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di Michela Dell'Amico

 

wired.it - 29 ottobre2012

Dal crick delle auto all'azoto liquido per ghiacciare e frantumare i lucchetti, ecco i trucchi del mestiere. Più qualche dritta su come proteggere la nostra due ruote.

Ha 37 anni ed è nato a Milano, ama le bici e le ruba per se stesso e per gli amici, ma solo "ogni tanto". Le apre di notte, di giorno, in centro o in periferia, senza curarsi dei passanti e neppure della polizia. Le rivende nei "soliti" mercatini di Milano - a volte anche ai negozi di bici -, ma più spesso agisce su commissione. Alcune bici però le lascia perdere, se sono legate in un certo modo o appese troppo in alto, perché nessuno dei suoi metodi sarebbe sicuro per rubarle. Ecco come ruba un ladro di biciclette, e quanto ci guadagna.

Come si ruba una bici?

"Dipende da come è legata. Una prima differenza si vede subito se c'è la catena o il bloster (il lucchetto a U). Se la bici è legata con un bloster è più difficile da aprire. Una sezione d'acciaio più grossa della catena, e tagliarla è fatica. Posso dire che il nemico numero uno per me è il Criptonite newyorker, costa parecchio ma ha una sezione d'acciaio di 18 mm; pesa tanto, ma è quasi impossibile aprirlo. Si può fare tutto, intendiamoci, ma in questo caso secondo me solo usando una trancia pneumatica".

Cosa si usa per aprire una catena o un bloster?

"Una volta si usava l'azoto liquido. Porta a bassissima temperatura il lucchetto, e quando è ghiaccio – dopo pochi secondi - si frantuma con una botta. Però si trova difficilmente e se ti va sulle mani ti si staccano le dita. Io uso soprattutto il tronchese taglia-bulloni o il seghetto. Il primo devi saperlo usare, bisogna esercitare molta forza, in genere si appoggia uno dei due manici per terra e poi spingi con tutto il corpo sull'altro. Un secondo e apri tutto. Si usa per le catene e i bloster piccoli. Altrimenti c'è il crick delle macchine, che spacca il bloster dilatandolo. Anche con il crick servono non più di due minuti. Il seghetto al carbonio, con l'archetto, lo uso per tagliare i bloster, ma serve di più, circa 10 minuti, quindi si fa solo se la bici è abbastanza appartata".

Tornando a come è legata una bici, cos'altro c'è da dire?

"Beh, se la catena è in alto è difficile utilizzare il tronchese, che come ho detto va appoggiato a terra. Il bloster lo si può legare ovunque, e più è corto, più è difficile tagliarlo. Per le moto e gli scooter la catena è del tutto inutile. Bisogna mettere come minimo un blocca-disco, quelli che si mettono sul freno a disco e non si riesce ad afferrarli e quindi a tagliarli, e allora l'unico modo per rubare è sollevare e mettere la moto su un camion. Ecco diciamo che la catena può servire in aggiunta al blocca -disco, legando il mezzo a un palo, quindi per evitare che te lo carichino su un camion".

Qual è quindi la soluzione più sicura?

"Per una bici direi un bloster, il più corto possibile, legato a un palo, e con l'aggiunta del cavo che attraversa le ruote o la sella. Ottimo il KryptoFlex. Lo passi nelle ruote e poi leghi il cavo al bloster e il bloster al palo. A proposito di pali: è bene stare attenti che quello scelto sia solido.

Spesso facciamo prima a tagliare il palo che non il lucchetto, perché magari è debole o traballante".

Rubi di notte o di giorno?

"In genere si ruba di notte nelle zone meno frequentate, ma capita di rubare in pieno giorno e a volte è anche più facile. Una volta stavo aprendo una catena, in centro, e mi si è avvicinato un vigile. Mi ha chiesto 'Cosa stai facendo?'. E io: 'Ho perso le chiavi e cerco di recuperare la mia bici'. Lui mi guarda e mi fa: 'Posso aiutarti?'. Comunque per rubare di giorno devi essere bravo piuttosto ad aprire i lucchetti. Per fare in un lampo" .

