Giovedì, 25 Ottobre 2012 11:10

Sulle montagne della Tunisia in sella a una Mountain Bike

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Un altro pezzo del diario giornaliero di Alessandro Tedesco, nostro inviato speciale nel deserto della Tunisia, in sella ad una speciale Mountain Bike a pedalata assistita.

 

Alessandro – "Siamo a Douiret. Qui nel profondo Sud, al margine del Grande Erg Orientale, la notte non ci ha sorpreso con un cielo stellato, no, ma con ben altro: la pioggia! Siamo ospiti nelle case dei Trogloditi, le antiche abitazioni, i Ghiren, che la popolazione Jbaliya (gente della montagna) ha scavato nella roccia della collina che domina la Valle dei Santi Marabutti. Questo sito, risorto dalle rovine e restaurato con un progetto di Cooperazione Transfrontaliero EU Italia-Tunisia, sebbene consegnato ad attività ricettiva, ripropone sensazioni che ci riportano indietro di millenni.

Da lontano il Muezzin intona l'adhān, avvolgendo la nostra stanchezza di un sonno mistico...

Stamattina il collegamento con la Rai non è andato come previsto, la linea adsl era troppo debole. Pas mal. Partenza ore 9,30 diretti a Guermessa. I mezzi sono andati a rifornirsi di carburante a Tatouine: da qui a Ksar Ghilane e poi Matmata non avremo alcuna possibilità di trovare distributori di benzina, sebbene di venditori abusivi ce ne siano tanti lungo la strada, ma fidarsi del loro prodotto nel bidoncino, non è consigliato dalla Guida Michelin...

Verso Guermessa la strada è tutta asfalto, rilassante e dopo avere attraversato la città nuova un altro Ksar si staglia di fronte a noi: il ricamo che orla la cresta della collina è, come nel villaggio di Ksar Hallouf, il lascito denso di attività sociali, culturali e religiose, delle antiche popolazioni, in queste zone.

Mentre il Gruppo visita l'antico paese, io cerco di scalare la salita verso gli Schifa (i corridoi su cui si affacciano le abitazioni) con la mia eBIke Lombardo: 300 mt di ripido completamente dissestato e pietroso con pendenza maggiore del 25% riesco a percorrerlo in sella dove gli altri spingevano, ma fino ad un certo punto.

Capitolo sugli scalini e con enorme dispendio di energia (per questi exploit si sceglie la modalità Sport che imprime un'assistenza più decisa ma che consuma il triplo rispetto alla modalità Eco! Sarò più esaustivo in una Report Tecnico).

Mi trattengo con Marco e Giovanni a fare foto e forse pretendo un po' troppo dal Gruppo stufo dei miei consueti 3/400 scatti, così arriva Franco a farmi un "cazziatone" biblico! I romani, Totò e Tarak sono già a destinazione, noi siamo ancora sulla pista per Chenini dove Marco ha un cedimento: il ginocchio fa male, si deve fermare. Il fondo di queste piste è massacrante, una distesa di pietre quarzose senza soluzione di continuità.

La Valle dei Sette Dormienti l'attraverso sulla bici di Giovanni, abbiamo fatto cambio, anche lui è allo stremo delle forze (onore al merito, è solo da 4 mesi che va in Bici e mai per 2 giorni consecutivi!!!). Anche qui lo Ksar, ma questo è per buona parte abitato... E' un luogo magico, qui ancora le famiglie vivono nelle caverne, e non sembra essere cambiato tanto nei millenni. Se non per la contaminazione occidentale che più delle parabole (ma non di quello che ci sta dietro...) devasta questo territorio con plastica e lattine, una sovracultura che non appartiene assolutamente a queste popolazioni abituate a vivere in simbiosi con la natura, a dividere il tetto con galline, asini, pecore e dromedari. Chenini, racchiusa in un semicerchio al cui centro, in alto è incastonata la Moschea.

Saliamo fin lassù, gli altri Biker sono già alle prese con il "brunch" che il "local" Mohammed a preparato per noi: tonno, pomodoro, cipolle e arissa, la Mechouia. Mentre si parla dello "stupefacente single track," il sentiero a mezza costa che si arrampica sulla cresta della collina per poi, attraverso un cammino di due ore sull'altopiano, giungere a Douiret, io vengo rapito da questi luoghi magici; lascio la macchina fotografica per abbandonarmi e sentirmi parte di questa storia; sono secondi che il richiamo del muezzin rende eterni: Hayya ˁalā al-salāt Hayya ˁalā l-falāh Allāhu Akbar Allāhu Akbar Lā ilāh illā Allāh.

Viene spontanea l'idea che qui, la spiritualità permei tutto, l'aria purissima, le grotte che sono il ventre materno della terra, la durezza del clima, l'aridità del suolo, il quarzo di cui è costituita tutta la montagna, il silenzio e la solitudine sembra che formi nella mente degli uomini sensibili la possibilità di trascendere e abbracciare la verità dei sensi.

I biker partono per il sentiero, un cammino lungo, che io non posso affrontare per il peso della mia bici; li seguiamo fino al Grande Fico ai piedi della "prima sorgente" a cui Franco attinge per prendere "la pillola" (imprudenza che poi pagherà con dolori notturni all'apparato digerente...) Con Franco e Vittorio ci tratteniamo ancora a Chenini insieme a Mohammed per un thè rilassante aromatizzato al rosmarino mentre i ragazzini del posto fanno a gara per farsi fare le foto con la bici, e poi pretendere un "cadeau".

Il Gruppo ci attende alle Case Accoglienza di Douiret, hanno vissuto un'esperienza unica: dalla rupe che arriva alle spalle del paese il paesaggio è sconvolgente, ipnotico, l'incontro con le famiglie che ancora vivono nelle grotte fa ritornare ad un passato in cui il villaggio era vivo con il fermento di umanità di un tempo con una vita politica sociale ed economica pervase da quello spirito universale e religioso tuttora percepibile. Per un occidentale, non è difficile rimanerne affascinato, stordito ed inebriato in una esaltata ammirazione per il luogo e la gente".

Fonte: rinnovabili.it

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