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Mercoledì, 14 Marzo 2012 09:26

Federazione europea ciclisti.

Tutti in bici per tagliare le emissioni di un quarto. Se tutti gli europei andassero in bicicletta come i danesi nel 2000 (una media di 2,6 km al giorno), la Ue taglierebbe oltre un quarto delle emissioni del settore trasporti previste per il 2050. E' questa la stima di uno studio della Federazione europea ciclisti, secondo cui se non ci sarà un cambio di rotta sul fronte trasporti, l'Unione europea non riuscirà a tagliare del 60% tra il 1990 e il 2050, le sue emissioni di gas serra in questo settore. Confrontando automobili, autobus, biciclette elettriche e biciclette normali, la federazione europea ciclisti ha studiato in che modo il ciclismo può aiutare l'Unione a ridurre le sue emissioni di gas serra. "Pedalate 5 km al giorno e raggiungeremo il 50% dell'obiettivo che ci siamo proposti" ha spiegato Benoit Blondel, autore dello studio, aggiungendo che "il potenziale di raggiungimento di questi obiettivi per le biciclette è enorme. E con uno sforzo economico assolutamente esiguo: mettere sui pedali un maggior numero di persone è molto meno costoso di mettere su strada le auto elettriche". Secondo Blondel "non si tratta di muoversi di meno, ma il modo in cui ci muoviamo e le opzioni di trasporto messe a disposizione dai governi".

Fonte: www.ansa.it

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Mercoledì, 14 Marzo 2012 09:47

A Napoli vincono bici e bicicletta elettrica

Bicicletta elettrica, auto, taxi e autobus: 4 mezzi per fare lo stesso tragitto, da Piazza Municipio a Piazza Garibaldi. E' la gara organizzata a Napoli da Treno Verde, la campagna di Legambiente e Ferrovie dello Stato a favore della mobilità ecologica sostenibile. Una bici elettrica va abbastanza veloce da battere nel traffico cittadino il taxi, l’auto privata, la bici tradizionale e un autobus. In 9 minuti di pedalata assistita, Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania ha battuto Claudio Topo, dei Cicloverdi Napoli che ha impiegato 19 minuti con la bici tradizionale (ottimo tempo comunque!); Tommaso Sodano vicesindaco di Napoli e Assessore all’ambiente in Taxi ha impiegato 23 minuti classificandosi al terzo posto; al quarto posto è giunto Rosario Stornaiuolo, presidente di Federconsumatori in auto e al quinto e ultimo posto Nabil Pulita volontario di Legambiente che ha impiegato 34 minuti a bordo dell’autobus linea R2.

Fonte: www.ecoblog.it

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Lunedì, 12 Marzo 2012 11:31

Smog: A Bologna un intero weekend senz'auto

Un intero weekend senz'auto invece di un solo giorno, ma anche un piano per estendere la pista ciclabile a 130 km. Queste ed altre sono state le carte vincenti giocate da Bologna, per la conquista del premio della Settimana europea della mobilita' del 2011. La citta' italiana ha battuto cosi' la concorrenza delle altre due finaliste: Larnaca a Cipro e la capitale della Croazia, Zagabria.
Fra le misure adottate da Bologna per la Settimana europea della mobilita' che hanno conquistato la giuria di esperti Ue, c'e' stata la creazione di punti di ricarica per le auto elettriche e il piano per estendere la rete cittadina di piste ciclabili fino a 130 km. Le autorita' comunali hanno invitato i cittadini a contribuire al progetto esprimendo le loro opinioni durante la settimana europea.
Durante la manifestazione della Settimana europea della mobilita' il comune ha istituito un'ampia zona pedonale al centro della citta': questo spazio vietato alle auto e' stato aperto agli artisti di strada, ai commercianti e alle associazioni sportive. Un grande successo in termini di pubblico perche' ha attirato piu' di 60.000 visitatori, di qui l'intenzione del comune di replicare in occasione di eventi futuri.In occasione dell'evento non è mancato anche un occhio di riguardo per le due ruote e i mezzi di trasporto puliti: Bologna ha organizzato diversi circuiti ciclistici, stand di autoriparazione, giochi, passeggiate e un'esposizione di auto elettriche.
Fonte: Ansa

