Lunedì, 12 Dicembre 2011 08:44

La quinta edizione Human Motor

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Sabato 10 dicembre a Bologna si è svolta la manifestazione: "Critical Mass Human Motor" organizzata da Ciclofficina. I motori umani si sono opposte ai motori rombanti delle automobili esposte al Salone internazionale dell’automobile. Giunta alla sua quinta edizione, Human Motor ha un’urgenza: quella di “liberare la città dall’immaginario dell’autodistruzione full-optional con gli interni in pelle; per contestare con forza una fiera che ripropone la donna come cosa; per riaffermare che un’altra mobilità, libera, pulita non è solo possibile, è più che mai necessaria”. Tra le dimostrazioni pacifiche, ci sono state azioni simboliche come il guerrilla gardening (gestite dall’associazione Terra di Nettuno), allo scopo di riappropriarsi degli spazi della città tra cui: “piantare un cavolo per dire che il Motor Show è una cavolata, o lasciando foglie secche intorno alla Fiera per dire che ci hanno seccato”, spiega Gabriele Annicchiarico, tra gli organizzatori della Critical Mass.
Le Ciclofficine, sono raggruppamenti acefali di persone che attraverso il baratto e il riciclo offrono pezzi di ricambio, competenze e strumenti per consentire di mettere a  posto le bici in autonomia: “così, sei libero di muoverti e esci dai vincoli consumistici classici come quelli delle automobili”. Verranno da Roma, Milano, Lecce e altre città dell’Emilia Romagna. Giunta alla sua quinta edizione, Human Motor ha un’urgenza: quella di “liberare la città dall’immaginario dell’autodistruzione full-optional con gli interni in pelle; per contestare con forza una fiera che ripropone la donna come cosa; per riaffermare che un’altra mobilità, libera, pulita non è solo possibile, è più che mai necessaria”. Il binomio donne e motori, è un altro dei cardini della protesta: all’interno di Human Motor, le quote rosa sono rappresentate dal gruppo Critical Girls, che rimprovera l’uso strumentale del corpo delle donne a fini promozionali e di mercato, condotto spudoratamente dal Salone. “Farle diventare oggetto di pubblicizzazione è a dir poco di cattivo gusto”.
Non solo. La quattroruote è simbolo di un paradosso: le merci hanno più libertà di movimento delle persone: “è il paradosso dell’età globale. Ci avevano promesso largo movimento e ci ritroviamo che l’unica cosa che riesce a circolare sono le merci. I fatti di Lampedusa ci dimostrano che la libertà di movimento non esiste”. Un’inversione di rotta della mentalità produttiva, che rilanci l’uomo rispetto all’industria dunque: “Monti ha appena varato la sua stangata, si sente parlare di crescita, crescita, crescita: e non si riesce bene a capire fino a che punto dovremmo crescere. Forse sarebbe il caso di sposare l’insegnamento di Serge Latouche, ovvero una descrescita consapevole e anche più democratica.”

 

Fonte: www.ilfattoquotidiano.it

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