Aprire i lucchetti? Come si fa?

"I lucchetti a u classici li apri con una falsa chiave o un semplice cacciavite. Lo metti dentro la serratura: martelli, giri e si apre".

Rubi in periferia o in centro?

"Indifferente. Tanto guarda, se ti vedono rubare di notte nessuno ti dice niente, non mi guardano neppure in faccia. Una volta ho aperto una catena multifilo – formata da tanti fili d'acciaio intrecciati - che è difficile da aprire con un tronchese taglia-bulloni ma con tronchesino da 5 euro ci vogliono 3 minuti, perché tagli un filo alla volta. Mentre lo stavo facendo mi è passato accanto un ragazzo, ma non ha alzato lo sguardo da terra".

Ha fatto bene?

"Mah, in generale secondo me quando si vedono furti o borseggi non ha senso intervenire, meglio piuttosto chiamare la polizia o cercare di fare rumore e richiamare l'attenzione della gente".

Le bici "brutte" sono al riparo dai furti?

"In genere sì, si rubano le 'medie', le classiche city bike, e le 'belle', che oggi sono quelle a scatto fisso".

Quanto rende una "media" e una "bella"

"Una city normale ti rende 50 euro mediamente. Il prezzo si fissa magari su 70, 80, e poi dipende da come sei bravo a contrattare. Al mercato di Senigallia, appena fuori, si vendono bici rubate, in Bovisa o Bonola. Anche alcuni negozi rivendono le bici rubate, in zona Navigli ad esempio ce ne sono un paio. Una scatto fisso la rivendi a 300, quando il suo valore è intorno ai 700. Ma queste non le trovi nei negozi, sono troppo facili da individuare, ma ai mercati sì" .

Quante bici rubi?

"Mah, io rubo di tanto in tanto. Ci sono quelli che lo fanno proprio di mestiere e ne rubano una, due al giorno".

Esiste un racket delle bici?

"Ci sono zone controllate dove puoi andare o no a vendere, ma è un mercato abbastanza libero, almeno a Milano".

E qual è l'identikit del ladro?

"Quello di uno che tira a campare, non è che si guadagnano tanti soldi. Sono principalmente extracomunitari, arabi, africani. Ai Rom e sudamericani non interessa".

Da ottobre 2011 a oggi la polizia municipale di Milano ha sequestrato nei mercatini 136 biciclette e ne ha riconsegnate ai legittimi proprietari solo 30. Eppure solo i furti denunciati sono un paio al giorno.

Secondo te perché non ne sequestrano di più?

"Secondo me per attirare l'attenzione su questo tema bisogna rubare la bici di un politico. I vigili non sono attivi perché non hanno mezzi e non possono dimostrare nulla. Alla fiera di Senigallia ogni sabato c'è gente che vende bici sempre diverse e lì davanti ci sono i vigili".

Perché non rompono almeno un po' le scatole, che ne so, chiedendo i documenti?

"Probabilmente non sono interessati perché il giro di denaro è limitato. E poi i ladri sono 50 e tu uno, magari hanno anche paura".

L'assessore milanese Pierfrancesco Maran ha proposto un registro nazionale, un modo unico per i produttori di registrare le bici con un codice, per poi legare quel codice a un proprietario. L'obiettivo è anche svuotare i depositi di bici rubate, accatastate lì e impossibili da restituire ai legittimi proprietari.

Secondo te funzionerebbe?

"Guarda che a Milano due anni fa hanno lanciato il chip, che era un'idea intelligente, da inserire nel tubo verticale sotto il sellino. Solo che poi non hanno mai distribuito i lettori del chip, che servono per leggere appunto chi è il proprietario una volta che si trova la bici rubata. Mi sembra che in tutta Milano ce ne sono 2 e oltretutto i vigili non sanno usarli. Questo per dire che non credo sarà mai organizzato un registro nazionale. Costerebbe anche troppo".

