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La  Conferenza  Internazionale  “VIVERE  E  CAMMINARE  IN  CITTÀ”,  giunta  alla  sua ventesima edizione, affronta ogni anno diversi temi relativi alla qualità della vita in ambito urbano. La Conferenza Internazionale a vent’anni dal primo FORUM SULLA SICUREZZA STRADALE,  tenutosi  a  Brescia  nel  giugno  del  1993  torna  ad  approfondire  il  tema  della sicurezza degli utenti deboli della strada.
Il  forum  si  configura  come  un  incontro  tra  utenti,  amministratori,  esperti  per  affrontare  i problemi di chi si muove senza protezione nel traffico cittadino: per una mobilità sicura di bambini, anziani, disabili.
Il numero di morti e feriti gravi che si registra tra gli utenti vulnerabili della strada, quali ad esempio i conducenti di motociclette e ciclomotori, i ciclisti e i pedoni, è elevato e in alcuni Stati  europei  continua  ad  aumentare.  Nel  2008,  gli  utenti  vulnerabili  della  strada rappresentavano il 45% del totale dei morti sulle strade e le statistiche mostrano che fino ad ora non hanno ricevuto sufficiente attenzione. In Italia quasi 2 pedoni al giorno perdono la vita.
La   Comunicazione   della   Commissione   Europea   “Verso   uno   spazio   europeo   della sicurezza  stradale:  orientamenti  2011-2020  per  la  sicurezza  stradale”  evidenzia  come  la sicurezza stradale è una questione di importanza fondamentale per la società.
Nel   2009,   sulle   strade   dell’Unione   europea   sono   morte   più   di   35   000   persone (l’equivalente di una città di medie dimensioni) e i feriti sono stati non meno di 1 500 000. Il costo per la società è altissimo: nel 2009 ammontava a circa 130 miliardi di euro.

TEMI  
Gli  orientamenti  europei  per  la  sicurezza  stradale  nell'orizzonte  temporale  fino  al  2020 intendono definire un quadro di governance generale e obiettivi ambiziosi che servano a orientare le strategie nazionali o locali.
In  Europa  nel  2008,  ciclisti  e  pedoni  rappresentavano  il  27%  dei  morti  sulle  strade  (e  il 47%  nelle  aree  urbane).  Per  molti  potenziali  ciclisti  i  rischi,  reali  o  percepiti,  legati  alla sicurezza stradale rimangono un ostacolo determinante. Poiché i governi nazionali e locali promuovono sempre più attivamente gli spostamenti in bicicletta e a piedi, è necessario considerare  con  attenzione  crescente  le  questioni  legate  alla  sicurezza  stradale.  Alcuni utenti,  indipendentemente  dal  ruolo  nel  traffico  (pedone,  conducente,  passeggero),  sono per  loro  stessa  natura  "fragili",  ad  esempio  gli  anziani,  i  bambini,  i  disabili.  La  loro vulnerabilità risulta particolarmente elevata nelle aree urbane.

La XX Conferenza Internazionale “VIVERE E CAMMINARE IN CITTÀ – la sicurezza degli utenti deboli della strada” intende approfondire i seguenti temi:
1. “La sicurezza stradale come obiettivo della ricerca scientifica”  
La  sessione  vuole  essere  occasione  di  riflessione  sui  risultati  di  ricerca  conseguiti attraverso la partecipazione gruppi di lavoro internazionali, nazionali (progetti di ricerca, programmi e azioni comunitarie).
2. “Metodi, strumenti e stato dell’arte della sicurezza stradale oggi”
La sessione si propone di approfondire sia gli strumenti in uso per migliorare le condizioni di  sicurezza  stradale  in  ambiente  urbano  che  i  metodi  innovativi  per  l’analisi  e  il monitoraggio della sicurezza degli utenti deboli della strada.
3. “Ambiente urbano e incidentalità: esperienze”
La  sessione  vuole  approfondire  esperienze  e  buone  pratiche  finalizzate  alla  sicurezza stradale  degli  utenti  deboli  in  ambito  urbano,  approfondendo  anche  sotto  il  profilo quantitativo i risultati conseguiti.

