Martedì, 06 Novembre 2012 11:19

Diario di un viaggio su due ruote per consegnare tre bici ai bambini terremotati

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Un pensiero a pedali: da Piacenza a Mirandola in bicicletta per donare tre biciclette ai bambini. Il racconto del viaggio fra i posti, i profumi, la gente e le emozioni delle terre colpite dal sisma.

 

Diario di viaggio

"Che il sole sia con voi"... è l'augurio che abbiamo gradito di più. Sono le 11 di giovedì primo novembre...la ricorrenza non delle più allegre, ma noi siamo scaramantici e alla partenza, dopo due giorni ininterrotti di pioggia, c'è il sole. Partiamo sulle nostre biciclette alla volta di Mirandola per portare? Bicilette! E' il nostro modo di regalare sorrisi.

Questo viaggio, di gran lunga più breve rispetto ai nostri, questa volta ha uno scopo diverso: portare qualcosa che significhi tutto e niente ai bambini che hanno vissuto la paura del terremoto in un momento in cui invece la vita dovrebbe essere per loro solamente tranquillità e spensieratezza. L'idea è nata in un pomeriggio fra amici, uno di quelli in cui si parla del prossimo viaggio, della prossima meta in posti che incantano gli occhi. E se questa volta portassimo qualcosa invece che prendere? E se questa volta fossimo noi a dare anziché ricevere? Detto fatto, l'idea ha preso forma.

Partiti dalla stazione di Piacenza tocchiamo le terre verdiane per raggiungere Zibello, dove ci attende un altro compagno di viaggio: Giuseppe Galli, solo per caso, oltre che cicloviaggiatore, assessore allo sport di Zibello. La cena nella patria del culatello non può essere che a base di affettati e profumatissimi formaggi nel locale "La boutique delle carni e dei salumi" il cui titolare, ci dicono, è il produttore più bravo della bassa. E' un commento di parte, ma non facciamo fatica a crederci. Divoriamo tutto. Pernottiamo alla locanda Jolly e il mattino siamo pronti per sparire nella nebbia in direzione Guastalla.

Da queste parti la nebbia è di casa, tutto profuma di nebbia, "sai che i salumi qui sono più buoni proprio a causa della nebbia?" mi dice Alessandro, un mio compagno di viaggio. Non lo sapevo e mentre pedalo la mia mente costruisce immagini di cantine pervase di prosciutti e odore di nebbia. Il freddo non è ancora troppo freddo, passatemi la ripetizione, ma è di quello che si attacca alle ossa, almeno fino a quando, da uno strappo nel cielo, appare il sole e improvvisa su Guastalla. Lungo l'argine del Po, arriviamo all'ostello, quattro casette in legno su strutture anti-piena. Una doccia calda è d'obbligo, come la cena, e il sonno che cresce insieme alla notte.

Il mattino seguente la nebbia ha lasciato il posto a qualche nuvola. Continuiamo a pedalare in direzione Mirandola, questa volta sulla provinciale parallela al Po. Arriviamo a Reggiolo, uno dei paesi danneggiati dal terremoto. Chiediamo informazioni da un uomo che indossa la divisa della protezione civile. E' incuriosito dalla nostra numerosa e strana presenza: il passaggio dei cicloviaggiatori con le loro bici cariche, desta sempre curiosità e di solito la domanda è "da dove venite?". Questa volta, forse perché trainiamo sui carrelli

tre biciclette, forse perché da quelle parti, passato il rumore della notizia è curioso vedere viaggiatori, ci chiede "dove andate?" Ci piace raccontare, non senza un po' d'orgoglio, il nostro intento. C'invita a passare oltre le transenne che delimitano le macerie dalla strada.

Il palazzo comunale è notevolmente danneggiato. Mario Bertazzoni, così si chiama, è il presidente della protezione civile di San Venerio. Pochi secondi e arriva anche il sindaco, Barbara Bernardelli. Con loro visitiamo l'antico palazzo del municipio. All'ingresso, tra ponteggi e

travi di sostegno, una tavola di legno precaria, come il resto, ricorda che "l'importante non è ciò che facciamo, ma quanto amore mettiamo in ciò che facciamo....". Sorrido, perché mai come adesso mi trovo d'accordo.

La loro accoglienza e la loro gentilezza sono quasi imbarazzanti, avrei voluto avere anche per loro qualcosa da portare, ma questa sensazione rende tutti noi ancora più orgogliosi del piccolo gesto che stiamo portando a termine. Ci offrono il caffè e ci lasciano il permesso di entrare e percorre in bicicletta la via centrale del paese. Questa volta ci accompagna Domenico Andreoli un ragazzo del posto. Con la sua in bici e la mano in tasca ci accompagna a comprare un bullone e qualche camera d'aria...anche le buone intenzioni forano! Anche qui la gentilezza e l'altruismo mi lasciano di stucco: il proprietario Alberto Soprani saputo il motivo del nostro viaggio non ci lascia pagare. Anche questo mi riempie d'orgoglio e un po' di rammarico per non aver portato anche qua un segno.Attraversiamo il paese. Ci fa una certa impressione vedere il centro chiuso e transennato e la gente carica di speranza e voglia di rifare e rifarsi.

Riprendiamo il nostro viaggio, e cominciamo a vedere i cartelli stradali che ci indicano Mirandola. Man mano che diminuiscono i chilometri verso la meta, cresce il silenzio tra noi, come se stessimo per entrare in una zona sacra. Il tempo di una foto ricordo sotto il cartello "Mirandola", poi via verso la scuola, ora anche sede del Comune. Ora non saprei spiegarvi, ma tra la contentezza di

consegnare le biciclette e la malinconia del viaggio terminato con i compagni, c'è una strana sensazione.

Ci accolgono Lara Cavicchioli, assessore ai servizi alla persona del Comune di Mirandola e Gino Mantovani, presidente dell'associazione sportiva "Folgore". Siamo contenti di vederli contenti. Montiamo le biciclette e le consegniamo. "sarà difficile scegliere quali bambini si meritano di più questo bellissimo regalo" ci dice Gino Mantovani "per questo non le consegneremo adesso, ma in occasione di una manifestazione che si terrà in dicembre. Le biciclette potranno così essere assegnate ai tre bambini che si saranno distinti di più in ambito

scolastico, sportivo e comportamentale". L'assessore ci offre un gradito ristoro. Dopo un brindisi e una foto di gruppo, ci salutiamo.

Prima di percorrere i trenta chilometri che ci separano dalla stazione di Modena per prendere il treno e tornare a casa, percorriamo il centro per dare un ultimo sguardo a ciò che ha lasciato il terremoto. Mentre torniamo verso casa ripenso al cartello visto il mattino nel palazzo di

Reggiolo. La frase continuava: "bisogna fare piccole cose con grande amore". La nostra "cosa" è sicuramente piccola, ma fino a qui non ci hanno portato le nostra gambe ma i nostri cuori.

Un doveroso ringraziamento agli sponsor che hanno contribuito ad acquistare le biciclette: "La Orsi Bike", il circolo arci Tuxedo, l'associazione "Misericordia", Kc Industrie s.r.l., e l'associazione Run & Bike. E un grazie di cuore ai compagni di viaggio che hanno condiviso con me questa bella esperienza: Marzia, Giuseppe G., Giuseppe C., Silvano, Emilio, Tommaso, Alessandro, Daniele.

Fonte: Piacenza Sera

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    Fonte:  http://lnx.thomascasadei.it

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    Fonte: lanotiziaweb.it

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