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In Italia ci sono voluti dieci anni, ma sul finire degli anni '00, intorno al 2008, 2009 i primi fissati con le bici hanno iniziato ad impugnare una mazza, inforcare la bici e darci dentro. Milano, Torino, Vicenza, Mantova, Bergamo, Padova, Roma, Catania le prime città in cui piccoli nuclei di giocatori hanno iniziato, la sera, in campi di fortuna. Il nord è sicuramente la zona d'Italia dove si gioca di più e al nord il triveneto è il centro della scena. Scendendo al centro insieme a Roma, si gioca a Fano (in provincia di Pesaro Urbino) e a Chianciano (Siena). Il sud è indietro: oltre Catania, solo Taranto.
Tra le squadre più importanti i Tigers di Vicenza, Bike Pollo di Catania, Malaforca (che si è sciolta da poco) di Fano, i Reparto Pista di Torino, a Milano ci sono gli Alfa e Beta e a Roma - dove abbiamo realizzato questo servizio - ci sono Li Carbonari, ma tutti si riuniscono sotto l'associazione Roma Bike Polo.
Nel 2009, anno del primo, grande, campionato europeo-nordamericano, un gruppo di amici appassionati di Hardcourt si riunì e inventò il RomaBikePolo, punto di riferimento dei polisti della capitale. Dopo quattro anni insieme e migliaia di partite giocate, il gruppo RomaBikePolo può vantare al suo interno la presenza di giocatori che, seppur in squadre diverse, hanno dominato la scena dei tornei più importanti d'Italia e non solo.
I campi da polo in Italia
All'inizio è di fortuna, pian piano però trova una forma stabile: un luogo deputato dove le squadre possono giocare senza grandi problemi. Questo è un tratto comune nelle varie città dove si gioca a polo (sì, non serve dire ogni volta Hardcourt Bike Polo). "A Milano il Bike Polo è nato nel giro delle bici a scatto fisso, intorno a Piazza San Fedele", ci racconta Matteo Airoldi del team Milano Beta . "Adesso giochiamo al Leoncavallo, al chiuso, da circa un anno e mezzo". A Catania invece, Marco Campisano dei Bike Pollo spiega che "si gioca all'aperto e il campo si chiama Jail Court perché adiacente e con vista sul carcere cittadino di Piazza Lanza".
"A Torino giochiamo in una pista di pattinaggio in via Lanzo", risponde Giovanni Perrone di Reparto Pista. "Ogni volta montiamo e smontiamo le porte: ci contendiamo lo spazio con chi pattina o con chi gioca a cricket". A Roma invece dopo aver cambiato vari campi, le squadre capitoline hanno trovato dimora in una struttura del comune, Il Quadrato, vicino alla ciclofficina del Centro Social Ex Snia Viscosa. Vicenza è invece in attesa di una risposta dal Comune per la realizzazione di un campo specifico: nel frattempo giocano al centro polisportivo di Olmo nel comune Creazzo a pochi passi da Vincenza.
La bici da polo
Agli albori, anche in Italia, si giocava con la ruota a scatto fisso, senza pedalata libera: gira la ruota, girano i pedali. Lo scatto fisso è ormai stato quasi del tutto abbandonato per passare alle single speed: un solo rapporto, spesso corto, che permette maggiore agilità. La bici da Polo è in continuo mutamento ed è soprattutto una bici su misura che il polista cerca di personalizzarsi. "La composizione della bici si evolve a seconda dei trick che si scoprono giocando", afferma Federico Amore dei Bike Pollo di Catania. È uno sport dove ancora si può inventare molto e dove molto altro ancora deve essere scritto. Per questo la personalizzazione della bici è uno dei passaggi fondamentali. Le ruote: normalmente sono piccole, 26 di raggio, così da avere una bici più compatta e agile. Per frenare c'è chi usa sia il freno davanti che quello dietro, in ogni caso la leva sul manubrio è unica: nell'altra mano si impugna la mazza. Lo sterzo è piccolo: maggiore agilità in corsa. Il movimento centrale (che permette il movimento dei pedali) è alto: la pedivella non tocca terra e la bici può inclinarsi in maniera maggiore rispetto al normale. Altro punto fondamentale è il polo guard ovvero la copertura della ruota che serve ad evitare che si spacchino i raggi con la mazza o che la pallina passi attraverso i raggi. La mazza è composta dalla stecca e dalla testa che viene chiamata mallet e serve a tirare la palla.