Per informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Lunedì, 17 Giugno 2013 08:42

La bicicletta conquista i Piemontesi

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Per un Piemontese su due la bici è sinonimo di rispetto dell’ambiente e ben il 70 per cento degli utilizzatori abituali delle due ruote arriva a percorrere anche fino a 5 km al giorno. Aiuta a fare una vita meno sedentaria, consente di risparmiare tempo e denaro, trasmette benessere fisico e mentale. Per i piemontesi è “bici-mania” e il 70% dei ciclisti arriva a percorrere anche 5 km al giorno cavalcando la tendenza del momento, ovvero il “Well-biking”. Circa 2 su 10 (21%) dichiarano di utilizzare la bicicletta almeno 3 volte a settimana sia che si tratti di andare a fare la spesa (36%) o una semplice passeggiata (52%) e 2 piemontesi su 10 (20%) la scelgono anche come mezzo migliore per i suoi spostamenti. Per quasi 6 piemontesi su 10 (62%) l’uso della bicicletta aiuta soprattutto a stare in forma e in salute, mentre circa il 49% inforca le due ruote per promuovere il rispetto dell’ambiente e stare in contatto con la natura (38%). I vantaggi dell’andare in bici? Il relax mentale che ne consegue (46%), risparmiare i soldi della benzina e dei mezzi pubblici (33%) e rappresenta un modo piacevole di stare in forma (40%). É questo quanto emerge da uno studio promosso da Beltè, condotto attraverso circa 265 interviste telefoniche su un campione casuale di piemontesi che usano la bicicletta, in età tra i 18-65 anni, per verificare tic e manie dei piemontesi in bici. La bella stagione favorisce senz’altro i piemontesi a prendere dimestichezza con le due ruote (43%) ma qual è il motivo principale che li spinge a prendere la bici? La maggioranza (51%) sale in sella per farsi la classica passeggiata al parco. Ma adesso, anche tra i piemontesi, prende piede anche l’abitudine di utilizzarla per le attività pratiche della vita quotidiana come fare la spesa (36%,) e mezzo ideale per spostarsi (27%). E non mancano coloro che sono spinti a pedalare dalla voglia di tenersi in forma fisicamente (39%) e mentalmente (41%).

Quali sono le problematicità che incontrano nell’andare in bici?
Circa 4 piemontesi su 10 (38%) indicano soprattutto l’imprudenza degli automobilisti, seguita dalla mancanza di piste ciclabili e corsie preferenziali in città. Nonostante ciò ben 7 piemontesi su 10 (70%) arrivano a pedalare fino a 5 km. Il 17% degli intervistati percorre dai 5 ai 10 km, mentre il 7% si attesta in media tra i 10 e i 15 km. Dove si e’ soliti andare in bicicletta? Strano ma vero si pedala di piu’ per le vie trafficate della citta’ (40%), rispetto alla periferia e alla campagna, che insieme arrivano al 24%, e al parco (19%). Quante volte alla settimana i piemontesi decidono di prendere la bici? Circa 2 su 10 (21%) si muovono in bicicletta almeno tre volte alla settimana, mentre gli stakanovisti dei pedali che la utilizzano tutta la settimana sono il 14% e infine l’11% degli intervistati la riscopre solo nei week end.
Ma quali sono i vantaggi dell’andare in bici? Dalle risposte emerge come l’aspetto salutistico sia il più associato al mondo delle biciclette; secondo la maggioranza, infatti, pedalare rilassa e trasmette benessere interiore (46%), aiuta a fare una vita meno sedentaria (31%), a stare in forma facilmente, con gusto e in modo piacevole (40%). Ad emergere è anche l’altra anima delle bici, quella volta maggiormente alla cura dell’ambiente; i piemontesi preferiscono i pedali per salvaguardare l’ambiente (50%) e stare piu’ a contatto con la natura (38%) e perché è il modo più facile e immediato per abbassare l’inquinamento in città (22%).
Alla domanda su quale oggetto ritengono indispensabile avere con sé quando si è in bici, i piemontesi non si smentiscono e mettono al primo posto il telefonino o lo smartphone (47%), seguito da una percentuale consistente (32%) che non rinuncerebbe mai a portarsi dietro una bibita fresca, soprattutto acqua minerale (89%) e thè freddo (7%), di gran lunga preferiti a integratori (3%) e succhi di frutta (1%).

