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 Copenhagen è il paradiso di chi ama spostarsi in bicicletta.
Ora in fatti al distributore di benzina si trova anche una stazione di servizio per la bicicletta.
Nella capitale danese una compagna petrolifera norvegese ha deciso infatti di installare nei sui distributori di carburante una mini stazione per riparare i veicoli a due ruote.
La postazione è costituita da una sorta di scaffale ribaltabile che contiene una postazione su cui posizionare la bicicletta durante le riparazioni, una pompa ad aria compressa, fazzoletti di carte e guanti.  Inoltre all’interno del negozio della stazione di servizio è possibile ritirare gratuitamente un kit gratuito per riparazioni più complesse e accurate; una sorta di pronto soccorso per veicolo a pedali che comprende: olio, una chiave esagonale, leve del freno e altri pezzi di ricambio.
Sicuramente un gesto gentile e beneaugurante da parte di una compagnia che vende carburante e per questo talvolta ostile a chi sceglie mezzi di locomozione a basso impatto ambientale.

Fonte: www.stilenaturale.com

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Seo Young-Deok si laurea nel 2010 al dipartimento di Scultura Ambientale presso l’Università di Seoul, ma già dal 2008 ha esposto in molte gallerie della Corea del Sud ottenendo un grande successo. Le vecchie catene di biciclette rinascono nelle sculture: questa l'idea del coreano Seo Young Deok che vende on line - con prezzi che vanno da 40 mila dollari in su - le sue opere d'arte. Busti e corpi di donna le sue specialità.
Egli raffigura corpi umani, interi o in parte, sempre realizzati saldando prevalentemente catene di biciclette, con le  quali costruisce con fatica le sue opere 

Fonte: Seo Young-Deok blog

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Venerdi mattina in occasione della presentazione alla stampa di Motodays e Bici@romaexpo, manifestazione dedicata alle due ruote che si sta tenendo alla Fiera di Roma dall’8 all’11 marzo, sono intervenuti tra gli altri anche il presidente della FCI Renato Di Rocco e Francesco Moser, presente in qualità di testimonial della manifestazione.
Complimenti a chi ha avuto il coraggio e la tenacia di organizzare una fiera dedicata alla bicicletta qui a Roma perché questa città rappresenta un laboratorio difficile per quanto riguarda la mobilità” ha esordito nel suo intervento il presidente Di Rocco. “Siamo convinti che la bicicletta può contribuire alla crescita culturale e turistica di un territorio. E’ importante però lavorare sulla sicurezza. Per questo la FCI da tempo è impegnata in progetti come Pinocchio in bicicletta, ovvero di conoscenza del codice della strada soprattutto tra i più piccoli. Realizzare spazi protetti per gli utenti della bicicletta significa ricavare luoghi, all’interno delle città, fruibili da più soggetti: anziani, bambini, diversamente abili, contribuendo al miglioramento della qualità della vita. Per questo motivo mettiamo volentieri a disposizione di Fiera di Roma e degli organizzatori la nostra esperienza e il nostro marchio, nella speranza che questo appuntamento diventi riferimento fisso per tutto il Centro Sud.”

Il tema della sicurezza è stato ripreso anche da Francesco Moser nel suo intervento.

Nell’ambito della presentazione c’è stato anche spazio per illustrare, da parte dell’avv. Gianluca Santilli, procuratore federale e presidente di Bici Italia Team, della Granfondo di Roma, manifestazione che si terrà il 13 e 14 ottobre e che si preannuncia come un dei massimi eventi della stagione sportiva nella Capitale.

La Federazione Ciclistica Italiana è partner istituzionale di Bici@romaexpo e, oltre ad essere presente con un proprio stand, animerà diverse iniziative, tra cui anche ”Passione e Mobilità”, un forum che si terrà la mattina di sabato 10 marzo e che presenterà diverse storie di personaggi che attraverso la bicicletta hanno dato vita ai loro sogni.

