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(ANSA) - ROMA, 20 OTT - Il 35% dei ciclisti italiani usa la bici principalmente per andare a fare acquisti, sulla scia di una moda gia' documentata dai paparazzi che hanno immortalato vip e celebrita' alle prese con lo shopping sulle due ruote. A fotografare le abitudini dei ciclisti e' uno studio condotto su mille connazionali, da cui emerge che la spesa in bicicletta e' piu' diffusa tra i giovani del centro Italia, senza differenze tra uomini e donne.

 

A rispettare l'ambiente scegliendo di fare acquisti in bici invece che su un mezzo a motore sono soprattutto i 25-35enni (42%), seguiti dai 56-65enni (40%) e dagli under 25 (37%). A livello geografico, si legge nello studio promosso da Belte', l'incidenza e' maggiore al centro Italia (37%), che precede il Sud (36%), il Nord Ovest (35%) e il Nord Est (34%). Guardando alle professioni, il 'bike-shopping' e' piu' frequente tra dirigenti, insegnanti, liberi professionisti (38%), seguiti da studenti, casalinghe e pensionati (37%), artigiani, commercianti, lavoratori autonomi (34%).

Per fare acquisti sulle due ruote, il 70% degli italiani arriva a percorrere fino a 5 km, una percentuale che sale al 75% tra i laureati e i liberi professionisti. Il 19% degli ciclisti intervistati percorre dai 5 ai 10 km, mentre il 7% si attesta in media tra i 10 e i 15 km.

A motivare la scelta della bici e' innanzitutto la volonta' di mantenersi in forma (60%), ma anche il rispetto dell'ambiente (40%) e il contatto con la natura (37%). Tuttavia gli ostacoli non mancano. Il 39% degli intervistati, infatti, sottolinea le difficolta' che derivano dall'imprudenza degli automobilisti, mentre il 27% lamenta la mancanza di piste ciclabili e di corsie preferenziali in citta'. C'e' poi un 6% che denuncia la scarsa considerazione per chi e' in bici da parte di chi si occupa di viabilita'.

La passione per il bike shopping accomuna i cittadini ai vip che negli ultimi tempi sono stati fotografati sulle due ruote.

Diversi sono gli scatti che mostrano Martina Colombari, Belen Rodriguez e Federica Fontana mentre pedalano nel centro di Milano tra un acquisto e l'altro, mentre Francesco Totti e Ilary Blasi sono stati sorpresi in bicicletta appena usciti da una boutique di Miami. La moda e' diffusa anche oltreoceano: in tenuta sportiva o piu' modaiola, non rinunciano allo shopping su due ruote nemmeno le star a stelle strisce, da Goldie Hawn a Pamela Anderson, da Courtney Cox a Pink.

Venerdì, 19 Ottobre 2012 12:39

Biciclette: ecco le preferenze degli italiani

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Qual è la bicicletta che piace agli italiani? C'è quella in vendita al centro commerciale, quella di fascia media, la elettrica entry level o quella più sofisticata, la cruise, la vintage, la performante in carbonio per gli sportivi, ma anche quella hi-tech da sfoggiare la domenica con gli amici, sulle strade di mezza Italia. Per questo ci siamo chiesti: ma gli italiani, mediamente, che gusti hanno, quale tipologia di bicicletta preferiscono, quali modelli scelgono nell'anno in cui per unità vendute, la bicicletta supera l'automobile?

 

A preferla bici in città sono le donne, almeno a quanto risulta da una indagine effettuata da una nota marca di tè freddo su un campione di 1000 intervistati tra i 18 ed i 65 anni (fonte: affaritaliani.it). Il 47% delle donne infatti, a differenza del 37% degli uomini, non ama periferie e campagna, quindi si orienta sull'acquisto di un modello da passeggio o una mountain bike leggera e maneggevole.

L'uomo, si evince dalla stessa indagine, predilige l'aspetto sportivo del pedalare e quindi si orienta più spesso su modelli performanti, sia per uso stradale che per terreni sconnessi. La sua scelta va perciò su bici da strada o fuoristrada, ma dai buoni contenuti tecnici.

