Tutto quello che serve agli appassionati delle due ruote, punti vendita, assistenza, riparazioni e abbigliamento.
Più che di una fiera, si tratta di un vero festival che introdurrà "la bicicletta" prima dei Mondiali di Ciclismo che si svolgeranno nel capoluogo toscano nel mese di settembre.
BiciFi intende proporre ai visitatori appassionati della bicicletta, una variegata scelta di proposte, che vanno dalla prova di nuovi modelli di bici, agli accessori sempre più tecnologici, alle tendenze fashion e della moda.
Gli spazi espositivi saranno affiancati da eventi, dibattiti e mostre, sempre inerenti alle due ruote.
Il padiglione MobiCity del festival BiciFI è dedicato proprio ai temi della bicicletta nella mobilità urbana ed extraurbana. Uno dei principali stand sarà quello della FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta n.d.r) che verrà presidiato dai volontari dell'associazione FirenzeinBici mobilitati allo scopo, con tante attività ed iniziative.
Oltre alla promozione dell'uso della bici come mezzo ecologico e salutare, verranno promossi e proposti molti eventi.
Dal progetto Bike to Work, allo spazio per dibattiti e attività; mostre didattiche sul cicloturismo, sulla "Città che vogliamo" e quella fotografica dell'artista Monique Erba Robin. Non mancherà una pedalata notturna tra le vie fiorentine, corsi e gare di cicloriparazioni e una caccia al tesoro che vedrà i partecipanti impegnati e messi alla prova su resistenza e conoscenza della bici.
Sarà presente anche un ospite importante: Wolfgang Dvorak, direttore di Velo-City 2013, evento mondiale sulla bicicletta, che si svolgerà quest'anno a Vienna.
Per concludere, il lavoro non manca e tutti si stanno impegnando per il successo dell'evento, che spera di vedere molti visitatori.
Appuntamento, quindi, a Marzo a Firenze. Non ci resta che sperare che anche i lettori di BiciZen siano tra questi!
Marina Brizzi
CD FirenzeinBici – FIAB Onlus
Fonte: bicizen
Il concetto è semplice quanto rivoluzionario: quando i fari di un auto colpiscono l'oggetto ricoperto di questo materiale, la polvere si illumina di un bianco brillante. Il rivestimento retroriflettente "è estremamente resistente, conveniente e funziona anche di giorno – spiega la compagnia- . Di notte, il rivestimento protegge le persone e gli oggetti con oltre 300 metri di visibilità luminosa". Maggiore visibilità delle persone e degli oggetti di notte, una maggiore resistente contro la corrosione e una tecnologia 100% di verde, assicura Halo.
Il materiale, insomma, oltre a salvare la vita illuminandosi di notte, è anche a buon mercato ed estremamente durevole ed ecologico, almeno secondo l'azienda e Zisson, che ha ben pensato di ricoprirci la sua speciale bici. "Circa un anno fa – spiega il ciclista- ho deciso che volevo rendere la bici più sicura per il trasporto su strada. Questo è il risultato. Ha una dinamo nella parte anteriore, fari a LED e le luci diurne. Ha una luce posteriore speciale che monitora la tensione proveniente dalla ruota anteriore, e quando stai per frenare, inizia a lampeggiare, inviando un chiaro messaggio alle macchine dietro. Proprio così, questa bicicletta ha le luci di stop".
La bici più sicura del mondo dispone anche di un ottimo sistema frenante, di parafanghi per ripararla durante gli spostamenti sotto la pioggia, di pneumatici resistenti ai buchi e di un doppio cavalletto. A tutto questo, chiaramente, va aggiunto il telaio retroriflettente, una delle soluzioni più sicure per le bici su strada. "Quando i fari lo colpiscono, il mezzo si illumina e diventa bianco brillante, rendendo quasi impossibile per i conducenti non vederlo – conclude Zisson-. Sono convinto che questa tecnologia ad alta visibilità possa davvero salvare vite umane e rendere la bicicletta più sicura per tutti".
Fonte: GreenMe (Roberta Ragni)
L'Olanda è patria di ciclisti, si sa, è quindi normale che il Paese dei tulipani fosse il primo a pensare a un modo per andare in bicicletta nonostante le piste ciclabili siano ghiacciate.