Fonte: www.dotcycle.it

Venerdì, 09 Marzo 2012 10:59

Milano – Torino in fissa 2012

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Arriva la quinta edizione della Milano-Torino in fissa 2012.

per ora c'è la data del 22 Aprile 2012 e presto tutti i dettagli per partecipare, cominciate ad organizzarvi.

Per maggiori info a questolink

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Dopo aver incuriositi i veronesi con le misteriose bicigialle, il gruppo esce alla scoperta con una biciclettata per le vie del centro in programma sabato 10 marzo.
"Vogliamo una Verona in movimento e non più ferma, immobile e triste - dichiarano i membri del movimento #bicigialle - il concetto che ci ha uniti in questa avventura è la “cooperazione” intesa come sviluppo insieme. Invitiamo i veronesi che vogliono muoversi e smuovere la città e a unirsi a noi. Passeremo per alcuni luoghi simbolo della città per esprimere alcune idee che ci stanno a cuore e che presenteremo... pedalando". 

Fonte: www.larena.it

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Dieci ragazzi sono stati scelti tra quelli che hanno superato il bando del progetto Pica per monitorare le piste ciclabili: "Percorsi di Cittadinanza Attiva" e che hanno seguito con profitto gli appositi corsi di formazione. Lo fa sapere il Comitato di quartiere di Colli Aniene. Si tratta di un progetto di formazione che permette ai giovani di partecipare allo sviluppo sociale, culturale ed economico della propria città e desiderano concretizzare il proprio impegno sul territorio. I ragazzi scelti valuteranno per tre mesi le condizioni delle piste ciclabili romane, rimanendo in contatto costante con la sala operativa della polizia Municipale.“ Colli Aniene, dieci giovani per monitorare le piste ciclabili
„I ragazzi del progetto Pica dovranno rilevare eventuali problemi legati alle piste ciclabili per monitorarne lo stato di salute e ideare interventi di ottimizzazione della fruibilità, al fine di renderle a tutti gli effetti percorsi di trasporto alternativi sicuri, decorosi e adeguati agli standard europei. L'assessore Visconti ha affermato: "E' un progetto importante e ringraziamo il Ministero della Gioventú che lo ha promosso. Bisogna però approvare in Consiglio il Piano quadro della ciclabilità, fermo da tempo". Mentre Fabrizio Santori evidenzia che il bando verrà rinnovato di anno in anno. Tuttavia, Santori sottolinea la necessità che il piano della ciclabilità venga approvato e finanziato in maniera rapida ed efficiente.“
Fonte: www.romatoday.it



Lunedì, 12 Marzo 2012 09:25

Bici in citta'

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Fiab, Legambiente e CittàinBici, hanno condotto l'indagine "Bici in Città", con lo scopo di stabilire la classifica delle amministrazioni comunali più amanti della bicicletta il criterio del modal split. Questo indicatore:

misura il numero degli spostamenti effettuati in città con i diversi mezzi di trasporto, raggruppando poi, quelli fatti a piedi, in bici e con il mezzo pubblico come “sostenibili” e quelli in moto e auto come “insostenibili”.

In sostanza secondo Fiab Legambiente e Citta in Bici, una città che rispetti una mobilità sostenibile deve sostenere spostamenti in bicicletta pari almeno al 15% e contenere la mobilità in auto e moto minore del 50%. Spiegano i ricercatori del modal split:

Un’alta percentuale di spostamenti in bici, va associata anche ad una alta percentuale di mobilità a piedi e con il trasporto pubblico in modo da contenere la mobilità a motore (Bolzano con il 34% e Mestre con il 45%, ad esempio, mantengono la mobilità insostenibile al di sotto del 50%). Ecco allora che anche in città come Ferrara, Piacenza, Rimini, Prato, Parma e Reggio Emilia, che hanno buone e discrete percentuali di spostamenti in bici, la pedonalità e il TPL sono ancora deboli rispetto all’accoppiata auto e moto che rimane elevata, tra il 59 e il 65 %. Se è vero, infatti, che a Parma ci sono molti più chilometri di piste (87,1) rispetto a Bolzano (72,4), nel capoluogo altoatesino i percorsi ciclabili sono meglio integrati, incontrano meno barriere e più segnaletica, tanto da convincere molti più cittadini a montare in sella per spostarsi (29 contro19 della prima).

