Amsterdam (TMNews) -
L'Olanda è, nell'immaginario collettivo, un vero e proprio paradiso per i ciclisti che, nordici e civili, la attraversano in lungo e in largo sui loro mezzi ecologici. La realtà però, oggi, è decisamente meno rosea, e il boom delle biciclette - 18 milioni nei Paesi Bassi - ha creato una situazione che sempre più spesso viene descritta come "infernale"."La conseguenza - spiega Saskia Kluit, dell'associazione dei ciclisti olandesi - è che le strade sono veramente caotiche. Ci sono pendolari che vanno in bicicletta velocissimi al lavoro e mamme che trasportano i propri figli e sono naturalmente più lente, così che si rischiano molti incidenti, anche perché a causa del traffico c'è poca visibilità".In sostanza i problemi ben conosciuti dagli automobilisti stressati delle città europee si riproducono, su scala diversa, anche nel mondo delle biciclette olandesi. "Certo - spiega un ciclista - è una buona cosa che la gente smetta di usare l'auto per andare al lavoro in bicicletta. Ma nelle grandi città ci sono molti problemi e le piste ciclabili sono iper affollate".Che fare dunque, per uscire da questo circolo vizioso che turba gli onesti ciclisti oltre che il politically correct ecologista? "Quello che chiediamo al governo olandese - conclude la rappresentante di ciclisti - è più denaro e più attenzione per le politiche per la bicicletta. Loro pensano che sia un'operazione a costo zero, ma quando sempre più persone vanno in bici, occorrono più investimenti e più spazi".
Bici sportiva dai colori sgargianti e completo elegante, Franco Tentorio esce con disinvoltura dai portoni di Palafrizzoni per affrontare con serenità la strada.E da vero ciclista sportivo, il primo cittadino confessa di prediligere la strada rispetto alle piste ciclabili.
L'abitudine all'utilizzo del mezzo è evidente dalla scioltezza con cui Tentorio si destreggia tra auto e motorini. Seguendo – un po' affannati – l'andatura sprint del sindaco ci soffermiamo in alcuni punti cruciali della città, come piazzale degli Alpini, dove, oltre alla pista ciclabile c'è anche una stazione della Bigi, il sistema di bike sharing comunale gestito da Atb. È l'occasione per parlare delle novità sul sistema di noleggio biciclette. «Le prime due ciclostazioni della Bigi in arrivo sono in prossimità delle fermate della Teb Bianzana e San Fermo – spiega Tentorio –. Soprattutto negli orari di punta è un servizio molto utilizzato».
I prossimi interventi a favore dei ciclisti sono contenuti nel Piano delle opere pubbliche (Pop) 2012-2013: «È in corso la realizzazione della tram&bike, la pista ciclabile che da via Rovelli segue il tracciato della tramvia Bergamo-Albino, opera già finanziata che dovrebbe essere conclusa entro aprile 2013 – annuncia Tentorio –. Nel Pop 2012 è prevista la realizzazione della pista ciclabile che collega il Polaresco al nuovo ospedale. Si andrà a sostituire l'attuale passerella pedonale di via Carducci con un nuovo passaggio ciclopedonale. In cantiere anche la pista "Progetto Life" che collega la città a Treviolo. Stiamo aspettando gli esiti di un finanziamento europeo, ma sembra ci siano buone possibilità di realizzarla nel 2013».