Altri fattori importanti che condizionano il ciclista nella scelta della sua bicicletta sono riferibili alla sua percezione di benessere e sicurezza. Oltre il 40%, siano essi uomini o donne, è convinto che la pedalata aiuti il benessere interiore e allontani dalla vita sedentaria.

Resta un elevato timore da parte degli utenti (39%) verso il comportamento delle auto. Ciò induce l'acquirente ad orientarsi verso l'acquisto di accessori di sicurezza, come giubbini catarifrangenti, caschi, luci di segnalazione applicabili sulla propria bicicletta, di qualunque genere o modello si tratti. Parliamo di un target che usa la bici in modo più frequente e che ultimamente si rivolge anche all'integrazione tra mezzo pubblico e bici. Sono spesso possessori di due ruote pieghevoli che ridotte all'ingombro di una borsa consentono di essere portate con sé ovunque. Treno, bus, metropolitana + bici diventano quindi un'occasione conveniente, ecologica e pratica per muoversi.

Non possiamo trascurare i due veri fenomeni del momento, la bici vintage e la bici elettrica. La prima, frutto di passione, lavoro di restauro ed attenzioni maniacali è oggi in grande voga tra i giovani, gli studenti, ma anche tra gli appassionati senza età, tanto che alcuni artigiani propongono sul mercato esclusivamente questo tipo di veicoli a due ruote.

Quanto alla bicicletta elettrica, preferita certamente dalle donne che si dimostrano più ecologiste degli uomini, comincia ad essere un vero boom di costume. Averne una non vuol dire più solo risparmiare sui trasporti e pensare alla salute, ma anche farsi osservare in sella al proprio modello ultimo grido. Da non confondersi però con il grido interiore di stupore che ci può cogliere quando guardiamo il cartellino dei prezzi. Una bici elettrica affidabile, sicura e solida parte infatti dai mille euro.

Quel che conta, al di là delle scelte personali di ognuno di noi, è che per un numero sempre crescente di italiani sia sempre più tempo di bici. Su versioni, modelli e colori, c'è davvero l'imbarazzo della scelta.

(Vincenzo Nizza - ecoseven.net)

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L'Ecuador investe nella mobilità sostenibile e nelle due ruote: uno studio della Banca Centrale ha mostrato che da gennaio a luglio 2012 sono notevolmente cresciute le importazioni di biciclette e altri velocipedi per un volume di acquisti pari a 7,4 milioni di dollari. In Ecuador sono tanti coloro che hanno deciso di scegliere la bicicletta come proprio mezzo di trasporto: zero emissioni e risparmio sulla spesa di carburante, per non parlare dei guadagnarci in salute.

 

Le scelte dei cittadini in merito alle bici e alla mobilità sostenibile hanno stimolato il Governo alla costruzione numerose piste ciclabili e sentieri adatti alle bici. Non solo. Per aumentare la diffusione del trasporto ecologico il Governo ha deciso di sostenere la mobilità sostenibile grazie all'ammodernamento e all'aumento dei mezzi pubblici e al sostegno per l'acquisto di nuovi mezzi a basso impatto.

Proprio come funzionano i nostri incentivi per auto elettriche, in Ecuador i proprietari di veicoli inquinanti potranno ricevere un sussidio per acquistare una nuova automobile ecologica nazionale usufruendo di un prezzo vantaggioso, un bonus della 'rottamazione' diverso a seconda dell'età e del tipo di veicolo, che verrà fornito dallo Stato attraverso il National Finance Corporation.

fonte: ecoseven.it

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TORINO (Paolo Coccorese) - lastampa.it

Chi subisce il furto della propria bicicletta, si arrabbia (e molto), ma non va in comando a fare denuncia per la scarsa fiducia di poterla ritrovare. Un pregiudizio che la polizia municipale ha deciso di cancellare con una task-force apposita curata dal Nucleo di Prossimità.