Invece cosa funzionerebbe?

"Il chip, come ho detto. Ma bisogna anche fornire i poliziotti di lettore e fare una campagna che spieghi ai ciclisti come funziona, ovvero 5 minuti di tempo per istallarlo e 5 euro si spesa. La polizia potrebbe bloccare il mercato almeno dove è più evidente, cioè nei mercatini. Adesso, anche se le sequestrano, non riescono a riconsegnarle, perché il proprietario non è identificabile. Il chip sarebbe molto meglio di un numero seriale da punzonare alle bici, perché è retroattivo, si mette dentro il tubo di tutte le bici, anche quelle vecchie. Punzonare un telaio poi costa caro, e rischi di storcere i tubi o di far saltare la vernice, e la bici si arrugginisce. Il chip è più facile, non serve neppure un registro, perché vai con il lettore e compare il nome del proprietario. C'è poi una password per riprogrammare se il mezzo cambia proprietario".

Hai qualche altro consiglio per la sicurezza dei ciclisti?

"Legate le vostre bici sempre vicino a dove andate, se vi spostate portatela con voi e parcheggiate in modo da averla sott'occhio. In generale, ovviamente, legatela in posti illuminati, visibili e trafficati, in modo da rendere più visibile anche il ladro. Per lo stesso principio, cercate di legarla in modo eccentrico: appesa a un palo o a una ringhiera, a testa in giù, sollevata da terra. Se nel tuo gruppo ci sono altri ciclisti, legate una bici al palo e le altre tra loro. Catene e bloster devono essere il più corti possibile, ma comunque devono arrivare ad agganciare anche il palo. Legate sempre il telaio e la ruota anteriore (la più facile da portare via) e poi accendete un cero alla madonna".

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Novi Sad (Serbia), 28 ott. (LaPresse/AP) -

 

A Novi Sad, la seconda città più grande della Serbia, è stata organizzata una manifestazione in bicicletta per promuovere l'uso del mezzo a due ruote e il trasporto eco-friendly. Circa 200 persone si sono trovate nella piazza centrale della città intorno alle 17 di ieri sera a bordo dei più svariati tipi di bicicletta e con indosso parrucche, abiti colorati e, in molti, con il viso truccato. L'evento mira anche a rafforzare le norme di sicurezza per chi utilizza la bici come mezzo di trasporto, promuovendo la predisposizione di piste ciclabili e l'utilizzo di luci notturne. "Pochi giorni fa - ha spiegato l'organizzatore dell'evento Marko Tripovic - abbiamo condotto un sondaggio fra i ciclisti e abbiamo scoperto che quasi il 75% di loro non utilizza un fanale posteriore. Speriamo con questa attività di aumentare il livello di sicurezza di chi guida biciclette in città".

Martedì, 30 Ottobre 2012 14:53

Bici mon amour. Ma le ciclabili?

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di Alessandra Troncana

vocidibrescia.corriere.it - 30 ottobre 2012

In città ormai lo sanno tutti, la bicicletta è tornata in voga, fa molto eco chic, allena i glutei e se non la sfoggi sei démodè. Questione di tempo e, probabilmente, le dedicheranno una kermesse, un dessert, un concorso di poesia e, perché no, una rassegna di film d'antan. Tutto molto bello, molto di moda, molto sostenibile, certo, finché non frantumi le rotule o prendi una portiera dritta sul naso, oltre a insulti d'ogni sorta e poco importa se sei una donzella, i parcheggiatori abusivi non guardano in faccia nessuno. Già, perché qui non siamo in Olanda, il Paese delle ciclabili testarde, belle, autoritarie. Qui siamo a Brescia. Una città che ha piste come quella di via Montesuello, un mozzicone di asfalto sgangherato trafitto da buche, motorini, auto che si accavallano, si moltiplicano, s'allargano e ci mancavano pure i Suv. Non è un percorso per ciclisti. E' un parcheggio abusivo, una toilette per cani, un eterno cantiere, una trappola per tacchi. Se vuoi affrontarla devi dibblare buche, cartelli, mamme parcheggiate in attesa che i pargoli escano dal Calini, a volte pure i furgoni di Brescia Trasporti. Per carità, io vengo da un paese, Orzinuovi, in cui con la bici puoi fare il padrone della strada. Andavo in scioltezza contromano, la parcheggiavo dove più mi pareva senza lucchetto (e non me l'hanno mai rubata), sfrecciavo anche quando il semaforo era rosso, la guidavo senza mani . Insomma, ero una selvaggia.