Fonte: eco di bergamo
di Alessandra Garetto
Verona 8 novembre 2012
Due incidenti a poche ore uno dall'altro, in entrambi «protagonista» la bicicletta. Il primo ha coinvolto un'auto e una bicicletta, il secondo un ciclista e un pedone ed entrambi hanno avuto gravi conseguenze. È accaduto martedì e i due episodi pongono con urgenza evidente il problema della ciclabilità nella nostra città. In mattinata, verso le 9, in via Po, alle Golosine, una Bmw 320 ha investito una bicicletta. L'automobilista, 44 anni, residente a Negrar, percorreva via Po diretto verso via Roveggia e la ciclista, 75 anni, ha attraversato la strada probabilmente in sella alla bici, in un momento in cui c'era un po' di traffico. L'uomo, forse abbagliato dal sole, non si è accorto della ciclista, che ha investito - seppur a velocità ridotta - caricandola sul cofano e facendola cadere a terra. La donna è stata trasportata all'ospedale di Borgo Trento, dove è ora ricoverata in prognosi riservata. Nel pomeriggio, poco prima delle 17, una signora è stata investita da una bicicletta sulla ciclabile di corso Porta Nuova, e non c'è troppo da stupirsene, considerato che ogni giorno su questa pista si produce una pericolosa convivenza tra ciclisti e pedoni, che troppo spesso nemmeno si accorgono di trovarsi su una corsia riservata alle biciclette. La signora è caduta a terra ed è stata portata a Borgo Trento con un trauma cranico. Questi due episodi non sono dunque che l'ultima conferma di quanto pericolosa risulti la nostra città per chi sceglie di spostarsi in bicicletta. Solo per citare un altro episodio recentissimo, venerdì scorso in lungadige Galtarossa una signora in bicicletta è caduta mentre veniva affiancata da un autobus di linea (forse il bus l'ha sfiorata facendole perdere l'equilibrio) e ha riportato la frattura di entrambi i femori: ma le conseguenze potevano essere anche più gravi. Che cosa significa? Che i ciclisti non sanno guidare o che Verona diventa sempre meno adatta, per non dire pericolosa per le biciclette? «Direi che forse, prima di tutto, vuol dire che sta aumentando il numero di chi si sposta in bicicletta e di conseguenza aumentano anche gli incidenti che coinvolgono i ciclisti», osserva Giorgio Migliorini, presidente della sezione veronese degli Amici della Bicicletta. «Ma al di là di questo dato, che le nostre rilevazioni confermano (è provata anche la propensione che molti cittadini avrebbero ad utilizzare la bici per gli spostamenti quotidiani per recarsi al lavoro, ma è proprio la pericolosità di alcune strade a farli rinunciare), non c'è dubbio che molte strade risultano fortemente rischiose per le due ruote. Anche dove di fatto ci sono piste ciclabili, non mancano le criticità e corso Porta Nuova è solo uno dei possibili esempi». «È sotto gli occhi di tutti che a qualsiasi ora del giorno la fetta di marciapiede riservato alle bici in corso Porta Nuova è occupato dai pedoni», prosegue Migliorini. «Non si tratta solo della scarsa educazione caratteristica del nostro Paese: se infatti prendiamo Olanda o Germania, un pedone non si sogna di camminare su una ciclabile, dove finirebbe subito investito. Ma su molte nostre ciclabili, come quella di Porta Nuova, manca la segnaletica orizzontale e ogni altra cura: cosa dire per esempio del fatto che questa ciclabile si interrompe all'improvviso davanti ad una tabaccheria? Che senso ha?». Ecco, non si tratta di diventare come Groningen, la città dell'Olanda del Nord che sotto la suggestiva stazione ferroviaria ottocentesca ha un parcheggio per biciclette con 10mila posti e dove girare sulle due ruote è per tutti la cosa più ovvia: ma forse possiamo ancora tentare di evitare di guadagnarci la maglia nera della ciclabilità.
Alessandra Galetto
Tempo percorrenza: 30 minuti
Tipo: asfalto (4,97 km - 97%), sterrato ( 0,14 km -3%)
Località di partenza: Parco Colletta, vicino sponda fiume Po circa all'altezza di C.so Taranto, nel punto in cui convergono 2 stradine asfaltate (provenienti rispettivamente da Piazza Sofia e Ponte Amedeo VIII sulla Stura) ed una sterrata.