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Venerdì, 09 Marzo 2012 08:59

Cicloattivi Universita'

Cicloattivi Università è pronto a mettere sulle due ruote gli studenti. L'assessore alla mobilità, Guglielmo Minervini, e il Rettore dell'Università degli studi di Bari, Corrado Petrocelli, consegneranno le prime biciclette agli universitari oggi, venerdì 9 marzo, alle ore 11.00 presso l’atrio del palazzo Ateneo di Bari in Piazza Umberto. Durante la cerimonia, alla quale intervennano anche le associazioni studentesche che hanno contribuito alla definizione dei criteri di assegnazione, gli studenti, inseriti nella prima graduatoria dell’Università di Bari, potranno ritirare le biciclette pieghevoli donate dalla Regione alle Università per utilizzarle in comodato gratuito per un anno. Il modello delle biciclette sarà pieghevole così da favorire il trasporto intermodale non solo in treno ma anche sui bus interurbani e urbani. Il progetto dell'assessorato alle infrastrutture e mobilità della Regione Puglia, che rientra nell'ambito del programma “CreAttivaMente” per la diffusione di una mobilità sostenibile, complessivamente prevede di assegnare 868 biciclette all’Università di Bari, che ricomprende le sedi decentrate di Brindisi e Taranto, 168 a Foggia, 379 a Lecce e 185 al Politecnico di Bari. La scelta dei criteri con i quali le bici saranno affidate in “adozione” agli studenti sono invece stati definiti dalle singole università in accordo con le rappresentanze studentesche. Prevalentemente si tratta di regole che premiano gli studenti fuori sede, in Erasmus o residenti nei quartieri lontani dai plessi universitari o che devono spostarsi da una sede all’altra della propria Facoltà. Insomma tutti coloro che possono trovare da subito utile e conveniente lo spostamento in bici.

Fonte: regione.puglia.it

Comunicato Stampa

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Mercoledì, 01 Febbraio 2012 21:16

Mobilita' sostenibile. Gli obiettivi per il 2050

L’ambizioso obbiettivo fissato dall’Unione Europea per la riduzionedelle emissioni di gas serra previste entro il 2050 non sembra raggiungibile con l’ausilio della sola tecnologia. A questa conclusione è giunto un recente rapporto dell’Agenzia Europea dell'ambiente, piuttosto critico sul raggiungimento degli obbiettivi prefissati per il sistema della mobilità all’interno dell’Unione, secondo cui, tra l’altro, i soli miglioramenti tecnologici e l'efficienza dei carburanti non saranno in grado di dotare l’UE degli strumenti necessari per raggiungere il proprio obiettivo di ridurre del 60%  tra il 1990 e il 2050 le emissioni provenienti dai trasporti se non verrannointrapresi progetti alternativi di mobilità sostenibile.  Il comitato scientifico della Federazione Europea Ciclisti (European Cyclists Federation, ECF) ha dato un interessante approccio sull'argomento. Attraverso uno studio specifico e dettagliato è stato quantificato che la riduzione di emissioni delle biciclette rispetto ad altri mezzi di trasporto, tenendo in considerazione anche i costi di produzione, di gestione e dell’energia necessaria per l'uso della bicicletta, può essere dell’ordine di oltre 10 volte superiore rispetto a quella derivante dallo sviluppo delle tecnologie a favore delle autovetture e mezzi a motore in genere. Il rapporto parte da una considerazione introduttiva al quanto esemplare: il target delle emissioni di GHG (Greenhouse Gas – Gas Serra) non dovrebbe superare nel 2050 i 308 milioni di tonnellate di CO2 o meglio 588 kg/anno/pers., equivalente a:
  • 28000 km in bici
  • 5822 km in autobus
  • 2170 con la macchina (il doppio in moto)

