Chi per caso ha visitato l’Olanda o i Paesi Bassi, avrà notato quanto siano diffuse le bici e le piste ciclabili. Ciclisti, ma anche pedoni e mezzi pubblici hanno assolutamente la priorità rispetto alle auto. Le strade sono strette e dominate dal traffico pedonale o su due ruote. Infatti l'Olanda, viene anche chiamato il Paese delle biciclette, le numerose piste ciclabili offrono un'incredibile possibilità di esplorazione tra natura e bellezza. Uno dei periodi migliori per visitare l'Olanda in bicicletta, tra campi di tulipani e mulini, distese interminabili di polders e dune sabbiose, è la primavera. A differenza di numerosi Paesi Europei, Italia compresa, le automobili sono ai margini. I limiti di velocità sono tenuti volutamente bassi, i controlli puntuali e severi, le strade a senso unico rendono la guida talvolta complessa e poco piacevole. Di contro, sono cresciute in numero le aree pedonali e le piste ciclabili protette. I trasporti si basano su un sistema tranviario e metropolitano eccellente e le persone sono ben felici di lasciare a casa l’auto o addirittura non possederla.
E ‘un modello che dovrebbe essere adottato ovunque, non solo nelle metropoli ma anche nelle città più piccole. Se veramente si vuole raggiungere la sostenibilità in tutti i settori, saremo costretti a cambiare le nostre abitudini e andare sempre più spesso a piedi, in bicicletta, autobus e in treno.
Sarebbe una buona idea guardare al modello Paesi Bassi nel suo complesso per cercare di modificare le politiche di trasporto.
Fonte tuttoscienze
Potremmo inserire questa classifica tra i tanti motivi per cui non utilizzare l’auto e utilizzare sempre di più la bici. Questa triste classifica, stilata dall’osservatorio Tom Tom ovvero il navigatore satellitare più famoso del mondo, non lascia spazio a dubbi, ricavando una top ten delle vie più trafficate d’Italia. Calcolo cinico quanto veritiero visti i dati trasmessi in tempo reale.
Le 10 vie più trafficate:
Fonte: Corriere della Sera, Panorama
All'interno del panorama Biella Outdoor, vi trovate ora nel portale dell'ATL Biellese dedicato alla Mountain Bike.
Il Biellese è una zona che ben si presta alle escursioni in mountain bike sia per la varietà dei percorsi, adatti a soddisfare le esigenze più disparate, sia per la tranquillità dei luoghi, oltre che per la bellezza dei suoi panorami. I tracciati proposti alternano tratti di fondo sterrato a tratti in asfalto ed attraversano zone ricche di boschi, prati, colline e aree pianeggianti. La vocazione del territorio Biellese per gli sport all'aria aperta è confermata dai percorsi, dalle infrastrutture e dai servizi dedicati a tutte le principali attività outdoor. Per gli appassionati di Mountain Bike c'è solo l'imbarazzo della scelta; tra luoghi suggestivi, più di 1000 km di percorsi ciclabili, dalle facili carrarrecce che attraversano i boschi della Serra ai più impegnativi single-track della fascia alpina. Itinerari multiformi, ricchi di saliscendi, che presentano difficoltà tecniche differenziate fra i quali il ciclista potrà scegliere i più adatti alle proprie condizioni fisiche e di allenamento.
Il Bici Club 2000 Borgomanero sorse nel 2000, come dice la denominazione, con primo presidente Luigi Cerutti, scomparso il giorno di Natale del 2006, che rimane sempre legato all'immagine della squadra che creò con Carluccio Briolotti.
Ormai arrivata al decimo anniversario la società cerca di portare avanti il suo progetto di formazione di nuovi atleti capaci di portare in alto il nome della Squadra.
Il 7 giugno 2005 abbiamo deciso di costituire l’Associazione “Worldbike”, una libera Associazione a fini culturali, educativi e sportivi, apartitica e apolitica, con durata illimitata nel tempo e senza scopo di lucro. L’Associazione ha come scopo lo sviluppo e il coordinamento della disciplina del ciclismo e di tutte le attività culturali, formative e ricreative ad essa correlate collaborando con enti e istituzioni, nell’ambito pubblico e nell’ambito privato, sia per la difesa e la conservazione del territorio che per svolgere attività educativa a tutela del patrimonio ambientale e culturale.
