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Il decreto legge su "disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia", comunemente conosciuto come "il decreto del fare", che sta per essere convertito in legge in queste ore, ha introdotto una serie di norme anche in materia di sicurezza stradale.
In particolare l'art. 20 prevede che le somme non spese da Comuni e Province e riferite alle prime due annualità del Piano Nazionale sulla Sicurezza Stradale, siano revocate e riassegnate per l'attuazione di nuovi interventi, sempre per la stessa materia.
Ma, mentre con un emendamento approvato su proposta di alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle, è stata introdotta la specifica che gli interventi sulla sicurezza stradale devono essere "concernenti prevalentemente lo sviluppo e la messa in sicurezza di itinerari e percorsi ciclabili e pedonali", con un altro proposto da due parlamentari del PD è stato aggiunto al testo "nonche' della messa in sicurezza dei tratti stradali mancanti per dare continuità all'asse viario Terni-Rieti". Infine, con un terzo emendamento bipartisan allo stesso articolo di legge, per poter garantire l'effettiva disponibilità di risorse finalizzate a finanziare gli interventi attuativi del Piano Nazionale sulle Sicurezza stradale, viene introdotto lo sconto del 30% a chi paga le multe entro cinque giorni.
Sull'argomento interviene la presidente nazionale FIAB Giulietta Pagliaccio che dichiara: "Si evidenzia un certo pressapochismo della serie "abbiamo qualche euro come lo spendiamo?" e il primo che arriva dice la sua. Anche rispetto agli interventi viabilistici non si capisce quale la ratio che sta dietro la scelta di un tracciato, l'asse viario Terni-Rieti, piuttosto che un altro".
"Considerato che i fondi sono destinati alla sicurezza stradale - continua la Presidente della FIAB - ci aspettiamo che si facciano valutazioni oggettive su dati di incidentalità, ad esempio, dando priorità a quegli interventi in favore dell'utenza non motorizzata che, dai rilievi oggettivi, risulta essere quella più penalizzata a fronte di un tendenziale miglioramento sul fronte degli incidenti in auto".
"I dati - conclude Giulietta Pagliaccio - sono facilmente reperibili, ad esempio dall'analisi degli incidenti stradali dell'Istat e dell'Aci: in Italia si muore più in bicicletta che sul ciclomotore, +7,2% rispetto al 2010 e + 11,7% di feriti. Il 76,4% degli incidenti avviene sulle strade urbane, con una percentuali di morti del 45,2% e di feriti del 72,5%. Utilizziamo i dati per valutare le priorità e non le presenze in aula di un parlamentare di una certa area!"
Lello Sforza
Ufficio Stampa FIAB onlus

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Argomento trattato:
Lunedì, 29 Luglio 2013 10:16

Fiab. Chi sceglie la bicicletta merita un premio

Dal16 al 22 settembre 2013 “Chi sceglie la bicicletta merita un premio!”. Fra le alternative possibile per celebrare la Settimana Europea della Mobilità Sostenibile, è la bici quella calorosamente sostenuta Fiab, Federazione Italiana Amici della Bicicletta che ancora una volta organizza per gli italiani una speciale campagna nazionale. La Fiab ricompenserà quei cittadini che sceglieranno di muoversi in città in bicicletta nelle città che aderiscono all’iniziativa. Come funziona lo spiega la stessa FIAB:  “Per ringraziare tutti quelli che hanno scelto la bicicletta le associazioni FIAB offriranno regali a tutti i ciclisti che, una mattina di questa settimana, attraverseranno i varchi d’ingresso delle loro città. In genere offriranno ai ciclisti un cioccolatino con il logo FIAB In bici x l’ambiente. In alcune città verranno regalati altri oggetti o buoni sconto per colazioni, l’importante è ringraziare e “coccolare” chi va in bicicletta perché con il suo gesto migliora la vita di tutti!”.