Descrizione:
seguiamo la stradina che procede in direzione della Stura di Lanzo, mantenendoci inizialmente vicino al fiume Po e quindi al torrente affluente. Ad un paio di bivi teniamo la destra (0,49 e 0,63) raggiungendo il ponte Amedeo VIII (0,77 - strada di Settimo). Attraversatolo imbocchiamo subito a destra la pista ciclabile che corre parallela a Lungo Stura Lazio (0,93). Transitati sotto il cavalcavia, continuiamo ancora a destra (pressi cancello di accesso ai pozzi di estrazione dell'AAM), costeggiando il canale derivatore della centrale AEM, situata quasi sul confine del comune di Torino ed alimentata dall'ampio bacino creato dallo sbarramento della diga del Pascolo. Nella parte iniziale, lunga 250 metri, il canale e' piu' largo per limitare la velocita' dell'acqua e consentire quindi la sedimentazione di materiali solidi; nella seconda (lunga 1,3 Km) la sezione si riduce e la velocita' diventa circa il doppio (poco piu' di 5 Km/h). La sua realizzazione ha creato un ampio isolotto dove e' presente la piu' grande garzaia d'Europa dopo quella di Amsterdam (considerando i soli centri abitati), per non parlare poi delle circa 150 specie di uccelli. Passato il cancello del campo sportivo dell'US Ardor (2,46), nata come squadra parrocchiale nel 1937, e quello del Parco del Meisino (3,00), ci allontaniamo dal canale pervenendo ad un trivo dove prendiamo la stradina tutta sulla destra (3,26) che passa tra le case della borgata Bertolla, famosa in passato per i suoi lavandai: qui accorsero numerosi all'inizio del secolo, in seguito all'editto del Comune di Torino che vietava di sciorinare i panni sulle sponde cittadine del Po per non inquinarlo. Essi si stabilirono lungo il corso del Rivo Freddo. I panni lavati nel rio venivano fatti poi asciugare sui campi circostanti che fornivano anche il foraggio per i cavalli utilizzati nel trasporto della biancheria. La professione inizio' a decadere negli anni Sessanta, in seguito all'introduzione delle lavatrici domestiche. Raggiunta la vicina piazza Monte Tabor (3,31), ne usciamo a destra lungo la via omonima. Raggiunta la strada comunale di Bertolla (3,44) la seguiamo di fronte per circa 150 metri imboccando, nei pressi del cartello dell'interno 144, una strada privata sulla destra caratterizzata dalla presenza di numerosi dissuasori. Entrati in territorio di San Mauro questa diventa via Trento. Continuare sempre diritto sino a raggiungere un cartello di precedenza (3,94): a destra, lungo un passaggio pedonale, entriamo nel Parco L'Eliana (dal nome della citta' spagnola con cui S. Mauro e' gemellata) raggiungendo il canale di uscita della centrale. Lo costeggiamo a sinistra, seguendo un vialetto che termina nei pressi di una rotonda (4,82 - piazza Mochino). Qui percorriamo il "ponte vecchio", sfruttando la carreggiata riservata al transito pedonale (l'altra e ' invece destinata alla circolazione a senso unico degli autoveicoli), intitolato a Vittorio Emanuele III e costruito nel 1912. In precedenza, il collegamento era garantito da un sistema di zattere agganciate ad una fune che attraversava il fiume. La maggior parte del traffico transita oggi su quello adiacente, di costruzione piu' recente. Subito dopo questo e' la diga Cimena, dalla quale si stacca un altro corso d'acqua artificiale: quello della centrale idroelettrica di Galleani (frazione di Castagneto Po). Al termine del ponte ci troviamo in piazza Martiri della Liberta' dove concludiamo l'itinerario (5,11). Di fronte a noi e' la chiesetta di San Rocco, antica sede della Confraternita dello Spirito Santo, eretta tra il 1728 ed il 1731. Piu' recenti sono il campanile (anno 1760) e la facciata (1781).
Segnalazioni:
dal punto di arrivo (ponte vecchio di San Mauro) si può proseguire per la pista ciclabile che corre, parallela al Po, sulla sponda opposta. Al termine del ponte vecchio girare a destra nella via di raccordo che porta alla piazza in riva al fiume e percorrere quest'ultima in direzione di Torino. Attraversare il passaggio pedonale della nuova rotonda, alla fine del sottopasso, facendo attenzione alle auto. Da qui, sino al parco del Meisino, inizia una bella pista ciclabile (2 Km ca.) con vista sul Po, che si interrompe (ahimé) all'altezza di un rio: salire per la scala in legno e sbucare, dopo il ponticello, su Corso Casale. Dopo lo spiazzo antistante un concessionario di motocicli c'é un passaggio nella recinzione e si scende sulla parte di pista ciclabile che porta al parco del Meisino. Da qui si può ritornare al ponte di Corso Belgio, costeggiando il Galoppatoio Militare e il Cimitero di Sassi per raccordarsi al ponte pedonale di Parco Michelotti.
