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Lunedì, 03 Febbraio 2014 14:17

In bicicletta contro mano

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Lo sanno tutti. I ciclisti, i vigili, i pedoni, gli automobilisti. Chi va in bicicletta imbocca spesso la strada contromano. Non per sprezzo delle regole, «ma per cercare di arrivare vivi alla mèta» spiegano gli amanti delle due ruote. Sarà per questo che il codice della strada sta per essere modificato - a grande richiesta dell’Anci, o meglio di tre assessori alla mobilità (fra cui il torinese Lubatti, insieme con i colleghi di Milano e Firenze) - per rendere legittimo questo comportamento in alcune strade.

Percorsi dalle caratteristiche precise, già utilizzate spesso in senso contrario da chi pedala.  Le vie in cui sarà possibile viaggiare in senso contrario alle auto dovranno avere caratteristiche precise: carreggiata larga almeno 4 metri (non considerando lo spazio delle auto parcheggiate su un lato), senza parcheggio sul lato sinistro e vietate ai mezzi pesanti. Una novità che è già consuetudine in parecchi Paesi europei: dall’Olanda al Regno Unito dalla Danimarca alla Francia. Per restare in Italia, in città come Reggio Emilia, Pesaro, Bolzano e Ferrara questa rivoluzione a due ruote è già stata compiuta.  

La reazione di chi rappresenta i ciclisti è molto positiva: "Le strade di Torino non sono sicure e il rischio è molto elevato, incidenti anche mortali negli ultimi mesi ne sono la prova - dice Gabriele De Carlo vicepresidente Bike Pride - la revisione del codice è quindi urgente e necessaria: i controviali sono perfetti per trasformarsi in zone ai 30 l’ora con la mobilità ciclabile nei due sensi di marcia. Torino, città virtuosa, almeno sulla carta, ha già inserito questa possibilità a pagina 132 del suo Biciplan". Poi va oltre: "Per Torino potrebbe essere possibile: Ztl tutto il giorno con pedaggio e tutti i controviali a zone 30 ciclabili sui due sensi". E conclude: "Recenti studi sul traffico in Francia e in Germania successivi all’introduzione di tale diritto, raccontano di una forte diminuzione degli incidenti ai danni dei ciclisti". 

Fonte: La Stampa

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