L'ideatore Rob Cotter con questo progetto ha inteso coniugare i benefici della bicicletta, mezzo a zero emissioni, ai vantaggi di un'auto elettrica a pedalata assistita, veicolo che consente di spostarsi più velocemente e al riparo dalla pioggia, dal sole cocente e dal vento. ELF è un progetto Kickstarter che consente di risparmiare sui costi della benzina, ormai alle stelle, diminuendo le emissioni degli spostamenti e svolgendo attività fisica ogni giorno.
L'auto-bici elettrica è dotata di un pannello solare da 60 watt, di una batteria al litio da 88,8 volt e di motori magnetici al neodimio da 750 watt. L'alimentazione elettrica può sia sostituire completamente quella meccanica, sia agevolare la pedalata, riducendo gli sforzi del conducente in salita o quando si ha necessità di procedere più spediti. Il veicolo raggiunge infatti i 48 km/h.
Dietro il sedile, nella parte posteriore del veicolo, l'auto-bici può inoltre contenere qualcosa come sei borse della spesa, fino a un carico massimo di 158 kg. Per quanto riguarda l'autonomia e il risparmio di carburante, ELF consente di percorrere 2.896 chilometri con l'equivalente energetico di 3,79 litri di gasolio.
ELF è inoltre dotata di luci di posizione, stop e frecce per permettere al conducente di cambiare direzione o fermarsi in totale sicurezza. Il veicolo a tre ruote attualmente è registrato come bici negli Stati Uniti. Il costo è di 4.000 dollari e la produzione si limiterà in questa prima fase a cento modelli. Già diversi quelli acquistati dalla pubblicazione del progetto, avvenuta il 29 novembre scorso. Le prime auto-bici a tre ruote verranno consegnate a marzo del 2013.
Fonte: ELF su Kickstarter
Il rientro? Forse a giugno. «Sono stato licenziato a luglio da una multinazionale che si occupa di buoni pasto. Per 15 anni sono stato responsabile nazionale degli appalti e dei contratti per la Pubblica amministrazione. Nel 2011 l'azienda è stata acquisita da un'altra multinazionale ed è iniziato il piano di ristrutturazione. Dopo un anno è toccato a me», racconta.
«Dopo il licenziamento ho trascorso due giorni di buio. Mi sono svegliato il lunedì mattina con la certezza di cosa dovevo fare». Niente invio di curriculum, nessun giro dei conoscenti ed ex colleghi che avrebbero potuto aiutarlo a trovare un nuovo impiego. Paolo ha deciso di prendersi un anno sabbatico e di tornare alla passione di sempre, la bici. Giocatore agonistico di pallacanestro da quando aveva 12 anni e capitano per 30 anni della Pallacanestro Guido Rossi, non è certo la preparazione atletica che gli manca. Gli amici lo hanno aiutato con delle sponsorizzazioni, la messa a punto della bici, gli indumenti tecnici, gli occhiali. Per il resto, Paolo sosterrà le spese di viaggio da solo.
«Sono anarchico, indipendente, ostinato nella ribellione ai poteri costituiti. In una parola, sono libero», sorride proclamando la sua dichiarazione d'intenti. La preparazione del viaggio è durata mesi, tra vaccinazioni contro malaria e febbre gialla, check up medici e le autorizzazioni per ottenere i visti d'ingresso indispensabili per alcuni dei 20 Paesi che toccherà. «La bici, compresa di borse da viaggio, non dovrà superare i 20 kg di peso. Altrimenti non potrei imbarcarla nella stiva degli aerei». Prima tappa del viaggio è l'Andalusia, dove si fermerà per 2 settimane tra Cordova e Siviglia. Poi sarà la volta del Marocco e del Senegal, dove trascorrerà tutte le feste di Natale. A questo punto, dagli stati dell'Africa meridionale approderà in Indonesia. Ultime due tappe l'Oceania (dalla Nuova Zelanda alle Cook Island) e il Sud America. "Se tutto andrà secondo i piani a giugno lascerò il Brasile alla volta della mia casa base, Gaggiano. La mia è una tranquilla pedalata in giro per il mondo, non avrò fretta, né limiti" precisa. Tutte le tappe di questo singolare giro del mondo verso Sud saranno tracciate sul blog http://k50worldbikingtour.blogspot.it/ dove Paolo posterà le immagini e le emozioni della sua avventura.
Olivia Manola
Fonte: corriere.it
Il rapporto, che prende in esame come migliorare la sicurezza dei pedoni, è stato preparato da un gruppo di lavoro di esperti del trasporto e da urbanisti provenienti da 19 paesi.
Secondo la ricerca, riducendo la velocità da 50 km/h fino a 30 km/h si potrebbe ridurre il rischio di morte dei pedoni dell'80%. Si indicano quindi velocità più basse come la chiave per migliorare la sicurezza dei pedoni.
"I pedoni sono tra gli utenti della strada più vulnerabili" spiega Véronique Feypell de la Beaumell, esperta ITF di sicurezza stradale.