Fonte: Fiab

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In relazione al progetto di pedonalizzazione di Via dei Fori Imperiali a Roma, il Vice presidente nazionale FIAB Marco Gemignani dichiara: "Avere un sindaco di una città come Roma che usa quotidianamente la bicicletta sia come mezzo di trasporto personale che per gli spostamenti ufficiali è qualcosa di importante e che apprezziamo molto. Ma forse proprio per questo, sul progetto di pedonalizzazione di Via dei Fori Imperiali, i cui lavori stanno per cominciare, ci aspettavamo di più".
"Pur condividendo l'obiettivo finale - prosegue il vice presidente FIAB - di chiudere completamente alle auto via dei Fori Imperiali, dispiace molto dover affermare - come pure evidenziato dal Coordinamento Roma ciclabile - che è mancato completamente il coinvolgimento effettivo delle associazioni dei ciclisti urbani, vale a dire di coloro che ogni giorno usano la bicicletta per spostarsi a Roma da un capo all'altro e che, in base alle loro competenze ed esperienze, possono apportare un positivo contributo".
Ma non è tutto. Relativamente all'intervento del Comune, le soluzioni tecniche a favore dei ciclisti sono insufficienti.
"Il progetto di chiusura al traffico di via dei Fori Imperiali - spiega Marco Gemignani - prevede il senso unico su via Labicana verso via Merulana, e l'introduzione del limite di velocità di 30 Km/h. Va benissimo. Ma senza alcun elemento di moderazione del traffico, vale a dire di modifica della carreggiata tale da indurre gli automobilisti a rallentare la velocità e a guidare con più attenzione verso gli altri utenti non motorizzati - come peraltro l'esperienza europea insegna - l'uso promiscuo della strada anche da parte dei ciclisti non potrà avvenire in condizioni di sicurezza. Altrimenti è necessaria una pista ciclabile in sede propria".
"Inoltre - prosegue il vice presidente della FIAB - con l'introduzione del senso unico per tutti i mezzi indifferentemente, i ciclisti saranno ancora una volta penalizzati. Infatti, mentre le auto potranno individuare un percorso alternativo per andare in senso opposto, la stessa cosa non sarà possibile per le bici, anche per ragioni orografiche. Allora chiediamo al Sindaco di prevedere su via Labicana il doppio senso di marcia per le bicicletta."
"Ricordiamo - conclude Gemignani - che secondo il Ministero Infrastrutture e Trasporti è possibile introdurre il doppio senso per le biciclette quando si è in presenza di "strade larghe almeno 4,25 metri, in zone con limite di 30 km/h, nelle zone a traffico limitato e in assenza di traffico pesante". Mancando il progetto del Comune di interventi di moderazione del traffico per garantire l'effettiva velocità a non oltre i 30 Km/, allora chiediamo piste ciclabili protette in entrambi i sensi di marcia oppure un'unica pista ciclabile a doppio senso di marcia su un lato della carreggiata, facendo poi attenzione alla sicurezza dei ciclisti negli attraversamenti degli incroci. Insomma non basta un segnale stradale per favorire la circolazione sicura di chi si muove in bicicletta. A Roma così come in qualunque altra città".
Forse si è ancora in tempo per modificare il progetto? Da un sindaco ciclista la FIAB si aspetta di si.Lello Sforza
Ufficio Stampa FIAB onlus
(Federazione Italiana Amici della Bicicletta)
Tel. +39 3200313836
Fax +39 0805236674
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E' stato stampato in italiano e in inglese il road-book, prodotto in collaborazione con la FIAB, del tratto pugliese della Ciclovia Adriatica, ovvero il percorso per cicloturisti n° 6 della rete ciclabile nazionale Bicitalia (già presente sul sito www.bicitalia.org) che attraversa da nord a sud l’intera regione, dal confine con il Molise al Capo di Santa Maria di Leuca. L’iniziativa è dell'Assessorato alle Infrastrutture Strategiche, Mobilità e Lavori Pubblici della Regione Puglia. La pubblicazione, quale ideale strumento di promozione della mobilità ciclistica, rientra tra le attività promozionali del progetto CiELo (City-port Eco Logistics) finanziato con fondi del Programma di Cooperazione Territoriale Europea Grecia-Italia 2007-2013, che vede la Regione Puglia partner di progetto insieme ai comuni di Bari, Brindisi, Corfù (attraverso la "Corfu Municipality Sole Shareholder co. S.A.") e Patrasso (attraverso la "Patras Municipal Enterprise for Planning & Development S.A."). Il road-book, che fotografa la situazione della percorribilità in bicicletta della Ciclovia Adriatica riferita alla primavera del 2012, si presenta come uno strumento pratico con cartografia semplice e testo essenziale,  sufficiente a descrivere un percorso bello e lungo, ma con un indice di ciclabilità ancora modesto. Infatti si tratta di strade per quanto possibile a basso traffico. Tra le informazioni al cicloturista lo stato della pavimentazione delle strade e la tipologia di sede stradale. La Ciclovia Adriatica, che lungo il suo percorso incrocia stazioni, porti e aeroporti, diventa inoltre fruibile anche da chi arriva da molto lontano o dagli altri paesi del Mediterraneo.Brindisi e Bari, tra l’altro, sono terminali rispettivamente del percorso europeo EuroVelo n. 5 “Ciclovia Romea-francigena” (Londra-Roma-Brindisi) e di quello nazionale n. 10 BicItalia “Ciclovia dei Borboni” (Napoli-Bari) e rappresentano la porta d'accesso alla “Ciclovia dell’'Acquedotto” quale variante pugliese del percorso n. 11 di BicItalia, il cui primo tratto in Valle d'Itria sarà a breve aperto a pubblico.

