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Vi sarete certamente trovati, almeno una volta, nella condizione di dovervi disfare di qualche oggetto ritenuto ormai inutile e ingombrante. Pensateci attentamente prima di farlo, quello che per voi è un inutile ingombro per altri potrebbe essere una risorsa preziosa da utilizzare diversamente, a cui poter attribuire nuovo scopo e nuovo valore.

 

Questo è ciò che affermano i ragazzi di Basurama (da "basura" che in spagnolo significa spazzatura) collettivo di artisti madrileni nato nel 2001, che da tempo si occupa di insegnare, in workshop e laboratori pratici, a ridare un nuovo significato agli oggetti, rielaborandoli in chiave artistica.

Tante sono state le nuove creazioni ma una in particolare ha destato molta attenzione; si tratta di una bici-cinema utilizzata per proiettare filmati in spazi pubblici, nata dal riutilizzo di elementi di vecchie bici da buttare che combinati tra di loro hanno costituito il telaio di una vera bici da carico, su cui sono stati montati proiettore e attrezzature audio. Questa sorta di "figura mitologica", metà bici metà proiettore è stata chiamata Bicinecleta e sta portando immagini, colore e condivisione a Guindalera, un quartiere alle porte di Madrid.

La Bicinecleta si è affermata come strumento di socialità e sta dando ai cittadini la possibilità di riappropriarsi di spazi da tempo inutilizzati e renderli nuovamente vivi proiettando, in forma totalmente gratuita, film e video per i cittadini del quartiere.

Come dicono i ragazzi di Basurama: "Attraverso la Bicinecleta abbiamo denunciato l'esistenza in città di un gran numero di spazi liberi e accessibili che potrebbero essere riqualificati temporaneamente ed essere così messi a disposizione dei cittadini attraverso idee semplici e a impatto zero".

La bicicletta, sotto qualunque forma, riesce a portare armonia e partecipazione, consumando nulla e generando sempre tanta energia positiva.

 

Fonte: bicizen

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di Lorenzo Vendemiale - Il Fatto Quotidiano

Pochissimi controlli per mancanza di soldi, ancor meno risultati e una legge che impedisce le iniziative delle associazioni private contro il fenomeno. E così nel mondo delle due ruote per dilettanti si vede di tutto a causa dell'assunzione di sostanze anche più pericolose di quelle assunte dai professionisti.

 

Il doping nel ciclismo non è soltanto la revoca dei sette Tour de France a Lance Armstrong. E neppure i quasi 70 casi di positività riscontrati dall'Uci (Union Cycliste Internationale) negli ultimi tre anni. Il doping nel ciclismo dilaga nel mondo amatoriale: lo dimostra il caso di Lucia Asero, vincitrice del percorso medio all'ultima Granfondo Roma lo scorso ottobre, positiva all'Epo; come era stato trovato positivo Michele Maccanti nel maggio del 2010, appena due mesi prima di aggiudicarsi la prestigiosa Maratona delle Dolomiti. Anche questi sono solo i nomi prestigiosi. Poi ci sono le inchieste fra la gente comune, come quella della Procura di Torino nel 2011; oppure il caso del cinquantenne di Pavia diventato all'improvviso fenomeno e poi risultato positivo all'eritropoietina e al testosterone e condannato a 4 anni di squalifica. Il vero volto del doping nel ciclismo è questo: quello dell'impiegato di mezz'età pronto (chissà se consapevolmente) anche a rischiare la vita per andare più forte in gara alla domenica e vantarsi al bar con gli amici.

Sbaglia chi crede che il doping sia una pratica riservata ai campioni. E' un fatto di costume, una maleducazione molto più diffusa di quel che si pensi. Quanto, precisamente, è difficile dirlo. Ma a sentire il parere dei cicloamatori – quelli puliti, che in questo sport ci credono ancora – vengono i brividi. "E' una vita che vado in bici – racconta Alessandro, da Milano – prima come mestiere, adesso come hobby. E sono sicuro che ci sono più drogati tra gli amatori che tra i professionisti". Lo conferma anche Michele di La Spezia, che corre con la Uisp (Unione Italiana Sport per Tutti), uno dei circuiti amatoriali italiani più importanti: "In gruppo si vedono cose strane: gente che fino al giorno prima era un paracarro e poi rifila venti minuti a tutti in salita. Raramente questi 'miracoli' sono frutto solo dell'allenamento. Credo che almeno il 15-20% dei ciclisti amatoriali faccia uso di sostanze proibite". Ancor più pessimista Francesco Barberis, presidente dell'Udace (Unione Degli Amatori Ciclismo Europeo): "Probabilmente siamo anche sopra il 25%". Un amatore su quattro: una stima agghiacciante. "Ma non sono un indovino, nessuno può dirlo", chiosa Barberis.