Il progetto «Ladri di biciclette» è nato dopo l'ennesima segnalazione di un furto subito da una signora. «Un fenomeno che a prima vista può non sembrare gravissimo, ma che impatta enormemente sulla quotidianità – dice il dirigente della sicurezza urbana della Polizia municipale, Paola Loiacono -. Negli ultimi mesi, abbiamo notato un incremento dei furti a cui abbiamo deciso di reagire con un intervento strutturato».

L'importanza di fare rete Così è nata la task-force che per prima cosa ha creato una rete con il territorio e, in particolare, con tutte le associazioni degli amanti delle due ruote. Soggetti privilegiati per scovare informazioni che il numero delle denunce non permette di avere. Il più delle volte non si va in commissariato per segnalare il furto della bicicletta. E' questo quello che emerge confrontando il numeri delle denunce e dei ritrovamenti. Da gennaio a settembre di quest'anno, secondo le statistiche della Municipale, sono solo 12 le segnalazioni di furti subiti in città. Un dato che non dà la dimensione del problema se si pensa che, nello stesso lasso di tempo, sono state 102 le biciclette rinvenute dai vigili. Una sproporzione netta che delinea quanto il mondo dei furti delle due ruote è una realtà sommersa.

Le mappe Con le prime informazioni raccolte, i vigili hanno gettato le basi per una strategia che mira a controllare, in particolare, le zone dove di solito finiscono le biciclette rubate. «Il fenomeno dei furti interessa tutta la città – aggiunge Loiacono -. Ma investigando, stiamo disegnando una mappa delle zone dove di solito vengono poi rivendute. In più, vogliamo verificare se abbiamo a che fare con "mine vaganti" o con gruppi organizzati di ladri». Intanto, nella serie di controlli della task-force, domenica è finito un ricettatore che, dopo aver venduto una bici del To-bike in via Priocca, subito recuperata, è stato fermato mentre cercava di allontanarsi in sella ad un'altra appena rubata. Apparteneva ad un ragazzino di Rivalta a cui è stata poi riconsegnata.

«Un iniziativa meritevole per combattere un fenomeno che è aumentato a dismisura», dice Fabio Zanchetta, organizzatore del Bike Pride -. Al mercato del Balon, dieci anni fa, erano poche le biciclette in vendita, oggi sono un centinaio». A queste, bisogna aggiungere il crescente flusso di merce rubata rivenduta nelle altre città.

«La task foce deve essere solo il primo passo – aggiunge Zanchetta -. Il contrasto dei furti deve essere accompagnato dalla massima attenzione al rispetto delle regole della mobilità ciclistica». Prima cosa fa fare: punire gli automobilisti che posteggiano sulle piste ciclabili.

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Breve video clip girato a Berna che ci mostra le particolari doti di equilibrio del biker Andy Ellis con la sua bici fixed, all black.
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Gli Stati Generali della Bicicletta e della Mobilità Nuova di Reggio Emilia si sono conclusi.

 

Sono stati un successo di partecipazione al di là di qualunque ragionevole aspettativa: sono state oltre 1.000 le persone iscritte ai lavori, in qualità di privati cittadini, membri di associazioni, tecnici, ma soprattutto di amministratori e politici desiderosi di gettare le basi per l'Italia di domani.

Dopo due giorni (e notti) di lavori pressoché ininterrotti, i cinque gruppi di lavoro hanno dato vita ad un documento snello ma carico di contenuti che contiene le linee guida per rendere nostre città più vivibili partendo da interventi mirati sulla mobilità: è il Libro Rosso della Ciclabilità e della Mobilità Nuova.

Affinché questo lavoro non rimanga lettera morta occorre, non solo che venga letto da sindaci e assessori di tutti i comuni italiani, ma che sia anche applicato. Gli Stati Generali hanno dimostrato che gli amministratori locali non vedono più la mobilità nuova come una questione accessoria, ma come un segmento di azione strategica per lo sviluppo delle città, però sappiamo bene che chi amministra le città tende a scegliere e a operare sulla base del consenso.

