Secondo uno studio statistico del 2010, il 36% della popolazione di Copenhagen si sposta giornalmente sulle due ruote ed è previsto un incremento dell'utilizzo del mezzo pari al 50% entro la fine del 2015. A supporto di questa significativa previsione di crescita, la città ha studiato e proposto il Nuovo Piano Strategico PLUSnet.
PLUSnet è una strategia di pianificazione stradale per lo sviluppo della "slow mobility" da qui al 2025. Entro quell'anno altri cinquantamila cittadini dovrebbero utilizzare la bicicletta per gli spostamenti in città, un risultato che farà di Copenhagen la prima città al mondo per la "slow mobility".
L'obiettivo del piano strategico è l'integrazione tra il "nuovo" e il "vecchio": mantenimento e manutenzione delle vecchie ciclabili come base per la costruzione di nuove piste ed incroci ciclabili al fine di una mobilità sicura e confortevole per tutti i ciclisti.
Le tipologie di piste da realizzare sono, sostanzialmente, due: a tre corsie, quando la strada è a senso unico, e a quattro corsie, quando si è in presenza del doppio senso di marcia.
La strategia PLUSnet per la realizzazione delle infrastrutture cittadine ha individuato quattro punti chiave su cui sviluppare il progetto.
Il primo è City life: ri-progettazione, entro il 2025, di tutte le arterie cittadine esistenti al fine di cambiare il punto di vista della mobilità. Le esigenze dei pedoni e dei ciclisti diventano centrali e quelle degli automobilisti, secondarie. Per questo motivo sono previsti nuovi parcheggi e servizi per le due ruote oltre alla realizzazione dell'illuminazione a led, punti luce ubicati direttamente nel manto stradale, per facilitare la mobilità delle biciclette.
Il secondo è Confort: integrazione, entro il 2025, tra le nuove ciclabili, gli esercizi commerciali cittadini e le aziende private e non che aderisco al progetto. Sono previsti nuovi parcheggi in concomitanza delle zone ad alta densità commerciale e nelle vicinanze delle aree "aziendali"; nuovi sistemi di Bike Sharing integrati con la rete di trasporto cittadina per uno spostamento veloce e senza problema di "parcheggio" delle bici stesse, in tutta l'area metropolitana.
Il terzo è Travel Time: razionalizzazione del tempo di percorrenza della slow mobility. Grazie alla costruzione di nuove infrastrutture, come ponti e ciclabili nelle aree verdi della città, e all'ampliamento delle piste già costruite, è previsto un abbassamento del 15% del tempo di percorrenza degli itinerari metropolitani rispetto a quello attuale. A supporto delle infrastrutture, il progetto prevede un incremento dell'informazione sul traffico grazie alle notizie in real time del servizio e-bike. I dati sono ottenuti grazie ad una piattaforma digitale che invia informazioni alle applicazioni per Smartphone e ai cartelloni digitali lungo i percorsi ciclabili.
Quarto ed ultimo punto: Sense of Security. PLUSnet vuole aumentare il senso di sicurezza dei ciclisti e per questo prevede l'ampliamento delle carreggiate e il miglioramento della segnaletica stradale orizzontale. Le statistiche denotano già un significativo cambiamento dal 1996 ad oggi, con una decrescita del 72% degli incidenti stradali che coinvolgono i ciclisti .
Una prima stima delle politiche per la "slow mobility"
La città di Copenhagen, già oggi, può fare una prima stima delle azioni portate avanti negli ultimi 16 anni. Una stima decisamente positiva, sulla base della quale è stata costruita la strategia fino al 2025. Obiettivo: creare una rete di piste ciclabili capillare e continua su tutto il territorio urbano fino ad arrivare alla zona extraurbana limitrofa alla città.
Attualmente Copenhagen offre: 369 km di piste ciclabili; due ponti dedicati alle sole bici; la sicurezza di tutta la rete ciclabile. La velocità delle biciclette sul manto stradale a loro dedicato è di circa 20km/h grazie alla priorità che l'amministrazione pubblica ha dato alle "greenwaves" nel centro e che continua a potenziare nelle periferie, con i nuovi 42 km dell'area suburbana.