Già, il punto è proprio questo: è solo la punta dell'iceberg e nessuno sa cosa ci sia sotto. Perché i controlli non esistono. O meglio, ci sono ma è come se non ci fossero. "Corro da 10 anni e non ho mai fatto un test anti-doping. E l'anno scorso solo una volta mi è capitato di assistere ad un controllo", afferma Luca, dalla provincia di Varese. Non è questione di percezione, lo dicono i numeri. Nel 2011 il Ministero della Salute ha controllato 145 gare e 605 atleti. Peccato, però, che in Italia le gare amatoriali sfondino quota 5mila: nel 2010 solo l'Udace ne ha organizzate 3835. Così i 27 casi di positività riscontrati e la percentuale del 4,4% di dopati (che però nel 2010 saliva al 9%) sono un dato che significa nulla.

Per alcuni la colpa sarebbe delle associazioni, poco interessate a fare dei controlli costosi e che avrebbero il sicuro effetto di ridurre i tesserati. Ma forse le cose non stanno così. Luca Menegatti, dirigente della Uisp – Ciclismo, scarica tutta la responsabilità sul Coni (il referente in Italia della Wada, l'agenzia mondiale antidoping) e sul Ministero (incaricato dell'attività antidoping in ambito giovanile e amatoriale): "Anche se volessimo noi Enti non siamo autorizzati a procedere con i test. Chiediamo da anni una delega ma nessuno ci ascolta". Lo dimostra il caso dell'Udace, che fino a 5-6 anni aveva organizzato una rete autonoma di controlli, appoggiandosi al Laboratorio di Firenze. Poi è arrivato lo stop: solo il Ministero può fare test antidoping presso il Centro dell'Acquacetosa, l'unico riconosciuto in Italia. La denuncia del presidente Udace Barberis è durissima: "Abbiamo dei soldi accantonati in anni di risparmi e saremmo disposti ad investirli tutti nei controlli. Ma non ce lo permettono, non ci riconoscono neanche come associazione perché sperano di fagocitarci e prendersi i nostri 50mila tesserati. E' una vergogna".

Al Ministero, però, non ci stanno a passare per colpevoli. Anzi. Renato Piccinin, Segretario della Commissione di Vigilanza Doping, rivendica la qualità dei controlli effettuati ed espone al fattoquotidiano.it la posizione del Dicastero: "Non bisogna dimenticare che noi copriamo tutti gli sport, non solo il ciclismo. Le nostre possibilità sono queste: abbiamo due milioni di euro di finanziamenti all'anno, con cui dobbiamo fare anche attività di ricerca e formazione. Per i test abbiamo circa 1 milione e 200 mila euro, e vi garantisco che li spendiamo fino all'ultimo centesimo". Alla fine è tutto un problema di soldi, dicono: "Un test può costare fino a quasi mille euro. Per fare controlli a tappeto ci vorrebbe un budget che non abbiamo". Mentre sull'ipotesi di allargare i cordoni dell'attività antidoping dal Coni tagliano corto: "Solo il Coni attraverso le Federazioni e il Ministero possono fare controlli, e il centro dell'Acquacetosa è l'unico autorizzato in Italia. Non si può derogare: le regole sono queste e non le abbiamo fatte noi, ma la Wada".

In questa catena di vincoli e deferimenti la colpa è di tutti e di nessuno. Ma il sistema non funziona e, senza controlli, nel ciclismo amatoriale continua a circolare di tutto; specie eccitanti e ormoni (tra cui la famosa eritropoietina). Ci sono amatori malati al punto da spendere cifre importanti per doparsi: circa 500€ per un ciclo di epo, fino a 3-4mila euro per coprire la stagione. E rischiare la vita: "Perché il doping amatoriale non è come quello dei professionisti, è un doping 'casereccio' e molto pericoloso", spiega il dottor Aldo Rosano, autore della ricerca Il doping nello sport amatoriale per l'Istituto Italiano di Medicina sociale.