Da qui potete scaricare il roadbook:

 www.fiab.info/download/roadbook_ciclovia_adriatica.pdf
e da qui la copertina: www.fiab.info/download/copertina_ciclovia_adriatica.pdf

Fonte: Fiab.onlus.it

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Argomento trattato:

Mercoledì 26 giugno alle 21 a Roma, incontro pubblico del gruppo interparlamentare per la mobilità nuova/ciclistica con le associazioni Fiab, Legambiente e #Salvaiciclisti.
L'iniziativa, che si terrà presso la sede dell'associazione umanitaria INTERSOS (via Aniene 26/A, nei pressi di Piazzale Fiume) è stato promossa dall'on. Paolo Gandolfi che, per il coordinamento dell'intergruppo, si avvale della collaborazione dei colleghi parlamentari Decaro, De Lorenzis, Pellegrino, Nardi per la Camera dei Deputati, e di Cotti e Vaccari per il Senato.
La delegazione FIAB, guidata dalla Presidente Giulietta Pagliaccio, sarà composta, tra gli altri, dal Vice Presidente Marco Gemignani e dal Responsabile Sicurezza Edoardo Galatola.
Tra i punti all'ordine del giorno: formulazione di una legge quadro nazionale sulla mobilità ciclistica partendo dall'esame dei disegni di legge già precedentemente presentati in Parlamento; modifica del Codice della Strada con l'introduzione di norme riguardanti la mobilità ciclistica e la sicurezza degli utenti non motorizzati; modifica della legge nazionale sull'infortunio sul lavoro con una norma che includa la tutela giuridica dell'infortunio in itinere in bicicletta, attualmente non prevista, come già proposto dalla FIAB con petizioni e campagne nazionali.
La Presidente FIAB Giulietta Pagliaccio dichiara: "Siamo particolarmente soddisfatti di questo incontro con il gruppo interparlamentare per la mobilità nuova e ciclistica, che aspettavamo, e che avremo insieme ad altre associazioni con cui abbiamo già condiviso l'organizzazione degli Stati Generali della Bicicletta tenutisi ad ottobre dello scorso anno a Reggio Emilia e con cui abbiamo elaborato i documenti conclusivi".
"Per la FIAB è importante - prosegue la Presidente Giulietta Pagliaccio - oltre a modificare il codice della strada per esempio con l'introduzione del limite dei 30 Km/h in ambito urbano, o della circolazione in bicicletta nei due sensi di marcia nelle strade a senso unico per le auto quando sussistano particolari condizioni, che a livello nazionale sia istituito un Servizio Nazionale per la Mobilità Ciclistica con specifiche competenze di promozione delle politiche di ciclabilità e di coordinamento tra le iniziative a diverso titolo svolte dai diversi Ministeri".
"Il capitolo finanziamenti - conclude la Presidente FIAB - è essenziale, infine, per il rilancio della mobilità in bicicletta e della sicurezza dei ciclisti. Va trovato sicuramente un meccanismo che assicuri annualmente risorse continuative a favore degli enti locali. Ma occorre pure accrescere la cultura tecnico-progettuale di chi, nei Comuni, nelle Province e nelle Regioni si occupa di programmazione, pianificazione, progettazione, direzione lavori, affinchè la mobilità ciclistica sia vista non come aspetto optionale ma come parte essenziale di un sistema integrato di mobilità sicura e sostenibile".