Quando mi sono trasferita in città, ovviamente, il registro è cambiato. Anzitutto mi hanno fregato la mia bellissima bicicletta rosso fuoco (un catorcio bohemien), ovviamente munita di lucchetto, dopo nemmeno una settimana. Poi, quando ne ho comprata un'altra, bruttissima, in modo da inibire ogni furfante (tanto non funziona), con una catena che neanche Ercole, ho rischiato la vita svariate volte. Spesso per colpa mia (sono pur sempre una ragazza di provincia, adattarsi alla città non è facile), altrettante volte per colpa delle buche o di qualche pazzo automobilista. Quando è uscita la notizia che biciclettare contromano è legale, purché si tratti di una strada ampia e non si superi i 30 km all'ora (è già tanto se vado a 10), ho stappato la bottiglia e mi sono data alla pazza gioia, insultando gli automobilisti che si stizzivano nel vedermi sfrecciare in senso opposto a quello di marcia. Finché non ho scoperto che la norma, a Brescia, è ancora al vaglio. Nel frattempo, il vicensidaco Rolfi ha promesso una nuova ciclabile, la Sant'Eufemia – Arnaldo, ciclostazioni in metro, nuove postazioni di Bicimia (il bike sharing sì che è stata una bella idea). Sarà. Intanto, vedrò di ripassarmi un po' di codice della strada, del resto ho già smesso di bruciare i semafori (pare che a un tizio abbiano persino dato una multa in corso Zanardelli perché è passato con il rosso a notte fonda). E continuo a sperare in una città senza più ciclabili sgangherate sparse qua e là, ma con delle piste in stile Olanda. Très chic.

Lunedì, 29 Ottobre 2012 11:55

Pedalando alla scoperta del Po

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Consigliamo un percorso veramente unico: un breve ma intenso itinerario che vi porterà a raggiungere le sorgenti del fiume Po con spettacolari viste sulle Alpi Occidentali.

 

L'itinerario parte da Paesana, a 614 m, è una località incuneata fra il Monviso e il Montebracco. Paesana detiene il record di feste patronali: San Giuseppe, Santa Margherita, l'Assunta e san Bernardo. Interessantissima la testimonianza dell'antica presenza dell'uomo, costituita da un consistente gruppo di incisioni rupestri concentrate sul Bric Lombatera, nella zona di Pian Munè, a 1384 metri di quota. Le incisioni e la disposizione dei massi fanno pensare a un antico luogo di culto.

Da Paesana la strada sale dolcemente con poi una serie di pedalate più decise fino al bivio per Oncino. Superata la deviazione per Ostana si arriverà dopo alcuni tornanti impegnativi a Crissolo (1318 m). Un ripido tratto porterà al centro di questo piccolo paese dove sorge il Santuario di San Chiaffredo, si passerà poi tra le frazioni di Serre e Borgo. Da qui il tratto più difficile e impegnativo fino ai 1715 m di Pian Melzè, noto come Pian della Regina. Dopo una serie di diagonali si arriverà al Pian del Re a 2020 m dove vi sono le sorgenti del Po. Quest'area con una superficie di 465 ettari è stata dichiarata Riserva Naturale Speciale del Parco del Po Cuneese. Per la sua ricchezza di acque è presente una torbiera e alcuni rari anfibi tra cui la Salamandra nera di Lanza.