L’Associazione persegue inoltre altri scopi particolari ma essenziali quali:
- proporsi come luogo di incontro e di aggregazione nel nome di interessi culturali comuni assolvendo alla funzione sociale di maturazione e crescita umana e civile, attraverso l’ideale dell’educazione permanente;
- allargare e completare gli orizzonti didattici di educatori ed operatori sociali e culturali affinché sappiano trasmettere l’amore per l’ambiente e per lo sport come un bene per la persona ed un valore sociale. - promuovere e favorire scambi di informazione di interesse comune tra gli associati e tra essi ed altri enti economici e finanziari in Italia e all’estero;
- compiere ed incoraggiare studi, pubblicazioni e raccogliere dati e notizie anche in campo internazionale, che possano interessare l’attività dell’Associazione;
- tutelare gli interessi morali, professionali e giuridici dei propri associati;
- svolgere in genere tutte le attività che si riconoscono utili per il raggiungimento dei fini che l’Associazione si propone.
L’Associazione, per il raggiungimento dei suoi fini, intende promuovere varie attività, in particolare a titolo esemplificativo e non tassativo:
- attività di formazione: con corsi di perfezionamento e aggiornamento teorico/pratici per tutti gli associati, educatori, insegnanti, operatori sociali ed economici o semplici appassionati.
Valdostane Lasciata l'auto sul parcheggio antistante la Trattoria "'l Circul" (canoa appesa alla facciata), si percorrono pochi metri sulla Provinciale in direzione Ceres per imboccare subito una stradina in discesa e quindi il sottopasso della ferrovia a sx. Si attraversa quindi il bel ponte in legno sulla Stura (visibile dal parcheggio) e quindi si va a dx sulla vecchia mulattiera che congiungeva Pessinetto all'abitato di Mezzenile (fare attenzione al fondo scivoloso in caso di pioggia recente).
In leggera salita si supera una Cappella e quindi un caratteristico ponte in pietra e si prosegue fino a trovare l'asfalto di Via Murasse che scende da Mezzenile. Sulla destra imbocchiamo una larga scalinata in pietra che ci permette di raggiungere la fraz. Sabbioni. Si costeggia la ferrovia su asfalto, si attraversa la Stura e si giunge alla Provinciale che si percorre in salita (sx) fino al semaforo dove andremo a dx per Procaria. All'inizio del paese si imbocca Via Vernetti sulla dx e quindi subito a sx, Via Passiolo, che si inoltra nel bosco, dapprima su asfalto e quindi su sterrato.
Ad una radura (km 3,43 - 708 m) lo sterrato inizia a scendere e raggiunge la provinciale nei pressi dell'abitato di Fè. Si scende per un centinaio di metri a sx sulla provinciale fino a superare un paio di case: sulla dx, delimitata da una catena, scende una pista erbosa che, dopo un paio di tornanti supera un torrentello e si inoltra in un fitto bosco fino a costeggiare un depuratore di recente costruzione. Di qui parte uno sterrato carrozzabile fino ad un'azienda agricola dove ritroviamo l'asfalto. Lo abbandoniamo subito per attraversare un ponte pedonale in legno sulla Stura. Si gira subito a dx prima delle case poste sull'altra sponda (Regione Ponti) su un sentiero che attraversa prima un cortile e poi un prato (fare attenzione se vi è l'erba alta in quanto la traccia potrebbe essere poco visibile) e si raggiunge l'asfalto di Via Cantoira. Si riattraversa la Stura e si risale fino a Fè, dove si attraversa la Provinciale e si seguono le indicazioni per Cernesio.
