Venerdì, 18 Gennaio 2013 11:32

A Torino un MICS tra bike e car sharing

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Il 2013 è l'anno europeo dell'aria. In attesa di presentare, entro fine anno, la proposta di riforma della politica europea sul tema, la Commissione comincia dalla mobilità e lancia una campagna con 21 progetti in altrettanti Stati membri. Il traffico veicolare è infatti il principale responsabile delle emissioni di polveri sottili e ossidi di azoto, due tra i maggiori inquinanti che si ritrovano in alte concentrazioni nell'aria dei centri urbani. I trasporti sono però anche il settore in cui si può intervenire con più facilità e in cui una scelta più sostenibile non comporta spese economiche impegnative per i cittadini: è più immediato lasciare l'auto in garage e prendere un autobus che cambiare la caldaia di casa. Ma l'appello dell'Europa, in realtà, è più articolato e si basa sul concetto, in Italia ancora poco popolare, dell'intermodalità: non si tratta insomma di lasciare a casa la macchina sette giorni su sette, ma piuttosto di trovare "the right mix" tra auto, mezzi pubblici, bici e spostamenti a piedi. Usando la prima, magari in car sharing, quando non ci sono alternative e privilegiando invece gli altri sistemi di trasporto in caso di tragitti brevi e per muoversi all'interno della città.

In Italia la qualità dell'aria rimane un argomento scottante, spesso oggetto di contrasti all'interno delle amministrazioni cittadine, come emerso a Torino nei giorni scorsi, con i provvedimenti (bloccati) di restrizione al traffico. Secondo Legambiente, che ha diffuso ieri il dossier Mal'Aria2013, sono 51 le città, tra le 95 monitorate, che hanno infranto il bonus di 35 giorni di superamento del valore medio giornaliero di 50 microgrammi/metro cubo di PM10, stabilito dalla legge. Alessandria, Frosinone, Cremona e Torino sono le prime maglie nere in classifica, rispettivamente con 123, 120 e 118 giorni di superamento. Una situazione in cui le scelte di mobilità promosse dall'Europa potrebbero incidere in maniera significativa sull'inquinamento e sulla gestione del traffico, che spesso paralizza per ore intere le arterie urbane.

Secondo i dati diffusi dalla Commissione in occasione del lancio della campagna Do the right mix , "percorrendo 3 chilometri in bici o a piedi, riduciamo di un chilo le emissioni di CO2". Inoltre, "un tragitto in bus occupa uno spazio in strada di venti volte inferiore rispetto allo stesso spostamento fatto in auto". Con benefici considerevoli anche dal punto di vista economico, sia per il singolo – che grazie all'intermodalità può risparmiare un pieno al mese – sia per la collettività, visto che "ogni chilometro percorso in auto costa alla città quasi un euro". Infine, non vanno trascurati i vantaggi diretti per la salute, soprattutto in Europa, dove il numero di anziani è in costante crescita: "Camminando in media mezz'ora al giorno, allunghiamo l'aspettativa di vita da due a nove anni, rafforziamo 200 muscoli e bruciamo tre chili di grasso all'anno".

L'unico progetto italiano ad essere stato finanziato – con una modesta somma di 7.000 euro – è MICS (Mobility Integration for Community Solutions), presentato da un gruppo di nove associazioni del quartiere torinese di San Salvario. La città dell'auto ha infatti tra i propri fiori all'occhiello un buon sistema di bike sharing e il servizio di car sharing migliore d'Italia, ma i dati sulla qualità dell'aria la inchiodano ai primi posti in tutte le classifiche: è terza in Italia per giorni di superamento della concentrazione massima di PM10 e, secondo l'Economist , è la città europea più inquinata, la nona a livello mondiale, prima di metropoli come Parigi e Mosca.

MICS potrebbe però cambiare le cose, a partire da un piccolo esperimento. L'idea alla base del progetto è infatti quella, spiega Mario Bellinzona di LaQUP (Laboratorio Qualità Urbana e Partecipazione), di trovare 20 cittadini che vogliano mutare le proprie abitudini di mobilità: "Cercheremo 20 persone del quartiere che per spostarsi usino prevalentemente l'auto e, dopo aver studiato le loro esigenze, proporremo dei cambiamenti. Sarà il primo caso di un servizio di mobility manager di quartiere". Il resto dovrebbe farlo il passaparola: "Diventeranno dei testimonial, che dicono agli altri: 'Noi ci abbiamo provato e ha funzionato'". Nel loro percorso verso la ricerca del giusto mix, i 20 partecipanti, sulla cui avventura sarà anche girato un video, troveranno, oltre al risparmio sul pieno di carburante, un ulteriore vantaggio economico: "Avranno a disposizione abbonamenti gratuiti per mezzi pubblici e bike sharing, in modo che possano sperimentare le diverse forme di mobilità alternativa senza impegni economici".

Veronica Ulivieri - La Stampa

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