"E proprio perché non si tratta di un doping scientifico, insieme alle giuste campagne di educazione alla salute basterebbe una fitta rete di controlli per scoraggiare il fenomeno", aggiunge il dottor Andrea Ferella, responsabile della commissione scientifica dell'Udace. Ma i controlli, purtroppo, non ci sono. E la conclusione è molto amara. "Noi il nostro calendario non lo comunichiamo neanche più al Coni, tanto è inutile", afferma sconsolato Barberis. "Ma i pochi che vengono presi positivi dal Ministero con noi non correranno mai più. E con i soldi che abbiamo da parte finanzieremo progetti per la prevenzione. E? tutto ciò che possiamo fare". Ma difficilmente basterà per guarire il ciclismo.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Mercoledì, 28 Novembre 2012 12:45

1° Free Bike Tour del Salento, quarta tappa

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NOCIGLIA (Lecce) – Sempre più gli appassionati di bici in giro per il Salento. Tra tappe in linea e percorsi sterrati la visione dei magnifici panorami dà ritmo alle pedalate.

 

A tal proposito il 2 dicembre, a Nociglia, quarta tappa del "1° Free Bike Tour del Salento". Challenge a tappe non competitive con l'obiettivo di far conoscere strade e sentieri dimenticati o raggiungibili solo stando in sella ad una Mountain Bike. Unico obbligo casco e rispetto del Codice Stradale in quanto le vie praticate sono aperte al traffico.

Le tappe che fino a questo momento hanno visto un'ampia adesione di appassionati delle ruote grasse (punte fino a quasi 200 presenze) sono state: Fondone Parco Rauccio (Trepuzzi), Giro delle Serre (Casarano), Giro dei Laghi (Muro Leccese).

Domenica prossima,quindi, tutti in sella per il "Giro dei Megaliti e delle antiche vie romane" con partenza alle ore 8.00 da via Manfredi a Nociglia. Gli accompagnatori saranno i bikers della A.s.d. Cicloclub Nociglia. Il percorso si snoderà attraverso luoghi di grande interesse storico, ricchi di monumenti rurali di varie epoche. Il tragitto coprirà circa 50 Km di terreno misto (asfalto + sterrato).

Una ciclogita a cui si potrà partecipare gratuitamente non dimenticando di portare un proprio rifornimento per le calorie che si andranno a consumare. Per ulteriori informazioni: gruppo di Facebook "Mtb Salento" di Cristian Guerundio.

Fonte: Il Paese Nuovo

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Dopo gli stati generali della bicicletta tenutisi a Reggio Emilia (dove è stato coniato lo slogan "L'Italia cambia strada"), ed in seguito alla L.R. Toscana n. 27 del 6 giugno 2012 "Interventi per favorire lo sviluppo della mobilità ciclistica", Fiab (Federazione italiana amici della bicicletta) e Fiab Toscana invitano le amministrazioni locali a passare ai fatti.

 

A tal fine hanno organizzato il convegno "Lo sviluppo della Mobilità ciclistica Toscana. Le opportunità della Lr 27/2012" che si terrà a Livorno il prossimo 10 dicembre presso il Museo di Storia Naturale del Mediterraneo (Via Roma 234). «La legge predispone interessanti risorse economiche e prescrive gli strumenti per ottenerle ed utilizzarle i modo efficace: i Piani della Mobilità ciclistica- informano da Fiab - Le amministrazioni locali, in particolare i comuni, dovranno dotarsene e, preferibilmente, dovranno farlo in forma associata». In Toscana tra l'altro, al di la della legge, non si parte da zero spiegano dalla Federazione italiana amici della bicicletta.

