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I ciclisti potranno scendere nelle stazioni e trasportare il loro mezzo sui treni anche tra le 10.30 e le 16.

 

In attesa delle corsie riservate e delle vie d'Acqua per Expo: porte aperte alle biciclette in metrò. Il pressing delle associazioni del pedale ha prodotto una prima svolta nelle scelte di governo del trasporto pubblico: Comune e Atm hanno deciso di estendere gli orari d'ingresso alle due ruote sulla linea «verde» e sulla linea «gialla» della rete metropolitana. La sperimentazione parte oggi e proseguirà fino al 30 novembre: i ciclisti potranno scendere nelle stazioni e trasportare il loro mezzo sui treni anche tra le 10.30 e le 16, oltre alle finestre già consentite (prima delle 7 del mattino e dopo le otto di sera).

La campagna d'informazione sarà pubblicata da oggi sul sito Atm. In sintesi, è un bonus: cinque ore e mezzo in più a disposizione dei pendolari-ciclisti. Resta esclusa dal progetto la linea «rossa» del metrò, la più affollata e delicata (il sistema di segnalamento del traffico in galleria è ancora in fase di stabilizzazione). Soddisfatti i rappresentanti di Ciclobby, Salvaiciclisti e Assoutenti: «Atm ha dimostrato attenzione al tema dell'intermodalità».

La modifica al regolamento di viaggio è stata condivisa dall'assessore alla Mobilità, Pierfrancesco Maran: «È un servizio utile ai ciclisti che non causa disagi agli altri passeggeri». Nell'ultimo incontro con le associazioni, l'azienda ha presentato anche gli interventi per incentivare la sosta delle bici nei parcheggi d'interscambio: nuove rastrelliere sono state installate alle fermate di Romolo, Lampugnano, Molino Dorino e Bisceglie (undici «pettini» per 55 posti bici). Prossima tappa: San Leonardo M1.

Fonte: milano.corriere.it

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Un altro pezzo del diario giornaliero di Alessandro Tedesco, nostro inviato speciale nel deserto della Tunisia, in sella ad una speciale Mountain Bike a pedalata assistita.

 

Alessandro – "Siamo a Douiret. Qui nel profondo Sud, al margine del Grande Erg Orientale, la notte non ci ha sorpreso con un cielo stellato, no, ma con ben altro: la pioggia! Siamo ospiti nelle case dei Trogloditi, le antiche abitazioni, i Ghiren, che la popolazione Jbaliya (gente della montagna) ha scavato nella roccia della collina che domina la Valle dei Santi Marabutti. Questo sito, risorto dalle rovine e restaurato con un progetto di Cooperazione Transfrontaliero EU Italia-Tunisia, sebbene consegnato ad attività ricettiva, ripropone sensazioni che ci riportano indietro di millenni.

Da lontano il Muezzin intona l'adhān, avvolgendo la nostra stanchezza di un sonno mistico...

Stamattina il collegamento con la Rai non è andato come previsto, la linea adsl era troppo debole. Pas mal. Partenza ore 9,30 diretti a Guermessa. I mezzi sono andati a rifornirsi di carburante a Tatouine: da qui a Ksar Ghilane e poi Matmata non avremo alcuna possibilità di trovare distributori di benzina, sebbene di venditori abusivi ce ne siano tanti lungo la strada, ma fidarsi del loro prodotto nel bidoncino, non è consigliato dalla Guida Michelin...

Verso Guermessa la strada è tutta asfalto, rilassante e dopo avere attraversato la città nuova un altro Ksar si staglia di fronte a noi: il ricamo che orla la cresta della collina è, come nel villaggio di Ksar Hallouf, il lascito denso di attività sociali, culturali e religiose, delle antiche popolazioni, in queste zone.

Mentre il Gruppo visita l'antico paese, io cerco di scalare la salita verso gli Schifa (i corridoi su cui si affacciano le abitazioni) con la mia eBIke Lombardo: 300 mt di ripido completamente dissestato e pietroso con pendenza maggiore del 25% riesco a percorrerlo in sella dove gli altri spingevano, ma fino ad un certo punto.