Gli incidenti diminuiscono nelle strade extraurbane, ma niente cambia in quelle urbane e l'80% delle vittime in città è da ricondurre all'utenza debole. Le politiche di sicurezza urbana sono totalmente al palo; l'Italia insieme alla Grecia è fanalino di coda in Europa. Complessivamente, con qualche anno di ritardo, ci stiamo avvicinando al dimezzamento delle morti rispetto al 2001 (- 45%), ma il dato è sempre molto sbilanciato verso le quattro ruote (- 56%, dimezzamento abbondantemente superato) a scapito dell'utenza debole (- 37% pedoni, - 13% ciclisti, - 30% motociclisti). ?? Come emerso dagli Stati Generali della bicicletta e della mobilità nuova tenutisi a Reggio Emilia il 5 e 6 ottobre, la soluzione sta solo in interventi sistematici di moderazione del traffico, sistematizzazione delle zone 30, incentivazione dell'utenza non motorizzata (20-20-20 come obiettivo della percentuale di spostamenti in bici, a piedi e con TPL), scuole car free e quant'altro riesca a incidere effettivamente sulla vivibilità del contesto urbano. Primo fra tutti i comuni italiani ad attivarsi in questo senso è stato quello di Milano, a seguito di un
fatto drammatico che ha destato la commozione di tutta la città.
Esattamente un anno fa, il 5 novembre del 2011, moriva infatti Giacomo Scalmani, un ragazzino di 12 anni, travolto e ucciso da un tram in via Solari a Milano, mentre stava tornando a casa sulla sua mountain bike dopo l'oratorio. Nel buio della sera, sotto la pioggia, Giacomo aveva trovato improvvisamente davanti a sé la portiera aperta di un'auto, ed era caduto sui binari proprio mentre stava passando il tram. Una vita perduta per sempre in una tragedia assurda che, forse, poteva essere evitata. Di fronte alla sua morte, il consiglio comunale milanese ha deciso di dare una risposta di grande solidarietà e di affetto, dedicando alla memoria di questo "piccolo angelo in bicicletta" un manuale di sicurezza per i ciclisti.
La città di Milano sta lavorando a una nuova mobilità e l'amministrazione sta pensando a una città dinamica e moderna ma poco inquinata, rumorosa e caotica. Una città all'altezza dei bambini e dei bisogni delle persone. L'intenzione è cioè quella di raddoppiare le piste ciclabili lungo strade a maggiore domanda e integrarle con altre modalità di trasporto, incrementando le zone 30, dove la velocità massima la stabilisce la bicicletta, e installando nuove rastrelliere e sviluppando il bike sharing. Per la prima volta, nel capoluogo lombardo è consentito e gratuito il trasporto delle biciclette sui mezzi pubblici fino alle 7 del mattino e dalle 20 a chiusura del servizio.
Nessun mezzo è però mai abbastanza sicuro se non si rispettano le regole. Ecco perché il manuale, redatto dal Comune di Reggio Emilia e da Fiab Ciclobby (Federazione Italiana Amici della Bicicletta - fiab-onlus. it), rappresenta un aiuto concreto per gestire le situazioni di difficoltà. La guida è un libero adattamento, a cura del Comune di Milano, del materiale contenuto nel sito www.bicyclesafe.com, il cui autore originale è Michael Bluejay.
Quali sono, dunque, le buone regole per andare in bici ed evitare incidenti? Secondo Edoardo Galatola, responsabile sicurezza Fiab, la prima regola da rispettare è considerarsi alla pari di tutti gli altri mezzi circolanti. I ciclisti hanno gli stessi diritti e doveri degli automobilisti e devono quindi evitare incertezze, soggezioni e senso di inferiorità, perché queste sono sempre causa di manovre incomprensibili agli altri veicoli e perciò a volte pericolose.
E' bene indossare il casco quando opportuno perché protegge la parte più preziosa del corpo e questa raccomandazione è particolarmente rivolta ai più piccoli. Altro consiglio della Fiab è quello di controllare costantemente il perfetto funzionamento dei freni, delle luci (anteriori e posteriori), dei catadiottri (posteriori e laterali su ruote e pedali), del campanello e dei pneumatici della bicicletta.
Per inviare in anticipo segnali precisi e con buon anticipo agli altri utenti della strada, usare il braccio teso per segnalare una svolta, ma soprattutto quando ci si sposta al centro della strada per superare auto parcheggiate, e usare il campanello, scegliandone uno molto rumoroso che possa essere udibile a distanza. Nel traffico è sempre opportuno essere vigile e cercare di prevenire le manovre degli altri veicoli, stabilendo un contatto visivo con i guidatori e assicurandosi che abbiano visto la bici e tenendo sotto controllo, con la "coda dell'occhio" o con l'udito, anche ciò che avviene alle spalle.