Fonte: Fiab Onlus

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Mercoledì 26 giugno alle 21 a Roma, incontro pubblico del gruppo interparlamentare per la mobilità nuova/ciclistica con le associazioni Fiab, Legambiente e #Salvaiciclisti.
L'iniziativa, che si terrà presso la sede dell'associazione umanitaria INTERSOS (via Aniene 26/A, nei pressi di Piazzale Fiume) è stato promossa dall'on. Paolo Gandolfi che, per il coordinamento dell'intergruppo, si avvale della collaborazione dei colleghi parlamentari Decaro, De Lorenzis, Pellegrino, Nardi per la Camera dei Deputati, e di Cotti e Vaccari per il Senato.
La delegazione FIAB, guidata dalla Presidente Giulietta Pagliaccio, sarà composta, tra gli altri, dal Vice Presidente Marco Gemignani e dal Responsabile Sicurezza Edoardo Galatola.
Tra i punti all'ordine del giorno: formulazione di una legge quadro nazionale sulla mobilità ciclistica partendo dall'esame dei disegni di legge già precedentemente presentati in Parlamento; modifica del Codice della Strada con l'introduzione di norme riguardanti la mobilità ciclistica e la sicurezza degli utenti non motorizzati; modifica della legge nazionale sull'infortunio sul lavoro con una norma che includa la tutela giuridica dell'infortunio in itinere in bicicletta, attualmente non prevista, come già proposto dalla FIAB con petizioni e campagne nazionali.
La Presidente FIAB Giulietta Pagliaccio dichiara: "Siamo particolarmente soddisfatti di questo incontro con il gruppo interparlamentare per la mobilità nuova e ciclistica, che aspettavamo, e che avremo insieme ad altre associazioni con cui abbiamo già condiviso l'organizzazione degli Stati Generali della Bicicletta tenutisi ad ottobre dello scorso anno a Reggio Emilia e con cui abbiamo elaborato i documenti conclusivi".
"Per la FIAB è importante - prosegue la Presidente Giulietta Pagliaccio - oltre a modificare il codice della strada per esempio con l'introduzione del limite dei 30 Km/h in ambito urbano, o della circolazione in bicicletta nei due sensi di marcia nelle strade a senso unico per le auto quando sussistano particolari condizioni, che a livello nazionale sia istituito un Servizio Nazionale per la Mobilità Ciclistica con specifiche competenze di promozione delle politiche di ciclabilità e di coordinamento tra le iniziative a diverso titolo svolte dai diversi Ministeri".
"Il capitolo finanziamenti - conclude la Presidente FIAB - è essenziale, infine, per il rilancio della mobilità in bicicletta e della sicurezza dei ciclisti. Va trovato sicuramente un meccanismo che assicuri annualmente risorse continuative a favore degli enti locali. Ma occorre pure accrescere la cultura tecnico-progettuale di chi, nei Comuni, nelle Province e nelle Regioni si occupa di programmazione, pianificazione, progettazione, direzione lavori, affinchè la mobilità ciclistica sia vista non come aspetto optionale ma come parte essenziale di un sistema integrato di mobilità sicura e sostenibile".

Fonte: Fiab Onlus

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Mercoledì, 12 Giugno 2013 11:59

Fiab. Ciclisti discriminati per l’uso del mezzo

 

 

La cronaca ci racconta di un'anziana signora padovana sorpresa a pedalare in autostrada. Mentre si considera giustamente pura follia l'idea che qualcuno pedali in autostrada, d'altra parte il diritto a percorrere strade alternative più sicure viene sistematicamente negato. Provate a seguire la segnaletica e vi troverete a pedalare sulle strade peggiori, se non addirittura a dovervi fermare di fronte a divieti. Se un ciclista non è bravo con mappe o gps non giungerà mai a destinazione. Ma tutto ciò non è leggermente incostituzionale?