Fonte: www.localport.it

Lunedì, 17 Giugno 2013 09:02

Un vaso come porta bici ecologici

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Wasobuky è un oggetto a metà tra un vaso d’arredo urbano ed un portabiciclette, creato dal designer Alessio Silvi per Decor Style. Un elemento per l’arredo urbano che contribuisce a ornare gli spazi pubblici unendo la funzionalità e l’utilità ad un’estetica piacevole e accattivante. Wasobuky è formato da una struttura di diciotto elementi in metallo tagliato al laser che costituiscono il sostegno per le biciclette sormontato da un contenitore in vetroresina. Il colore, sia della parte metallica sia del vaso, è personalizzabile a seconda delle richieste. Il rack può ospitare fino ad un massimo di cinque biciclette.

Per info, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

www.decorstyle1975.it

Fonte: www.designstreet.it

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Il Mercatino di Fixedforum va live per la seconda volta. Sabato 22 giugno, dalle 15 del pomeriggio fino a tarda notte (23.30), in collaborazione coi ragazzi dell’Ex-Forno (Mambo) di Bologna, si terrà la seconda edizione del Mercatino Live presso il parco del Cavaticcio. Prendete il meglio che avete in cantina e portatelo al MERCATINO LIVE” recitava il claim della prima edizione del Mercatino Live.
Per questa edizione dobbiamo assolutamente aggiungere un “Preparatevi a stare all’aria aperta, in una situazione e location degna dei migliori party estivi, sorseggiando ottimi drink e gustando il miglior buffet di Bologna”. Una grande mostra scambio legata alle bici di tutti i tipi, aperta a tutti coloro che vorranno partecipare sia come venditori che come compratori.
L’evento totalmente gratuito, birre e drink esclusi.

INFO PER I VENDITORI: sarà possibile prendere gratuitamente uno spazio per il proprio banchetto, previa prenotazione via mail all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Potrete vendere e scambiare qualsiasi oggetto legato al ciclismo: bici, pezzi, abbigliamento, parafernalia, spoke usate, tette coi piercings, palmares di fausto bocchi, e chi più ne ha più ne venda.
Si ricorda che si tratta di vendite tra privati quindi negozianti e gestori di attività commerciali sono tenuti ad agire come tali.

RIASSUMENDO
- Sabato 22 giugno
- Dalle 15 alle 23&30
- Presso il Parco del Cavaticcio, Bologna
- Gratuito sia per venditori che per compratori
- I venditori devono prenotare lo spazio alla mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
- Drink, food, bella gente