Si stima che i pedoni costituiscano un terzo dei morti per incidenti stradali a livello mondiale, con oltre 400.000 decessi registrati ogni anno.
"E 'diventato veramente difficile, soprattutto per le persone anziane e i bambini, fronteggiare le complesse ed ostili condizioni del traffico che caratterizzano le città", aggiunge la Beaumell.
Altre raccomandazioni formulate nella relazione suggeriscono la creazione di incentivi per i dipendenti che si recano al lavoro a piedi e o in bicicletta, sviluppando aree libere dal traffico e dando più spazio al traffico non motorizzato nei centri urbani.
Secondo l'esperto di mobilità urbana dell'ECF, Martti Tulenheimo, l'attuazione di Zone 30 potrebbe aumentare drasticamente il numero di persone che si muove in bicicletta.
"Le Zone 30 possono possono svolgere un ruolo importante in una città ciclabile. Se vengono create come parte integrante della rete ciclabile, rendono più sicuro l'uso della bicicletta e aumentano la percezione di sicurezza dei ciclisti. Se le persone si sentono sicure, andranno in bici più spesso", spiega Tulenheimo.
E aggiunge: "In fin dei conti, non è questione di andare in bici o a piedi. Si tratta di riuscire a vivere e respirare in città dove non ci si deve sentire minacciati dal traffico. Tutte le città dovrebbero essere fatte per le persone".
Il rapporto si basa anche su una una raccomandazione ufficiale del Parlamento Europeo di creare Zone 30 Km/h in tutte le aree urbane e residenziali dell'Europa.
Una copia del rapporto la trovate qui (PDF) oppure qui
Articolo di Julian Ferguson, Communications Officer di ECF (European Cyclists' Federation), la Federazione Europea dei Ciclisti di cui FIAB fa parte.
L'articolo originale in inglese qui.
Fonte: fiab-onlus
"La volontà, infatti, è quella di amplificare e dare ulteriore risalto ad un percorso che esiste già ed è meta ogni anno di parecchi turisti offrendo, a chi sceglie il lago come luogo di vacanza, la possibilità di unirvi la visita a due città d'arte patrimonio Unesco e di spingersi fino al mare" ha spiegato l'assessore Grandi.
Un itinerario agevole e adatto a tutti che ha la propria unicità nell'elemento acqua, calato in uno scenario particolarmente suggestivo. "Con questo percorso mettiamo in collegamento due poli turistici tra i più importanti d'Italia. Il percorso che presentiamo e che ha visto l'intervento di due Province sarà assai utile per lo sviluppo del turismo ma anche per la crescita dell'economia locale – ha rimarcato l'assessore al turismo della Provincia di Ferrara Bellotti -. Mi auguro che con questo nostro sforzo si possano incrementare anche le presenze turistiche di stranieri". ". La Provincia di Mantova, che negli anni passati già aveva realizzato la ciclabile Peschiera-Mantova e i diversi tratti di sommità arginale che oggi sono parte integrante della ciclovia, ha investito sul progetto 'Dal Garda all'Adriatico' 20 mila euro per il completamento della segnaletica.
Fonte: ecodellevalli.tv
E' inverno. Con il freddo diminuiscono i ciclisti in città (e aumenta l'affollamento sui mezzi pubblici o, peggio, aumentano le auto in circolazione). Però molti ciclisti urbani, per necessità o convinzione, continuano a pedalare, attrezzandosi con l'adeguato abbigliamento per freddo e pioggia.
Anche quando arriva la neve molti ciclisti non si arrendono. Anzi, spesso sono gli unici che riescono ancora a circolare in città paralizzate.
Fa quindi discutere la recente ordinanza del Comune di Bologna che vieta l'uso della bicicletta su tutta la rete stradale in caso di precipitazioni nevose. Provvedimento incomprensibile, tanto più alla luce delle politiche pro-bicicletta che tale Comune diceva di sostenere.
Eppure in Italia, anche al nord (zone montane a parte), serie precipitazioni nevose durante l'inverno rappresentano ormai più un'eccezione che la regola. Allora cosa dovrebbero fare in Scandinavia, dove le neve e ghiaccio è la normalità per molti mesi? Lassù nessuno si è mai sognato di proibire l'uso della bicicletta al quel 20% di ciclisti che, imperterriti, continuano ad usare il loro mezzo per tutto il lungo e duro inverno.
Anzi, come spiega l'articolo di Julian Ferguson che vi proponiamo di leggere dal sito della fiab, all'interno delle politiche per favorire ed incentivare l'uso della bicicletta, i ciclisti norvegesi e finlandesi stanno elaborando proposte per migliorare lo sgombero della neve da piste e corsie ciclabili, in modo che l'uso della bicicletta diventi sempre meno un fenomeno "stagionale".
Possibile che nella ben più calda Italia non si sia in grado di affrontare il problema (per i pochi giorni o settimane che c'investe) senza ledere il diritto costituzionalmente garantito alla libera circolazione? Oppure i ciclisti sono e restano cittadini di serie B?