L'orografia principalmente pianeggiante del territorio urbanizzato della Toscana, l'elevato numero di spostamenti intercomunali dei pendolari (studenti, lavoratori, etc..), l'uso sempre crescente delle bicicletta (oggi più della metà dei toscani la usa), le straordinarie potenzialità del cicloturismo, la qualità del paesaggio toscano, il buon numero di progetti di grandi infrastrutture ciclabili regionali e nazionali che attraversano il territorio toscano (via Francigena, Ciclopista del Sole, Ciclopista dell'Arno, Ciclopista dei due Mari e Ciclopista della Costa Tirrenica) e le straordinarie opportunità che offre la mobilità ciclistica per migliorare la mobilità urbana, «sono alcuni dei motivi per i quali è importante procedere da subito. Servono buoni piani e buoni progetti per creare una, non più rimandabile, rete ciclabile interconnessa e sicura», hanno concluso da Fiab.

Programma

Modera: Costantino Ruggiero. Past General Manager di Confindustria Ancma

09.15 Saluti Istituzionali

Alessandro Cosimi. Sindaco di Livorno

Ass. Paolo Pacini. Provincia di Livorno - Agricoltura,Turismo, Pesca

Ass. Piero Nocchi. Provincia di Livorno - Prog. Territoriale, Trasporti, TPL, Porti

Ass. Maurizio Bettini. Comune di Livorno - Trasporti e mobilità.

09.50 Introduzione ai lavori

Luca Difonzo - Presidente Fiab Livorno.

10.00 Fondamenti ed obiettivi della legge

Vincenzo Ceccarelli. Presidente della 6° Commissione Regionale Territorio e Ambiente e primo firmatario della LR 27/2012.

10.30 La mobilità ciclistica nelle politiche dei trasporti regionali

Enrico Becattini. Dirigente Area di coordinamento Mobilità e Infrastrutture. Giunta Regionale Toscana.

11.00 Illustrazione della LR 27/2012: adempimenti e prospettive per la PA

Giovanni Cardinali. Coordinamento toscano Fiab.

11.30 Coordinamento tra la pianificazione regionale (PRIIM), provinciale e comunale della mobilità ciclistica

Sergio Signanini. Coordinamento toscano Fiab.

12.00 Piani comunali della mobilità ciclistica. Metodologie e risultati attesi.

Daniele Mirani. Simurg consulenze e servizi.

12.30 Approfondimenti e buone pratiche. Dibattito. Conclusioni

13.15 Buffet

Fonte: Fiab

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Il loro ultimo "cinguettio" su Twitter prima di rimettersi in sella recita esattamente così: la Toscana è fantastica. È bellissima, e non abbiamo mai incontrato gente europea così aperta e allegra.

 

Si tratta di Pete e Alice McNeil, giovane coppia inglese che sta cercando di stabilire un record non da poco: il viaggio di nozze più lungo mai compiuto, in bicicletta. Dalla Gran Bretagna alla Nuova Zelanda, per l'esattezza, per un totale di almeno un anno e mezzo, mese più mese meno, ma questo è ancora da vedere. Gli aggiornamenti della lunga pedalata di miele si possono trovare all'indirizzo www.mcneilsonwheels.com, dove è attivo un loro blog.

Quel che conta è che all'interno del loro itinerario planetario i due novelli sposi abbiano deciso e programmato di fare tappa nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, dove sono giunti pedalando lo scorso fine settimana, armati di tenda e sacco a pelo, e accolti con entusiasmo dallo Staff del Parco e dai suoi collaboratori, tra cui un biologo e una naturalista spagnoli.

Pete e Alice, che sono arrivati dal Nord Europa attraverso le Alpi, proseguiranno ora il loro viaggio verso la Grecia, la Turchia, poi le ex Repubbliche sovietiche fino alla Cina, l'India, e infine l'Oceania. L'ente Parco fa loro i migliori auguri per il proseguimento di questa fantastica avventura, e li ringrazia per aver scelto il nostro territorio come tappa intermedia di questa traversata da guinness dei primati: un ulteriore riconoscimento del trend internazionale di visite e apprezzamenti ricevuti dall'area protetta, che rende il Parco Nazionale sempre più orgoglioso delle sue foreste e del suo impagabile patrimonio naturale e paesaggistico.

Fonte: Arezzo notizie

Martedì, 27 Novembre 2012 12:20

Assicurazioni per bici e ciclisti, ora si puo'

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Gli amanti delle biciclette possono dirsi sempre più sicuri, anche in sella alla loro amata due ruote. Arrivano da FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta onlus) e dal Touring Club le più interessanti offerte di assicurazioni per la bicicletta e per il ciclista.