Il Pian del Re è stato per ben due volte, nel 1991 e 1992, l'arrivo del Giro d'Italia, dove vinsero Massimiliano Lelli e Marco Giovanetti.

Descrizione del percorso

Provincia: Cuneo

Bici consigliata: bici da corsa, city bike

Difficoltà: difficile

Partenza: Paesana

Arrivo: Pian del Re

Km di percorrenza: 20,5 Km

Tipo di terreno: asfaltato

Periodo consigliato: da aprile a giugno; da settembre a ottobre.

Fonte: piemonteciclabile.it

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Lombardia. Le piste ciclabili in Italia spesso sono realizzate male. Ad es. i cartelli in mezzo alle piste ciclabili, non a ridosso di incroci, sono sostanzialmente inutili anzi pericolosi per i ciclisti. L'associazione FIAB lodigiana è ripetutamente intervenuta per denunciare il fatto. I ciclisti intanto sbattono contro i cartelli, tanto quanto contro l'ottusità e la superficialità delle Amministrazioni.

 

Gentile Direttore, ci permetta di ritornare sul problema dei molti cartelli che interrompono i flussi dei ciclisti sulle piste ciclabili lodigiane.

Abbiamo infatti ricevuto la lettera con cui la Provincia di Lodi, nello specifico il Responsabile dell'U.O. strade Sergio Dossena e l'Assessore Nancy Capezzera, ci ha comunicato di non accogliere la nostra richiesta di eliminare tutti quei cartelli piazzati in mezzo alle piste e che, non essendo a ridosso di incroci con strade trafficate, sono sostanzialmente inutili anzi pericolosi per i ciclisti. Sulle questioni tecniche, sul perché riteniamo che sia preferibile, anche dal punto di vista della sicurezza generale del traffico, rimuovere i cartelli installati nel mezzo delle piste in corrispondenza di passi carrai e strade poco trafficate (e in qualche caso ancora accessi agricoli o fossati con acqua), risponderemo un'altra volta.

Vogliamo qui segnalare un passaggio della risposta ricevuta dalla Provincia, che da l'idea della superficialità con cui questa questione è affrontata: fra gli argomenti a sostegno della scelta di piazzare i cartelli in mezzo alle piste ciclopedonali lodigiane, si scrive: "la scelta operata ha causato, lungo tutta la rete ciclopedonale provinciale, pochi sporadici episodi di lieve collisione causati il più delle volte dalla scarsa attenzione del ciclista e dal mancato rispetto dei disposti contenuti nel Dlgsl 285/92 "Nuovo Codice della Strada" e applicati anche lungo tutto il percorso in parola".

La prima cosa che viene da chiedersi è cosa intendano Dossena e Capezzera per "pochi e sporadici episodi di lieve collisione". Un paio di incidenti senza fratture? Cinque incidenti con alcune fratture e altre collisioni? Dieci o cinquanta incidenti? Il buon senso farebbe pensare che intendano meno di cinque incidenti, per lo più di contusioni e al massimo una frattura non grave. In tutto, non ogni anno; altrimenti saremmo a una cinquantina di incidenti da quando è nata la rete ciclabile provinciale.

La seconda cosa che viene da chiedersi è come facciano a sapere quanti sono le persone che si sono fatte male sbattendo contro i cartelli delle ciclabili. Hanno fatto un sondaggio? Un'indagine presso i Pronto Soccorso e gli ospedali della Provincia? Si basano sulla rassegna stampa del Cittadino? E se un ciclista si fa male lontano da un giornalista e si cura a casa le ferite, non viene conteggiato? Deve quindi telefonare in Provincia per avvisare se si fa male?

L'impressione che abbiamo avuto leggendo quella frase è che in Provincia non ci sia un sistema di rilevamento degli incidenti, e che chi fa quelle affermazioni non sa di cosa sta parlando, non ha le informazioni necessarie. Il motivo per cui Ciclodi-FIAB da anni protesta per la pericolosità dei cartelli (proteste definite "innumerevoli e poco motivate segnalazioni degli anni passati" nella risposta) è che gli incidenti di ciclisti che sbattono contro i cartelli non sono stati pochi, neppure sporadici, ma tanti, una costante di ogni anno. Anche incidenti gravi, con fratture serie che hanno comportato operazioni.