Capitolo sugli scalini e con enorme dispendio di energia (per questi exploit si sceglie la modalità Sport che imprime un'assistenza più decisa ma che consuma il triplo rispetto alla modalità Eco! Sarò più esaustivo in una Report Tecnico).

Mi trattengo con Marco e Giovanni a fare foto e forse pretendo un po' troppo dal Gruppo stufo dei miei consueti 3/400 scatti, così arriva Franco a farmi un "cazziatone" biblico! I romani, Totò e Tarak sono già a destinazione, noi siamo ancora sulla pista per Chenini dove Marco ha un cedimento: il ginocchio fa male, si deve fermare. Il fondo di queste piste è massacrante, una distesa di pietre quarzose senza soluzione di continuità.

La Valle dei Sette Dormienti l'attraverso sulla bici di Giovanni, abbiamo fatto cambio, anche lui è allo stremo delle forze (onore al merito, è solo da 4 mesi che va in Bici e mai per 2 giorni consecutivi!!!). Anche qui lo Ksar, ma questo è per buona parte abitato... E' un luogo magico, qui ancora le famiglie vivono nelle caverne, e non sembra essere cambiato tanto nei millenni. Se non per la contaminazione occidentale che più delle parabole (ma non di quello che ci sta dietro...) devasta questo territorio con plastica e lattine, una sovracultura che non appartiene assolutamente a queste popolazioni abituate a vivere in simbiosi con la natura, a dividere il tetto con galline, asini, pecore e dromedari. Chenini, racchiusa in un semicerchio al cui centro, in alto è incastonata la Moschea.

Saliamo fin lassù, gli altri Biker sono già alle prese con il "brunch" che il "local" Mohammed a preparato per noi: tonno, pomodoro, cipolle e arissa, la Mechouia. Mentre si parla dello "stupefacente single track," il sentiero a mezza costa che si arrampica sulla cresta della collina per poi, attraverso un cammino di due ore sull'altopiano, giungere a Douiret, io vengo rapito da questi luoghi magici; lascio la macchina fotografica per abbandonarmi e sentirmi parte di questa storia; sono secondi che il richiamo del muezzin rende eterni: Hayya ˁalā al-salāt Hayya ˁalā l-falāh Allāhu Akbar Allāhu Akbar Lā ilāh illā Allāh.

Viene spontanea l'idea che qui, la spiritualità permei tutto, l'aria purissima, le grotte che sono il ventre materno della terra, la durezza del clima, l'aridità del suolo, il quarzo di cui è costituita tutta la montagna, il silenzio e la solitudine sembra che formi nella mente degli uomini sensibili la possibilità di trascendere e abbracciare la verità dei sensi.

I biker partono per il sentiero, un cammino lungo, che io non posso affrontare per il peso della mia bici; li seguiamo fino al Grande Fico ai piedi della "prima sorgente" a cui Franco attinge per prendere "la pillola" (imprudenza che poi pagherà con dolori notturni all'apparato digerente...) Con Franco e Vittorio ci tratteniamo ancora a Chenini insieme a Mohammed per un thè rilassante aromatizzato al rosmarino mentre i ragazzini del posto fanno a gara per farsi fare le foto con la bici, e poi pretendere un "cadeau".

Il Gruppo ci attende alle Case Accoglienza di Douiret, hanno vissuto un'esperienza unica: dalla rupe che arriva alle spalle del paese il paesaggio è sconvolgente, ipnotico, l'incontro con le famiglie che ancora vivono nelle grotte fa ritornare ad un passato in cui il villaggio era vivo con il fermento di umanità di un tempo con una vita politica sociale ed economica pervase da quello spirito universale e religioso tuttora percepibile. Per un occidentale, non è difficile rimanerne affascinato, stordito ed inebriato in una esaltata ammirazione per il luogo e la gente".