Mai distrarsi con cuffie, iPod, cellulare e in un incrocio semaforizzato "difficile", ricordare che è possibile svoltare a sinistra anche in due tempi: attraversando l'incrocio stando sulla destra, attendendo il verde nell'altra direzione e proseguendo. Non passare mai con il semaforo rosso. Cercare di non percorrere strade dissestate o molto trafficate e prediligere se possibile un percorso più lungo ma sicuro. Usare i marciapiedi solo se sono larghi a sufficienza, educatamente, andando piano e fermandosi tutte le volte che è necessario: in fondo, si è ospiti! Ogni volta che si condividono degli spazi con i pedoni non bisogna dimenticare che anche loro, proprio come i ciclisti, sono utenti deboli della strada, quindi è bene prestar loro attenzione e non spaventarli.
Importante è rendersi ben visibile anche quando l'illuminazione è scarsa, magari indossando qualcosa di fluorescente, e tenersi a distanza dai mezzi pesanti come furgoni, autocarri, autobus: spesso non vedono i pedoni. Infine, attenzione alle rotaie: la ruota può incastrarsi dentro e far cadere. La cosa migliore è passaci sopra di traverso, con un angolo di almeno 30 gradi, senza frenare bruscamente quando piove. Attenzione anche ai veicoli parcheggiati con qualcuno alla guida, il quale potrebbe aprire la portiera o muoversi in quel momento, e agli scooter e motorini, che spesso superano a destra.
Sara Ficocelli - La Repubblica 5 novembre 2012
«Rubata a Prati sabato scorso una Collalti fatta a mano, aiutatemi», «scomparsa la mia city bike, non ha un alto valore economico, ma ci sono molto affezionata», «con dispiacere comunico il furto della mia bici nuovissima parcheggiata all'Eur». I messaggi dei ciclisti romani continuano a scorrere sul forum Ciclomobilisti, decine di richieste di aiuto che denunciano una situazione definita «drammatica» dagli appassionati delle due ruote: 150mila la usano abitualmente, il doppio occasionalmente. E continuano a essere tanti i furti: 12 gli arresti eseguiti da carabinieri soltanto nel 2012. Ladri di biciclette sempre più fantasiosi, come quel padre e figlio di Fondi che ogni mattina arrivavano in centro fingendosi fruttivendoli, e tornavano a casa di sera con il camioncino carico di due ruote. I carabinieri trovarono oltre cento biciclette nel loro garage.
La disperazione per i furti di bicicletta ha promosso la nascita di un metodo 2.0 per difendersi: applicare sul mezzo un adesivo che riporta il Qr code, che solitamente viene nascosto sotto la sella o nella parte bassa del telaio.
Ci si iscrive al sito, compilando una scheda con nome, recapito telefonico, foto della bici, modello e il numero del telaio. «Il sistema genera automaticamente l'adesivo da stampare e incollare sulla bici» spiega Mecchia. Se si subisce un furto, si pubblica l'annuncio e le sentinelle del web si attivano: passeggiando per la città, osservando bici sospette, hanno la possibilità di leggere con il cellulare i dati riportati sull'adesivo e verificare se si tratta veramente di una bici rubata.
Stefano Di Noi, 36 anni, impiegato, si è appena iscritto al sito: «Credo sia un ottimo modo per tentare di prevenire i furti, ho applicato quattro adesivi, un paio in vista, gli altri nascosti» dice l'appassionato delle due ruote che ogni giorno dalla Balduina raggiunge l'ufficio in bici sulla Salaria. Fabrizio Caristi, 53 anni, membro dell'associazione Ciclonauti che gestisce la Ciclofficina popolare a via Baccina parla di «una iniziativa lodevole contro il problema dei furti, sempre più diffuso». I ladri di bicicletta, intanto, sono stati avvertiti: occhio al Qr code, la bici ormai è sotto sorveglianza.
Fonte: il messaggero
Le testate di tutto il mondo hanno quindi riportato la notizia con grande enfasi, evidenziando come la capitale francese sia stata la prima grande città in Europa ad adottare una misura simile.
Tuttavia questa enfasi non ha contagiato tutti, in particolare, guarda un po', gli olandesi, che non si sono lasciati sfuggire l'occasione per mettere qualche puntino sulle i.