 

1) Alcune associazioni FIAB, infatti, offrono la possibilità di stipulare una polizza assicurativa "ad hoc", previo tesseramento all'associazione. L'assicurazione prevista offre una copertura per il ciclista di 24 ore su 24 ad un costo di 3 euro all'anno anno per i soci e per le associazioni. La cifra annua si riduce a soli 30 centesimi di euro all'ora per chi, invece, non fosse socio.

Oltre a questo, FIAB offre la possibilità di stipulare un'assicurazione contro gli infortuni, al costo di 90 euro all'anno per i soci e le associazioni e di 90 centesimi all'ora per i non soci.

2) Diversa, invece, la proposta fatta dal Touring Club, con la sua "Touring Bici Assistance": questa prevede, infatti, un costo annuo pari a 20 euro e comprende i seguenti servizi:

Assistenza ciclistica con mezzo di soccorso sul posto in caso di foratura o rottura del mezzo a più di 10 km di distanza dalla propria residenza. Precisiamo comunque che si tratta di un soccorso completamente gratuito solo nel caso in cui il ciclista debba esser accompagnato per una distanza non superiore ai 40 km dal punto in cui è stato prelevato.

Possibilità di organizzare la spedizione della bici e chiedere il rimborso spese fino ad una soglia massima di 150 euro.

Organizzare il proprio rientro in treno o in aereo, entro una spesa massima di 250 euro.

Invio di un medico in caso di infortunio e possibilità di rimpatrio sanitario.

Protezione della bicicletta mediante targa identificativa e libretto dei dati, e identificazione presso il Registro Italiano Bici.

3) Per chi, infine, volesse assicurare la propria bicicletta contro un possibile furto, la soluzione migliore sembra esser quella proposta da Easy Tag con la sua "BiciSicura Plus 1″. Si tratta di una polizza stipulabile per una bicicletta del valore fino a 500 euro.

L'indennizzo copre il 90% del valore assicurato, inclusa l'IVA per i privati, e viene normalmente corrisposto entro 30 giorni dalla ricezione della richiesta.

fonte: buonenotizie.it

Martedì, 27 Novembre 2012 12:10

Un faro salvavita per la bici di notte [video]

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La sicurezza in bicicletta è una tematica che non può non essere presa in considerazione, in un mondo che dovrebbe sempre di più rivolgersi verso la mobilità sostenibile. Sono tanti i sistemi che cercano di garantire una maggiore sicurezza ai ciclisti nei loro spostamenti anche in città. Una delle ultime novità in questo senso è rappresentata da questo faro salvavita, un laser che è stato pensato dalla designer inglese Emily Brooke. Spinta dalla passione per la bicicletta, la designer ha deciso di mettersi all'opera per creare qualcosa di utile per coloro che si spostano su due ruote.

 

L'invenzione di Brooke è un vero e proprio proiettore, un faretto che viene montato sul manubrio e che funziona, apparentemente, come una normale luce che i ciclisti sono soliti montare per pedalare nelle ore serali, col buio.

Questo faretto però ha una particolarità: possiede un proiettore che illumina l'asfalto, disegnando un pittogramma verde che raffigura una persona sulla sua bici, il tipico simbolo del ciclista.

Si tratta di un'invenzione molto utile, perché il progetto si basa su una formula ben precisa. L'obiettivo è quello di oltrepassare quella parte "oscura" di campo visivo in cui l'automobilista non può vedere dallo specchietto retrovisore il ciclista che sta dietro l'auto, per questioni di spazio e di dimensioni.

Con questo faretto, il simbolo della bici viene proiettato sull'asfalto anche davanti l'automobile. Quindi l'automobilista non può non vederlo. Il prototipo è stato testato dagli autisti dei bus di Brighton e presto, già dal prossimo anno, partirà anche la produzione industriale. Blaze (questo il nome del dispositivo) dovrebbe costare, quando disponibile, circa 74 euro.

"Se Blaze servisse a salvare almeno una vita sulla strada" – dice la sua creatrice – "sarei una donna felice". In un periodo in cui si parla spesso di incidenti stradali e in cui si diffondo sempre di più associazioni a favore della sicurezza di chi va in bici, come Salvaiciclisti, invenzioni come queste ci aiutano a sperare in positivo.