Il nostro compito in questa fase deve essere quello di creare il consenso necessario affinché le nostre amministrazioni si attivino, distribuendo pacche sulle spalle ogni volta che faranno qualche cosa di buono e criticando duramente ogni volta in cui si lasceranno ispirare dalla paura di cambiare.

Ci auguriamo fortemente che questo venga presentato in occasione della prossima assise dell'ANCI che si terrà a Bologna dal 17 al 20 ottobre e che riunirà 3.000 delegati dei comuni di tutta Italia.

Cogliamo l'occasione per ringraziare sentitamente tutti i partecipanti, Legambiente, FIAB, ANCI, il Comune di Reggio Emilia e tutte le testate giornalistiche che hanno portato in evidenza l'evento dimostrando che la ciclabilità e le forme nuove di mobilità non sono più tematiche marginali.

Facciamo cambiare strada all'Italia.

n.b. evitate inutili speculazioni fin troppo facili in Italia: il libro è rosso perché rosso è il colore del sangue lasciato sulle nostre strade, dell'allarme e dell'emergenza, della passione che vi è stata profusa, di una spia che si accende per testimoniare lo stato di arretratezza e la necessità di intervento immediato.

Fonte: #salvaciclisti

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Che la bicicletta sia un toccasana per le economie locali non è più un segreto: periodicamente si conducono studi a riguardo che lo dimostrano con evidenza. L'ultima ricerca sul cicloturismo in Europa ad esempio, condotta in occasione della Settimana Europea della Mobilità, ha rivelato che il settore porta benefici per circa 44 miliardi di euro.

 

Qualche giorno fa sono state invece le associazioni League of American Bicyclists e Alliance for Biking & Walking a stilare un rapporto mostrando il ritorno economico derivante dall'uso della bicicletta (sia a livello turistico che urbano) negli Stati Uniti a livello locale, analizzandolo per i singoli Stati. 904 milioni di dollari per il Wisconsin, più 409 milioni per risparmio sulle spese mediche, 400 milioni per l'Iowa, 60 milioni per la sola zona costiera dell'Outer Banks, nel North Carolina, sono solo alcuni dei dati pubblicati.

Darren Flusche, uno dei coautori della ricerca, ha dichiarato che questi numeri e statistiche hanno un obiettivo preciso, quello di convincere le attività commerciali locali ad accettare di buon grado gli interventi in favore della ciclabilità, su tutti la realizzazione di corsie ciclabili anche all'interno dei centri abitati, che spesso vedono i commercianti contrapporsi, timorosi che la perdita di parcheggi per le automobili possa causare un calo del passeggio davanti alle vetrine. Al contrario è proprio la pedonalizzazione che invoglia il passeggio eppure – sostiene Flusche – senza questi dati convincere i negozianti sarebbe un'impresa.

Altro aspetto rilevante della questione è la creazione di posti di lavoro attorno allo sviluppo del settore della bicicletta: uno studio dell'anno scorso condotto da Heidi Garrett-Peltier del Political Economy Research Institute ha rivelato infatti che ad un investimento di 1 milione di dollari in infrastrutture corrispondono in media 11,4 posti di lavoro, contro i 10 portati da opere di pedonalizzazione, e i 7,8 da interventi stradali.

Flusche riconosce d'altra parte che la situazione negli Stati Uniti è molto varia: non c'è ancora uno sviluppo omogeneo delle politiche per la ciclabilità ma queste hanno un buon riscontro soprattutto in alcune "roccaforti" degli States, tra cui Portland, nell'Oregon, Boulder, nel Colorado, e Devis, in California. Altre realtà in crescita sono Memphis e Chattanooga, nel Tennessee.

Fonte: amicoinviaggio.it 

Mercoledì, 17 Ottobre 2012 12:22

Scelta vegetariana e vita in bicicletta

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E' in libreria "Scelta vegetariana e vita in bicicletta", il nuovo libro di Mauro Destino e Michela De Petris. Gli autori, entrambi specialisti in scienza dell'alimentazione e amanti della bicicletta, propongo la dieta vegetariana e la mobilità in bicicletta per uno stile di vita sano e sostenibile.