Non sappiamo se la Provincia è a conoscenza che i cartelli della nuova pista ciclopedonale Lodi Boffalora, inaugurata pochi mesi fa, sono già stati battezzati, da una signora di Boffalora D'Adda, che è caduta e terra.

L'ultimo incidente serio sulle piste lodigiane è avvenuto domenica 14 ottobre, verso mezzogiorno nei pressi di Marmi Lodi (vedi foto). Non è stata una lieve collisione, ma un incidente serio con frattura. Chi è passato ha sentito le urla della persona a terra mentre si aspettava l'arrivo dell'ambulanza.

Colpa dei ciclisti disattenti? Certo, ma non solo. Quando si va in bicicletta è normale che ci si rilassi, a volte si sta a fianco e si chiacchiera, a volte ci si distrae un attimo, si accelera e ci si supera o a volte ci si ferma per aspettare altri: sono momenti di svago, anche a questo servono le ciclabili. È proprio per questo che nei paesi civili non si mettono quei cartelli così frequenti.

Il cartello dell'incidente di domenica si potrebbe tranquillamente rimuovere, predisponendo un attraversamento ciclabile, o almeno spostare a fianco della pista. Questa richiesta l'abbiamo già avanzata e la riproponiamo ancora una volta.

Però questa volta abbiamo una richiesta in più da fare alla Provincia: ci può dire quale è il numero di incidenti sopra il quale inizieranno a prendere provvedimenti? Quanti cartelli dovranno essere abbattuti o piegati a testate, spallate, o ginocchiate dai ciclisti, prima che si capisca che con poca spesa e un po' di buon senso si può risolvere il problema?

 

Cordiali saluti

Per il consiglio direttivo di Ciclodi-FIAB

La Presidente, Pina Spagnolello

Fonte: fiab onlus

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E' la storia di un uomo, Giuseppe Pancera, che non si è mai fatto scoraggiare dalle avversità; è il racconto di innumerevoli forature, di forcelle che fin troppo spesso a causa delle condizioni stradali finivano per rompersi, di strade bianche percorse la notte, di sudore e di lacrime di fatica versate per raggiungere i propri obiettivi (dalla prefazione di Silvio Martinello).

 

Titolo: Sogni a pedali. Giuseppe Pancera e la bicicletta

Autore: Giovanni Rattini - ottobre 2012

 

Per Informazioni e acquisto:

Cooperativa Libraria Università di Padova

Via G. Belzoni 118/3 - 35121 Padova

Tel. +39 049 8753496 Fax +39 049 650261

Fonte: bicidepoca.com

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Venerdì 26 ottobre, ore 17,30 presso il bookshop di via Martiri della Libertà 1/A a Padova, sarà presentato il libro di Giovanni Rattini "Sogni a pedali"... Introdurrà l'evento Giovanni Piva, sarà presente l'autore.

 

E' la storia di un uomo, Giuseppe Pancera, che non si è mai fatto scoraggiare dalle avversità; è il racconto di innumerevoli forature, di forcelle che fin troppo spesso a causa delle condizioni stradali finivano per rompersi, di strade bianche percorse la notte, di sudore e di lacrime di fatica versate per raggiungere i propri obiettivi (dalla prefazione di Silvio Martinello).

Maggiori informazioni bicidepoca.com

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Domenica 28 ottobre 2012 parte la seconda edizione della cicloturistica d'epoca di 40 km "La Gardesana" lungo le sponde del lago di Garda. Organizzata da Ugo Bike e dal Museo della Bicicletta Storica di Riva del Garda, effettuerà una sosta ristoro d'epoca presso Agraria Riva del Garda, con la collaborazione di Associazione Cuochi del Trentino e della Strada del Vino e dei Sapori di Trento e Valsugana. La kermesse sportiva vedrà la presenza di Mario Labadessa col suo biciclo e il recordman di bici estremo Giuliano Calore.