Fonte: rinnovabili.it

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Questo libro ci insegna come comprarla, perché comprarla, dove. Come usarla, quando, e perché. Come ripararla, addobbarla, migliorarla, coccolarla. La bici in città un azzardo sulla cui ruota è necessario giocare. Lo dobbiamo all'aria che respiriamo, alle nostre orecchie tormentate dai motori, al nostro fisico ingobbito non sui pedali, ma sulle scrivanie. Pedalare è un ciclo virtuoso per l'ambiente, la nostra città, il nostro corpo. Ma dobbiamo farlo in tutta sicurezza per noi e per il nostro mezzo. Quando poi riusciamo a evadere dalla città e frullare i pedali insieme alle nostre preoccupazioni, la bicicletta diventa anche un esercizio zen. Una sana ciclosofia ci permette di esplorare territori inesplorati, geografici ma anche psichici.

 

Titolo: La manutenzione della bicicletta e del ciclista urbano

Autore: Ilaria Sesana

Editore: Ponte delle Grazie

Anno: marzo 2012

Prezzo: 9,00 euro

Mercoledì, 24 Ottobre 2012 11:49

Cicloturismo. Bici e vacanze, accoppiata perfetta

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La stagione 2012 ha registrato un 1.500.000 di presenze cicloturistiche sul territorio nazionale, 300.000 nella regione Emilia-Romagna e di queste il 50% nella sola Riccione con una quota dominante dei mercati esteri pari a circa l'80%. Sono i dati del consorzio degli Italy Bike Hotels

Un mercato giovane (la prima esperienza di un Bike Hotel del Consorzio risale a 14 anni fa a Riccione) che registra fruitori di un'ampia fascia d'età. Dai 25 ai 35 anni per gli appassionati di mountain bike, dai 40 ai 60 anni per i ciclisti da strada e in entrambi i casi per lo più uomini. Questo è ciò che dicono le carte d'identità di chi s'ispira alla vacanza attiva.

I bike riders pedalano mediamente dalle 5 alle 6 ore giorno (partenza mattina rientro intorno alle 14.00), reintegrano al rientro con una merenda di frutta e carboidrati e un pasto serale consumato generalmente in hotel e per questo richiedono menu equilibrati mirati alla loro esigenza di sportivi, sistemano la bicicletta, lavano la divisa, si rilassano nella spa dell'albergo se questo ne è dotato e vanno a letto dopo cena godendosi il meritato riposo. Il giorno successivo ci sono altrettante distanze da coprire e chilometri da macinare. Si stima che ogni cicloturista spenda in media 500 euro in acquisti di prodotti tipici, artigianato locale e materiale ciclistico.

I cicloturisti vivono quindi la vacanza tra la strada, il territorio e l'albergo che prediligono al campeggio. Richiedono livelli di comfort medio-alti e la scelta cade sempre su strutture con una classificazione a partire dalle 3 stelle.

Gli Italy Bike Hotels sono dislocati in 12 regioni italiane e si concentrano prevalentemente in 4 regioni: Emilia Romagna, Lombardia, Marche e Trentino Alto Adige. E' cospicua la domanda su regioni come Sicilia e Puglia, dove ancora non ci sono Italy Bike Hotels, ed è molto forte in regioni come Toscana, Lombardia, Trentino, in cui la domanda supera le camere disponibili, dunque c'è ancora spazio per diventare un Italy Bike Hotel.

Il cicloturismo, numeri alla mano, rappresenta una nicchia di mercato sui cui vale la pena investire. Un mercato che va conquistato, mantenuto e sostenuto. Gli Italy Bike Hotels sono uniformati su uno standard di qualità e offrono servizi ad hoc.

D'altra parte però sono necessari interventi a livello pubblico locale/regionale/nazionale per soddisfare le esigenze del cicloturista: percorsi protetti, segnaletica specifica, spazi dedicati nei centri storici e nelle città d'arte, e soprattutto,manutenzione del manto stradale, grande elemento penalizzante per l'Italia rispetto ad altre realtà europee.