Giunti nei pressi dell'abitato, si va a dx in Via Brusiera e si prosegue su ripido asfalto con numerosi tornanti nel bosco tralasciando tutte le deviazioni. Giunti a quota 950m, dopo 8,5 km si lascia l'sfalto (che prosegue verso il Passo della Croce e Chiaves) e si svolta a sx su sterrato (catena) seguendo le indicazioni per S. Giacomo. La salita alterna tratti più ripidi ad altri meno impegnativi, fino ad un nuovo bivio a dx (indicazione per S. Giacomo) dove si affrontano stretti tornanti erbosi fino a quota 1195m (km 10,50). Qui, in prossimità dell'ultimo tornante (proseguendo sulla strada si sale ancora per 200m e si giunge ad una baita dove la strada finisce), si imbocca la mulattiera che si stacca sulla sx (segni biancorossi sugli alberi e sulle rocce) e si risale, bici in spalle o a fianco, dove la larghezza del sentiero lo permette, fino ad un gruppo di baite dove e possibile risalire in sella per pochi metri. Si riprende a salire nel bel bosco di faggi, si attraversa una pietraia e si intravede tra gli alberi più radi la Baita San Giacomo, di proprietà del CAI di Lanzo che l'ha ristrutturata negli ultimi anni.
Il sentiero raggiunge un bello sterrato erboso poco a monte della Baita dove è possibile rifornirsi di acqua. Si sale ancora in un bellissimo bosco di betulle con sottobosco di mirtilli (e genziane fiorite tra aprile e maggio), fino ad un bivio: scendendo sulla sx si raggiunge in poche centinaia di metri la Chiesetta di San Giacomo, ben visibile e da cui si può ammirare il bellissimo panorama sulle testate della Val Grande e della Val d'Ala separate dalla dorsale che culmina nel Santuario di Santa Cristina, proprio davanti a noi.
Proseguendo sulla destra si costeggia una baita ristrutturata con un bel murales e si giunge ad un nuovo bivio: a sx si scende verso Vru e Cantoira, mentre a dx con poche pedalate raggiungiamo il Colle San Giacomo, ampia radura erbosa che divide la Val Grande di Lanzo dalla Valle Tesso (1458 m - 12,2 km). Scendiamo su sterrato (o in alternativa su un bel sentierino ciclabile più diretto che corre a sx della strada) fino alla carrozzabile che da Chiaves porta al Lago di Monastero, la attraversiamo e proseguiamo su un sentiero (segni biancorossi) che scende sulla dx in prossimità di un cippo eretto in ricordo di due partigiani caduti nel corso dell'ultimo conflitto.
Il sentiero è in gran parte ciclabile (80%), ma occorre prestare molta attenzione, soprattutto nella prima parte in quanto vi sono roccette affioranti e qualche salto che sconsigliano di rimanere in sella, a meno di essere dotati di ottima tecnica. La seconda parte risulta più scorrevole fino a raggiungere un più ampio sterrato che proviene dal Santuario di Marsaglia. Si prosegue in discesa fino a ritrovare l'asfalto in prossimità di un Pilone votivo. Si scende ancora fino alla Fontana Sistina (acqua) e quindi a Chiaves.
Dalla piazza del paese si affronta una breve salita in direzione Gisola e su ampio sterrato si scende sulla cresta spartiacque tra le due valli. Ad un primo bivio si trascura la deviazione di dx, che porta direttamente a Gisola, ma si prosegue sulla sx fino ad incontrare l'asfalto, evitando le numerose deviazioni che portano ad abitazioni sparse sulla montagna. Prima di giungere all'abitato di Tortore, dominato dall'imponente struttura del Santuario di Sant'Ignazio, ben visibile anche dalla pianura avvicinandosi alle valli di Lanzo, si imbocca una stretta stradina asfaltata sulla dx che dopo pochi metri finisce al cancello di una villa. Su sterrato si costeggia il muro di cinta della villa, purtroppo invaso da vegetazione e rovi per un breve tratto, percorrendo la vecchia mulattiera che univa Tortore a Gisola. Superata la villa il sentiero ritorna ben ciclabile e termina a Gisola, dopo aver superato un nuovo tratto di pochi metri invaso dai rovi. Si attraversa un piccolo campo sportivo e, attraverso la case del paese, si sbuca di fronte alla chiesa e di qui si raggiunge la SP 30 che unisce Pessinetto a Sant'Ignazio.
