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CALDOGNO. L'avventura di Antonio Copiello e Nereo Gasparet ricordando il treno delle spie. Due ciclisti calidonensi sono andati da Venezia a Istanbul rimanendo in sella per 13 giorni

Quando si dice: andare come un treno. Antonio Copiello e Nereo Gasparet lo hanno fatto per davvero, 1900 chilometri in bici sulle tracce del mitico Orient Express: Venezia, Lubiana, Zagabria, Belgrado, Sofia, Istanbul. Il percorso non è tutto quello originale, che partiva dalla parigina Gare de l'Est, mentre lo è il punto di arrivo («Un po' deludente - hanno scritto nel diario di viaggio i due amici - un terminal di 5-6 binari semideserto») nella stazione di Sirkeci, a due passi dal Bosforo. Complessivamente i ciclisti della Mascotto Costruzioni di Caldogno hanno trascorso 21 giorni lontano da casa, anche se quelli passati in sella sono stati "appena" 13, per un totale di 95 ore, all'invidiabile media di 20 chilometri orari. «Quando c'era da pedalare non ci tiravamo indietro - raccontano - ma abbiamo voluto abbinare anche un po' di turismo». Compresa una partita della nazionale tra Bulgaria e Italia a Sofia, en passant. Copiello, 61 anni, tecnico Telecom a riposo, ha un cognome e un look che non tradiscono una parentela "importante": il fratello Gigi è stato segretario provinciale della Cisl. «Ma in bici è una schiappa in confronto, io vado molto più forte», fa notare Toni, lontani trascorsi pallonari e un lavoro che gli ha permesso, grazie ai turni, di coltivare la passione per le due ruote: tre anni fa ha vinto la granfondo "Città di Vicenza" nella sua categoria. «Ora che sono in pensione, ho meno tempo per allenarmi». Tutto il contrario di Gasparet, 63 anni, che dopo gli inizi agonistici da esordiente e allievo, per una vita ha gestito un negozio di foto ottica. Dice che ora finalmente può dedicarsi al cicloturismo. «Cerco di rifarmi girando per l'Europa in maniera un po' diversa». Con il gruppo calidonense hanno già toccato Spagna, Portogallo, Austria, Repubblica Ceca e ora, in coppia, Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria e Turchia. Una decina di chili di bagaglio a testa, il minimo indispensabile d'inglese per la sopravvivenza («Ma per mangiare e dormire ci si capisce sempre»), i pedalatori ne hanno viste e vissute di ogni, raccontando con una buona dose di ironia le loro avventure sulla pagina facebook "Toni e Nereo a Istanbul". Dove sono finite decine di foto e di aggiornamenti, a testimoniare sia l'aspetto sportivo dell'impresa che (soprattutto) quello culturale ed enogastronomico. E adesso? Copiello alza già il tiro. «L'anno prossimo si punta a Nord: Berlino, Repubbliche baltiche, San Pietroburgo, Helsinki. La convivenza non è sempre facile ma con Nereo siamo affiatati. Se si aggiungesse un altro non sarebbe male; quattro al massimo, però, non di più». Gasparet, invece, frena. «Prima devo parlarne a casa, non vorrei che lo scoprissero dal giornale».

 

Paolo Mutterle

Fonte: il giornale di vicenza

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In bici per la città col sindaco, Franco Tentorio, grande appassionato di ciclismo, sport che pratica - tiene a precisare - appena ha un po' di tempo libero. Per parlare di mobilità «dolce» a due ruote ci siamo calati nel traffico del mattino, partendo dalla sede del Comune di Bergamo.

 

Bici sportiva dai colori sgargianti e completo elegante, Franco Tentorio esce con disinvoltura dai portoni di Palafrizzoni per affrontare con serenità la strada.E da vero ciclista sportivo, il primo cittadino confessa di prediligere la strada rispetto alle piste ciclabili.

L'abitudine all'utilizzo del mezzo è evidente dalla scioltezza con cui Tentorio si destreggia tra auto e motorini. Seguendo – un po' affannati – l'andatura sprint del sindaco ci soffermiamo in alcuni punti cruciali della città, come piazzale degli Alpini, dove, oltre alla pista ciclabile c'è anche una stazione della Bigi, il sistema di bike sharing comunale gestito da Atb. È l'occasione per parlare delle novità sul sistema di noleggio biciclette. «Le prime due ciclostazioni della Bigi in arrivo sono in prossimità delle fermate della Teb Bianzana e San Fermo – spiega Tentorio –. Soprattutto negli orari di punta è un servizio molto utilizzato».

I prossimi interventi a favore dei ciclisti sono contenuti nel Piano delle opere pubbliche (Pop) 2012-2013: «È in corso la realizzazione della tram&bike, la pista ciclabile che da via Rovelli segue il tracciato della tramvia Bergamo-Albino, opera già finanziata che dovrebbe essere conclusa entro aprile 2013 – annuncia Tentorio –. Nel Pop 2012 è prevista la realizzazione della pista ciclabile che collega il Polaresco al nuovo ospedale. Si andrà a sostituire l'attuale passerella pedonale di via Carducci con un nuovo passaggio ciclopedonale. In cantiere anche la pista "Progetto Life" che collega la città a Treviolo. Stiamo aspettando gli esiti di un finanziamento europeo, ma sembra ci siano buone possibilità di realizzarla nel 2013».