 

«Volevo andare a trovare mio figlio che lavora in ospedale, ma avevo paura di trovare traffico. Per questo ho preso la bicicletta». È l’incredibile e disarmante giustificazione resa da una non più giovanissima signora padovana agli agenti della stradale che l’hanno fermata mentre pedalava tranquilla in autostrada dove aveva percorso quasi 20 chilometri, verso Monselice. Sono state le numerose telefonate degli automobilisti a mettere in allarme la Polizia stradale di Rovigo che, sembrerebbe, ci ha impiegato un po’ a convincere la signora che quella non era la strada più adatta per le biciclette. Con le dovute maniere – e con un sospiro di sollievo – gli agenti l’hanno accompagnata fuori. Questa la notizia recentemente riportata dai giornali e ripresa dalla nostra rivista BC. Certo sull’episodio si può anche scherzare, ma in realtà è possibile un commento più "politico" sulla vicenda. Premetto subito, a scanso di equivoci (anzi delle solite manipolazioni ad arte del nostro pensiero da parte dei soliti “prevenuti”), che nessuno pensa sia giusto percorrere un’autostrada in bicicletta. Sarebbe pura follia. Quel che mi accingo a rivendicare è l’esatto contrario: il diritto a poter percorrere strade alternative più sicure, confortevoli e, perché no, anche più belle. Il fatto  è che da noi tutto è pensato in funzione dell’auto. Se vuoi andare da Padova a Monselice, e segui la segnaletica … ti trovi inevitabilmente instradato verso un’autostrada o una superstrada, ovviamente vietate alle bici. Nella migliore delle ipotesi a rischiare la vita su "statali" da panico. Così ovunque nel Belpaese. Il problema non è che l’autostrada è vietata ma il fatto che la segnaletica lì conduce, costringendo i ciclisti ad un “retrofront” (salvo appunto qualche "distratto", come nel caso in questione).

Mentre in molti Paesi si segnalano ai ciclisti le strade secondarie o alternative (a volte ciclabili, altre un mix di ciclabili, strade secondarie, brevi pezzi di congiunzione su strade più trafficate ma consentite).

Da noi invece, se un automobilista decide di “convertirsi” alla bici si trova subito in grande difficoltà. I cicloturisti italiani più esperti hanno imparato da tempo l’arte di arrangiarsi, sapendo bene di vivere in un Paese dove la bicicletta viene regolarmente ignorata e vilipesa (vedi ad es. lo zero partecipazione di Governo e Amministrazioni locali alla Conferenza Velocity di Vienna, dove l’Italia praticamente è stato l’unico Paese “sviluppato” d’Europa a non essere rappresentato, vedi le continue contestazioni degli “autodipendenti” della presenza dei ciclisti sulle strade. I ciclisti più esperti sanno ormai che non devono mai seguire la segnaletica ufficiale e si destreggiano tra mappe topografiche e, più recentemente, con  le tracce per navigatori satellitari scambiate tra i ciclisti in rete. Si riscoprono strade alternative, poco frequentate, si stanano le poche ciclabili esistenti, le vecchie carrareccie, ecc. ecc. Non a caso i corsi FIAB sul cicloturismo “spopolano” e i siti che indicano percorsi alternativi altrettanto. Il "problema" (si fa per dire) è che i ciclisti stanno aumentando e, per quanto agguerrite, anche cento FIAB non potranno mai fronteggiare la necessità di istruire i ciclisti in quest' ”arte di arrangiarsi” per superare indenni le carenze “strutturali” (figlie di politiche della mobilità scellerate, totalmente succubi all’“autodipendenza”) Quindi  il problema, prima di tutto, è “politico”, dobbiamo contestare questa situazione dove la segnaletica da indicazioni stradali solo per le auto e resta quindi un servizio a favore della mobilità di una sola parte dei cittadini, discriminandone altri. Il ciclista resta così un cittadino di serie B. Una piccola "provocazione". Questa situazione, a ben pensarci, non è leggermente incostituzionale L’art. 16 comma 1 della Costituzione recita “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza.“

Allora, a mio parere, siamo di fronte ad una discriminazione anti-costituzionale di alcuni cittadini, che usano un mezzo piuttosto che un altro. Nessuna legge stabilisce che le biciclette non possano circolare e quindi muoversi liberamente in qualsiasi parte del territorio (e vorrei ben vedere), quindi se “per ragioni di sicurezza” ci impediscono giustamente di percorrere alcune autostrade e superstrade,  dall’altra sarebbero tenuti per non violare la Costituzione a segnalarci le alternative, senza incanalare, come accade, anche il traffico ciclistico su percorsi che poi risultano “sbarrati”.