Si scende in direzione Pessinetto ed al secondo tornante si abbandona l'asfalto e ci si inoltra sulla dx nel bosco imboccando la bella mulattiera, recentemente ripulita dal CAI di Lanzo, che unisce Gisola con Pessinetto Fuori. E' necessario fare attenzione in quanto non è segnalata e non risulta visibile dalla strada a causa della folta vegetazione. La mulattiera scende con moderata pendenza ed è interamente ciclabile con un minimo di tecnica in prossimità di tratti più sconnessi o piccoli gradini di roccia fino ad un bivio: ci manteniamo sulla dx con indicazioni per Fraz. Costa, mentre proseguendo a sinistra si scende al Funtanass, sulla SP 30. Un bel sentiero a mezzacosta, interrotto in tre punti che ci obbligano a scendere dalla bicicletta per pochi metri a causa di frane e torrentelli, ci porta ad attraversare un prato e quindi ad un pilone votivo con bivio per Procaria. Si scende a sx ed in breve si giunge alle prime case della frazione Costa dove occorre scendere dal mezzo per affrontare una ripida scalinata con curva che termina davanti alla chiesetta di San Giuseppe. Di qui si raggiunge la SP 30 che si percorre a dx in discesa fino alle case di Pessinetto Fuori. Attraversato il paese si scende ancora su Pessinetto giungendo in breve alla SP delle Valli di Lanzo in prossimità del parcheggio dove abbiamo lasciato le auto.
Varianti Per chi non se la sentisse di affrontare lunghi tratti tecnici, scendendo dal Colle San Giacomo, giunti all'asfalto che porta al lago di Monastero, è possibile seguirlo in discesa fino a Chiaves ed evitare la prima mulattiera. Analogamente, dall'abitato di Gisola si può scendere su asfalto fino a Pessinetto evitando la seconda mulattiera che porta a frazione Costa. Note Itinerario sconsigliato in caso di pioggia.
Discreto sino a Ceresole Reale: il tratto conclusivo risente invece delle condizioni ambientali e ad inizio stagione può presentare crepe e fessure causate dal gelo. Possibile inoltre la presenza di terriccio e ghiaia in caso di precipitazioni, quindi in discesa occorre prestare la dovuta attenzione
Eventuali suggerimenti per la visita:
La strada per il Colle del Nivolet è chiusa al traffico per gran parte dell'anno. Solitamente viene aperta nel mese di giugno e comunque la percorribilità va verificata prima di partire telefonando all'ANAS o alla APT di Ceresole Reale (Tel. 0124/953186 - 953121)
La salita è di grande impegno per la notevole lunghezza. Inutile raccomandare di affrontarla solo se ben preparati ed equipaggiati (un breve acquazzone in quota può facilmente trasformarsi in una fitta nevicata anche nel mese di agosto...): consultare sempre le previsioni meteorologiche prima di partire
La salita nel dettaglio
Un solo aggettivo può descrivere adeguatamente questa salita: interminabile!!! Con i suoi 2612 mt. il Colle del Nivolet è, dopo lo Stelvio, l'Agnello ed il Gavia, il quarto valico stradale italiano asfaltato: mette in comunicazione l'Alta Valle di Locana con la Valsavarenche e si snoda interamente entro i confini del Parco Nazionale del Gran Paradiso. L'ambiente naturale circostante è molto suggestivo, in più punti severo. Se si ha la fortuna di scalarlo all'inizio dell'estate, non appena la strada diventa praticabile, è facilissimo imbattersi in branchi di camosci e stambecchi al pascolo, ormai per niente intimoriti dalla presenza dell'uomo.
La storia della progettata strada di comunicazione con la Valle d'Aosta è tristemente nota: un'utopia di scellerati decisi - nel nome del progresso di pochi - a contaminare irrimediabilmente una delle aree più suggestive d'Italia. Non sta certamente a me giudicare, ma resta il fatto che la strada esiste e quindi va a mio parere regolamentata: un'idea - o forse un'utopia - quella di lasciarla nelle mani di noi ciclisti e di chi la montagna la sa amare e rispettare sul serio....