Lo sviluppo della "slow mobility" ha permesso una riduzione significativa delle emissioni di CO2 che si aggira intorno alle 110,000 tonnellate nel periodo che va dal 1995 al 2010.
Grazie a sensori applicati nelle vie della città, gli automobilisti ricevono via radio aggiornamenti in tempo reale al fine di evitare incidenti con i ciclisti.
Tra i servizi pensati per i ciclisti, c'è anche una nuova tipologia di bicicletta, disponibile gratuitamente per residenti e turisti, che grazie a un carrello collegato nella parte anteriore consente di spostare i bambini in maniera sicura nelle arterie cittadine.
Questo tipo di strategia porta alla città benefici di diversa natura: ambientale, con la riduzione dell'inquinamento acustico e atmosferico (emissioni di CO2 pari a 90,000 tons/anno); sociale, con la diminuzione dei costi sanitari/ciclista pari a 1$/km percorso; economica, perché riducendo i tempi di percorrenza dei lavoratori, aumenta la produttività economica nelle aziende.
Il futuro di Copenhagen
Copenhagen sta investendo molto sulla strategia di sviluppo per diventare una città a emissioni zero grazie alla mobilità sostenibile. Il metodo per ottenere il risultato prefissato è unico: riuscire ad avviare politiche lungimiranti e lavorare per modificare i comportamenti e la forma mentis di chi vive la città. La tabella che segue indica gli obiettivi del piano strategico PLUSnet in correlazione con la tempistica stessa.
USO DELLA BICICLETTA PER GLI SPOSTAMENTI 2015 2020 2025
Tutti gli spostamenti per andare al lavoro e a scuola devono essere fatti in bicicletta
(2010: 35%) 50% 50% 50%
QUALITA'
Condivisione dei sistemi di mobilità che hanno 3 corsie (2010: 25%) 40% 60% 80%
Rispetto al 2010, riduzione del tempo di percorrenza dei ciclisti 5% 10% 15%
Percentuale di cittadini che si sentono sicuri nel viaggiare in bicicletta nel traffico (2010: 67%) 80% 85% 90%
Rispetto ai valori del 2005, il numero di ciclisti coinvolti in incidenti dovrà diminuire del 50% 60% 70%
Percentuale di ciclisti che trovano le cycle tracks in ottimo stato (2010: 50%) 70% 75% 80%
Percentuale dei cittadini di Copenhagen che condividono l'idea secondo cui spostarsi in bicicletta possa avere un effetto positivo per l'atmosfera della città (2010: 67%)
Copenhagen è un modello di città sostenibile basata su una forte politica ambientale e sullo sviluppo "intelligente" di una mobilità attenta ai bisogni della cittadinanza. A latere di questo nuovo modo di pensare la città, vi sono progetti di eco-innovazione e un piano di comunicazione e sensibilizzazione al tema "green" che hanno permesso alla città di ottenere la nomina di European Green Capital 2014.
Qual è la differenza tra la cycle track e la cycle lane? Le Cycle tracks sono le piste/autostrade, rivestite da un tipo di materiale, solitamente il tarmac, e separate attraverso marciapiedi dalle macchine della strada e dal pavimento dei pedoni. Le Cycle lanes invece si trovano nello stesso livello della strada e sono disegnate da ampie linee bianche.
L'esempio di Copenhagen
E' stato chiesto all'amministrazione pubblica della capitale danese di redigere un piccolo "vademecum" per tutte le capitali o città europee che vogliano seguire il suo esempio.
Ecco tre regole semplici e chiare per iniziare.
Pianificare con cura la strategia per la viabilità, scegliendo quali modalità – tra biciclette, trasporto pubblico e vetture – debbano avere la priorità lungo le vie chiave della città.
Puntare alla progettazione di tutti gli spazi interni e abbandonati della città per conservare la natura compatta e densa del sistema urbano, cosicché gli spostamenti in bicicletta possano avvenire in un raggio d'azione ragionevole per tutta la cittadinanza.
Non è necessario che ci sia bel tempo per utilizzare la bicicletta: "L'inverno di Copenaghen è veramente freddo!", scherzano i danesi.
Per maggiori info visita il sito City of Copenhagen e Link per i ciclisti
Fonte: globalist
In paesi come l'Austria le piste ciclabili sugli argini fluviali (vedi il Danubio) porta milioni di euro alle economie turistiche, attirando un flusso di cicloturisti che, nel 2010, ha prodotto un indotto per quasi 72 milioni di euro.