La bicicletta per molti di noi è una scelta, per alcuni l’unico mezzo di trasporto che possono permettersi. Allora, vi chiedo e mi chiedo, non è che noi ciclisti stiamo subendo una discriminazione in ragione del mezzo che usiamo?

Fonte: Fiab

di Stefano Gerosa

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Il clima decisamente estivo che – nonostante le previsioni del tempo sfavorevoli - aveva accolto i delegati delle organizzazioni aderenti all’European Cyclists’ Federation (ECF) arrivati a Bratislava per l’Annual General Meeting dell’8 e del 9 giugno, non ha poi accompagnato gli stessi delegati e tutti gli altri partecipanti convenuti da tutti i continenti alla conferenza internazionale “Velo-City” che ha aperto i battenti a Vienna per iniziativa della Municipalità e dell’ECF per tutta la settimana. La giornata di lunedì 10, tuttavia, è stata  pienamente “lavorativa” per gli addetti ai lavori convocati a vario titolo dall’ECF: “Scientists for Cycling Network (Scienziati per la ciclabilità) che raggruppa docenti universitari e ricercatori riuniti tutta la giornata presso il Politecnico di Vienna;  “Cities for Cyclists” workshop, che ha riunito sindaci e assessori di città europee che hanno analizzato gli aspetti politici della mobilità ciclistica in altra sala del  Politecnico di Vienna; infine i rappresentanti nazionali dei coordinamenti della rete EuroVelo che hanno lavorato più a lungo, per confrontarsi sullo stato organizzativo che l’ECF si è data per realizzare, entro in 2020, 70.000 Km di ciclovie di lunga percorrenza di qualità, integrate con stazioni, porti e aeroporti, per connettere in bicicletta da nord a sud e da est ad ovest tutto il continente europeo e assolvere alle seguenti funzioni: sviluppo del cicloturismo che rappresenta un attività in attivo anche in   un periodo di crisi come l'attuale; collegamenti ciclabili extraurbani e intercomunali; attraversamenti ciclabili dei centri cittadini.

Ma la sorpresa maggiore l’hanno avuta gli italiani presenti alla riunione dei rappresentanti dei coordinamenti nazionali di EuroVelo.

Nel presentare le proposte di modifiche e di integrazioni degli itinerari transeuropei in fase di analisi e verifica, Ed Lancaster, assistente del direttore di EuroVelo Adam Bodor, ha illustrato anche due iniziative da tempo avanzate dal coordinatore nazionale di EuroVelo in Italia, Claudio Pedroni: la Ciclovia Adriatica che da Trieste a Santa Maria di Leuca diventerebbe nuovo itinerario europeo di EuroVelo con il n. 9 e l’attraversamento di una ciclovia EuroVelo in Sicilia lungo la costa meridionale e lungo entrambe le coste della Sardegna, come tra l’altro l’associazione FIAB “Città Ciclabile” di Cagliari ha più volte richiesto e che arriverebbe anche in Corsica. "Questo nuovo itinerario – ha specificato Ed Lancaster interpellato specificatamente sull’argomento - potrebbe diventare una nuova ciclovia, assumendo un'altra numerazione, piuttosto che essere un prolungamento dell’itinerario EV 7 che da Capo Nord si ferma a Malta, come erroneamente riportato nella presentazione”.

“Affinchè la proposta sia presa in esame e valutata positivamente – ha precisato tuttavia Ed Lancaster – occorre che sia rispettata la procedura prevista dal protocollo e che la richiesta avanzata dalla FIAB sia supportata formalmente dalle istituzioni locali e territoriali interessate”.

E’ una notizia assolutamente positiva così come veramente inaspettata che ci ripaga da tante fatiche – hanno dichiarato Claudio Pedroni, instancabile coordinatore italiano di EuroVelo e Antonio Dalla Venezia, responsabile FIAB dell’Area “cicloturismo e mobilità extraurbana”.