Facendo due rapidi conti rispetto a come ci muoviamo all’interno e all’esterno del nostro territorio, appare chiaro agli occhi di tutti che il sistema mobilità è destinato ad entrare in conflitto con le nostre abitudini ormai consolidate. A nulla valgono, secondo questo studio, le innovazioni tecnologiche in termini di efficienza e di scelte sulla tipologia di combustibile a minor impatto ambientale (metano, GPL  per esempio); infatti, tutte le misure che rendono il trasporto più conveniente ed efficiente, per paradosso,  fanno correre il rischio di generare ulteriore spostamenti e quindi maggiori emissioni. Mettendo a confronto le diverse modalità di trasporto privato e pubblico con le biciclette elettriche e normali, l'ECF ha provato che la UE è in grado di raggiungere gli obiettivi di riduzione dei gas serra tramite i trasporti previsti per il 2050; in che modo il “ciclismo” può aiutare la UE a raggiungere tali obbiettivi? Secondo i risultati di questo rapporto, la ricetta sembra essere veramente semplice da apparire quasi banale: i cittadini della UE dovrebbero impegnarsi ad utilizzare la bicicletta come i cugini Danesi hanno fatto nel corso del 2000, utilizzando mezzi a due ruote per una media di circa di 2,6 km al giorno. In tal  modo l’Unione Europea raggiungerebbe il 25% del risparmio delle emissioni previste per il settore dei trasporti soltanto modificando certe abitudini e con l’uso semplicissimo e migliore della bicicletta. "Pedalate 5 km al giorno invece che con mezzi a motore e raggiungeremo il 50% degl'obiettivi proposti in materia di riduzione delle emissioni", osserva l'autore Benoit Blondel, ECF Environment and Health Policy Officer, aggiungendo che "il potenziale di raggiungimento di tali obiettivi per le biciclette è enorme. E con uno sforzo economico assolutamente esiguo: mettere sui pedali un maggior numero di persone è molto meno costoso di mettere su strada le auto elettriche”. Mi sembra un’osservazione di buon senso. Sempre Blondel commenta: "Se vogliamo seriamente conseguire tali obiettivi, dobbiamo cambiare il nostro comportamento. Non si tratta di muoversi di meno. Riguarda piuttosto il modo in cui ci muoviamole opzioni di trasporto messe a disposizione dai governi”, argomento, quest’ultimo, tutto da approfondire, soprattutto in Italia. A titolo esemplificativo lo studio dell’EFC fa notare che con il volume di importazioni di petrolio greggio della UE pari a 955 milioni di barili all'anno, se i cittadini della UE  pedalassero a livello di quelli danesi sarebbe possibile ridurlo di circa il 10%!! Un’altro risultato emerso dallo studio mette in evidenza che le emissioni delle biciclette elettriche, peraltro utili per soggetti in età avanzata, nonostante l’uso di accumulatori, sono equiparabili a quelle delle biciclette normali. Infatti il 56% dei percorsi più lunghi vengono effettuati dalle biciclette assistite elettricamente sostituendo in sostanza circa il 39% degli spostamenti in automobile. Si comprende così l’entusiasmo del Sig. Blondel per la bicicletta in quanto il mezzo possiede un potenziale enorme, tutto da sviluppare, per ridurre le emissioni provenienti dai mezzi di trasporto.

Verrebbe quasi da concludere: Forza gente… pedalate!!