In Italia, e in Abruzzo in particolare, la sovrapposizione di competenze e una scarsa collaborazione tra istituzioni, fa si che sia praticamente impossibile utilizzare gli argini e i percorsi in prossimità dei fiumi per realizzare percorsi ciclopedonali, quanto invece esistono già strade percorribili, migliorabili con pochi interventi, che permetterebbero di unire i percorsi costieri con i territori dell'entroterra.
E' di qualche giorno fa l'appello del sindaco di Pineto ai comuni del bacino del Vomano proprio per realizzare un percorso ciclabile lungo quel fiume, ma un progetto analogo dell'Oasi dei Calanchi di Atri si è arenato a causa dei veti posti dal Genio Civile Regionale per questioni di sicurezza e canoni demaniali elevati.
Anche il collegamento ciclabile tra Marche e Abruzzo sarebbe possibile, con poca spesa e in attesa dell'auspicata costruzione del ponte ciclopedonale, realizzando due percorsi ciclabili sugli argini del Tronto (lato S.Benedetto e lato Martinsicuro) per unire le piste ciclabili costiere con la corsia ciclabile realizzata sul ponte carrabile della S.S. 16, ora inutilizzabile perchè raggiungibile dai ciclisti solo attraversando trafficate e pericolose strade dense di traffico.
Il Piano Stralcio di Difesa Alluvioni prevede la possibilità di realizzare piste ciclabili in zone esondabili, adottando opportuni accorgimenti, e quindi non si comprende la difficoltà di utilizzare le sommità arginali (dove la sicurezza è garantita proprio dall'argine stesso) per costruire percorsi ciclabili, magari all'interno di parchi fluviali, che colleghino le eccellenze culturali, ambientali, storiche ed enogastronomiche del nostro territori.
Si chiede quindi alle istituzioni (Regione, Province, Comuni) ma anche alle università (l'università di Teramo ha lanciato, qualche giorno fa, il progetto VE.LE. - ciclovia adriatica da Venezia a Lecce) agli enti preposti (Enti d'ambito, Autorità di bacino, ecc.) di fare in modo affinchè gli eventuali ostacoli normativi e amministrativi vengano velocemente rimossi e si faccia in modo che, con la realizzazione o la sistemazione di arginature e con le sistemazioni fluviali vengano realizzati, in contemporanea, percorsi adatti alle biciclette e ai pedoni.
Fonte: Piazza Grande
A rispettare l'ambiente scegliendo di fare acquisti in bici invece che su un mezzo a motore sono soprattutto i 25-35enni (42%), seguiti dai 56-65enni (40%) e dagli under 25 (37%). A livello geografico, si legge nello studio promosso da Belte', l'incidenza e' maggiore al centro Italia (37%), che precede il Sud (36%), il Nord Ovest (35%) e il Nord Est (34%). Guardando alle professioni, il 'bike-shopping' e' piu' frequente tra dirigenti, insegnanti, liberi professionisti (38%), seguiti da studenti, casalinghe e pensionati (37%), artigiani, commercianti, lavoratori autonomi (34%).
Per fare acquisti sulle due ruote, il 70% degli italiani arriva a percorrere fino a 5 km, una percentuale che sale al 75% tra i laureati e i liberi professionisti. Il 19% degli ciclisti intervistati percorre dai 5 ai 10 km, mentre il 7% si attesta in media tra i 10 e i 15 km.
A motivare la scelta della bici e' innanzitutto la volonta' di mantenersi in forma (60%), ma anche il rispetto dell'ambiente (40%) e il contatto con la natura (37%). Tuttavia gli ostacoli non mancano. Il 39% degli intervistati, infatti, sottolinea le difficolta' che derivano dall'imprudenza degli automobilisti, mentre il 27% lamenta la mancanza di piste ciclabili e di corsie preferenziali in citta'. C'e' poi un 6% che denuncia la scarsa considerazione per chi e' in bici da parte di chi si occupa di viabilita'.
La passione per il bike shopping accomuna i cittadini ai vip che negli ultimi tempi sono stati fotografati sulle due ruote.