“Questa apertura dell’ECF - hanno commentato Pedroni e Dalla Venezia - nonostante le procedure sempre più restrittive ci lascia ben sperare. Interpelleremo quanto prima le Regioni interessate dai nuovi percorsi EuroVelo per chiedere la disponibilità a supportare l'iniziativa FIAB con un'adesione formale e per invitare loro a prevedere nella nuova programmazione 2014-2020 adeguate risorse finanziarie affinché anche i tratti italiani delle ciclovie EuroVelo siano concepiti con gli stessi standard europei”.

I ritorni economici degli investimenti nelle ciclovie e nei servizi agli utenti della strada in bicicletta, sia negli spostamenti quotidiani che nel tempo libero, sono ampiamente dimostrati. Ma di questo si parlerà diffusamente nella conferenza Velo-City che fino al 14 giugno attirerà come una calamita rappresentanti della politica, delle istituzioni, della salute da tutto il mondo.

Fonte: Fiab

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Argomento trattato:

Il clima decisamente estivo che - nonostante le previsioni del tempo sfavorevoli - aveva accolto i delegati delle organizzazioni aderenti all'European Cyclists' Federation (ECF) arrivati a Bratislava per l'Annual General Meeting dell'8 e del 9 giugno, non ha poi accompagnato gli stessi delegati e tutti gli altri partecipanti convenuti da tutti i continenti alla conferenza internazionale "Velo-City" che ha aperto i battenti a Vienna per iniziativa della Municipalità e dell'ECF per tutta la settimana.
La giornata di lunedì 10, tuttavia, è stata pienamente "lavorativa" per gli addetti ai lavori convocati a vario titolo dall'ECF: "Scientists for Cycling Network (Scienziati per la ciclabilità) che raggruppa docenti universitari e ricercatori riuniti tutta la giornata presso il Politecnico di Vienna; "Cities for Cyclists" workshop, che ha riunito sindaci e assessori di città europee che hanno analizzato gli aspetti politici della mobilità ciclistica in altra sala del Politecnico di Vienna; infine i rappresentanti nazionali dei coordinamenti della rete EuroVelo che hanno lavorato più a lungo, per confrontarsi sullo stato organizzativo che l'ECF si è data per realizzare, entro in 2020, 70.000 Km di ciclovie di lunga percorrenza di qualità, integrate con stazioni, porti e aeroporti, per connettere in bicicletta da nord a sud e da est ad ovest tutto il continente europeo e assolvere alle seguenti funzioni: sviluppo del cicloturismo che rappresenta un attività in attivo anche in un periodo di crisi come l'attuale; collegamenti ciclabili extraurbani e intercomunali; attraversamenti ciclabili dei centri cittadini.
Ma la sorpresa maggiore l'hanno avuta gli italiani presenti alla riunione dei rappresentanti dei coordinamenti nazionali di EuroVelo.
Nel presentare le proposte di modifiche e di integrazioni degli itinerari transeuropei in fase di analisi e verifica, Ed Lancaster, assistente del direttore di EuroVelo Adam Bodor, ha illustrato anche due iniziative da tempo avanzate dal coordinatore nazionale di EuroVelo in Italia, Claudio Pedroni: la Ciclovia Adriatica che da Trieste a Santa Maria di Leuca diventerebbe nuovo itinerario europeo di EuroVelo con il n. 9 e l'attraversamento di una ciclovia EuroVelo in Sicilia lungo la costa meridionale e lungo entrambe le coste della Sardegna, come tra l'altro l'associazione FIAB "Città Ciclabile" di Cagliari ha più volte richiesto e che arriverebbe anche in Corsica.
"Questo nuovo itinerario - ha specificato Ed Lancaster interpellato specificatamente sull'argomento - potrebbe diventare una nuova ciclovia, assumendo un'altra numerazione, piuttosto che essere un prolungamento dell'itinerario EV 7 che da Capo Nord si ferma a Malta, come erroneamente riportato nella presentazione".
"Affinchè la proposta sia presa in esame e valutata positivamente - ha precisato tuttavia Ed Lancaster - occorre che sia rispettata la procedura prevista dal protocollo e che la richiesta avanzata dalla FIAB sia supportata formalmente dalle istituzioni locali e territoriali interessate".
"E' una notizia assolutamente positiva così come veramente inaspettata che ci ripaga da tante fatiche - hanno dichiarato Claudio Pedroni, instancabile coordinatore italiano di EuroVelo e Antonio Dalla Venezia, responsabile FIAB dell'Area "cicloturismo e mobilità extraurbana".
"Questa apertura dell'ECF - hanno commentato Pedroni e Dalla Venezia - nonostante le procedure sempre più restrittive ci lascia ben sperare. Interpelleremo quanto prima le Regioni interessate dai nuovi percorsi EuroVelo per chiedere la disponibilità a supportare l'iniziativa FIAB con un'adesione formale e per invitare loro a prevedere nella nuova programmazione 2014-2020 adeguate risorse finanziarie affinché anche i tratti italiani delle ciclovie EuroVelo siano concepiti con gli stessi standard europei".
I ritorni economici degli investimenti nelle ciclovie e nei servizi agli utenti della strada in bicicletta, sia negli spostamenti quotidiani che nel tempo libero, sono ampiamente dimostrati. Ma di questo si parlerà diffusamente nella conferenza Velo-City che fino al 14 giugno attirerà come una calamita
rappresentanti della politica, delle istituzioni, della salute da tutto il mondo.
Fonte: Fiab