Fonte: architetturaecosostenibile

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Venerdì, 23 Dicembre 2011 10:42

La potenza della bici contro la CO2

Se in Europa tutti iniziassero a usarla quanto i danesi, da sola la bicicletta basterebbe per coprire più della metà dell'obiettivo 2020 sulla CO2 nei trasporti. Raddoppiandone l'uso, farebbe risparmiare fino a 54 milioni di tonnellate di CO2 l'anno. La bici è tra le soluzioni più efficaci e cost-effective nel tagliare i gas serra, mostra un nuovo report. 
Le soluzioni migliori sono quelle che già esistono ma sono sottoutilizzate. Il concetto appare abbastanza ovvio, ma spesso non viene considerato. Ad esempio, nella riduzione delle emissioni nei trasporti, mentre si attendono i benefici che potranno portare in futuro i mezzi con motorizzazioni alternative, come le auto elettriche o a idrogeno, si trascura ampiamente il contributo che può dare già ora una tecnologia vecchia di quasi due secoli ma che rimane tra le più efficienti ed ecologiche.
Stiamo parlando della bicicletta. Se in Europa tutti iniziassero ad utilizzarla per spostarsi quanto la usano i danesi, da sola la bici basterebbe per coprire più della metà dell'obiettivo Ue 2020 sulla CO2 nei trasporti:  darebbe dal 64 al 144% di quella riduzione del 10% delle emissioni rispetto ai livelli del 2005. Un contributo determinante anche per la riduzione della CO2 in generale: vorrebbe dire tagliare tra 62 e 139 milioni di tonnellate di CO2 cioè tra il 5 e il 12% dell'obiettivo Ue 2020 (-20% rispetto ai livello del 1990).
Sono le stime fornite da un report appena pubblicato dalla European Cyclist's Federation  (vedi allegato). Nello studio si quantifica la carbon footprint, ossia l'impronta in termini di emissioni, degli spostamenti in bici e la si confronta con quella delle altre modalità di trasporto. Lo si fa con un life cycle assessment che considera sia le emissioni provocate dalla produzione di bici, pneumatici e quant'altro che quelle legate alla produzione del cibo che dà energia al ciclista. Ne emerge che per ogni chilometro percorso in bici si hanno un decimo delle emissioni che per un chilometro percorso in auto, un po' più alte ma paragonabili a quelle delle bici normali anche le emissioni delle biciclette elettriche.
A partire da questi dati si stima appunto quanto l'utilizzo della bici in sostituzione ad atri mezzi negli spostamenti quotidiani possa fare per ridurre le emissioni. I trasporti, ricordiamo, pesano per circa un quarto del totale delle emissioni europee (solo quelli su strada un quinto) ma soprattutto sono l'unico settore in cui la CO2 continua ad aumentare: se dal 1990 al 2007 le emissioni dagli altri settori sommati sono calate del 15%, nei trasporti sono invece aumentate del 36%. Per raggiungere l'obiettivo al 2050 proposto dalla Commissione europea – tagliare le emissioni dell'80-95% rispetto ai livelli del 1990 – le emissioni nei trasporti dovrebbero arrivare a una riduzione del 60% nello stesso anno (si veda il White paper europeo).