Fonte: www.fixedforum.it/

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Vuoi personalizzare la tua bici senza intaccare la verniciatura? Magari rinnovandone il look di tanto in tanto? Fai un pensierino su Fix Your Bike. Il suo kit, composto da 7 film polimerici a lunga durata dalla spiccatissima identità grafica, è stato ideato dal duo di Tagmi, i designer Danilo Leonardi e Valentina Antinori. Loro l’idea che un mezzo di locomozione sempre più diffuso in città come è la bicicletta possa e debba essere oggetto di un intervento customizzabile, low cost e a basso impatto ambientale. Colori psichedelici e forme geometriche, fantasie a pois: attraverso degli stickers è possibile così recuperare e rimodernare lo storico mezzo di trasporto su due ruote, che accompagna i cittadini “green” e non solo nella loro quotidianità. Lo Studio Tagmi ti permette di personalizzare la propria bici in base alla tendenza del momento, regalandole addirittura una “seconda pelle” protettiva. Il gusto estetico si coniuga infatti con l’esigenza di proteggere il telaio metallico dalla ruggine e dagli agenti atmosferici: i film adesivi che compongono il kit Fix Your Bike sono antiabrasivi e impermeabili. Inoltre il rivestimento è atossico: così per dare un nuovo look al mezzo a due ruote non occorrerà utilizzare la vernice, ma basterà un comune taglierino per modellare la pellicola. Già presentate in precise dimensioni adattabili alle varie parti dell’intelaiatura, le strisce si applicano facilmente e non creano bolle, “easy apply” come dicono gli addetti. Fix Your Bike permette così di proteggere, abbellire, recuperare e riconoscere la propria bici nella community dei riders.

Fonte: www.fixyourbike.it

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Un nuovo suggestivo passaggio ciclo-pedonale si snoda lungo il percorso all’interno del Gran Bosco della Mesola, uno degli ambienti più affascinanti del Delta del Po, ricco di storia e di biodiversità, che con i suoi 1058 ettari rappresenta l’area boschiva più estesa del ferrarese. Verrà inaugurato il 15 giugno alle ore 12.00 presso Taglio della Falce il nuovo corridoio litoraneo ciclabile di collegamento tra le località di Goro, a Nord, e di Comacchio, a Sud,  che consentirà il transito di singoli turisti o piccoli gruppi impedendo, nel contempo, l’uscita degli animali. Agli estremi del corridoio, infatti, sono stati posizionati due cancelli di accesso e di monitoraggio dei flussi, il primo a sud presso la località Taglio della Falce ed il secondo a nord presso la località Goara, che permetteranno di capire quanti accessi di visitatori in entrata ed uscita vi saranno stati nel corso della stagione. Tale passaggio è stato realizzato dalla Provincia di Ferrara, nell’ambito del progetto Slow Tourism, in collaborazione con il Parco del Delta del Po Emilia Romagna, il Corpo Forestale dello Stato ed i Comuni di Codigoro, Comacchio, Goro e Mesola. Il percorso rientra in una logica più ampia di itinerario periplo del territorio provinciale, individuato con gli oltre cento operatori turistici che hanno partecipato agli incontri formativi del progetto Motor ; sono, infatti, stati individuati alcuni itinerari cicloturistici sui quali puntare per la creazione di proposte promo-commerciali, anche in considerazione del fatto che Ferrara risulta spesso il punto terminale di itinerari di lunga percorrenza come il percorso Garda-Adriatico, il progetto Vento, l’itinerario Monaco-Ferrara.
Alla cerimonia di inaugurazione saranno presenti l'Assessore al Turismo della Provincia di Ferrara Davide Bellotti, i sindaci dei Comuni coinvolti, il Comandante del Corpo Forestale dello Stato Giovanni Nobili ed il Presidente dell’Ente di gestione per i parchi e la biodiversità-Delta del Po Massimo Medri.
Ovviamente non potevano mancare i cicloturisti, principali destinatari di questo passaggio: durante la mattinata, infatti, quattro diversi gruppi di ciclisti partiranno da Mesola, Goro, Codigoro e Comacchio, per poi ritrovarsi a Taglio della Falce dove assisteranno al taglio del nastro e avranno la possibilità di pranzare tutti assieme presso il ristorante omonimo o presso la Sagra della Cozza di Goro.

Fonte: Comune di Ferrara

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Siamo sostenitori della bicicletta, e su questo non c’è alcun dubbio. Ma crediamo vivamente che la sicurezza sia un principio fondamentale anche quando si va in bici. Per cui non bisogna avere paura di perdere la bella acconciatura: caldo o non caldo il casco va messo anche quando si pedala. A Vienna si parla di mobilità urbana e soluzioni per far pedalare più gente possibile nelle città, ma anche dell’uso del casco. Per chi pedala da tanto tempo e lo usa regolarmente è quasi scontato, il problema non sembra sussistere, ma quando lo si tira fuori nell’ambito politico, economico, promozionale, si generano correnti di cui, a quanto pare, si deve tenere conto.