Diversi sono gli scatti che mostrano Martina Colombari, Belen Rodriguez e Federica Fontana mentre pedalano nel centro di Milano tra un acquisto e l'altro, mentre Francesco Totti e Ilary Blasi sono stati sorpresi in bicicletta appena usciti da una boutique di Miami. La moda e' diffusa anche oltreoceano: in tenuta sportiva o piu' modaiola, non rinunciano allo shopping su due ruote nemmeno le star a stelle strisce, da Goldie Hawn a Pamela Anderson, da Courtney Cox a Pink.
Promotore della Mobilità Ciclistica
La mobilità ciclistica, un tema complesso ed articolato
In Europa la bici assieme al trasporto pubblico sta diventando l'elemento centrale, la sfida per migliorare la qualità dell'aria, la vivibilità dei centri urbani e per modificare la mobilità spesso impostata sull'uso dell'auto privata sia in ambito urbano che tra centri abitati diversi.
Anche il turismo vede nella bici una risorsa ormai affermata per alleggerire la congestione dei centri turistici principali, inoltre attraverso il cicloturismo itinerante favorire le economie locali minori oppure attraverso la pratica del ciclismo sportivo, della mountain bike e del cicloturismo stanziali su area ristretta ma pregevole, aumentare in modo consistente le presenze turistiche di un territorio elevando in nodo importante i corrispondenti fatturati.
La promozione della mobilità ciclistica necessita di azioni costruttive, come la messa in sicurezza di percorsi, piste ciclabili, zone 30, e di allestimento di servizi, come bici-stazioni, noleggi e bike sharing, fino alla realizzazione di segnaletica di indirizzamento turistico accompagnata da relative cartografie specifiche.
Le predette azioni di tipo "hard", devono essere accompagnate da altrettante e sofisticate azioni di tipo "soft" finalizzate a cambiare atteggiamenti, stili di vita, scale di valori personali. Queste azioni ed interventi sono spesso dimenticati o non intrapresi con la necessaria determinazione per valorizzare con un effetto di rimbalzo le citate azioni costruttive e di attivazioni di servizi.
I benefici di un miglioramento della mobilità ciclistica ricadono sul clima, sull'inquinamento e sulla salute delle persone e delle città.
Figura professionale sue competenze, aspetti formativi e sbocchi professionali
La figura professionale che si individua viene chiamata Promotore della Mobilità Ciclistica.
Le conoscenze necessarie sono fortemente multi disciplinari in quanto il soggetto deve padroneggiare le seguenti competenze con una specificità mirata alla promozione della bicicletta e soprattutto arricchite da una forte motivazione personale al tema:
- aspetti di tipo tecnico:
- una significativa esperienza personale diretta di fruizione di sistemi di mobilità ciclistica con relativi servizi, in ambiti urbani ed extraurbani di qualità effettuata in contesti europei evoluti;
- problemi climatici, ambientali, energetici e della salute;
- codice della strada, percorsi e piste ciclabili, zone 30, loro pianificazione in area ristretta, (quartieri), vasta (province o insieme di comuni o ambito regionale);
- principi generali e specifici della mobilità urbana, PUM, PUT, PPTU, modal spit, azioni di mobility managment;
- servizi integrativi alla rete ciclabile come intermodalità con treno (di interscambio e di trasporto all'interno della carrozze), ciclostazioni, ciclonoleggi, bike sharing;
- la bici, postura, ergonomia e allenamento
- aspetti di tipo gestionale - commerciale:
- cicloturismo e servizi annessi, pianificazione e organizzazione di prodotti turistici e reti di percorsi cicloturistici differenziati per tipo di utente/mezzo, bici da corsa, cicloturismo, mountain-bike, (ognuno di essi con i diversi gradi di difficoltà e di prestazione sportiva richiesta), sistemi cicloturistici adatti a famiglie, ciclisti poco esperti o allenati; redazione ed esecuzione di piani di segnaletica di indicazione e produzione di cartografie specifiche;
strategie di marketing cicloturistico;
- aspetti di tipo formativo - comunicativo:
- processi formativi e di comunicazione, azioni di base nelle scuole elementari, medie, superiori e università, mobility manager scolastici, ed aziendali;
- tecniche di comunicazione persuasiva ed emozionale a mezzo carta stampata, filmati, web e spazi pubblicitari;
- spiccata capacità relazionale, di lavorare in gruppo, di fare rete, di distribuire e raccogliere materiali e collaborazioni
La figura professionale del promotore della mobilità ciclistica non ha provenienza da un curriculum scolastico particolare, ma viene formata sia in aula che sul campo attraverso una fase di approfondimenti interdisciplinari che gli consentiranno di operare mediante le diverse modalità applicative possibili.