Fonte: travelling.travelsearch.it

Mercoledì, 24 Ottobre 2012 11:17

"Space", la due ruote piccola e intelligente

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Qualche tempo fa vederle in giro era una rarità. Roba da eccentrici o fissati dell'ambiente. Oggi le biciclette pieghevoli si stanno diffondendo a macchia d'olio. La ragione essenziale sta nella necessità di integrare il trasporto pubblico con un mezzo – la snella e leggera due ruote, appunto – che consenta di affrontare il famigerato ultimo miglio senza problemi. L'auto, infatti, è ormai un'opzione fallimentare sotto ogni punto di vista. Lo dimostrano perfino gli ultimi dati di vendita, che hanno segnato il sorpasso delle bike, un quadro da anni Sessanta. Space è una folding bike innovativa perché, rispetto alle sue scomodissime compagne dalle scricchiolanti giunzioni, applica una facile filosofia one-touch: per aprirla e ripiegarla basta infatti un solo tocco.

 

Una rivoluzione non da poco, quella messa a punto dal designer Simon Hukaya, perfetta per le situazioni più diverse. Portarsi dietro una bici seguirà un po' le stesse dinamiche che hanno segnato il passaggio dalla valigia al trolley: un tasto, e la bicicletta scende le scale del metrò con te o si riapre in strada, pronta a farsi cavalcare. La misura delle ruote (50 centimetri), la distanza fra il manubrio e la sella: c'è Space anche lì, nel senso che la scocca è stata pensata per superare le difficoltà tipiche dell'urban riding e, ovviamente, per agevolarne la chiusura quando una carovana di viaggiatori s'accalca all'imbocco delle scale mobili. Non c'è, insomma, da allentare qualche pezzo del telaio né abbassare la sella o ritirare i pedali: basta schiacciare un bottone e, senza alcuna modifica nella struttura, la bici si muove riducendosi o allargandosi della metà. Come spesso accade per progetti tanto semplici quanto interessanti, Space è frutto del diploma ottenuto da Hukaya all'Università di arte e design di Budapest ed è dunque un concept in (fiduciosa) attesa di un lancio sul mercato. Una volta ripiegata, la bici misura 91 x 68 x 47 cm e si tiene senza problemi con una mano, trascinandola grazie alle ruote proprio come un trolley.

"Quanto sarebbe bello se, dopo aver incontrato un amico per una birra non dovessi tornartene a casa in bici, ma potessi prendere un taxi o saltare in metro?", dice il designer ungherese. "Lo stesso se piove o c'è un guasto. La folding bike offre una larga possibilità di usi, soprattutto dove non ci sono piste o infrastrutture dedicate. Spesso, però, questo tipo di bici pieghevoli è difficile da guidare e complicato da montare e smontare. Il mio obiettivo era dunque quello di disegnare una folding bike che fosse facilissima sia da aprire che da chiudere e da portare per la città".

L'idea di partenza di Hukaya è d'altronde profetica e visionaria e va ben oltre la (contenuta) diffusione attuale delle bici. Pensa già, infatti, all'evoluzione delle smart city di domani: "Cosa accadrebbe se infrastrutture bike-friendly sbocciassero a vista d'occhio in metropoli da milioni di abitanti?". Anziché risolvere il problema dell'affollamento, avremmo solo peggiorato la situazione ingolfando, ciascuno col suo voluminoso trabiccolo, ogni percorso di rapido passaggio pubblico.

Fonte: wired.it

Martedì, 23 Ottobre 2012 12:05

Biciclette fatte con materiali alternativi

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Biciclette realizzate con materiali alternativi per migliorarne la sostenibilità ambientale. Pur rappresentando un mezzo che di per sé presenta evidenti vantaggi nell'ottica di una mobilità attenta alle esigenze della Terra, in alcuni casi le bici riescono ad andare oltre. Sette esempi renderanno meglio l'idea di come questo semplice mezzo possa contribuire alla salvaguardia dell'ambiente anche soltanto attraverso la loro costruzione.