Dal report emerge che una fetta, dal 14 al 31%, di questo obiettivo potrebbe essere raggiunta semplicemente se in Europa si utilizzasse la bici quanto la si usa in Danimarca. In questo scenario, i chilometri percorsi annualmente in bici nel vecchio continente passerebbero dai 94 miliardi attuali a 481 miliardi e creerebbero un risparmio in termini di emissioni da 63 a 142 milioni di tonnellate di CO2 l'anno.
Ovviamente è difficile immaginare che in tutto il continente si arrivi ad usare la bici a livelli danesi, ma anche un obiettivo più modesto darebbe grandi vantaggi:  raddoppiando i chilometri percorsi in bici e arrivando così ad avere il 15% degli spostamenti (contro l'8% attuale) coperti a pedali, nell'Ue si risparmierebbero tra i 24 e i 54 milioni di tonnellate di CO2. Questo, beninteso, non significa affatto che gli europei dovrebbero diventare dei Cunego o degli Evans: la bici coprirebbe sempre comunque distanze minime. Le statistiche (fonte Consiglio europeo dei ministri dei trasporti 2004)  mostrano infatti che il 30% dei viaggi su mezzi a motore sono sotto ai 2 km e il 50% sotto ai 5 km, distanze dove la bici è veramente competitiva con i mezzi a motore.
Insomma la bici può fare veramente molto per ridurre le emissioni e, cosa importante, può farlo a costi nemmeno paragonabili con altre soluzioni per ridurre le emissioni nei trasporti, come potenziare i trasporti pubblici o promuovere le auto meno inquinanti. I costi di investimento sono infatti trascurabili rispetto ai benefici che l'uso della bici dà: oltre alla riduzione della CO2, un enorme risparmio in termini di costi sanitari - perché chi pedala si mantiene più sano e fa meno incidenti - di traffico e inquinamento. Per ogni chilometro percorso in bici anziché in auto, stima uno studio dell'Università di Vienna (Trunk G., Gesamtwirtschaftlicher Vergleich von Pkw- und Radverkehr. 2011) la collettività risparmia in costi indiretti quasi un euro (97 centesimi) e al livello di uso attuale la bici sta facendo risparmiare all'Europa 91 miliardi di euro l'anno.
Insomma, puntare sulla bicicletta converrebbe non poco all'Europa. Al momento però non sembra che queste potenzialità siano chiare alla Commissione: per le infrastrutture legate a questo mezzo di trasporto dal 2007 al 2013 - fa notare ECF - sono stati stanziati 600 milioni di euro, lo 0,7% degli 82 miliardi stanziati per i trasporti in generale.

