Giovedì, 08 Novembre 2012 11:58

A Bergamo nuove stazioni per bici... e il sindaco pedala

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In bici per la città col sindaco, Franco Tentorio, grande appassionato di ciclismo, sport che pratica - tiene a precisare - appena ha un po' di tempo libero. Per parlare di mobilità «dolce» a due ruote ci siamo calati nel traffico del mattino, partendo dalla sede del Comune di Bergamo.

 

Bici sportiva dai colori sgargianti e completo elegante, Franco Tentorio esce con disinvoltura dai portoni di Palafrizzoni per affrontare con serenità la strada.E da vero ciclista sportivo, il primo cittadino confessa di prediligere la strada rispetto alle piste ciclabili.

L'abitudine all'utilizzo del mezzo è evidente dalla scioltezza con cui Tentorio si destreggia tra auto e motorini. Seguendo – un po' affannati – l'andatura sprint del sindaco ci soffermiamo in alcuni punti cruciali della città, come piazzale degli Alpini, dove, oltre alla pista ciclabile c'è anche una stazione della Bigi, il sistema di bike sharing comunale gestito da Atb. È l'occasione per parlare delle novità sul sistema di noleggio biciclette. «Le prime due ciclostazioni della Bigi in arrivo sono in prossimità delle fermate della Teb Bianzana e San Fermo – spiega Tentorio –. Soprattutto negli orari di punta è un servizio molto utilizzato».

I prossimi interventi a favore dei ciclisti sono contenuti nel Piano delle opere pubbliche (Pop) 2012-2013: «È in corso la realizzazione della tram&bike, la pista ciclabile che da via Rovelli segue il tracciato della tramvia Bergamo-Albino, opera già finanziata che dovrebbe essere conclusa entro aprile 2013 – annuncia Tentorio –. Nel Pop 2012 è prevista la realizzazione della pista ciclabile che collega il Polaresco al nuovo ospedale. Si andrà a sostituire l'attuale passerella pedonale di via Carducci con un nuovo passaggio ciclopedonale. In cantiere anche la pista "Progetto Life" che collega la città a Treviolo. Stiamo aspettando gli esiti di un finanziamento europeo, ma sembra ci siano buone possibilità di realizzarla nel 2013».

Fonte: eco di bergamo

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    E quindi quello che necessita una città come Monza sono le corsie ciclabili, economiche, facili e veloci da realizzare. Una semplice separazione disegnata con la vernice sull'asfalto. Possiamo unire le piste ciclabili esistenti, sia con tratti di pista se necessario, oppure con una semplice corsia ciclabile, che unita alla moderazione del traffico ha il doppio ruolo di tutelare il ciclista e rallentare sensibilmente la velocità dei mezzi motorizzati, in modo che siano rispettati più facilmente i limiti di velocità cittadini troppo spesso ignorati. 

    Potremmo così facilmente unire gli spezzoni di ciclabili, la cui disgregazione attuale è pericolosa per il ciclista che si trova improvvisamente a contatto del traffico, dopo aver percorso un tratto sicuro, realizzando percorsi ciclabili che raggiungono i punti di interesse generale della città molto facilmente e in modo economico.

    Sulle arterie di grande comunicazione saranno ancora necessarie le piste ciclabili, ma al di fuori di queste avremo creato, con la moderazione del traffico e le corsie ciclabili, degli spazi condivisi da tutti. Insomma una città molto diversa da quella in cui viviamo oggi, una città dove in modo naturale, con l'aiuto dell'amministrazione e la consapevolezza dei cittadini, si ridurrà il numero sia delle auto circolanti che ferme ad occupare spazio nelle strade.

    Come afferma il presidente di Monzainbici, Giuseppe Piazza,  "la mobilità ciclistica non si aggiunge, ma si integra al resto della mobilità".

    Spesso basterebbe semplicemente copiare da altre città con esperienze analoghe che hanno dato  frutti positivi. Senza prendere come esempio le solite città europee lontane da noi, ci sono comuni italiani che solo qualche anno fa si trovavano nelle nostre stesse condizioni ma che hanno saputo reagire a situazioni particolarmente negative: pensiamo a Milano, che pur non avendo una situazione idilliaca per la mobilità ciclistica sta sperimentando con successo tanti interventi indirizzati verso una maggior tutela della mobilità dolce, come le corsie ciclabili e i controsensi permessi ai ciclisti. 

    Quindi corsie ciclabili semplicemente disegnate, rifiutando l'idea che le corsie senza una separazione fisica possano essere poco rispettate.

    Dobbiamo rinunciare all'idea che la segnaletica sia insufficiente a garantire sicurezza? Noi pensiamo che al contrario è venuto il momento, e crediamo che ormai ci sia la cultura giusta, per iniziare un nuovo percorso, non ci mancano né le possibilità, né l'intelligenza per uscire da comportamenti che per troppo tempo hanno condizionato le nostre vite.

    Monza, come molte altre città, ha bisogno di una svolta decisa e radicale in tema di mobilità. Questo è il momento giusto. 

    Massimo Benetti - Ufficio Stampa FIAB MonzaInBici

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