 

Ricorrendo a materiali alternativi per la costruzione delle biciclette si va a ridurre in maniera sensibile l'utilizzo di materie prime più classiche come l'acciaio, il titanio, l'alluminio e la fibra di carbonio a vantaggio di legno, plastica, lega di magnesio, bambù, nylon, cartone e canapa. Vediamo i nuovi modelli realizzati:

Ha scelto l'utilizzo del legno per il corpo della bicicletta la Renovo, mettendo in pratica alcune delle insospettabili doti di questo materiale, come la leggerezza e la capacità di assorbimento delle vibrazioni. La sua durata di vita è paragonabile al carbonio e superiore ad alluminio e acciaio, oltre al fatto che il legno rappresenta una risorsa indubbiamente rinnovabile;

Una lega di magnesio è l'elemento principale della due ruote targata Segal bikes. Punto di forza di questo modello è la leggerezza, pari a circa il 35% in meno rispetto all'alluminio e del 75% inferiore all'acciaio. Particolare non da poco la possibilità sostanzialmente pari al 100% di riciclo delle parti;

Come per il legno, rinnovabilità punto di forza anche per il bambù. Assorbe bene gli urti e le vibrazioni, buon comportamento anche sui terreni più duri. Un materiale su cui negli ultimi anni stanno puntando un numero crescente di aziende come ad esempio la Boo Bicycles;

Due ingegneri dell'Aerospace Innovation Center hanno creato una leggera e resistente bicicletta in nylon. La bici è allestita fondendo sottili strati (un decimo di millimetro) di polvere di nylon e il procedimento è stato mutuato da quello previsto per la realizzazione di alcuni satelliti. Al momento esiste solo un prototipo, mentre modelli più a portata di un comune ciclista dovrebbero essere in fase di progettazione;

Se non sono facilmente biodegradabili allora meglio riutilizzarli. Questo sembra essere il caso della plastica, materiale quasi onnipresente, ma non sempre di facile smaltimento, alla base della realizzazione della Muzzycycle. All'azione di recupero e riciclo viene unita anche l'economicità: la due ruote è disponibile su internet a circa 120 dollari (poco più di 90 euro);

La bici realizzata in cartone è dovuta ad un'invenzione dell'ingegnere Izhar Gafni basata sui principi fisici degli origami. A detta del suo inventore i punti di forza della bicicletta sono la resistenza, la durata e soprattutto l'economicità: il prezzo di vendita è inferiore ai 60 dollari (circa 45 euro);

Il materiale alternativo alla base della Onyx Hemp Bike è la canapa. Il telaio pronto è a tutti gli effetti il risultato della combinazione di canapa (60%), bambù (15%) e polistirolo con l'integrazione di alluminio e carbonio. Ritenuta da Nicolas Meyer, il suo ideatore, più resistente di bambù e fibre di carbonio, il corpo della bici è realizzato imbevendo la canapa in una speciale resina epossidica che viene poi arrotolata intorno ad un nucleo di polistirolo.

Fonte: greenstyle

Martedì, 23 Ottobre 2012 11:52

Il campione Bernard Hinault pedala per l'asilo

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Per ridare una struttura per l'infanzia a Mirabello si è mosso il campione del ciclismo francese oltre a Fantoni e Iacchetti.

E' finita la stagione ciclistica professionisti, ma i grandi nomi del ciclismo stanno pedalando ancora. Meta, l'asilo di Mirabello. Un'unica grande squadra di campioni (capitanati ai tempi d'oro dal compianto Gino Bartali che a un passo dal centenario dalla nascita) che si sta impegnando per ridare un asilo ai bambini di Mirabello, città colpita dal terremoto e dalla liquefazione.

 

Maglie e borracce autografate da tanti big del pedale che serviranno per una grande asta benefica in programma nel milanese a fine novembre, organizzata dalla Fondazione Gino Bartali grazie a due ragazzi del Centese, Laura Guerra, giornalista e membro della Fondazione, e Jonathan Di Tata, impegnato nella politica e nel sociale.