Fonte: qualenergia

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«Spegni l'auto e metti in moto il tuo cervello» è lo slogan della campagna del Comune di Torino per incentivare l'uso dei mezzi pubblici, delle biciclette e di ogni altra forma di trasporto alternativo all'automobile privata. Una campagna che punta anche a rispondere alle accuse rivolte al Comune, di non fare nulla per l’emergenza inquinamento, che vede Torino da anni sempre agli ultimi posti in Italia per la qualità dell’aria.
Non c’è quasi bisogno di leggere le statistiche, basta girare le strade della città per rendersi conto di quanto l’aria sia mefitica, specie nelle ore di punta, che sono poi i momenti della giornata nei quali la maggior parte dei cittadini, bambini compresi, si muove e respira polveri sottili in concentrazione elevata.
È facile dire “lasciate l’auto a casa” e usate biciclette e mezzi pubblici. Specie se chi lo dice non ha l’esperienza diretta di cosa significa muoversi con mezzi alternativi. L’uso della bici è sicuramente aumentato in questi anni. Grazie anche al bike sharing, il TO-Bike. Ma la rete delle piste ciclabili è praticamente ferma da anni. La nuova mappa dei percorsi ciclabili, distribuita dal Comune, riporta una lunghezza di percorsi inferiore rispetto alla mappa distribuita anni fa. Molte piste ciclabili sono in condizioni non accettabili (fate un giro in Corso Settembrini, in Corso Agnelli o le piste del centro come Via verdi). Non ha senso mettere nel programma elettorale l’estensione della rete ciclabile e poi dire che purtroppo non ci sono i soldi per farlo. Un candidato sindaco serio dovrebbe mettere nel programma le cose che sa ragionevolmente di poter fare. Se no prende in giro i cittadini elettori. Non ha senso dire ai cittadini “usate di più la bicicletta”, se mancano le infrastrutture che servono.
Alla Conferenza FIAB di Pordenone è stata illuminante l’esperienza di Bolzano. Solo dopo aver realizzato una vera rete di piste ciclabili (addirittura con semafori a sensori che fanno scattare il verde quando il ciclista si avvicina all’incrocio), la quota di chi si muove in bici in quella città è salita al 29%.
Per creare le condizioni perché i cittadini usino di più la bicicletta non mancano risorse e spazio, manca il coraggio e la visione dei pubblici amministratori. Nel febbraio 2009 si è tenuto a Torino il Convegno “Mobilityamoci – Percorsi europei per la mobilità sostenibile”, organizzato dalla Provincia. Durante il suo intervento, Hans Voerknecht dell’olandese FietsBeraad, ha raccontato che gli organizzatori gli avevano chiesto cosa ne pensasse delle piste ciclabili torinesi e la sua risposta era stata “Quali piste ciclabili?” perché lui girando per la città non ne aveva notate. Come dire che se le piste ciclabili non si notano, significa che non c’è una vera rete. Voerknecht aveva notato i grandi corsi di Torino e aveva osservato che lo spazio non manca, basterebbe utilizzare parte dei corsi e delle vie più larghe per ricavare ampie e comode piste ciclabili. È una questione di scelte dell’amministrazione.
Chi ha la responsabilità dia l’esempio. Il video della campagna «Spegni l'auto e metti in moto il tuo cervello» ha come testimonial una bambina di 7 anni. Ma non è credibile. Quanti sono i bambini che usano la bicicletta per andare a scuola ogni giorno? A Bolzano, ci hanno spiegato, solo da quando c’è una vera rete ciclabile, i genitori si fidano a lasciare uscire i loro figli in bicicletta. I pubblici amministratori di Torino, che invitano i cittadini a “utilizzare i mezzi pubblici, o il servizio di bike-sharing o le vostre biciclette”, ci mettano la loro faccia, diano per primi l’esempio, come il sindaco di Londra ad esempio (nella fotografia). Smettano di andare in auto e prendano il bus e la bicicletta, senza cercare scuse. Pubblichino sul sito del comune le abitudini di spostamento di ciascun assessore e dirigente dei servizi. Saranno di esempio per i torinesi e si renderanno conto, sulla loro pelle, dei problemi concreti che ciascun cittadino incontra se vuole spostarsi in città in modo sostenibile.
Alla Conferenza FIAB di Pordenone, il sindaco della città Claudio Pedrotti, ingegnere elettronico, responsabile europeo dell’information technology alla Zanussi-Electrolux, ci ha spiegato che lui utilizza la bicicletta ogni giorno per muoversi in città: “Non potrei farne a meno – ha detto - ; agli appuntamenti, anche istituzionali, arrivo sempre prima di quelli che usano l’auto”.
Diciamo di più: chi occupa posizioni di responsabilità negli enti e aziende che operano nel settore della mobilità, dovrebbero obbligatoriamente muoversi con i mezzi pubblici per recarsi al lavoro e per i loro impegni di lavoro. Dovrebbero anche, una volta alla settimana, fare un viaggio su una diversa linea di trasporto pubblico o su un percorso ciclabile.

Fonte: www.biciebasta.com

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Venerdì, 09 Settembre 2011 00:14

Mobilità sostenibile: più bici, meno auto

Tra i costi esorbitanti per mantenere l’automobile e una crescente attenzione per l’ambiente, gli automobilisti italiani iniziano a lasciare la macchina parcheggiata a favore delle bici, autobus o a piedi. Anche se non supportate pienamente soprattutto nelle grandi metropoli, le forme di mobilità sostenibile si stanno espandendo. E’ quanto sostiene la ricerca dell’osservatorio Mobilità Sostenibile Airp.

 