Il rischio, sottolinea l’ECF (European Cyclist Federation) è che le leggi sul casco abbiano la precedenza (e siano usate come scusa) al posto di rendere le strade più sicure per i ciclisti. Simpatica l’iniziativa della polizia danese che ferma i ciclisti donando un abbraccio e un casco, gratis. Niente multe o sanzioni, ma un discorsetto nel quale viene spiegato il perchè è utile usare il casco. In Italia la questione è stata affrontata a più livelli e le prospettive di una legge sul casco obbligatorio erano preoccupanti in effetti: dal rischio di dire che si è fatta qualcosa per i ciclisti mettendo un obbligo per loro, senza toccare chi (e cosa) possa essere davvero un pericolo per l’andare in bicicletta, all’occasione per le assicurazioni come argomento in più da impugnare.

L’occasione di Velo-City è stata di mettere a confronto diverse realtà internazionali (si è arrivati fino in Australia), dove i partecipanti hanno riportato la situazione dei loro paesi e gli studi annessi sull’utilità del casco. Fermo restando che il casco, ad averlo indossato, non hai mai ucciso nessuno. E onestamente, come cycle! e, soprattutto, come pedalatori quotidiani, la nostra esortazione rimane sempre nell’indossarlo. Non è certo la soluzioni ai problemi di sicurezza, ma è un aiuto in più che, vista la qualità raggiunta (pensiamo anche in termini di comfort: il casco in estate protegge dal caldo!) non ha senso lasciare a casa.

Fonte: www.cyclemagazine.it
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La cronaca ci racconta di un'anziana signora padovana sorpresa a pedalare in autostrada. Mentre si considera giustamente pura follia l'idea che qualcuno pedali in autostrada, d'altra parte il diritto a percorrere strade alternative più sicure viene sistematicamente negato. Provate a seguire la segnaletica e vi troverete a pedalare sulle strade peggiori, se non addirittura a dovervi fermare di fronte a divieti. Se un ciclista non è bravo con mappe o gps non giungerà mai a destinazione. Ma tutto ciò non è leggermente incostituzionale?

 

«Volevo andare a trovare mio figlio che lavora in ospedale, ma avevo paura di trovare traffico. Per questo ho preso la bicicletta». È l’incredibile e disarmante giustificazione resa da una non più giovanissima signora padovana agli agenti della stradale che l’hanno fermata mentre pedalava tranquilla in autostrada dove aveva percorso quasi 20 chilometri, verso Monselice. Sono state le numerose telefonate degli automobilisti a mettere in allarme la Polizia stradale di Rovigo che, sembrerebbe, ci ha impiegato un po’ a convincere la signora che quella non era la strada più adatta per le biciclette. Con le dovute maniere – e con un sospiro di sollievo – gli agenti l’hanno accompagnata fuori. Questa la notizia recentemente riportata dai giornali e ripresa dalla nostra rivista BC. Certo sull’episodio si può anche scherzare, ma in realtà è possibile un commento più "politico" sulla vicenda. Premetto subito, a scanso di equivoci (anzi delle solite manipolazioni ad arte del nostro pensiero da parte dei soliti “prevenuti”), che nessuno pensa sia giusto percorrere un’autostrada in bicicletta. Sarebbe pura follia. Quel che mi accingo a rivendicare è l’esatto contrario: il diritto a poter percorrere strade alternative più sicure, confortevoli e, perché no, anche più belle. Il fatto  è che da noi tutto è pensato in funzione dell’auto. Se vuoi andare da Padova a Monselice, e segui la segnaletica … ti trovi inevitabilmente instradato verso un’autostrada o una superstrada, ovviamente vietate alle bici. Nella migliore delle ipotesi a rischiare la vita su "statali" da panico. Così ovunque nel Belpaese. Il problema non è che l’autostrada è vietata ma il fatto che la segnaletica lì conduce, costringendo i ciclisti ad un “retrofront” (salvo appunto qualche "distratto", come nel caso in questione).