Alcune interessanti considerazioni le ha fatte Mark Wagenbuur, ciclista urbano olandese che da anni segue la realizzazione delle infrastrutture e degli interventi legislativi del suo Paese in favore della ciclabilità, nonché blogger di Bicycle Dutch. Con la consapevolezza di chi la sa lunga in fatto di bici, Wagenbuur, dopo aver ricordato che un provvedimento analogo è stato introdotto anche in Belgio dal luglio 2011 ("forse Bruxelles non è una «grande città» come Parigi?"), e che comunque quello di Parigi è ancora un esperimento, perché testato su soli 18 incroci semaforici e per di più in zone già moderate dal traffico, dopo insomma aver invitato tutti a contenere l'esultanza, sottolinea che in Olanda la svolta a destra per i ciclisti in caso di semaforo rosso (con responsabilità del ciclista in caso di sinistro) è consentita già dal 1991, e che in Francia probabilmente hanno appena scoperto l'acqua calda.
"I giornali hanno parlato di «misura radicale», ma siete sicuri che sia così?", chiede Wagenbuur per il quale, evidentemente, non è così.
Non è così – spiega ancora il blogger olandese – perché in Olanda passare con il rosso in prossimità di una intersezione a T non solo è permesso dalla legge in presenza del cartello "Rechtsaf voor fietsers vrij" (consentita svolta a destra per i ciclisti)", ma è un fattore messo in considerazione praticamente già dalla progettazione delle piste ciclabili che, a differenza ad esempio di quelle danesi, sono separate dalla strada in prossimità degli incroci consentendo quindi la svolta a destra in modo più che sicuro.
I ciclisti girano a destra col rosso ma probabilmente nemmeno se ne accorgono, così come non se ne accorgono gli automobilisti con i quali, tra l'altro, non si è mai instaurata alcuna polemica in proposito.
Secondo Mark Wagenbuur inoltre le aree interessate alla nuova misura adottata a Parigi, tutte zone con limite di velocità a 30 km/h, sono le meno idonee in assoluto. "In Olanda dovrete girare a lungo per trovare un incrocio controllato in una zona 30 in cui, in genere, i semafori non sono addirittura necessari".
Concludendo, il blogger che la sa lunga in fatto di bici, per le prossime volte anziché inventarsi nuove strane sperimentazioni invita a prendere spunto dal sistema olandese, già in vigore in migliaia di incroci e perfezionato nel corso di decenni.
Il video è una dimostrazione di come funziona il modello olandese
fonte: amico in viaggio
Forlì
„A partire da sabato un altro tassello al Piano di mobilità integrata sarà attivo a Forlì. Mi Muovo in bici è il progetto di "bike sharing & ride" promosso dalla Regione Emilia Romagna. Attivando il servizio sulla propria card è possibile prelevare e restituire la bicicletta in una delle 7 stazioni presenti in città. E' pensato per gli spostamenti brevi, da un luogo all'altro del centro storico, considerando che la prima mezz'ora di noleggio delle bici è gratis e che si possono lasciare in una qualunque della stazioni.
A presentare il progetto il sindaco di Forlì, Roberto Balzani, il direttore del servizio trasporto pubblico locale della Regione, Fabio Formentin, il direttore di Forlì mobilità integrata, Claudio Maltoni, Gialuca Pin, direttore commerciale di Bicincittà e Giorgio Casadei, presidente di Forlì mobilità integrata."
Da sabato il centro si gira in bicicletta: parte il bike sharing
„Basta una tessera, che si potrà acquistare il via Lombardini ,2, alla sede di Forlì mobilità integrata, a partire da sabato, pagando 25 euro: 15 per l'iscrizione annuale, 5 per la Card Mi Muovo e 5 come ricarica minima. La prima mezz'ora è gratuita, per incentivare il ricambio, poi per ogni mezz'ora fino alla terza ora, 0,80 euro e dalla terza alla 24esima ora, 2 euro all'ora. Per le bici elettrice, invece, una 30ina in tutto, le tariffe si alzano rispettivamente a 1,50 e 3 euro. Il servizio è attivo tutti i giorni dalle 6 alle 24.
La tessera è personale, va compilato un modulo con i propri dati al momento dell'acquisizione. Il titolare è responsabile dell'eventuale furto del mezzo che dovrà coprire di tasca propria per un importo che va dai 350 ai 2mila euro. Per chi ha già l'abbonamento dell'autobus sulla stessa tessera, con 10 euro, si può inserire anche quello per il bike sharing.