Della scelta vegetariana sono illustrati vantaggi e caratteristiche mediche e nutrizionali, ma la ricca documentazione è utile a tutti, onnivori compresi, per conoscere gli alimenti e sfruttarne a pieno le proprietà nutrizionali. Prezioso per gli amanti della bicicletta, indispensabile per i sedentari, l'esame del dispendio energetico e dell'attività fisica. Numerosissime le indicazioni pratiche, i consigli e le esperienze raccontate, e, per concludere, ricette, menu e itinerari cicloturistici. Rivolto ai vegetariani, ciclisti e no, ma anche ai professionisti della salute (medici, biologi, esperti della nutrizione e attività motorie), il testo offre informazioni a tutte le persone sensibili ai temi della prevenzione sanitaria, dell'etica, del mondo della bicicletta, del turismo alternativo."

Presentazione del Prof. Umberto Veronesi

Prefazione del Prof. Vincenzino Siani

Profilo degli autori:

Mauro Destino vive a Mesagne (BR) e svolge l'attività di docente all'Università e di Nutrizionista.

Michela De Petris vive a Milano e svolge la professione medica presso l'Ospedale San Raffaele.

Dettagli del libro

Titolo: Scelta vegetariana e vita in bicicletta

Autore: Mauro Destino e Michela De Petris

Editore: Il Pensiero Scientifico Editore

Collana Informa

Anno di edizione: 2012

Pagine: 280

ISBN: 978-88-490-0413-7

Prezzo di copertina: 18,50

In vendita online su:

Il Pensiero Scientifico Editore

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Nei primi anni del 2000 i media tedeschi scatenarono un dibattito piuttosto acceso sulla contrapposizione ciclisti-pedoni-automobilisti. Questo accadde perché dopo un decennio di politiche di incentivazione all'uso della bicicletta (non saprei dire, ma ma mi viene da dedurre che fossero politiche ben più salde e coerenti delle nostre) il numero di "ciclisti" aumentò considerevolmente.

 

Per una dettagliata lettura su Berlino: http://www.biciebasta.com/index.php?option=com_content&view=article&id=227:reportage-sulla-ciclabilita-berlino-a-due-passi-da-torino-&catid=37:news

La contrapposizione nacque perché i ciclisti continuavano ad aumentare mentre gli spazi rimanevano gli stessi (il contesto urbano e il codice della strada sono fondamentalmente auto-centrici). Anche in Germania, come sta avvenendo in Italia, si iniziò a destinare spazi per le biciclette ritagliandoli principalmente intorno ai percorsi pedonali (in particolare dividendo lo spazio sui marciapiedi) e in generale, senza procedere attraverso politiche organiche e pianificate.

Anche se in modo meno disorganico rispetto alle politiche italiane, questi interventi di ridistribuzione degli spazi non fecero altro che buttare le biciclette addosso ai pedoni scatenando dibattiti e critiche: "perché ecologisti credono di poter fare quello che vogliono", "irrispettosi del codice", "vanno sui marciapiedi", "corrono contromano"... Uno degli alfieri di queste battaglie anticiclisti fu il famoso Bild.

Ora, 12 anni dopo, visitando le realtà urbane tedesche, con le ovvie differenze, ci si accorge subito che la nazione di Wolkswagen, Bmw, Mercedes, Audi, Porsche ha dato molto spazio e importanza alla mobilità ciclabile.

Vinsero quindi i ciclisti la battaglia con pedoni e automobilisti?

Ovviamente no. Questa visione superficiale e distorta di contrapposizione fra utenti della strada venne annichilita da una cosa semplice (ma ci fosse un politico o un giornalista che avesse la pazienza di ragionarci su): lo share modale (o modal split)

Share modale significa percentuale di spostamento.

Semplificando, quel che un buon amministratore deve fare (come hanno fatto in Germania, cercando di replicare le politiche danesi e olandesi) è ragionare sui mezzi di trasporto e non sugli utenti (categorizzandoli).