Mentre in molti Paesi si segnalano ai ciclisti le strade secondarie o alternative (a volte ciclabili, altre un mix di ciclabili, strade secondarie, brevi pezzi di congiunzione su strade più trafficate ma consentite).

Da noi invece, se un automobilista decide di “convertirsi” alla bici si trova subito in grande difficoltà. I cicloturisti italiani più esperti hanno imparato da tempo l’arte di arrangiarsi, sapendo bene di vivere in un Paese dove la bicicletta viene regolarmente ignorata e vilipesa (vedi ad es. lo zero partecipazione di Governo e Amministrazioni locali alla Conferenza Velocity di Vienna, dove l’Italia praticamente è stato l’unico Paese “sviluppato” d’Europa a non essere rappresentato, vedi le continue contestazioni degli “autodipendenti” della presenza dei ciclisti sulle strade. I ciclisti più esperti sanno ormai che non devono mai seguire la segnaletica ufficiale e si destreggiano tra mappe topografiche e, più recentemente, con  le tracce per navigatori satellitari scambiate tra i ciclisti in rete. Si riscoprono strade alternative, poco frequentate, si stanano le poche ciclabili esistenti, le vecchie carrareccie, ecc. ecc. Non a caso i corsi FIAB sul cicloturismo “spopolano” e i siti che indicano percorsi alternativi altrettanto. Il "problema" (si fa per dire) è che i ciclisti stanno aumentando e, per quanto agguerrite, anche cento FIAB non potranno mai fronteggiare la necessità di istruire i ciclisti in quest' ”arte di arrangiarsi” per superare indenni le carenze “strutturali” (figlie di politiche della mobilità scellerate, totalmente succubi all’“autodipendenza”) Quindi  il problema, prima di tutto, è “politico”, dobbiamo contestare questa situazione dove la segnaletica da indicazioni stradali solo per le auto e resta quindi un servizio a favore della mobilità di una sola parte dei cittadini, discriminandone altri. Il ciclista resta così un cittadino di serie B. Una piccola "provocazione". Questa situazione, a ben pensarci, non è leggermente incostituzionale L’art. 16 comma 1 della Costituzione recita “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza.“

Allora, a mio parere, siamo di fronte ad una discriminazione anti-costituzionale di alcuni cittadini, che usano un mezzo piuttosto che un altro. Nessuna legge stabilisce che le biciclette non possano circolare e quindi muoversi liberamente in qualsiasi parte del territorio (e vorrei ben vedere), quindi se “per ragioni di sicurezza” ci impediscono giustamente di percorrere alcune autostrade e superstrade,  dall’altra sarebbero tenuti per non violare la Costituzione a segnalarci le alternative, senza incanalare, come accade, anche il traffico ciclistico su percorsi che poi risultano “sbarrati”.

La bicicletta per molti di noi è una scelta, per alcuni l’unico mezzo di trasporto che possono permettersi. Allora, vi chiedo e mi chiedo, non è che noi ciclisti stiamo subendo una discriminazione in ragione del mezzo che usiamo?