In effetti, lasciare la nostra automobile e prendere la bicicletta è sicuramente un'azione a vantaggio della sostenibilità ambientale. Tuttavia il problema consiste nel fatto che spesso nelle nostre città non ci sono le condizioni adeguate per andare in bici.

Mancano le piste ciclabili o sono dissestate e quindi possiamo correre un vero e proprio pericolo. Andare al lavoro in bici richiederebbe una maggiore sicurezza. Tuttavia non sembra che in Italia si stia facendo molto in questo senso.

Blaze non è l'unica soluzione messa a punto di recente a questo proposito. Un altro progetto arriva direttamente da un'azienda americana, che offre una soluzione molto simile al faretto della designer inglese, uno strumento che potrebbe essere ideale per quanti scelgono di usare la bicicletta e di contribuire al rispetto dell'ambiente, senza tuttavia rischiare per la loro incolumità.

Si tratta di Bike Lane Safety Light, un sentiero luminoso al laser. Potremmo definire il tutto come una sorta di "pista ciclabile fai da te". Basta montare sul telaio della bici un laser, il quale riesce a creare attorno a noi un sentiero luminoso, in modo da essere sempre visti, specialmente da chi guida le automobili.

E' sicuramente un elemento di protezione per il ciclista urbano, che può essere anche più efficace rispetto ad altri sistemi, come ad esempio le luci a led o i caschi con airbag. Questo laser costa 40 dollari.

Magari non sarà utile per la sicurezza dei ciclisti nelle città più adatte per pedalare, ma sicuramente in molti altri luoghi d'Italia può essere un espediente a cui ricorrere.

Non sarà certo la soluzione che può risolvere in maniera definitiva il problema, ma comunque il laser per la sicurezza in bicicletta può essere considerato uno di quei rimedi che possiamo adottare per sentirci più sicuri quando pedaliamo in nome della salvaguardia ambientale.

Anche di sera, le nostre passeggiate in bicicletta diventano più sicure, perché la scia luminosa al buio ci permette di non incorrere in rischi inutili. Bike Line Safety Light si può comprare su Amazon, seguendo questo link. Ci auguriamo che il ciclista urbano diventi una figura sempre più diffusa: l'ambiente sicuramente ne sarà contento.

Fonte: ecoo.it

Foto di Paolo Agostini

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Un bel video sulla ripartizione di alcune importanti strade di New York City che sono state arricchite con piste ciclabili, corsie bus, attraversamenti pedonali protetti, verde, aree per bar all'aperto.

 

Interessanti i risultati ottenuti con un crollo del numero degli incidenti e un aumento del gradimento dei cittadini, anche non ciclisti e non pedoni. La velocità delle auto è diminuita, ma non i tempi di percorrenza.

Sappiamo che le dimensioni delle strade nei nostri centri storici non permettono sempre queste soluzioni, ma in tutte le nostre città in periferia ci sono talvolta alcune strade molto ampie poco regolamentate con più corsie di auto e in cui ai pedoni e ai ciclisti vengono lasciati solo spazi residuali. Un altro punto di vista è possibile.

Loro le chiamano "strade complete - non solo piste ciclabili".

Il video dura 11 minuti. L'audio è solo in inglese, ma anche se dovesse sfuggire qualche parola la soddisfazione dei residenti è ugualmente tangibile.

 

Fonte: Fiab

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Sarà un mese cruciale per le sorti di Eurovelo, il progetto di rete cicloturistica europea dell'ECF (European Cyclists' Federation) su cui il prossimo 27 novembre la Commissione Trasporti e Turismo del Parlamento Europeo (TRAN) si pronuncerà per decidere se includere o meno nella Rete Transeuropea dei Trasporti (TEN-T). L'esito positivo del voto sulla relazione finale significherebbe un finanziamento di miliardi di euro e la possibilità concreta di completare tutti i 14 itinerari cicloturistici per una rete totale di 70 mila chilometri.

 

Secondo ECF per il completamento di Eurovelo, la cui prima proposta del Parlamento Europeo per l'inclusione nella rete TEN-T risale al 2009, è necessario un investimento di 1,5-2 miliardi di euro, tuttavia traducibili in un ritorno economico dal turismo di 5 miliardi.