L'obiettivo non è avere più ciclisti o inchinarsi al loro potere ma aumentare lo share modale degli spostamenti in bicicletta secondo la banale logica del "chiunque può essere ciclista" (come chiunque è o può essere automobilista, pedone o utente dei mezzi pubblici). Deve chiedersi "cosa non funziona" nel contesto urbano nell'interazione fra i mezzi. Cosa c'è da fare affinchè decresca il numero delle conflittualità (e naturalmente degli incidenti)

Il buon amministratore deve ridisegnare strada e gli spazi condivisi affinché chiunque con qualunque mezzo possa interagire con il contesto urbano e con gli altri utenti nel modo più efficiente e meno conflittuale possibile.

Il buon amministratore sa che è prima di tutto è la strada ad esortare (e quindi educare) ad un comportamento consono e rispettoso (invocare il buon senso che si infonda per miriacolo su tutti i cittadini è poco intelligente)

Il buon amministratore deve porsi poi degli obiettivi, progettare delle soluzioni ed attuarle. Aumentare lo share modale ciclistico al 20% significa predisporre la strada e ripensare alle regole della viabilità affinché questo 20% di traffico possa realmente e in sicurezza percorrere ogni punto della città (in Italia ci fermiamo alla ricerca degli obiettivi e delle soluzioni, senza attuarle).

Dopo 12 anni e buone amministrazioni (generalizzo, non tutta la Germania funziona così bene) la polemica si è svuotata e buona parte del popolo tedesco ha semplicemente compreso che i ciclisti non sono una categoria a sé stante ma solo cittadini che usano la bicicletta (per una percentuale dei propri spostamenti).

Sarebbe superfluo rispondere a chi chiede perché aumentare lo share modale ciclistico. Basti pensare ad una città come Copenaghen per rispondere.

A Copenaghen il 35% dello share modale è ciclistico ma il 99% dei cittadini è ciclista. Hanno a disposizione una città che accoglie qualunque mezzo e a seconda dell'utilità scelgono quello più opportuno.

Ridisegnando completamente le strade e lo spazio urbano riducendo sostanzialmente lo spazio alle auto, ha raggiunto questo risultato:

35% di spostamenti in meno delle auto,

35% in meno di traffico e congestionamento (le vie danesi sono scorrevoli per auto, mezzi pubblici, mezzi commerciali)

35% in meno di inquinamento atmosferico e acustico,

35% in meno di incidenti e qualche centinaio di milioni di euro risparmiati in spese sanitarie,

35% in meno di morti e feriti.

Qua il reportage su Copenaghen: http://www.biciebasta.com/index.php?option=com_content&view=article&id=405:mobilita-ciclabile-dal-mondo-il-modello-copenhagen&catid=37:news

Noi continuiamo a sentire, anche ai piani alti dell'amministrazione, che..." gli interventi per i ciclisti".."che voi associazioni dovreste spiegare ai ciclisti..". Continuiamo ad osservare inerti interventi inutili (ciclabili sui marciapiedi o a centro strada) e a leggere di cittadini infuriati perché i ciclisti corrono sotto i portici o sui marciapiedi (senza porsi la domanda sul perché questo accada o rispondendosi superificialmente "che i ciclisti sono irrispettosi"). E poi ci tocca pure leggere che l'obiettivo è aumentare il protagonista di questo articolo, lo split modale, al 15-20%. Forse c'è qualcosa che non va?

Insomma. Non abbiamo ancora capito una mazza.

Altro che Germania (che rimane sempre la patria di Wolkswagen)

Per chi è interessato ad analizzare i dati di share modale...(Torino, naturalmente, ha uno share modale sbilanciatissimo verso l'uso dell'auto): http://www.epomm.eu/tems/index.phtml

 

Fonte: biciebasta.com

Martedì, 16 Ottobre 2012 11:42

40 Ciclovie al posto delle ferrovie

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In occasione della Giornata Nazionale delle Ferrovie Dimenticate appena trascorsa è stata data alle stampe l'indagine FIAB sulle ex ferrovie dismesse.