Tra il 2009 e il 2010 vi è stato un calo degli spostamenti motorizzati dal 79,4% al 78,9%; nello stesso periodo è invece cresciuta dal 20,6% al 21,1% la percentuale di persone che si muovono in modo ecocompatibile, utilizzando la bicicletta o andando a piedi. Chi continua a spostarsi a motore sceglie sempre più spesso i mezzi pubblici (il cui utilizzo è passato dal 10,5% del 2009 al 12,1% del 2010), mentre lascia in garage le moto (passate dal 5,3% al 4,9%) e le automobili (utilizzate nell’83% dei casi, contro l’84,2% del 2009).
Ad affermarlo è l’Osservatorio Mobilità Sostenibile Airp (Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici), che ha rielaborato dati Isfort (Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti).
La tendenza muta nelle città con più di 250.000 abitanti dove  l’uso di mezzi motorizzati non cala, ma cresce, passando dal 71,8% del 2009 al 73% del 2010 e, di conseguenza, l’uso di mezzi non motorizzati diminuisce (dal 28,2% al 27%). A ciò si aggiunge il calo dei trasporti tramite moto, mentre quello di auto è in leggero aumento e quello di mezzi pubblici è stabile.
La diminuzione degli spostamenti effettuati con mezzi motorizzati, sottolinea l’Isfort nel suo rapporto, dipende sia dalla crisi economica che dall’aumento del prezzo dei carburanti. In particolare la combinazione di questi due fenomeni diversi ha determinato un cambiamento nella scelta dei mezzi di trasporto che gli italiani utilizzano per muoversi.
“Quello che emerge dal rapporto Isfort, però – sostiene l’Osservatorio Mobilità Sostenibile Airp – è che, nonostante le tendenze in atto che portano verso un minore utilizzo, l’automobile resta comunque il mezzo di trasporto di gran lunga più utilizzato dagli italiani (in auto viene effettuato l’83% degli spostamenti con un mezzo motorizzato). Questo ripropone con forza questioni di sostenibilità ambientale della mobilità privata. Proprio per porre rimedio a queste problematiche un maggiore sostegno dovrebbe essere dato a pratiche virtuose che possono contribuire a rendere più ecocompatibile la mobilità privata, pratiche fra le quali va citato l’uso di pneumatici ricostruiti, che permette di prolungare la vita dei pneumatici rinviandone l’esigenza di smaltimento”.
fonte: EcoMotori
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Argomento trattato:
Venerdì, 09 Settembre 2011 00:14

Mobilità sostenibile: più bici, meno auto

Tra i costi esorbitanti per mantenere l’automobile e una crescente attenzione per l’ambiente, gli automobilisti italiani iniziano a lasciare la macchina parcheggiata a favore delle bici, autobus o a piedi. Anche se non supportate pienamente soprattutto nelle grandi metropoli, le forme di mobilità sostenibile si stanno espandendo. E’ quanto sostiene la ricerca dell’osservatorio Mobilità Sostenibile Airp.

 

Tra il 2009 e il 2010 vi è stato un calo degli spostamenti motorizzati dal 79,4% al 78,9%; nello stesso periodo è invece cresciuta dal 20,6% al 21,1% la percentuale di persone che si muovono in modo ecocompatibile, utilizzando la bicicletta o andando a piedi. Chi continua a spostarsi a motore sceglie sempre più spesso i mezzi pubblici (il cui utilizzo è passato dal 10,5% del 2009 al 12,1% del 2010), mentre lascia in garage le moto (passate dal 5,3% al 4,9%) e le automobili (utilizzate nell’83% dei casi, contro l’84,2% del 2009).
Ad affermarlo è l’Osservatorio Mobilità Sostenibile Airp (Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici), che ha rielaborato dati Isfort (Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti).
La tendenza muta nelle città con più di 250.000 abitanti dove  l’uso di mezzi motorizzati non cala, ma cresce, passando dal 71,8% del 2009 al 73% del 2010 e, di conseguenza, l’uso di mezzi non motorizzati diminuisce (dal 28,2% al 27%). A ciò si aggiunge il calo dei trasporti tramite moto, mentre quello di auto è in leggero aumento e quello di mezzi pubblici è stabile.
La diminuzione degli spostamenti effettuati con mezzi motorizzati, sottolinea l’Isfort nel suo rapporto, dipende sia dalla crisi economica che dall’aumento del prezzo dei carburanti. In particolare la combinazione di questi due fenomeni diversi ha determinato un cambiamento nella scelta dei mezzi di trasporto che gli italiani utilizzano per muoversi.
“Quello che emerge dal rapporto Isfort, però – sostiene l’Osservatorio Mobilità Sostenibile Airp – è che, nonostante le tendenze in atto che portano verso un minore utilizzo, l’automobile resta comunque il mezzo di trasporto di gran lunga più utilizzato dagli italiani (in auto viene effettuato l’83% degli spostamenti con un mezzo motorizzato). Questo ripropone con forza questioni di sostenibilità ambientale della mobilità privata. Proprio per porre rimedio a queste problematiche un maggiore sostegno dovrebbe essere dato a pratiche virtuose che possono contribuire a rendere più ecocompatibile la mobilità privata, pratiche fra le quali va citato l’uso di pneumatici ricostruiti, che permette di prolungare la vita dei pneumatici rinviandone l’esigenza di smaltimento”.
fonte: EcoMotori
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Argomento trattato:
Giovedì, 08 Settembre 2011 23:56