Sbocchi professionali; per promuovere anche in Italia una mobilità ciclistica di livello europeo, sia urbana, che di area vaste e di tipo cicloturistico, è necessario oltre ad una volontà politica chiara che metta a disposizione fondi dedicati, anche di una rete di figure competenti che attivino le azioni: Sarebbe necessaria una Direzione generale per la mobilità ciclistica a livello centrale – ministeriale, Uffici regionali di pianificazione degli interventi e individuazione delle priorità da finanziare, uffici a carattere provinciale o comunque di bacino-area vasta per le pianificazioni intermedie fino agli Uffici comunali che dovranno contenere uno specifico ufficio per la mobilità ciclistica con finzione di pianificazione e costruzione di interventi, manutenzione, promozione e che si interfacci con gli uffici educazione e per la promozione della salute.
Oltre a tutti questi ambiti definibili "pubblici" esistono poi gli impieghi privati nell'ambito della progettazione delle infrastrutture, negli ambiti del marketing e comunicazione, ne cicloturismo e nel modo educativo attraverso studi professionali tecnici, di comunicazione o cooperative di servizi.
I laureati in scienze motorie potrebbero essere interessati come promotori di sport ed attività outdoor che oggi sono in crescita
Direttore
Prof Federico Schena, Professore Ordinario, Vicepreside Facoltà di Scienze Motorie
Dipartimento promotore
Scienze neurologiche, neuropsicologiche, morfologiche e motorie dell'Università di Verona -
Approvato con nota del Direttore del Dipartimento del 14 maggio 2012.
maggiori info Università di Verona
http://www.univr.it/main?ent=offerta&fac=8&tcs=P
Fonte: FIAB
Non è la prima coppia che sceglie un matrimonio ecosostenibile. Lo scorso giugno Luciana e Stefano di Sassari hanno coronato il loro sogno arrivando in bici a Palazzo Ducale - sede del Comune – dove si è svolta la cerimonia, lui vestito da ciclista, lei con una comoda mise in bianco e cappello.
Ma il primo matrimonio completamente ecosostenibile si è celebrato a Pontedera (PI) nel luglio del 2011. Protagonisti Stephanie ed Alessio: lei si è presentata a piedi con un abito noleggiato presso un negozio di costumi teatrali, lui con un vestito riciclato usato dal padre nel 1976 è arrivato in autobus insieme agli invitati, per ridurre al minimo le emissioni di anidride carbonica nell'aria. Dal catering all'invio di e-mail per gli inviti, dai vestiti al viaggio di nozze, dal lancio di mangime per uccelli al posto del riso al menù rigorosamente a chilometri zero; tutto rigorosamente secondo le regole per ridurre l'impatto ambientale. E niente bomboniere, ma donazioni a Greenpeace, Amref, Emergency, adozione a distanza di tartarughe a rischio di estinzione.
Se da noi è ancora una novità il matrimonio ecologico è già una realtà in Canada, USA, Nord Europa ed Inghilterra. Ci sono diverse strategie per essere ecologici. Ad esempio, nelle Botteghe del Mondo del circuito CTM-Altromercato si possono trovare oggetti artigianali: per le bomboniere si può optare per i classici sacchettini cuciti e ricamati a mano o altri oggetti in materiale riciclato; per gli inviti si possono usare cartoncini in materiale riciclato, ma anche per gli album fotografici. Ma anche il pranzo può essere ecologico, a chilometri zero, si può scegliere una location vicina al luogo del matrimonio in modo che gli invitati possano presentarsi a piedi o a bordo di una comoda ed ecologica bici, oppure con vetture elettriche.
Attenzione, però, se decidete di sposarvi in bici il tempo deve essere dalla vostra parte.
Autore: Chris Carlsson
Editore:Feltrinelli
Prezzo di listino: 16,00 €