Fonte: Fiab

di Stefano Gerosa

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La bici come ultima e più intensa frontiera dell'avventura, tra chi vuole cambiare il mondo e chi vuole riscoprirsi e riscoprirlo. E' questo il tema dell'inchiesta sul numero di Giugno di BC, la rivista della Federazione Italiana Amici della Bicicletta che a cadenza bimestrale racconta tutto sul mezzo di trasporto più green che esista.
Poi i dati sul numero sempre più crescente di italiani che hanno deciso di passare sui pedali le vacanze, la scoperta delle Vias Verdes, le antiche ferrovie spagnole riconvertite a piste ciclabili, ma soprattutto il racconto di Gianpaolo Ormezzano sul contributo che Gino Bartali diede ai partigiani grazie alla sua abilità ciclistica e al suo sangue freddo. L'ultimo a partire - rilanciato dai media la settimana scorsa - è stato Stefano Cucca, ex-ironman, 300 tappe, 30mila chilometri per raccontare la sostenibilità. E il viaggio in bicicletta si conferma sempre più l'ultima frontiera dell'avventura. C'è chi parte per cambiare il mondo, chi per cambiare se stesso; c'è chi si tira fuori dal lavoro e dalla vita di sempre, chi ne viene espulso. Il racconto corale di questo esercito di 'ciclonauti' è il tema della cover story sul numero di Giugno di BC, il magazine di FIAB, la Federazione Italiana Amici della Bicicletta, in distribuzione. Un'inchiesta senza numeri, che di questo manipolo di anti-eroi racconta motivazioni, incontri, sensazioni di viaggio. E le difficoltà del rientro: perché, come racconta a BC Francesca di Pietro, psicologa dei turismo e viaggiatrice, "se partire è difficile, tornare lo è ancora di più; anche perché chi rimane a casa comprende con difficoltà l'esperienza del viaggio".
BC, rivista bimestrale nata nel 2011, è il primo periodico italiano che sostiene l'uso quotidiano della bicicletta, in città e nel tempo libero, per una mobilità sostenibile, per il benessere di chi pedala, per la salute dell'ambiente. Sul numero di giugno, affianca all'inchiesta sui ciclonauti servizi e proposte di viaggio alla portata dell'esercito - anche questo crescente - di italiani che hanno deciso di passare sui pedali le vacanze 2013 (+5,1% sul 2012 secondo una recente indagine Trademark Italia): un viaggio nei Paesi Baschi, alla scoperta delle Vias Verdes, le antiche ferrovie spagnole riconvertite a pista ciclabile, e percorsi all'interno di tre Parchi nazionali italiani (Appennino tosco-emiliano, Gran Paradiso, monti Sibillini) che si distinguono per la ricchezza di servizi e ospitalità bike friendly.
Il personaggio del mese è Gherardo Colombo, l'ex magistrato che si è liberato da scorta e auto blu, gira solo in bicicletta e racconta ai ragazzi il valore della regole, mentre la città sotto esame dal punto di vista della ciclabilità è questo mese Lecce, capitale del barocco, non ancora delle due ruote. In sommario anche la collezione di bici degli antichi mestieri raccolte a Lecco da Nello Sandrinelli; l'avveniristica due ruote 'senza fili' di Jonny Mole. Pro e contro della decrescita, solari e buone regole per progeggersi in sella dal sole d'estate, e un racconto di Gianpaolo Ormezzano sul Bartali segreto, amico dei partigiani sono tra gli argomenti della sezione finale, che allarga il campo ai temi più generali della salute, dell'ambiente, della sostenibilità. BC, di proprietà della FIAB, è edita dal team di Vistosistampi che ha curato il progetto del magazine, ed è diretta da Giancarlo Marini. La tiratura è di 20mila copie, distribuite a tutti i 15mila soci delle associazioni federate dalla FIAB, e in abbonamento postale (un anno, 6 numeri a 24 euro).
Alternativa Sostenibile: portale di informazione sullo sviluppo durevole e sostenibile.
Fonte: www.alternativasostenibile.it