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Da 3 giugno fino all’8 giugno 2013 ad Udine settimana di promozione di ABiCinCITTA', il progetto che l'associazione aBicitUdine – Fiab  ha sviluppato nel corso dell'ultimo anno con lo scopo di diffondere in città l'uso delle due ruote cercando di coinvolgere commercianti ed esercenti di varie attività per creare una "rete di negozi amici della bicicletta". Lunedì 3 giugno alle ore 18.00, in Sala Ajace di Palazzo D'Aronco a Udine, verrà inaugurata la mostra “ABiCinCITTA': rendiamo la città più attraente con la rete dei negozi amici della bicicletta”, con il patrocinio del Comune di Udine che ha inserito la nostra proposta all’interno della programmazione UdinEstate 2013. In concomitanza con la mostra (che rimarrà aperta fino a sabato 8 giugno), ci saranno una serie di eventi dedicati al mondo delle due ruote: laboratori per bambini, incontri pubblici, pedalate tematiche, il tutto arricchito da momenti conviviali offerti dagli esercenti coinvolti nella “rete dei negozi amici della bicicletta”. L'idea che sta alla base del progetto ABiCinCITTA' è la creazione di una “rete di negozi amici della bicicletta”in grado, con una serie di azioni e servizi rivolti a chi si muove sulle due ruote, di rendere la città un luogo sempre più a misura di pedoni e ciclisti: piacevole da frequentare, più appetibile per le famiglie con bambini, per i giovani, gli anziani e i turisti, più adatto per incontrarsi, per partecipare e organizzare eventi e per fare acquisti.

Negli spazi della Sala Ajace saranno presentati alla città i materiali prodotti nel corso del progetto:

le prime "bici di cortesia" che i negozianti aderenti alla rete potranno mettere a disposizione dei propri clienti, realizzate in collaborazione con gli studenti dell'Istituto “Malignani”;

le proposte elaborate dagli studenti del Liceo artistico “Sello”, nell’ambito del concorso per il logo identificativo della “rete dei negozi amici della bicicletta”;

alcuni "video-spot" e progetti fotografici dedicati alla bicicletta, realizzati dagli studenti del Liceo artistico “Sello”;

i progetti presentati al concorso di idee "design del porta-bici" da destinarsi ai negozi che aderiscono alla rete, promosso dall’associazione aBicitUdine con il sostegno dell'Ordine degli architetti della Provincia di Udine, dell'associazione AaUd Alunni Architettura Udine, del Corso di Studi in architettura dell’Università di Udine, dell’associazione Adi Fvg e la Sezione Fvg della Società italiana di ergonomia.

Durante l’INAUGURAZIONE verranno premiati i lavori degli studenti e i progetti dei designers e verrà lanciata ufficialmente la "rete dei negozi amici della bicicletta.

Programma

Fonte: fiab-onlus.it

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