Le regole
Il goal è valido solo quando si colpisce la palla dalla parte rotonda e non dal lato lungo della testa o dalla stecca. La pallina è una normale pallina da street hockey da circa 70gr. Le misure ormai standard o comunque più utilizzate del campo sono di 40 metri in lunghezza e di 20 in larghezza, le partite durano 10 minuti o fino al cappotto, ovvero al quinto goal. Il contatto bici-bici non è consentito, ma viene tollerato fino al punto in cui è fortuito e non altera l'azione. Non sono ben visti i tagli di strada e le spinte, al limite spalla a spalla. La regola però più ferrea è quella dei piedi. Non è possibile appoggiare i piedi a terra. Se succede, quando succede, si commette fallo: il giocatore diventa quindi invisibile, non deve disturbare l'azione e deve recarsi a centro campo, sul bordo, e fare un tap, sbattendo la mazza sulla sponda. A quel punto può rientrare. L'inizio del gioco è come la pallanuoto. Palla al centro, start e corsa a chi la prende prima. Caschi, ginocchiere e paragomiti sono parte dell'abbigliamento protettivo indispensabile.
In Italia
La storia italiana del bike polo è una storia di community e di amicizia. Community perché il Bike Polo viaggia in Rete. Il sito di riferimento è hardcourtitalia (quello internazionale è leagueofbikepolo): lì si discute, si decide dove fare i tornei, ci si aggiorna, si scambiano esperienze, si resta in contatto, si eliminano le distanze. In Italia esiste l'IHbpc il campionato italiano che si gioca una volta l'anno e il Mazza D'oro, un torneo con una frequenza maggiore e che viene ospitato dalla squadra che vince. Non girano soldi, non ci sono sponsor, se non qualche piccola presenza: tutto indipendente e organizzato in Rete. Queste sono le occasioni dove le varie community e le squadre si incontrano, passano dei giorni insieme, vivono esperienze sportive collettive, un terzo tempo rugbistico lungo spesso un weekend. A livello mondiale la situazione è molto simile, anche se negli Stati Uniti sono nati primi tentativi di organizzazione. Anche in Italia la direzione è quella. L'esempio è la crew vicentina dei Riding in Circle che è anche una associazione sportiva o la Bike Polo Fano Associazione. Marco Flore, romano, è uno dei veterani del Bike Polo in italia: 41 anni, gioca da quando ne aveva 37. "In Italia la comunità è unita, ma non è cresciuta come sono cresciute quelle europee che hanno iniziato più o meno nello stesso periodo. Con gli Stati Uniti e Canada c'è anche una differenza di età, lì sono più giovani, noi siamo sui 30-40 anni". Le motivazioni sono molteplici: dalla poca visibilità, alla scarsa cultura italica per sport minori. Tuttavia chi gioca ha ormai una certa esperienza e la mette a disposizione dei nuovi arrivati che, magari a differenza di altri sport, fanno più fatica agli inizi. Gianluca Peloso di Vicenza si sta muovendo in questa direzione: "L'ultimo mio team sono stati i Seagulls. In questo momento sto vivendo un periodo di pausa dai tornei, mi piacerebbe dare una mano ai ragazzi alle prime armi e penso spesso a una figura ad oggi ancora assente nel polo, l'allenatore" .
Foto: Jacopo Pergameno: classe 1986 , è un fotografo freelance romano. Divide il suo lavoro tra servizi editoriali e progetti personali in Italia e all'estero.
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