L'energia del Sole per scaldare le piste
Una soluzione green, data anche la natura del mezzo a due ruote, quella individuata dal comune di Utrecht: piste ciclabili riscaldate dal calore del Sole. Così come succede per i pavimenti, le piste ciclabili olandesi saranno riscaldate durante l'inverno grazie a delle tubature, al di sotto della superficie del manto stradale, che convoglieranno il calore raccolto durante la bella stagione.
Il costo dell'operazione è tra i 19mila e i 38mila euro per chilometro, la stessa cifra che viene spesa per la posa dell'asfalto.
Fonte: datamanager
Mikael Pedersen l'inventore di questa singolare bici, nato nel 1855 in Danimarca fu un geniale meccanico ed artigiano, uno che con la propria immaginazione, fu proiettato al di fuori dei confini del pensiero contemporaneo, creando un nuovo concetto di design del telaio.
Trasferitosi in Inghilterra, nel 1893 fondò la Dursley-Pedersen e brevettò la sua prima bicicletta che riscosse subito molto successo, divenendo uno dei modelli più leggeri e più stabili che sia mai stato prodotto nella storia. Ci furono varianti per uomini e donne ed un modello pieghevole fu prodotto anche per scopi militari.
Utilizzando la costruzione brevettata triangolare furono costruiti anche modelli sportivi, tandem a tre e quattro posti. Fino al 1922, migliaia di queste biciclette furono prodotte per il mercato inglese. Erano divenute uno status symbol; la Pedersen non era solo uno stupendo bene di lusso, era anche un articolo di sport serio, che all'epoca stabilì molti nuovi record.
Oggi questa mitica bicicletta é prodotta dall'azienda tedesca "Kemper Fahrradtechnik" ed é disponibile in vari modelli con ruote da 20″ o da 28″. Una Kemper-Pedersen è molto simile a un abito su misura, la bicicletta è assemblata esattamente sulle specifiche del suo futuro proprietario, in modo che tutto sia conforme in modo ottimale al guidatore. Ogni tubo è abbinato alla massa corporea del pilota ed anche i componenti sono attentamente selezionati.
Per approfondimenti storici e curiosità potete consultare anche i seguenti siti: Dursley-Pedersen Cycles e Pedersen Bicycles.
Fonte immagini e testo: urbancycling
wired.it - 29 ottobre2012
Dal crick delle auto all'azoto liquido per ghiacciare e frantumare i lucchetti, ecco i trucchi del mestiere. Più qualche dritta su come proteggere la nostra due ruote.
Ha 37 anni ed è nato a Milano, ama le bici e le ruba per se stesso e per gli amici, ma solo "ogni tanto". Le apre di notte, di giorno, in centro o in periferia, senza curarsi dei passanti e neppure della polizia. Le rivende nei "soliti" mercatini di Milano - a volte anche ai negozi di bici -, ma più spesso agisce su commissione. Alcune bici però le lascia perdere, se sono legate in un certo modo o appese troppo in alto, perché nessuno dei suoi metodi sarebbe sicuro per rubarle. Ecco come ruba un ladro di biciclette, e quanto ci guadagna.
Come si ruba una bici?
"Dipende da come è legata. Una prima differenza si vede subito se c'è la catena o il bloster (il lucchetto a U). Se la bici è legata con un bloster è più difficile da aprire. Una sezione d'acciaio più grossa della catena, e tagliarla è fatica. Posso dire che il nemico numero uno per me è il Criptonite newyorker, costa parecchio ma ha una sezione d'acciaio di 18 mm; pesa tanto, ma è quasi impossibile aprirlo. Si può fare tutto, intendiamoci, ma in questo caso secondo me solo usando una trancia pneumatica".
Cosa si usa per aprire una catena o un bloster?
"Una volta si usava l'azoto liquido. Porta a bassissima temperatura il lucchetto, e quando è ghiaccio – dopo pochi secondi - si frantuma con una botta. Però si trova difficilmente e se ti va sulle mani ti si staccano le dita. Io uso soprattutto il tronchese taglia-bulloni o il seghetto. Il primo devi saperlo usare, bisogna esercitare molta forza, in genere si appoggia uno dei due manici per terra e poi spingi con tutto il corpo sull'altro. Un secondo e apri tutto. Si usa per le catene e i bloster piccoli. Altrimenti c'è il crick delle macchine, che spacca il bloster dilatandolo. Anche con il crick servono non più di due minuti. Il seghetto al carbonio, con l'archetto, lo uso per tagliare i bloster, ma serve di più, circa 10 minuti, quindi si fa solo se la bici è abbastanza appartata".