I 7 punti dove si potranno noleggiare le biciclette sono alla Stazione (24 bici), in viale Vittorio Veneto (12), in piazzale Della Vittoria (10), in Corso Mazzini, angolo piazza Saffi (19), fuori dai Musei San Domenico (14) al parcheggio dell'Argine in viale Salinatore (21) e a Porta Schiavonia (6)."
(forlitoday)
Pisa
Con l'arrivo del 2013 Pisa avrà il suo bike-sharing a beneficio di residenti, turisti, pendolari e studenti fuori sede. Si tratta di 14 postazioni da cui, facendo un abbonamento annuale, si potrà prendere a noleggio una delle 200 bici messe a disposizione dall'amministrazione comunale.
La gara per la realizzazione della rete, a cui hanno partecipato 5 aziende di livello europeo, è stata aggiudicata per 459mila euro a "Bici in città srl", una delle più importanti a livello nazionale hanno specificato dall'amministrazione e tutto il lavoro è stato fatto con la collaborazione della Consulta della bicicletta, un tavolo che riunisce istituzioni ed associazioni come la Fiab. «Il prossimo passo ora è il bando per la gestione- ha dichiarato il presidente di PisaMo (Azienda per la mobilità Spa) Sergio Cortopassi- faremo pagare agli utenti il meno possibile, finanziando il servizio con i proventi dei parcheggi di bus e auto».
Marco Bertini, dell'Ufficio biciclette del comune, ha aggiunto: «Grazie al ribasso d'asta le postazioni dalle 12 iniziali previste diventeranno 14. Tutte videosorvegliate. Si parte con 200 bici: saremo la città che ha il bike sharing con il più alto rapporto numero di bici per abitante. E se funzionerà potremmo anche aumentare». Intanto in vista del via al servizio previsto per l'inizio del 2013, comune e Università collaborano per conoscere le abitudini dei ciclisti pisani. Il gruppo di studio guidato dal prof. Carmignani, docente di Ingegneria gestionale, ha sviluppato un questionario per raccogliere informazioni dai futuri utenti, per conoscerne le abitudini, così da fornire indicazioni per elaborare al meglio il progetto di gestione.
Dal 15 ottobre a oggi sono già 6000 le risposte pervenute con il 95% delle persone che si è dimostrato favorevole al servizio e pronto ad utilizzarlo. «Una possibilità in più per una città che già usa molto la bicicletta», ha chiosato il sindaco di Pisa, Marco Filippeschi.
(Greenreport)
RETE - La prima cosa di cui gli amanti delle due ruote si lamentano è la mancanza di un'autentica rete ciclabile che riunisca i numerosi tratti isolati e che finalmente permetta un veloce e sicuro attraversamento della città da periferia a periferia. Un sorta di infrastruttura necessaria che "non è stata realizzata né progettata. Solo pochi percorsi sono stati completati". In sostanza manca una visione di insieme dei chilometri di ciclabile. Tanti ma scollegati, che rischiano di prendere le fattezze di binari morti.
Una rete cittadina che non c'è ma anche altre. Mancano "interventi da tanto tempo annunciati ma che sono ancora fermi al palo o in corso di realizzazione con una lentezza esasperante". Quali? "La risistemazione delle piazze Alberti e Ferrucci, la manutenzione delle piste, la riverniciatura degli attraversamenti". Inoltre "sono stati chiusi tratti fondamentali di piste ciclabili, come via Giovine Italia, il lungarno Ferrucci o via De' Sanctis, senza prevedere percorsi alternativi per le bici, dimostrando così totale disinteresse per i disagi e pericoli che ciò causava ai ciclisti".
SOSTA - Problemi nel muoversi ma anche nel fermarsi o meglio parcheggiare. Secondo le due associazioni a Firenze mancano le rastrelliere: "Anche il piano della sosta, dopo l'ottimo lavoro di censimento delle rastrelliere fatto l'anno scorso dal Consiglio degli Alunni, segna il passo, con la riduzione dei posti disponibili in zone strategiche come via Martelli, o l'abolizione totale in piazza Duomo, piazza Santa Maria Novella, via de' Medici o via il Prato: in quest'ultimo caso per la recentissima risistemazione sono stati creati posti per la sosta di auto e motorini ma niente per le bici. Nessuna soluzione degna di una nazione civile è stata inoltre messa in atto per il principale nodo di interscambio cittadino, la stazione FS di Santa Maria Novella".