Dopo la maglia azzurra di Pirlo autografata da tutta la nazionale di calcio, si è aggiunto un altro grande nome dello sport, uno di quelli che resteranno a vita nell'Olimpo del ciclismo che appena saputo dell'iniziativa ha voluto dare il suo contributo. Si tratta di Bernard Hinault, il fuoriclasse d'oltralpe che dopo aver vinto 5 Tour de France, 3 Giri d'Italia e 2 Vuelta, Liegi e Roubaix ora è ai vertici dell'organizzazione della Grand Boucle.

"Sono felice di poter contribuire anche io – sono state le parole di Hinault in uno dei suoi rari viaggi in Italia – ho autografato con piacere la borraccia della Fondazione Bartali e spero che questo possa essere veramente utile per quei bambini". Ma non è tutto perché anche il mondo dello spettacolo ha risposto all'appello di Laura e Jonathan. "Abbiamo contattato il noto comico estense Gianni Fantoni che, gentilissimo, in occasione del suo "Raduno dei Pigri" ha donato pubblicamente per la nostra asta la specialissima tazza a 4 manici resa pezzo ancor più unico apponendovi la sua firma e quella di Enzo Iacchetti – hanno spiegato i ragazzi – si sono dimostrati veramente sensibili al problema e vogliosi di poter far qualcosa per i bambini ed il loro asilo e per questo li vogliamo ringraziare di cuore".

Vista la nobile causa, inoltre, si stanno affiancando al progetto molti altri sport, l'élite degli atleti internazionali e personaggi dello spettacolo.

Fonte: estense.com

Martedì, 23 Ottobre 2012 11:36

BeerBike, un pub su due ruote

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La Beerbike, inventata in Olanda alla fine degli anni '90, è diventata famosa in Germania e si sta diffondendo in tutta Europa, soprattutto in Spagna. Chiamata anche "pedal pub" o "mobile conference table", è una bicicletta attrezzata per ospitare fino a 16 turisti pronti a scatenarsi a bordo; c'è spazio per un fusto con oltre 20 litri di birra, chili di ghiaccio, vani porta pizza e un impianto stereo sul tettuccio per sparare musica a tutto volume.

 

E' un mezzo decisamente fuori dal comune che consente di esplorare vie e quartieri e al tempo stesso bere un bel boccale di birra. Nella sostanza, non è solo un mezzo singolare di trasporto, ma anche una singolare "birreria", con un normale bancone in legno su due ruote. C'è di tutto: birra alla spina, musica, impianto di illuminazione, tettuccio per bagagli, sedili dotati di pedali ed un volante e pedali per il conducente... rigorosamente sobrio. Esistono anche delle variazioni: a Francoforte, per esempio, c'è l'Ӓpplerbike", su cui viene servito sidro di mele, mentre a Friburgo si può bere del vino in compagnia.

E' un'idea originale per visitare le città, ma non a tutti piace perché, spesso, se ne è fatto cattivo uso infastidendo automobilisti, semplici passanti o residenti, ma anche perché è un mezzo molto lento e ingombrante. In Germania, per esempio, ci sono città che sono contrarie alla BeerBike, come Monaco e Düsseldorf: impegnate in un una campagna contro l'abuso di alcol, hanno così deciso di optare per il pugno duro, dando seguito a divieti e restrizioni. Purtroppo, infatti, per molti tour operator che offrono questo tipo di servizio, lo scopo non è quello di fornire un mezzo di trasporto umano alternativo, ma solo un pub mobile.

"Siamo esseri umani. Ci piace il divertimento", ha invece detto Karsten Ard, che ha iniziato a costruire beerbike e a offrire tour ad Amsterdam a partire dal 2005. Per il signor Ard, la bici serve per far vedere ai turisti la città in un modo nuovo, non per abusare della birra. Perché quando ci si ubriaca, si sa, tutto può sfuggire di mano e diventare pericoloso. Soprattutto andare in bicicletta.