 

La pubblicazione, intitolata "DALLE ROTAIE ALLE BICI" a cura di Umberto Rovaldi e Giulia Cortesi (130 pagine in formato A4), fa parte della collana FIAB "I Quaderni Gallimbeni" voluti in ricordo di Riccardo Gallimbeni, architetto torinese, esperto FIAB di reti ciclabili oltre che ciclista urbano e appassionato cicloturista, scomparso prematuramente a seguito di un tragico incidente stradale il 24 giugno 2002, proprio mentre andava in bicicletta.

L'iniziativa rafforza e amplifica il ruolo della FIAB all'interno di COMODO – Confederazione Mobilità Dolce e la sua partecipazione attiva nell'ambito della terza Giornata nazionale delle Ferrovie Dimenticate, celebrata in tutta Italia domenica 7 marzo.

L'indagine "Dalle rotaie alle bici", che ha comportato un lavoro di raccolta dati particolarmente laborioso, è stato svolto in sei mesi attraverso i coordinamenti regionali Fiab. Stampato su carta rigenerata sbiancata senza cloro, legatura a filo, particolarmente curato nella veste grafica e nell'impaginazione, il volume presenta numerose illustrazioni a colori e un dettagliato corredo cartografico d'epoca del Touring Club Italiano, rielaborato da Claudio Pedroni.

Umberto Rovaldi, architetto paesaggista e consigliere nazionale FIAB, curatore dell'indagine insieme a Giulia Cortesi, dichiara: "Il lavoro di ricerca, probabilmente unico nel suo genere oggi in Italia, minuzioso di verifica e aggiornamento delle condizioni di effettiva ciclabilità dei sedimi ex ferroviari recuperati o in corso di recupero in Italia alla data attuale - in tutto quasi 40 - è stato condotto con l'aiuto volontario dei referenti regionali FIAB e con il prezioso contributo di Claudio Pedroni, responsabile FIAB per le reti ciclabili, che è generosamente intervenuto nella mappatura analitica completa delle linee ferroviarie abbandonate, ricavandone per ognuna la percentuale del reale recupero ciclistico ricalcante il sedime originario.

Dall'analisi dei tracciati ciclabili è evidente la relazione possibile intercorrente tra recuperi e progetto di rete ciclabile nazionale "Bicitalia", al fine di sviluppare appieno le loro potenzialità e reciproche sinergie."

All'opera editoriale hanno contribuito anche il tedesco Achim Bartoschek, ("Panoramica dei recuperi in Europa") e gli italiani Roberto Rovelli e Giulio Senes ("Ferrovie dismesse e greenways: un binomio internazionale"; Albano Marcarini ("Ex-ferrovie, il 'falso' pericolo delle piste ciclabili - reversibilità del recupero ciclistico"); Marco Navarra (Parco lineare dell'ex-ferrovia recuperata a ciclabile Caltagirone-San Michele di Ganzaria: riflessioni sulla situazione ad oggi e sugli sviluppi di un recupero inteso come progetto di paesaggio; Claudio Pedroni (Il progetto di rete nazionale Bicitalia e il quadro legislativo italianoattinente il recupero ciclabile delle ex-ferrovie).

"Il lavoro compiuto – conclude Rovaldi - è da considerarsi un primo approccio FIAB ad una ricerca sui recuperi ciclistici dei sedimi ferroviari abbandonati possibilmente da continuare nei prossimi anni e da sviluppare con sempre maggiore determinazione e interesse.

Auspicabile infatti un secondo volume dedicato alle "ex ferrovie calde", cioè quelle per le quali è in corso di elaborazione il progetto di recupero con le possibili opzioni: pista ciclabile e/o nuova attivazione di un moderno servizio di trasporto su rotaia, anch'esso da considerare a tutti gli effetti opera di promozione e incentivazione della mobilità dolce e della relativa ed ovvia intermodalità bici+treno, bici+tramvia o bici+metrò: Merano-Malles docet !"

Fonte: FIAB