Tornando a come è legata una bici, cos'altro c'è da dire?
"Beh, se la catena è in alto è difficile utilizzare il tronchese, che come ho detto va appoggiato a terra. Il bloster lo si può legare ovunque, e più è corto, più è difficile tagliarlo. Per le moto e gli scooter la catena è del tutto inutile. Bisogna mettere come minimo un blocca-disco, quelli che si mettono sul freno a disco e non si riesce ad afferrarli e quindi a tagliarli, e allora l'unico modo per rubare è sollevare e mettere la moto su un camion. Ecco diciamo che la catena può servire in aggiunta al blocca -disco, legando il mezzo a un palo, quindi per evitare che te lo carichino su un camion".
Qual è quindi la soluzione più sicura?
"Per una bici direi un bloster, il più corto possibile, legato a un palo, e con l'aggiunta del cavo che attraversa le ruote o la sella. Ottimo il KryptoFlex. Lo passi nelle ruote e poi leghi il cavo al bloster e il bloster al palo. A proposito di pali: è bene stare attenti che quello scelto sia solido.
Spesso facciamo prima a tagliare il palo che non il lucchetto, perché magari è debole o traballante".
Rubi di notte o di giorno?
"In genere si ruba di notte nelle zone meno frequentate, ma capita di rubare in pieno giorno e a volte è anche più facile. Una volta stavo aprendo una catena, in centro, e mi si è avvicinato un vigile. Mi ha chiesto 'Cosa stai facendo?'. E io: 'Ho perso le chiavi e cerco di recuperare la mia bici'. Lui mi guarda e mi fa: 'Posso aiutarti?'. Comunque per rubare di giorno devi essere bravo piuttosto ad aprire i lucchetti. Per fare in un lampo" .
Aprire i lucchetti? Come si fa?
"I lucchetti a u classici li apri con una falsa chiave o un semplice cacciavite. Lo metti dentro la serratura: martelli, giri e si apre".
Rubi in periferia o in centro?
"Indifferente. Tanto guarda, se ti vedono rubare di notte nessuno ti dice niente, non mi guardano neppure in faccia. Una volta ho aperto una catena multifilo – formata da tanti fili d'acciaio intrecciati - che è difficile da aprire con un tronchese taglia-bulloni ma con tronchesino da 5 euro ci vogliono 3 minuti, perché tagli un filo alla volta. Mentre lo stavo facendo mi è passato accanto un ragazzo, ma non ha alzato lo sguardo da terra".
Ha fatto bene?
"Mah, in generale secondo me quando si vedono furti o borseggi non ha senso intervenire, meglio piuttosto chiamare la polizia o cercare di fare rumore e richiamare l'attenzione della gente".
Le bici "brutte" sono al riparo dai furti?
"In genere sì, si rubano le 'medie', le classiche city bike, e le 'belle', che oggi sono quelle a scatto fisso".
Quanto rende una "media" e una "bella"
"Una city normale ti rende 50 euro mediamente. Il prezzo si fissa magari su 70, 80, e poi dipende da come sei bravo a contrattare. Al mercato di Senigallia, appena fuori, si vendono bici rubate, in Bovisa o Bonola. Anche alcuni negozi rivendono le bici rubate, in zona Navigli ad esempio ce ne sono un paio. Una scatto fisso la rivendi a 300, quando il suo valore è intorno ai 700. Ma queste non le trovi nei negozi, sono troppo facili da individuare, ma ai mercati sì" .
Quante bici rubi?
"Mah, io rubo di tanto in tanto. Ci sono quelli che lo fanno proprio di mestiere e ne rubano una, due al giorno".
Esiste un racket delle bici?
"Ci sono zone controllate dove puoi andare o no a vendere, ma è un mercato abbastanza libero, almeno a Milano".
E qual è l'identikit del ladro?
"Quello di uno che tira a campare, non è che si guadagnano tanti soldi. Sono principalmente extracomunitari, arabi, africani. Ai Rom e sudamericani non interessa".
Da ottobre 2011 a oggi la polizia municipale di Milano ha sequestrato nei mercatini 136 biciclette e ne ha riconsegnate ai legittimi proprietari solo 30. Eppure solo i furti denunciati sono un paio al giorno.
Secondo te perché non ne sequestrano di più?
"Secondo me per attirare l'attenzione su questo tema bisogna rubare la bici di un politico. I vigili non sono attivi perché non hanno mezzi e non possono dimostrare nulla. Alla fiera di Senigallia ogni sabato c'è gente che vende bici sempre diverse e lì davanti ci sono i vigili".