Fonte: fiab-onlus
Secondo il ministro Norman Baker le recenti Olimpiadi e le buone performance dei ciclisti inglesi sono stati gli artefici della riscoperta del piacere di utilizzare la bicicletta in città in molte persone, ed è quindi d'obbligo gestire questa nuova esigenza tutelando nuovi e vecchi ciclisti. E' importante ricordare come i cittadini inglesi siano riusciti ad ottenere tali risultati: da una parte la pressione di alcuni organi di stampa, su tutti il Times con la campagna #cyclesafe, e di alcune componenti parlamentari, come il gruppo di 80 deputati "All Party Parliamentary Cycling", con la campagna Get Britain Cycling, dall'altra alcune circostanze, come i recenti investimenti subiti dal ciclista britannico vincitore dell'ultimo Tour de France, Bradley Wiggins, e del suo coach, a distanza di pochi giorni, che hanno imposto il problema della sicurezza dei ciclisti anche alla stampa e all'opinione pubblica più sorda.
Fonte: amico in viaggio
Un paesaggio unico, per viaggi organizzati ma anche weekend fuori porta.
Riprendiamo la Ciclopista del Sole che, dopo essere partita dal Brennero e aver attraversato Trento, il Garda e Verona, adesso raggiunge Firenze. Si tratta di 270 chilometri alla portata di tutti, singoli e famiglie, attraverso un paesaggio incantevole che non stanca mai: boschi leggendari, colline, borghi medievali, città d'arte, antiche strade romane... E' l'Italia delle meraviglie che si scopre pagina dopo pagina, pedalata su pedalata. Da Peschiera del Garda si arriva fino a Mantova seguendo i dolci argini del Mincio; si attraversa il Po a San Benedetto per arrivare a Bologna. Da Bologna si segue un po' la valle del Reno per poi specchiarsi nelle profonde acque dell'Arno e raggiungere Firenze, la città d'arte per antonomasia.
Nella Ciclopista del sole 2 è descritta anche un'importante variante di circa 120 km che raggiunge Modena.
Fonte: fiab-onlus
Grazie alla geotermia
Il tipo di riscaldamento ipotizzato dovrebbe essere generato dalla geotermia. In particolare, saranno inseriti dei tubi a cinquanta metri sotto il livello del manto stradale: questi dovrebbero accumulare calore durante i mesi più caldi e restituirlo in quelli più freddi. I costi previsti non sono ingenti e potrebbero oscillare tra i 19 mila e i 38 mila euro per chilometro: una cifra quasi equivalente a quella che si spende per posare l'asfalto.
fonte: tgcom24
lacrime al contrario,
costrette a non cadere ma solo a scivolare.
I ciclisti sono statue, statue di sabbia, di voglia di partire,
per poi barattare tutto con la voglia di tornare.
I ciclisti sono silenzi, silenzi di noia, di voglia di cambiare,
e cercare il nuovo in un movimento sempre uguale.
I ciclisti sono segni di biro, scarabocchi di sangue, di polpacci squadrati,
motori di carne che muove il metallo, macchie di vita da un finestrino.
I ciclisti sono polvere, polvere di sale, di ferro e di salita,
di forza che è finita, di livore sui pedali.
[Alessio Di Tommaso]
www.bikeride.it
Ciclofficine, vere palestre di vita e di crescita in cui si riscopre il valore della manualità e della condivisione gratuita, si insegna a riparare e restaurare biciclette e spesso vengono organizzate aste popolari di bici usate.
È il caso della Ciclofficina di Senigallia di via Montenero: i ciclomeccanici sono ragazzi provenienti da diverse parti del mondo con alle spalle situazioni di disagio sociale. Aperta ufficialmente il 23 novembre, fa parte del progetto "Velo... riciclo", cofinanziato per il 40% dalla Regione Marche con fondi stanziati dalla legge regionale n° 11/2002 ("Sistema integrato per le politiche di sicurezza e di educazione alla legalità") in collaborazione con la Fondazione Caritas, l'Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, l'Associazione culturale Arancia donna sub sahariana, e le associazioni Noi insieme, Banca del Tempo e Club Amici della Bici.
L'obbiettivo dell'iniziativa è insegnare il mestiere del Biciclettaio e i segreti per riparare una vecchia bicicletta mettendo in gioco diverse abilità e competenze. Durante le riparazioni, i ragazzi sono affiancati da volontari esperti nel settore e da personale della terza età per incentivare la collaborazione intergenerazionale e interetnica, consentendo così il superamento di pregiudizi e diffidenze spesso presenti tra giovani e anziani.
Altrettanto significativa è l'esperienza della "Ciclofficina Bovisa" nel quartiere nord di Milano. Qui si insegna a riparare vecchie biciclette a ragazzi e adulti che hanno disturbi di apprendimento, problemi di tipo cognitivo o con patologie psichiatriche. Un progetto di enorme valore sociale, promosso dall' associazione "La Movida" che mette al centro l'individuo seppur con disabilità e fragilità. Mai come in questo caso la bicicletta assume un significato importante attraverso il quale conquistare autonomia, fiducia e voglia di vivere.
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Fonte: BiciZen