45 itinerari tra le province di Genova, Savona e Imperia. Un insieme di percorsi tra mare e monti tutti i pedali.
Itinerari in mountain bike tra mare e montagna attraversando grandi boschi di faggio e aperte e soleggiate praterie, dolci e rotondeggianti rilievi di tipo appenninico, e aspre e rocciose cime con chiara conformazione alpina. Un mix di natura e paesaggi che riunisce buganvillee e stelle alpine, pini marittimi e lecci, faggi e abeti, attraenti spiagge e maestose montagne passando attraverso le province di Imperia, Savona e Genova, ma toccando anche Cuneo, Alessandria e la Francia.
La mountain bike come mezzo per assaporare, nell’abbraccio di una natura imponente, la montagna, le vette che hanno fatto la leggenda del Giro d’Italia e alcuni dei panorami più suggestivi al mondo.
Moltissime le possibilità per i bikers lungo questi trenta percorsi. Si comincia dalle piste ciclabili per raggiungere Cortina partendo dalle più importanti località nei dintorni, in modo da collegare la capitale delle Dolomiti a Belluno, Bolzano, Lienz attraverso ferrovie dismesse e strade alternative a quelle più trafficate.
Ci sono poi le descrizioni dei numerosi itinerari ad anello, che possono essere vissuti come tranquille “passeggiate” nella natura, da compiere in una giornata, oppure come percorsi di
allenamento, da compiere in tempi più brevi.
Un capitolo del tutto nuovo per una guida in mountain bike è quello che riguarda i giri intorno ai grandi gruppi montuosi. In questo caso gli anelli si trasformano in itinerari di grande respiro e sono percorsi che si svolgono intorno ai principali gruppi dolomitici che circondano Cortina e Misurina e per i quali si utilizzano strade asfaltate, sterrate, mulattiere e sentieri. Si sale poi verso i rifugi più conosciuti mentre una intera sezione viene dedicata alle discese che sfruttano gli impianti di risalita come cabinovie e seggiovie che trasportano le biciclette per poi lanciarsi su sentieri e strade e ritornare a valle.
Per i più allenati, gli autori prevedono anche il grande tour in 6 tappe delle Dolomiti di Cortina e Misurina, un giro in alta montagna immersi per sei giorni in una natura incontaminata.
Il rifugio è situato all'alpeggio Selleries nel Comune di Roure, ed è punto di partenza per numerose escursioni nel Parco Orsiera-Rocciavrè.E' possibile raggiungerlo a piedi, in bici o in auto dalla conca di Pracatinat, partendo dalla SS 23 nei pressi della località Depot, poco dopo Villaretto in Val Chisone.
La Certosa di Banda. Abbandonata verso la metà del 1600 con il trasferimento dei monaci presso la nuova Certosa di Collegno. Rimane la chiesa del XIII secolo con campanile e parti del chiostro, il tutto inglobato nel corso dei secoli da abitazioni private.
La Certosa di Montebenedetto. Abbandonata alla fine del 1400 a seguito di una serie di disastrose alluvioni e smottamenti e ridotta per lungo tempo ad edificio adibito ad attività silvo-pastorali, la chiesa è stata recentemente restaurata e aperta al pubblico.
Da Rastello si seguono le indicazioni per il rifugio Mondovì, la strada è praticamente una sola ed è quasi impossibile sbagliare( seguite sempre la strada principale).
l'itinerario presenta una consistente parte su sentiero non ciclabile che sara' sicuramente poco apprezzata da quei biker che amano solo ed esclusivamente pedalare. In tal caso, basta limitare l'escursione al Rifugio e rientrare seguendo la medesima strada della salita. Cosi' facendo, nonostante un leggero incremento della lunghezza e del dislivello (22,84 Km complessivi - 860 metri totali) si riduce decisamente la difficolta' (B.C.).
Dalla frazione Perlà di Bobbio Pellice si risale la verde Comba dei Carbonieri, confluente della Val Pellice, fino al Rifugio Barbara Lowrie (1753 m.). Un percorso di circa 9 km e 1045 metri di dislivello, si sviluppa su di una salita ininterrotta con pendenza media superiore al 10% e con diversi punti oltre il 20%. Per le sue caratteristiche è recensita come una delle salite più dure d’Italia. Ogni anno su questa salita si disputa una cronoscalata.
Il rifugio Infernotto nacque nel 1928 su iniziativa dell’allora Corpo Reale delle Foreste e con il contributo di lire duemila stanziate dal Comune di Barge. L’opera fu costruita con lo scopo di agevolare i lavori di rimboschimento della valle Infernotto e fu poi sfruttato dal Corpo Forestale dello Stato come deposito attrezzi e ricovero per gli operai addetti alla manutenzione del vivaio. Nel 1997 la proprietà del rifugio tornò al comune di Barge che lo cedette in comodato d’uso alla locale sezione del CAI per l’utilizzo come capanna sociale.
Correndo in piano fra le case, lasciata a destra una fontana, la strada scende dolcemente fino a raggiungere il Centro Fondo, che fiancheggiamo sulla sinistra, scartando poi, sempre a sinistra, la strada che riporta le indicazioni “Cuneo 25”. Corriamo in falsopiano con bella vista sulla conca delimitata dalla diga, ai piedi della quale transitiamo, dopo aver superato un sottopasso e proseguito sulla principale che riporta indicazioni per San Giacomo. Dopo la diga la strada inizia a salire con decisione, lasciando sulla destra la centrale elettrica e un punto informativo dell’Enel, e arrivando infine su una strada più importante, la S.P. 301, che imbocchiamo a sinistra seguendo le indicazioni per San Giacomo, Tetti Suet, Tetti Patron, Tetti Garghetti e Rifugio Soria Ellena.
Bella e lunga gita, sulle tracce della mitica corsa in montagna "3 rifugi"; preparatevi a portare a spalle la bici!! itinerario molto ben segnalato da frecce gialle. molto gentili i gestori dei vari rifugi incontrati.
da non sottovalutare il meteo (zona di temporali e con rocce molto scivolose), il dislivello notevole e la discesa molto ma molto tecnica.