Perché non rompono almeno un po' le scatole, che ne so, chiedendo i documenti?
"Probabilmente non sono interessati perché il giro di denaro è limitato. E poi i ladri sono 50 e tu uno, magari hanno anche paura".
L'assessore milanese Pierfrancesco Maran ha proposto un registro nazionale, un modo unico per i produttori di registrare le bici con un codice, per poi legare quel codice a un proprietario. L'obiettivo è anche svuotare i depositi di bici rubate, accatastate lì e impossibili da restituire ai legittimi proprietari.
Secondo te funzionerebbe?
"Guarda che a Milano due anni fa hanno lanciato il chip, che era un'idea intelligente, da inserire nel tubo verticale sotto il sellino. Solo che poi non hanno mai distribuito i lettori del chip, che servono per leggere appunto chi è il proprietario una volta che si trova la bici rubata. Mi sembra che in tutta Milano ce ne sono 2 e oltretutto i vigili non sanno usarli. Questo per dire che non credo sarà mai organizzato un registro nazionale. Costerebbe anche troppo".
Invece cosa funzionerebbe?
"Il chip, come ho detto. Ma bisogna anche fornire i poliziotti di lettore e fare una campagna che spieghi ai ciclisti come funziona, ovvero 5 minuti di tempo per istallarlo e 5 euro si spesa. La polizia potrebbe bloccare il mercato almeno dove è più evidente, cioè nei mercatini. Adesso, anche se le sequestrano, non riescono a riconsegnarle, perché il proprietario non è identificabile. Il chip sarebbe molto meglio di un numero seriale da punzonare alle bici, perché è retroattivo, si mette dentro il tubo di tutte le bici, anche quelle vecchie. Punzonare un telaio poi costa caro, e rischi di storcere i tubi o di far saltare la vernice, e la bici si arrugginisce. Il chip è più facile, non serve neppure un registro, perché vai con il lettore e compare il nome del proprietario. C'è poi una password per riprogrammare se il mezzo cambia proprietario".
Hai qualche altro consiglio per la sicurezza dei ciclisti?
"Legate le vostre bici sempre vicino a dove andate, se vi spostate portatela con voi e parcheggiate in modo da averla sott'occhio. In generale, ovviamente, legatela in posti illuminati, visibili e trafficati, in modo da rendere più visibile anche il ladro. Per lo stesso principio, cercate di legarla in modo eccentrico: appesa a un palo o a una ringhiera, a testa in giù, sollevata da terra. Se nel tuo gruppo ci sono altri ciclisti, legate una bici al palo e le altre tra loro. Catene e bloster devono essere il più corti possibile, ma comunque devono arrivare ad agganciare anche il palo. Legate sempre il telaio e la ruota anteriore (la più facile da portare via) e poi accendete un cero alla madonna".
E' la storia di un uomo, Giuseppe Pancera, che non si è mai fatto scoraggiare dalle avversità; è il racconto di innumerevoli forature, di forcelle che fin troppo spesso a causa delle condizioni stradali finivano per rompersi, di strade bianche percorse la notte, di sudore e di lacrime di fatica versate per raggiungere i propri obiettivi (dalla prefazione di Silvio Martinello).
Maggiori informazioni bicidepoca.com
Un gruppo di ingegneri ungheresi ha formulato una proposta davvero interessante. Soprannominato Stringbike, il nuovo progetto prevede la sostituzione della catena con un sistema più complesso basato su corde di polietilene ad alta densità e pulegge: un sistema simmetrico con i componenti montati su entrambi i lati, permettendo così – spiegano gli inventori – di risolvere «molti problemi». Gli ingegneri non entrano nel merito dei problemi che l'invenzione risolverebbe ed affermano che non si notano finché non si prova il nuovo sistema simmetrico. Insomma, provare per credere.
Tra i vantaggi, comunque, quello di non dover più usare lubrificanti, una maggiore durata dei componenti e la possibilità di regolare differentemente i due lati del sistema, permettendo di compensare l'eventuale presenza di una gamba più debole dell'altra. Senza dimenticare che i pantaloni non si sporcherebbero di grasso o di olio.
