica 14 ottobre è una biciclettata tra i comuni della pace, contro la povertà e la fame. Un impegno per la promozione di relazioni giuste e di diritti per tutti! All'edizione del 2011 hanno partecipato più di 10.000 persone.

 

"Pace in Comune", un coordinamento di comuni e associazioni del milanese che hanno scelto di mettere la pace tra le proprire priorità, organizza una manifestazione in bicicletta che attraverso 7 percorsi confluirà in Piazza Duomo, a Milano, per promuovere uno sviluppo di pace e per costruire insieme il percorso verso l'Expo dei Popoli!

"Vuoi la pace? Pedala!" è una manifestazione a sostegno del diritto al cibo e alla diritto di ciascun popolo a scegliere le proprie politiche di produzione, vendita e consumo di cibo... in due parole: sovranità alimentare!

Fonte: paceincomune.it

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