Fonti: beerbikespain; greenme

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Roberto Sironi ha 57 anni e 18 mila chilometri alle spalle. Percorsi in bici e in cyclette. Perché questo singolare artista milanese (che si divide tra l'Italia e la Francia) non si separa dalla sua bicicletta se non quando, al termine della giornata, rientra a casa. Musicista, pittore e autore di testi teatrali, ha scoperto le due ruote qualche anno fa, a causa di un problema di salute. «Mi hanno imposto la cyclette – racconta – e ho cominciato così. Poi però mi sono annoiato e ho pensato che prendere una bici vera e conoscere il mondo pedalando potesse essere molto più divertente».

 

Così ha cominciato a comporre canzoni sulla bici, a dipingere quadri a tema e, soprattutto, a progettare l'impresa che segnerà il suo 2013: una lunga tournée in Europa completamente fatta in bicicletta, spostamenti compresi da una città all'altra. Rigori del meteo permettendo, ovviamente. «Non è facile – confessa – perché bisogna convincere i musicisti, prima di tutto. E poi perché richiede uno sforzo fisico notevole. Ma all'estero la cultura delle due ruote è molto più ricca, sovvenzionata, sostenuta. Pensiamo che in Francia ci sono 25mila chilometri di piste ciclabili. E non solo nelle città ma in certi casi uniscono capoluoghi diversi. Per non parlare della Germania, che è il top. Ecco, preparando questa impresa, voglio portare il mio contributo a Milano».

L'8 novembre prossimo inaugurerà la sua mostra di tele dedicate alle bici in piazza Berlinguer. Il 14 poi terrà un incontro pubblico con l'assessore alla mobilità del Comune, Pierfrancesco Maran e con i rappresentanti di Fiab Ciclobby, mentre il 24, al teatro della Quattordicesima, andrà il scena la commedia scritta da Sironi, «West Bike Story», interpretata da Evelina Primo che (manco a dirlo) reciterà per tutta la durata dello spettacolo su una speciale bicicletta con dei rulli. Il tutto in nome di quella ciclosofia di cui si fa portavoce. «Il futuro – dice – deve essere inventato partendo dal passato. E la bicicletta è una di quelle macchine perfette che, nel corso dei secoli, ha mantenuto la propria integrità meccanica. Con la bici si scoprono aspetti diversi nelle singole città, si risparmia in termini economici e si preservano salute e forma fisica. Milano ha una cultura della bici che va sostenuta. Voglio fare la mia parte, cantando e dipingendo».

Roberta Scorranese - milano.corriere.it

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Toscana terra di ciclisti. Non è il solito luogo comune, legato soprattutto alla grande tradizione sportiva, in quanto a campioni sfornati e trionfi ottenuti. É il risultato che emerge dalla prima indagine condotta dalla Regione per analizzare i numeri di un fenomeno già consistente ma destinato, per vari motivi, ad esserlo ancora di più. La Regione, per sviluppare una rete toscana di mobilità ciclabile, mette a disposizione 9 milioni di euro per i prossimi tre anni.

 

"É arrivato il momento di fare un passo avanti – ha datto Ceccobao nel corso della conferenza stampa di presentazione dell'indagine - il classico salto di qualità. Negli ultimi anni ci sono state tante iniziative, progetti e realizzazioni. Attualmente in Toscana esistono oltre 300 km di piste ciclabili, 100 di percorsi cicloturistici, altri 50 di piste in corso di realizzazione e ulteriori 500 da realizzare in tempi brevi. Da poco la Regione ha approvato una legge per promuovere lo sviluppo di questo tipo di mobilità e per i prossimi tre anni sono stati inseriti in bilancio 9 milioni di euro a questo scopo. Bisogna insistere". Un dato importante, riferito al 2011, è il sorpasso delle bici sulle auto, in termini di vendite. "Aggiungiamoci anche che il 2013 sarà l'anno dei Mondiali di ciclismo – ha aggiunto l'assessore – ospitati per la prima volta in Toscana, che conta tra le altre cose circa 350 associazioni sportive ciclistiche. Insomma tutto questo impone un salto di qualità, che si traduca nella realizzazione di una rete regionale di mobilità ciclabile. Dobbiamo cercare di colmare una lacuna importante, la mancanza di interconessione e integrazione dei vari percorsi, in città e fuori. La prossima settimana saremo a Rapolano Terme ad un appuntamento nazionale, 'Idee Pedalabili', dove illustreremo la nostra idea di rete ciclabile toscana".