Una seconda proposta arriva da Dynamics Bicycles che utilizza la tecnologia Chainless – senza catena, appunto, un sistema con un albero motore che trasmette il movimento dai pedali alla ruota posteriore; tutti gli ingranaggi sono poi nascosti e ospitati in un apposito alloggiamento che fa parte del mozzo della ruota posteriore. Il sistema permette più facilità nel cambio delle marce e in qualsiasi momento: mentre si pedala, si fa marcia indietro o, addirittura, mentre si sta fermi. Inoltre, è previsto un indicatore di marcia che segnala la marcia inserita in qualsiasi momento.
Un'altra proposta in fase di ideazione – esiste solo qualche prototipo – prende il nome di Lunartic bike: sviluppata da Luca Douglas, studente della Loughborough Design School, si basa sull'utilizzo di una ruota posteriore priva di mozzo e una trasmissione a cinghia. Questo sistema dovrebbe permettere di sfruttare meglio la forza di ogni pedalata, riducendo quindi la fatica necessaria per spostarsi; qualche perplessità resterebbe sulla comodità della seduta, mancando per ora un sistema di sospensioni adeguato.
Una ulteriore novità arriva dalla Western Michigan University. Un gruppo di studenti ha presentato la BroncoBike alla Human Assisted Green Energy Vehicle competition e sono stati premiati vincendo la competizione. BroncoBike sostituisce la catena con un sistema idraulico che adopera un liquido per trasmettere il movimento della ruota; la bici è stata testata in una gara di velocità (su un percorso di 200 metri), in una di efficienza e in una di resistenza (lungo un percorso di circa 17 km), vincendo quest'ultima e guadagnando il punteggio maggiore per affidabilità e sicurezza, realizzazione, design e analisi dei costi.
Date tali premesse, ci aspettiamo grandi cose dalla ricerca.
Un gruppo di ingegneri ungheresi ha formulato una proposta davvero interessante. Soprannominato Stringbike, il nuovo progetto prevede la sostituzione della catena con un sistema più complesso basato su corde di polietilene ad alta densità e pulegge: un sistema simmetrico con i componenti montati su entrambi i lati, permettendo così – spiegano gli inventori – di risolvere «molti problemi». Gli ingegneri non entrano nel merito dei problemi che l'invenzione risolverebbe ed affermano che non si notano finché non si prova il nuovo sistema simmetrico. Insomma, provare per credere.
Tra i vantaggi, comunque, quello di non dover più usare lubrificanti, una maggiore durata dei componenti e la possibilità di regolare differentemente i due lati del sistema, permettendo di compensare l'eventuale presenza di una gamba più debole dell'altra. Senza dimenticare che i pantaloni non si sporcherebbero di grasso o di olio.
Una seconda proposta arriva da Dynamics Bicycles che utilizza la tecnologia Chainless – senza catena, appunto, un sistema con un albero motore che trasmette il movimento dai pedali alla ruota posteriore; tutti gli ingranaggi sono poi nascosti e ospitati in un apposito alloggiamento che fa parte del mozzo della ruota posteriore. Il sistema permette più facilità nel cambio delle marce e in qualsiasi momento: mentre si pedala, si fa marcia indietro o, addirittura, mentre si sta fermi. Inoltre, è previsto un indicatore di marcia che segnala la marcia inserita in qualsiasi momento.
Un'altra proposta in fase di ideazione – esiste solo qualche prototipo – prende il nome di Lunartic bike: sviluppata da Luca Douglas, studente della Loughborough Design School, si basa sull'utilizzo di una ruota posteriore priva di mozzo e una trasmissione a cinghia. Questo sistema dovrebbe permettere di sfruttare meglio la forza di ogni pedalata, riducendo quindi la fatica necessaria per spostarsi; qualche perplessità resterebbe sulla comodità della seduta, mancando per ora un sistema di sospensioni adeguato.
Una ulteriore novità arriva dalla Western Michigan University. Un gruppo di studenti ha presentato la BroncoBike alla Human Assisted Green Energy Vehicle competition e sono stati premiati vincendo la competizione. BroncoBike sostituisce la catena con un sistema idraulico che adopera un liquido per trasmettere il movimento della ruota; la bici è stata testata in una gara di velocità (su un percorso di 200 metri), in una di efficienza e in una di resistenza (lungo un percorso di circa 17 km), vincendo quest'ultima e guadagnando il punteggio maggiore per affidabilità e sicurezza, realizzazione, design e analisi dei costi.
Date tali premesse, ci aspettiamo grandi cose dalla ricerca.
Tutto quello che serve agli appassionati delle due ruote, punti vendita, assistenza, riparazioni e abbigliamento.