„Queste le considerazioni. Da qui le richieste per Palazzo Vecchio: "Chiediamo che entro il 2012 siano completati i lavori di ricucitura e riverniciatura degli attraversamenti; che sia permesso il transito bidirezionale nelle aree pedonali; la creazione di un vero ufficio bici, che si occupi in primis della redazione di un piano generale della mobilità ciclistica con relativi tempi di realizzazione; Che infine venga finalmente applicata la Legge 366/98, che prevede l'utilizzo del 10% dei proventi delle multe a favore della mobilità ciclistica, e che una quota non marginale dei fondi per i Mondiali di Ciclismo 2013 sia destinata alla realizzazione di quelle infrastrutture che garantiscano più sicurezza a chi già ora si muove quotidianamente in bici e a chi sarebbe pronto a farlo, ma nelle condizioni attuali teme per la propria incolumità".
Fonte: Fiab-Firenze
Provincia: Asti
Bici consigliata: bici da corsa, city bike
Difficoltà: impegnativo/ medio
Partenza: Nizza Monferrato
Arrivo: Nizza Monferrato
Km di percorrenza: 46 km
Tipo di terreno: asfaltato
Periodo consigliato: da marzo a novembre
Tappe del percorso e punti di interesse
Un anello di 45 chilometri percorrendo strade secondarie e panoramiche, sulle colline astigiane, attraversando boschi, vigneti e luoghi densi di memorie.
Dalla stazione ferroviaria di Nizza Monferrato (m.140 s.l.m.) ci si può recare in centro all'ufficio turistico al Foro Boario, dove si possono reperire delle cartine della zona. Si esce quindi dalla città in direzione Incisa Scapaccino che si raggiunge dopo cinque chilometri di strada pianeggiante e piuttosto trafficata. Si svolta, prima di entrare in paese, a sinistra e si sale a Cortiglione (m.200 s.l.m.) Appena entrati si svolta a sinistra imboccando la strada Vinchio che attraversa la Riserva naturale della Val Sarmassa; una strada molto bella, in costa, lungo la quale si incontra il "giardino delle aromatiche" che guarda da un lato la Val Tiglione e dall'altro la Valle Belbo. Si arriva a Vinchio (km.12, m.230 s.l.m.) sede del parco letterario dedicato a Davide Lajolo, che da' l'opportunità di effettuare percorsi che ripropongono luoghi, storie, personaggi dei suoi libri e anche l'interessante museo a lui dedicato.
Dopo il cimitero di Vinchio, si svolta a sinistra per Noche, altro luogo denso di storie partigiane e qui si svolta a destra verso Castelnuovo Calcea, che si raggiunge mantenendosi sul crinale (km. 17, m.240 s.l.m.) Dalla piazza si svolta a sinistra in direzione Toetto. Subito dopo la frazione (km. 19) non si scende verso la stazione di Agliano, ma si svolta a destra verso regione Dogliano, in via Toetto, per raggiungere la località San Bernardino e quindi Agliano (km.22, m.250 s.l.m.), senza scendere troppo. Si torna poi indietro fino a San Bernardino e si svolta a sinistra. Dopo un centinaio di metri si imbocca la strada a sinistra verso Molizzo. Si passa sotto la chiesina della Madonna di Molizzo, suggestivo punto panoramico, e scendiamo verso la piana del Tiglione, seguendo a ritroso le indicazioni del percorso cicloturistico VT4. Arrivati in pianura (km.26), prima del ponte sul Tiglione, si svolta a destra in strada Copetto fiancheggiando il corso del Tiglione fino all'ingresso di Mombercelli (km.29). Si svolta a sinistra e subito dopo a destra, prima del ponte sul Tiglione verso Freto; dopo un chilometro si gira a sinistra in direzione Belveglio, che si raggiunge proseguendo in pianura tra campi di mais e filari di pioppi (km. 34, m.140 s.l.m.). Si torna indietro - seguendo ora il percorso VT5 - per due chilometri e si imbocca quindi, a sinistra, la strada Langa. Dopo circa un chilometro inizia il ripido tratto sterrato in salita (circa un chilometro) che si percorre a piedi e che riporta a Vinchio (km.38). Si ripercorre il tratto fino a Noche e qui si svolta a sinistra verso Vaglio Serra, che si raggiunge rimanendo in costa (km.42, m.240 s.l.m.) e poi si scende senza fatica, percorrendo gli ultimi quattro chilometri che riportano a Nizza. In tutto 46 chilometri.
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Fonte: piemonte ciclabile