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Per fermare le stragi sulle strade si alleano la Rete per la Mobilità Nuova (cartello di oltre 150 associazioni), Aci e Ania. Primo obiettivo - da raggiungere nel nuovo Codice della Strada, ma anche da anticipare con ordinanze emesse direttamente dai sindaci - la riduzione a 30 km/h del limite all'interno delle aree urbane (o comunque la creazione di estese "Zone 30"). Una misura di civiltà e "salva vita" perché, come certifica l'Organizzazione Mondiale della Sanità, una riduzione del 5% della velocità media sulla rete viaria di una nazione può portare automaticamente alla riduzione di un terzo degli incidenti stradali mortali.
Così, mentre l'Aci aveva già firmato un impegno con Legambiente «per promuovere politiche di moderazione della velocità in ambito urbano», ora anche l'Ania - che associa le compagnie assicurative - concorda sulla validità delle misure di "rallentamento" delle auto in città. Di questo si parlerà oggi, dalle 9.30, in un dibattito promosso dalla Rete per la Mobilità Nuova presso la sede dell'Aci in via Marsala 8 a Roma. Con l'occasione saranno presentate le proposte di modifica al Codice della Strada elaborate da parte delle associazioni e verranno presentati i risultati della raccolta di firme lanciata lo scorso luglio, che è andata a gonfie vele. Intanto sono saliti a sette i capoluoghi di provincia italiani che hanno messo un freno alla velocità (Torino, Udine, Reggio Emilia, Ferrara, Catanzaro, Arezzo e Caserta); mentre la prima città ad aver introdotto il limite di 30 km/h su tutto il territorio comunale è stata Saronno all'inizio del 2011. L'esperienza torinese del quartiere Mirafiori ha dato risultati incoraggianti: incidenti ridotti al minimo e qualità della vita dei residenti nettamente migliorata.
Le esperienze all'estero
La prima città al mondo a introdurre il limite di 30 km/h sull'80% delle proprie strade è stata nel 1992 l'austriaca Graz. Parigi ora ha annunciato che entro fine autunno 560 km di strade saranno a 30 o 20 km/h. A Berlino le Zone 30 coprono circa l'80% delle strade secondarie; mentre a Londra ci sono più di 400 Zone 30 (l11% della rete cittadina).
Fonte: www.metronews.it