Mobilità sostenibile: più bici, meno auto

Tra i costi esorbitanti per mantenere l’automobile e una crescente attenzione per l’ambiente, gli automobilisti italiani iniziano a lasciare la macchina parcheggiata a favore delle bici, autobus o a piedi. Anche se non supportate pienamente soprattutto nelle grandi metropoli, le forme di mobilità sostenibile si stanno espandendo. E’ quanto sostiene la ricerca dell’osservatorio Mobilità Sostenibile Airp.

 

Tra il 2009 e il 2010 vi è stato un calo degli spostamenti motorizzati dal 79,4% al 78,9%; nello stesso periodo è invece cresciuta dal 20,6% al 21,1% la percentuale di persone che si muovono in modo ecocompatibile, utilizzando la bicicletta o andando a piedi. Chi continua a spostarsi a motore sceglie sempre più spesso i mezzi pubblici (il cui utilizzo è passato dal 10,5% del 2009 al 12,1% del 2010), mentre lascia in garage le moto (passate dal 5,3% al 4,9%) e le automobili (utilizzate nell’83% dei casi, contro l’84,2% del 2009).
Ad affermarlo è l’Osservatorio Mobilità Sostenibile Airp (Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici), che ha rielaborato dati Isfort (Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti).
La tendenza muta nelle città con più di 250.000 abitanti dove  l’uso di mezzi motorizzati non cala, ma cresce, passando dal 71,8% del 2009 al 73% del 2010 e, di conseguenza, l’uso di mezzi non motorizzati diminuisce (dal 28,2% al 27%). A ciò si aggiunge il calo dei trasporti tramite moto, mentre quello di auto è in leggero aumento e quello di mezzi pubblici è stabile.
La diminuzione degli spostamenti effettuati con mezzi motorizzati, sottolinea l’Isfort nel suo rapporto, dipende sia dalla crisi economica che dall’aumento del prezzo dei carburanti. In particolare la combinazione di questi due fenomeni diversi ha determinato un cambiamento nella scelta dei mezzi di trasporto che gli italiani utilizzano per muoversi.
“Quello che emerge dal rapporto Isfort, però – sostiene l’Osservatorio Mobilità Sostenibile Airp – è che, nonostante le tendenze in atto che portano verso un minore utilizzo, l’automobile resta comunque il mezzo di trasporto di gran lunga più utilizzato dagli italiani (in auto viene effettuato l’83% degli spostamenti con un mezzo motorizzato). Questo ripropone con forza questioni di sostenibilità ambientale della mobilità privata. Proprio per porre rimedio a queste problematiche un maggiore sostegno dovrebbe essere dato a pratiche virtuose che possono contribuire a rendere più ecocompatibile la mobilità privata, pratiche fra le quali va citato l’uso di pneumatici ricostruiti, che permette di prolungare la vita dei pneumatici rinviandone l’esigenza di smaltimento”.
fonte: EcoMotori
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