L'indagine La mobilità ciclabile in Toscana, è stata condotta su un campione di circa 5.000 cittadini toscani tra i 14 e i 70 anni, rappresentativo di un universo di circa 2 milioni e 700 mila persone.

Chi va in bici. Il 50% dei cittadini toscani in questa fascia di età va in bici (il 17% circa soltanto in città, il 15% fuori e il 18% sia in città che fuori), percentuale che cresce all'aumentare della dimensione dei centri abitati. I maschi, occupati e con elevato titolo di studio, sono coloro che utilizzano maggiormente la bici. Donne, giovani e ultrasessantenni lo fanno di più in città mentre fuori prevalgono gli uomini, nella fascia 14-60 anni.

In città. I ciclisti cittadini sono oltre un terzo del totale e usano la bici soprattutto per svago, nel tempo libero e per sport (il 53.2%). Il 38% pedala per recarsi nei luoghi di studio e lavoro o per accompagnare i figli a scuola. Nei comuni di grosse dimensioni sono soprattutto le donne a usare la bici come vero mezzo di trasporto (spostamenti occasionali e sistematici). In quelli medio-piccoli prevalgono i maschi che la utilizzano per motivi ludico-sportivi. 4 ciclisti cittadini su 10 ne fanno un uso assiduo, almeno 5 volte a settimana. Ostacoli maggiori all'utilizzo in città: traffico e assenza o inadeguatezza delle piste ciclabili. Il trend di utilizzo urbano è segnalato costante (55%) o in aumento (25%). Tra gli interventi indicati per aumentarne l'uso: aumento delle zone a traffico limitato, pedonali e dedicate alle bici.

Fuori città. Ci va un terzo esatto del totale, soprattutto per svago, gite fuori porta o allenamento. Anche se nella maggioranza dei casi l'utilizzo non urbano della bici è rimasto costante nell'ultimo anno, tra chi ha cambiato abitudine è prevalsa la tendenza a diminuirne l'uso, soprattutto tra i giovani. Seppur con un peso inferiore rispetto al ciclista urbano, gli ostacoli maggiori all'uso restano traffico e assenza o cattive condizioni delle piste ciclabili.

Niente bici. Riguardo alla metà del totale che non usa (o lo fa raramente) la bici, motivo principale per non farlo in città è considerarla un mezzo non adatto ai propri spostamenti. Percorsi disagevoli e mezzo faticoso le altre motivazioni. Circa due terzi dei non utilizzatori appare totalmente indisponibile all'uso della bicicletta, anche per il futuro, sia in ambito urbano che non urbano. Chi invece si dimostra più propenso chiede più piste ciclabili o corsie riservate.

Piste ciclabili. Soltanto meno di un terzo dei ciclisti toscani le usa almeno qualche volta e considerano come elementi più soddisfacenti la chiarezza della segnaletica e l'ampiezza. Riscuotono invece meno consensi comodità di ingresso e di uscita, illuminazione, sicurezza negli attraversamenti, lunghezza e capillarità sul territorio. L'aspetto più critico resta la continuità-interconnessione.

Sicurezza. Il 57% dei toscani giudica poco o per nulla sicuro l'utilizzo della bici, sia in città che fuori. In città la percentuale di chi la considera per nulla sicura è del 10%; si sale al 16% fuori città. Eccesso di traffico e assenza di piste ciclabili sono i fattori che influiscono maggiormente su queste risposte.

 

Fonte: luccaindiretta.it