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“Nel 1984 l’istinto mi portò a San Francisco: avevo sentito parlare di un gruppo di corridori pazzi che si buttavano giù da discese fuoristrada su gomme larghe del tipo “baloon”. Traversai il Golden Gate per conoscere Gary Fisher, che ai tempi stava in una specie di capanno da pionieri. In seguito a un fiume di parole, un concerto dei Grateful Dead, non troppo business e un anno di tempo, riuscimmo a presentare la prima e per un bel po’ unica Mountain Bike Italiana: il Rampichino. Era il 1984.
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Nel 2005 la storia incredibilmente si ripete: io ritorno a San Francisco per incontrare Mike Martin e il gruppo di Mash, incuriosito da questi ragazzi che non soltanto scorrazzavano in città con bici da pista, come già facevano i messengers, ma addirittura si lanciavano in discesa senza freni in una sorta di slalomistica epopea urbana. Circa un anno più tardi è nato il telaio MASH, il primo nel suo genere. Quest’anno abbiamo presentato un attacco di concezione innovativa e una curva nati entrambi dalla collaborazione con MASH. E sono fiero di poter dire che il mio team a Milano, dialogando con i corridori Mash a San Francisco, è riuscito a creare una serie di prodotti entrando nella stessa logica estrema con la quale corrono i migliori atleti al mondo nel campo delle fisse. Mi sento un po’ come i Clash, che tra tutti i gruppi punk inglesi erano gli unici capaci di viaggiare e di innestare nella loro musica le diverse influenze incontrate sul percorso, di suonare reggae, girare col ghetto blaster, ingaggiare Futura per le loro scenografie: così allo stesso modo credo che Cinelli sia l’unica marca di ciclismo italiana capace di rispondere alle sempre nuove manifestazioni di quello che è l’infinito potenziale della bicicletta – ovunque esse si trovino nel mondo”.
Antonio Colombo, Cinelli
Fonte: bicinews