 

La pedalata cicloturistica d'epoca "Eroica" La Gardesana che prenderà il via domenica 28 ottobre 2012 da Malcesine e si svilupperà in un circuito che attraverserà l'Alto Garda per fare ritorno al punto di partenza. Il tour si svilupperà su piste ciclabili, strade bianche ed asfaltate, ricalcando tutte le tipologia di tracciato che hanno fatto la storia delle corse in bicicletta. La partenza verrà data tra le 8 e le 9 del mattino: si prevedono oltre 50 iscritti con biciclette, attrezzature, abiti e strutture d'epoca, comprese due moto storiche a scortare la "corsa non competitiva" attraverso le strade del lungolago e dell'area di Riva del Garda.

Dalle 10,30 alle 12,30 la corsa effettuerà una pausa ristoro d'epoca presso Agraria di Riva del Garda. Gli atleti verranno ospitati nella zona del Frantoio, che in quella giornata sarà aperto e visitabile, e nello store rurale Corte del Tipico, il punto vendita che propone il meglio della produzione d'eccellenza locale. Il cibo servito ai corridori e a tutti gli intervenuti sarà preparato da Assocuochi di Trento, con la collaborazione di alcuni produttori trentini con la polenta di Mais Spin, pane e grissini del panificio Moderno, trote e salmerini della Troticoltura Armanini, carne salata e fagioli della Macelleria Bertoldi, formaggi dell'Azienda Agricola Fontanel, biscottini di mais del Molino Pellegrini, mele La Trentina, olio extravergine d'oliva e vini di Agraria Riva del Garda.

Stefano Goller, Presidente dell'Associazione Cuochi Trentini dichiara: "E' una vera sfida per un'azienda come Agraria - con lo sguardo rivolto al futuro ed all'evoluzione dell'enogastronomia - cimentarsi in questa manifestazione volta al passato. Sarà un piacere per la nostra associazione affiancare Agraria, che da sempre sostiene le scuole alberghiere trentine nella creazione di una identità territoriale nei giovani chef, e saremo all'altezza dei piatti cucinati alla maniera dei nostri nonni".

Gigi Farè direttore del Museo della Bicicletta Storica di Riva del Garda metterà a disposizione 20 dei suoi gioielli a due ruote che verranno esposti all'esterno ed all'interno della sede di Agraria e nella Corte del Tipico. Un biciclo dal gusto retrò d'inizio '900 verrà pilotato dal Direttore di Bici d'Epoca Mario Labadessa, mentre Giuliano Calore, recordman e campione mondiale di bici estremo - l'unico ad aver scalato e disceso lo Stelvio con una bici senza manubrio e senza freni, suonando contemporaneamente 4 strumenti musicali - darà dimostrazione delle proprie abilità. Ugo "Bike" Perini della polisportiva San Giorgio, organizzatore di innumerevoli prove sportive in bicicletta, ha come sempre svolto il ruolo di volano e catalizzatore per la realizzazione della Cicloturistica "Eroica" La Gardesana con biciclette anteriori al 1985, in una fascinosa atmosfera retrò che mescola sport, amore per l'attività fisica e passione storica.