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Il clima decisamente estivo che – nonostante le previsioni del tempo sfavorevoli - aveva accolto i delegati delle organizzazioni aderenti all’European Cyclists’ Federation (ECF) arrivati a Bratislava per l’Annual General Meeting dell’8 e del 9 giugno, non ha poi accompagnato gli stessi delegati e tutti gli altri partecipanti convenuti da tutti i continenti alla conferenza internazionale “Velo-City” che ha aperto i battenti a Vienna per iniziativa della Municipalità e dell’ECF per tutta la settimana. La giornata di lunedì 10, tuttavia, è stata  pienamente “lavorativa” per gli addetti ai lavori convocati a vario titolo dall’ECF: “Scientists for Cycling Network (Scienziati per la ciclabilità) che raggruppa docenti universitari e ricercatori riuniti tutta la giornata presso il Politecnico di Vienna;  “Cities for Cyclists” workshop, che ha riunito sindaci e assessori di città europee che hanno analizzato gli aspetti politici della mobilità ciclistica in altra sala del  Politecnico di Vienna; infine i rappresentanti nazionali dei coordinamenti della rete EuroVelo che hanno lavorato più a lungo, per confrontarsi sullo stato organizzativo che l’ECF si è data per realizzare, entro in 2020, 70.000 Km di ciclovie di lunga percorrenza di qualità, integrate con stazioni, porti e aeroporti, per connettere in bicicletta da nord a sud e da est ad ovest tutto il continente europeo e assolvere alle seguenti funzioni: sviluppo del cicloturismo che rappresenta un attività in attivo anche in   un periodo di crisi come l'attuale; collegamenti ciclabili extraurbani e intercomunali; attraversamenti ciclabili dei centri cittadini.

Ma la sorpresa maggiore l’hanno avuta gli italiani presenti alla riunione dei rappresentanti dei coordinamenti nazionali di EuroVelo.

Nel presentare le proposte di modifiche e di integrazioni degli itinerari transeuropei in fase di analisi e verifica, Ed Lancaster, assistente del direttore di EuroVelo Adam Bodor, ha illustrato anche due iniziative da tempo avanzate dal coordinatore nazionale di EuroVelo in Italia, Claudio Pedroni: la Ciclovia Adriatica che da Trieste a Santa Maria di Leuca diventerebbe nuovo itinerario europeo di EuroVelo con il n. 9 e l’attraversamento di una ciclovia EuroVelo in Sicilia lungo la costa meridionale e lungo entrambe le coste della Sardegna, come tra l’altro l’associazione FIAB “Città Ciclabile” di Cagliari ha più volte richiesto e che arriverebbe anche in Corsica. "Questo nuovo itinerario – ha specificato Ed Lancaster interpellato specificatamente sull’argomento - potrebbe diventare una nuova ciclovia, assumendo un'altra numerazione, piuttosto che essere un prolungamento dell’itinerario EV 7 che da Capo Nord si ferma a Malta, come erroneamente riportato nella presentazione”.

“Affinchè la proposta sia presa in esame e valutata positivamente – ha precisato tuttavia Ed Lancaster – occorre che sia rispettata la procedura prevista dal protocollo e che la richiesta avanzata dalla FIAB sia supportata formalmente dalle istituzioni locali e territoriali interessate”.

E’ una notizia assolutamente positiva così come veramente inaspettata che ci ripaga da tante fatiche – hanno dichiarato Claudio Pedroni, instancabile coordinatore italiano di EuroVelo e Antonio Dalla Venezia, responsabile FIAB dell’Area “cicloturismo e mobilità extraurbana”.

“Questa apertura dell’ECF - hanno commentato Pedroni e Dalla Venezia - nonostante le procedure sempre più restrittive ci lascia ben sperare. Interpelleremo quanto prima le Regioni interessate dai nuovi percorsi EuroVelo per chiedere la disponibilità a supportare l'iniziativa FIAB con un'adesione formale e per invitare loro a prevedere nella nuova programmazione 2014-2020 adeguate risorse finanziarie affinché anche i tratti italiani delle ciclovie EuroVelo siano concepiti con gli stessi standard europei”.

I ritorni economici degli investimenti nelle ciclovie e nei servizi agli utenti della strada in bicicletta, sia negli spostamenti quotidiani che nel tempo libero, sono ampiamente dimostrati. Ma di questo si parlerà diffusamente nella conferenza Velo-City che fino al 14 giugno attirerà come una calamita rappresentanti della politica, delle istituzioni, della salute da tutto il mondo.

Fonte: Fiab