Lo studio serve alle amministrazioni comunali per stabilire le priorità degli interventi necessari a sostenere la mobilità intermodale. Ma ne faranno uso?

 

Domenica, 11 Marzo 2012 10:16

Pedalando verso il cambiamento

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Andrea Zanchetta, attivista di “Salva i ciclisti, movimento nato a seguito dell’iniziativa proposta dal quotidiano britannico The Times, promotore della campagna Cities Fit for Cycling (Città a misura di ciclisti) e sostenuta anche dal Fatto Quotidiano, intervistato dal Fatto Quotidiano dice:
"Ci siamo da subito appassionati a questa iniziativa, sin dal primo approccio abbiamo riconosciuto un forte slancio al cambiamento. Questa campagna internazionale propone una trasformazione che potrebbe realmente cambiare la visione dellenostre città, rendendole a misura d’uomo, dove un semplice cambiamento personale possa essere in grado di mutare la qualità della vita non solo del singolo, ma anche di chi lo circonda. Un cambiamento in cui le persone vengono per prime, basato su principi di condivisione degli spazi più equi, vivibili e soprattutto non dominati dal solo mezzo a motore. Una riqualificazione di un mezzo utile al corpo, all’umore e all’ambiente, economico e quindi popolare!
Un’iniziativa non certo isolata, ma rafforzata piuttosto dalla nascita di diverse associazioni no-profit, da un numero crescente di ciclofficine autogestite e sempre più cittadini che, attraverso azioni comuni di sensibilizzazione, blog e mezzi multimediali si fanno promotori dell’iniziativa, dimostrando una partecipazione nuova e motivata alla società civile.
Andrea Zanchetta racconta qualcosa in più di questa realtà e del cambiamento a cui mira. Tv popolare sposa gli stessi valori e lo stesso desiderio, e per questo vogliamo dare anche dalla nostra spazio e sostegno alla campagna.
Questo fino a venti giorni fa, quando il prestigioso quotidiano britannico The Times si annuncia promotore della campagna Cities Fit for Cycling (Città a misura di ciclisti), con il fine di chiedere interventi strutturali in materia di sicurezza per la viabilità su due ruote. In Italia, sotto il nome di “Salva i ciclisti“, l’iniziativa viene ripresa da oltre 40 blog che trattano di cultura della bici e di mobilità sostenibile e sostenuta da migliaia cittadini di ogni parte d’Italia riuniti nel gruppo su Facebook.
Un esempio straordinario di partecipazione alla vita civile in versione 2.0. Solo successivamente arriva l’appoggio mediatico di testate giornalistiche nazionali e il timido sostegno di alcuni sindaci delle maggiori città italiane, Milano e Firenze tra le prime.
Ma salvaiciclisti, dall’hashtag di Twitter, non si limita a sensibilizzare l’opinione pubblica e gli amministratori: in meno di quindici giorni dall’inizio della campagna diventauna proposta di legge presentata in Parlamento e ora in attesa di approvazione. Tempi da record, soprattutto se abituati alla politica nostrana.
Questa la cronaca. Ma nel quotidiano chi sceglie la mobilità sostenibile in città, che sia ciclista o pedone, si trova ingabbiato in un contesto pensato esclusivamente ad uso e consumo dell’autotrasporto privato. In questo senso, negli ultimi anni diventano significativi due fenomeni che dimostrano l’effettiva necessità di provvedimenti strutturali.
Da una parte, nascono molte associazioni no-profit e ciclofficine autogestite, impegnate nella diffusione la cultura della bici come mezzo di trasporto e nel trasferire alle municipalità le esigenze di coloro che fanno questa scelta. Dall’altra, le municipalità iniziano a distribuire vademecum nel tentativo di “riorganizzare” il traffico ciclistico, con risultati molto deludenti. La prassi vuole che tali vademecum si traducano in una mera lista di doveri senza alcun diritto, con qualche suggerimento informale e superficiale su come schivare le auto e – ciliegina sulla torta – in una lista di sanzioni a cui si potrebbe essere soggetti in caso non si seguissero le indicazioni appena esposte.