Fonti: viniesapori.net; bicidepoca.com

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Correre in bicicletta per lavoro è una cosa seria, quasi una vocazione. Le pagine del Mestiere del ciclista, attraverso il racconto di Marco Pinotti sono una vivida fotografia del quadro del ciclismo contemporaneo, visto dall'interno, dalla pancia del gruppo. Come sono cambiati in questo ultimo decennio i tempi e i modi delle gare, dalla topografia delle strade alla geografia del mondo delle corse, che porta i professionisti a correre per tutto l'anno dalla California al Qatar, dalla Malesia alla Brianza, dalle Fiandre all'Australia; e come sono cambiate le relazioni tra gli attori del ciclismo di oggi – corridori, ma anche direttori sportivi, meccanici, organizzatori, giornalisti, sponsor ecc. – , una sorta di Internazionale viaggiante restituita con schietta e critica oggettività. E poi la trasformazione delle competenze e dell'organizzazione: dall'allenamento all'alimentazione, dall'attenzione ai dati biomeccanici e agli "strumenti del mestiere" e ai loro materiali tecnologici sempre in evoluzione. Senza per questo dimenticare che il ciclismo rimane uno sport ad alto tasso di umanità: le emozioni, dalle paure allo stato di eccitazione, che si provano nel corso di una carriera di una gara; l'esperienza di uno sport individuale e collettivo nello stesso tempo; il rispetto di una "platea di spettatori" che non può fare a meno del contatto diretto tra appassionato e campione; la consapevolezza di essere gli eredi di una lunga tradizione di passione popolare; e infine, lo sguardo attento sul mondo attraversato pedalando di corsa, ma con attenzione.

Titolo: Il mestiere del ciclista. Gioie e dolori dell'ingegnere in bicicletta.

Autore: Marco Pinotti

Editore: Ediciclo - settembre 2012

pagine 250, dimensioni 13x20, prezzo 14,90 euro.

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Una giornata in bicicletta per riscoprire il piacere di pedalare e di stare insieme. Questo l'obiettivo della "Sbiciclata etica 2012", la pedalata di solidarietà organizzata venerdì 26 ottobre a Ferrara dalle associazioni IrregolarMente e Retinite Pigmentosa Emilia-Romagna per promuovere la solidarietà, il benessere della persona e la mobilità sostenibile. Già programmata lo scorso maggio, ma poi rinviata a causa del terremoto che ha colpito Ferrara e tutta l'Emilia, la manifestazione prenderà il via alle ore 8.30 presso il laboratorio Ricicletta (via Darsena 132), dove verranno assegnate le biciclette a chi ne è sprovvisto. Tandem con accompagnatori saranno messi gratuitamente a disposizione delle persone ipovedenti.

 

"Ferrara è la città delle 2 ruote per antonomasia e molti ferraresi, che hanno acquisito una disabilità visiva, rimpiangono i tempi in cui potevano muoversi in bicicletta – dice Antonella Gambini dell'associazione Retinite Pigmentosa ER – La 'Sbiciclata' ridà loro questo piacere almeno per un giorno. Ci piacerebbe potere ripetere un'esperienza simile anche a Bologna e nelle altre città della regione e per questo siamo alla ricerca di tandem e di associazioni con cui fare rete".

La carovana su 2 ruote attraverserà le vie del centro storico, i tratti di sottomura e alcuni dei luoghi più suggestivi di Ferrara, muovendosi lungo le piste ciclabili. Alle ore 10 prima tappa al Café de la Paix, per una merenda e un incontro con i volontari dell'associazione IrregolarMente. Quindi si pedalerà verso il cortile del Centro documentazione donna, per poi spostarsi al Museo archeologico nazionale, dove sono in programma soste per conoscere le diverse realtà associative attive a Ferrara. Il rientro è previsto per le ore 13.15, sempre al laboratorio Ricicletta. Per tutto il percorso il corteo in bicicletta sarà accompagnato dalla Polizia municipale.

La "Sbiciclata etica 2012" è organizzata dall'associazione IrregolarMente in collaborazione con il Centro servizi di Ferrara Agire sociale, il progetto Ricicletta della cooperativa Il Germoglio, Its per geometri Aleotti, il centro diurno Maccacaro dell'Ausl Ferrara, il Gruppo archeologico ferrarese, l'associazione Retinite Pigmentosa Emilia-Romagna, il Centro documentazione donna, il circolo Arci Circomassimo, le associazioni Agedo e Famiglie arcobaleno, il Coordinamento degli enti di servizio civile (Copresc) e il Corpo di Polizia municipale. (Marco Marchese).

Fonte: affaritaliani.libero.it