Per eseguire un buon riscaldamento conviene partire dal fondovalle, per esempio da Castellamonte (345 mt.), città ben nota per le sue ceramiche artistiche. Il primo tratto di trasferimento consente di pedalare in assoluto relax, superando Cuorgnè (mt. 414), dove la strada diventa addirittura a due corsie, larga ed invitante. Si incontra qualche breve strappettino - che superiamo di slancio con un deciso 53x17 - e si giunge a Sparone (552 mt.) dove la carreggiata si va decisamente restringendo. Si continua comunque in prevalente falsopiano sino a Locana (613 mt.) ove cominciano a vedersi le prime pendenze significative e dove iniziamo anche i rilievi altimetrici. C'è da dire che in questo primo tratto il panorama non è un gran che: la vallata è assai chiusa e segnata spesso dai dissesti idrogeologici delle recenti alluvioni. Non resta che concentrarsi sulla strada e così continuiamo di buona lena incontrando le prime vere rampe di salita nei pressi di Noasca (1063 mt.)
Superato il centro del paese iniziano i primi dolori. Quattro micidiali tornanti al 10-12% prima dell'imbocco della nuova galleria impongono il 39x23. Il lungo tunnel (3,5 km) è ben illuminato ed asfaltato: presenta pendenze costanti (alcuni cartelli indicano addirittura tratti al 15% ma in realtà raramente si sale oltre il 10%) e non presenta dunque problemi se il traffico è limitato, ma di domenica deve essere un calvario pedalare tra i fumi di scarico di centinaia di automobili!!
A onore di cronaca c'è da dire che il tunnel può essere evitato percorrendo la vecchia strada che si inerpica a stretti tornanti di fianco alla galleria: in questo caso occorre tenere conto del manto stradale molto malridotto e spesso ostruito da massi e pietre franate dalla montagna, ovviamente mai rimossi visto che la strada è abbandonata: Ad un certo punto si deve comunque entrare nella nuova galleria e percorrerla per circa 100 metri prima di uscire nuovamente allo scoperto.
Con grande sollievo si esce dalla galleria e si sbuca a Ceresole Reale (mt. 1620). Ci troviamo al cospetto di una vasta conca dominata dal grande lago brulicante di surf: la strada lo costeggia con alcuni saliscendi e inizia a risalire la vallata dell'Orco.
Un primo tratto quasi in falsopiano ci conduce alla frazioncina di Chiapili (mt. 1657), dove il paesaggio diventa veramente incantevole: nonostante i 1000 mt di dislivello già superati è da qui che comincia in pratica la vera e propria salita al Col del Nivolet, distante ancora 15 km!!! Di fronte all'estasiato ciclista - in un vallone di selvaggia bellezza - una serie infinita di tornanti, di pendenza assai sostenuta che spesso tocca il 10%. Si raggiunge così la diga ed il lago artificiale di Serrù (mt. 2275), con una suggestiva chiesetta che domina la valle: da qui si perdono circa 100 mt di dislivello in discesa sino a giungere all'altro bacino artificiale, il lago Agnel.
Qui ha inizio l'ultimo tratto di salita, con pendenze decisamente più abbordabili. Ma a questo punto può subentrare la fatica per i tanti chilometri percorsi, unita alla rarefazione dell'aria che può creare un certo affanno, ma ci si abitua presto e poi la meta è ormai vicina!! Ora si pedala tra immense pietraie e radi pascoli sino al Colle, incassato fra le rocce.
Dal Colle si può scendere sul versante valdostano sino al Pianoro del Nivolet (circa 1 km) , ove sorge il capiente ed attrezzato rifugio Savoia, al termine dell'asfalto.
Un'ultimo sguardo al panorama incantevole, qualche barretta energetica e, inforcata la mantellina, giù a capofitto... Si pedala poco sino a Noasca, poi il tipico vento di convezione che sale dalla pianura ostacola fortemente la marcia sino al fondovalle.