Fonte: www.ilfattoquotidiano.it

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Avrebbero dovuto essere 10 chilometri di nuove piste ciclabili ogni anno: 25 adesso, a mezzo mandato della giunta Renzi. Ne sono stati fatti in tutto 7, secondo il consigliere per la bicicletta Giampiero Gallo, o 5, secondo l’associazione dei ciclisti Firenzeinbici (www.firenzeinbici.net). Comunque, da poco più di un terzo a un quinto di quanto promesso dal sindaco Renzi con la firma, in campagna elettorale, del Patto per la bicicletta con Firenzeinbici. Obiettivo: «Mobilità ciclabile come parte integrante della mobilità in generale». Che significa, avere un piano generale integrato, adeguarsi agli standard europei, vedi percorsi protetti e lineari, incroci sicuri. Altrimenti uno abbandona il mezzo non inquinante e non ingombrante e riacchiappa l’auto.

Niente. Eppure sono in aumento i già 30 mila che pedalano fai da te. Potrebbero crescere ancora di più se molti non avessero paura del caos o di rimetterci le penne appena usciti dalla Ztl . Le piste ciclabili sono 60 chilometri, in realtà assai meno: 15 sono vialetti di parchi come le Cascine o l’Anconella, altre piste, come per esempio in viale Duse, sono così malfatte da risultare inutilizzabili (a Hannover, più meno a misura di Firenze, ci sono 600 chilometri di piste, a Modena 190). Mancano, nonostante che per norma le piste debbano essere continuate e dirette, gli attraversamenti ciclabili agli incroci (dipinti dello stesso colore della pista e distinti dai pedonali): non fatti nelle nuove piste, spariti dalle vecchie, cancellati in punti nevralgici come tra viale Lavagnini e viale Strozzi alla Fortezza. Fino all’assurdità di rendere, nelle ultime pedonalizzazioni, la vita impossibile ai ciclisti.

 

Fonte: firenze.repubblica.it

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Il movimento salvaciclisti si espande viralmente sulla rete e sulle strade tanto che persino il sindaco di Torino Piero Fassino negli scorsi giorni si è detto favorevole all’adesione alla campagna nata sul Times di Londra qualche settimana fa. Che Torino sia la città leader in Italia fra le grandi aree metropolitane lo si sa da tempo ma nei prossimi anni ci sarà un’ulteriore accelerazione in positivo della rete infrastrutturale che porterà a 300 chilometri di piste ciclabili (oggi sono 175) e a ben 120 le stazioni di bike sharing. Da qualche giorno è online un blog che non usa perifrasi nel titolo http://vadainbicicazzo.wordpress.com/ e che va a caccia di auto, furgoni e camioncini che abusano del loro maggiore peso specifico per occupare le sedi deputate al traffico ciclistico. Ecco, dunque, le immagini di via Bertola, via Cavour (vedi foto) e di via Bertola, quest’ultima da una dozzina d’anni croce e delizia dei ciclisti che, a forza di rimostranze e sit-in, ottennero l’innalzamento della fascia ciclabile in modo da impedire il costante parcheggio in doppia fila, con il conseguente passaggio delle auto sulla pista in senso contrario alla marcia dei pedalatori. Ora la protesta è 2.0 e gli scatti del giustiziere del sellino non sono sui pedali ma sul clic della macchina fotografica.

Fonte: www.quotidianopiemontese.it