Fatti tutti gli scongiuri del caso, l'ECF si è dichiarata moderatamente ottimista, dopo che lo scorso 15 dicembre 2011 il Parlamento Europeo ha espresso in risposta al Libro Bianco dei Trasporti l'auspicio dell'inserimento di Eurovelo nella rete TEN-T.

Molto probabilmente i 90 eurodeputati della Commissione TRAN avranno già le idee chiare in merito. Ad ogni modo l'ECF ha invitato tutti i cittadini che hanno a cuore le buone sorti di Eurovelo, ad incoraggiare i propri rappresentanti perché esprimano voto favorevole al finanziamento di questo grande progetto.

Gli 11 membri italiani della Commissione sono: David Sassoli, Debora Serracchiani, Andrea Cozzolino, Guido Milana (PD), Antonio Cancian, Carlo Fidanza, Gabriele Albertini (PDL), Giommaria Uggias (Italia dei valori), Salvatore Tatarella (Futuro e Libertà), Magdi Cristiano Allam (Io amo l'Italia), Mara Bizzotto (Lega Nord).

Ad ogni nome è accompagnato un link con il profilo del singolo eurodeputato sul sito della Commissione, in cui sono indicati i contatti Facebook, Twitter, il sito web e la mail.

Il consiglio, per chi fosse interessato a conoscere in anticipo le intenzioni dei nostri rappresentanti in Europa, e per chi ha un account, è di contattare gli interessati via Twitter (lo hanno tutti tranne Cancian e Albertini che potete comunque raggiungere per mail o Facebook), poiché è un luogo di interazione pubblico e più ideale per questo genere di comunicazioni.

Fonte: amicoinviaggio

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Tunisia Desert Bike è l'ultima avventura inventata dal motociclista Ciro De Petri. Si tratta di una vera gara di mountain bike nel deserto. Testomial d'eccezione la campionessa olimpica Paola Pezzo.

 

Domenica 18 novembre oltre 200 persone si sono incontrare al Relaisfranciacorta, a Colombaro di Cortefranca (Bs), per l'evento organizzato da Alessandro De Petri. Una festa per rivedere insieme filmati e fotografie della 2ª Tunisia Desert Cup di inizio ottobre, insieme a tutti i partecipanti, ma anche per presentare la prima edizione del Tunisia Desert Bike che De Petri organizza dal 26 febbraio al 3 marzo 2013, insieme alla Scott e a Fabrizio Bruno, di Passione Avventura.

Una gara inedita, che si svolgerà in Tunisia a fine febbraio, e riservata alle mountain bike. Testimonial d'eccezione la campionessa olimpica, Paola Pezzo che sarà presente in Tunisia nel 2013 e che ha davvero girato tutto il mondo con la sua mountain bike. «Ma non la Tunisia – ha ammesso la campionessa di Bardolino – sono stata in Nuova Zelanda, in tanti posti lontani e diversi fra loro, ma l'Africa mi mancava. E' per questo che ho aderito con entusiasmo alla proposta di De Petri». Al fianco di Paola anche Paolo Rosola che, almeno per il momento, non pensa di partecipare, ma accompagnerà comunque i partecipanti nel nuovo progetto firmato De Petri Adventure.

Alla domenica del Relaisfranciacorta hanno partecipato fra gli altri Giacomo Agostini, che ha ammesso di aver cominciato da poco tempo ad usare la bicicletta per tenersi in allenamento, e poi Alex Caffi che in questi giorni si prepara per la sua prossima partecipazione alla Dakar, a bordo di un camion. C'erano anche molti altri amici – per esempio Arnaldo Farioli, Armando Gilardi, Roberto Sterza, Piero Polini, Germano Bellina, Giacomo Vismara, Romano Bellini, Gaetano de Filippo ed Antonio Santillo, molti dei quali presenti in Tunisia ad ottobre e ben lieti di incontrarsi nuovamente soprattutto nel nuovo contesto del Relais che ha appena cambiato gestione. Con il suo elicottero CH77 è arrivato anche Pierluigi Barbero. Partner di questa giornata in Franciacorta oltre alla Scott, anche la Renault Trucks e la Riva che ha esposto uno dei suoi bellissimi motoscafi – Super Acquarama - proprio nel parco, ampio e curatissimo, del Relais.

Fonte: moto.it