Fonte: eco di bergamo

Giovedì, 08 Novembre 2012 11:50

Verona non e' una citta' a misura di bici

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Pubblichiamo un articolo apparso in data odierna su larena.it che si sembra molto interessante.

 

di Alessandra Garetto

Verona 8 novembre 2012

Due incidenti a poche ore uno dall'altro, in entrambi «protagonista» la bicicletta. Il primo ha coinvolto un'auto e una bicicletta, il secondo un ciclista e un pedone ed entrambi hanno avuto gravi conseguenze. È accaduto martedì e i due episodi pongono con urgenza evidente il problema della ciclabilità nella nostra città. In mattinata, verso le 9, in via Po, alle Golosine, una Bmw 320 ha investito una bicicletta. L'automobilista, 44 anni, residente a Negrar, percorreva via Po diretto verso via Roveggia e la ciclista, 75 anni, ha attraversato la strada probabilmente in sella alla bici, in un momento in cui c'era un po' di traffico. L'uomo, forse abbagliato dal sole, non si è accorto della ciclista, che ha investito - seppur a velocità ridotta - caricandola sul cofano e facendola cadere a terra. La donna è stata trasportata all'ospedale di Borgo Trento, dove è ora ricoverata in prognosi riservata. Nel pomeriggio, poco prima delle 17, una signora è stata investita da una bicicletta sulla ciclabile di corso Porta Nuova, e non c'è troppo da stupirsene, considerato che ogni giorno su questa pista si produce una pericolosa convivenza tra ciclisti e pedoni, che troppo spesso nemmeno si accorgono di trovarsi su una corsia riservata alle biciclette. La signora è caduta a terra ed è stata portata a Borgo Trento con un trauma cranico. Questi due episodi non sono dunque che l'ultima conferma di quanto pericolosa risulti la nostra città per chi sceglie di spostarsi in bicicletta. Solo per citare un altro episodio recentissimo, venerdì scorso in lungadige Galtarossa una signora in bicicletta è caduta mentre veniva affiancata da un autobus di linea (forse il bus l'ha sfiorata facendole perdere l'equilibrio) e ha riportato la frattura di entrambi i femori: ma le conseguenze potevano essere anche più gravi. Che cosa significa? Che i ciclisti non sanno guidare o che Verona diventa sempre meno adatta, per non dire pericolosa per le biciclette? «Direi che forse, prima di tutto, vuol dire che sta aumentando il numero di chi si sposta in bicicletta e di conseguenza aumentano anche gli incidenti che coinvolgono i ciclisti», osserva Giorgio Migliorini, presidente della sezione veronese degli Amici della Bicicletta. «Ma al di là di questo dato, che le nostre rilevazioni confermano (è provata anche la propensione che molti cittadini avrebbero ad utilizzare la bici per gli spostamenti quotidiani per recarsi al lavoro, ma è proprio la pericolosità di alcune strade a farli rinunciare), non c'è dubbio che molte strade risultano fortemente rischiose per le due ruote. Anche dove di fatto ci sono piste ciclabili, non mancano le criticità e corso Porta Nuova è solo uno dei possibili esempi». «È sotto gli occhi di tutti che a qualsiasi ora del giorno la fetta di marciapiede riservato alle bici in corso Porta Nuova è occupato dai pedoni», prosegue Migliorini. «Non si tratta solo della scarsa educazione caratteristica del nostro Paese: se infatti prendiamo Olanda o Germania, un pedone non si sogna di camminare su una ciclabile, dove finirebbe subito investito. Ma su molte nostre ciclabili, come quella di Porta Nuova, manca la segnaletica orizzontale e ogni altra cura: cosa dire per esempio del fatto che questa ciclabile si interrompe all'improvviso davanti ad una tabaccheria? Che senso ha?». Ecco, non si tratta di diventare come Groningen, la città dell'Olanda del Nord che sotto la suggestiva stazione ferroviaria ottocentesca ha un parcheggio per biciclette con 10mila posti e dove girare sulle due ruote è per tutti la cosa più ovvia: ma forse possiamo ancora tentare di evitare di guadagnarci la maglia nera della ciclabilità.

Alessandra Galetto

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E'riuscito nell'impresa facendo in salita circa 3700 gradini sulla torre piu' alta del mondo. Ovviamente senza appoggiare il piede a terra.

 

Si è messo il casco, questa volta, e con la sua classica mountain bike in carbonio 26 pollici con il logo Bianchi sul tubo trasversale, ruote a razze e gomme slick ha scalato tutti i 160 piani del Burj Khalifa di Dubai, il più alto grattacielo al mondo, 828 metri. Il certificato del Guinness World Record è datato 18 ottobre e supera il precedente realizzato da tre biker che nel 2008 avevano fatto 2008 scalini su 88 piani con bici da trial. Al piano 101 si rompe il telaio, il freno a disco posteriore Magura ha sollecitato troppo il supporto, ma Brumotti ha proseguito e, con il permesso dei giudici, ha potuto sostituire la bici poco più su, sempre rimanendo in sella e senza appoggiare assolutamente il piede a terra. Ci ha messo 2 ore e 20 minuti, c'erano 38 gradi e non c'era l'aria condizionata.

fonte: cycling.it

Mercoledì, 07 Novembre 2012 11:40

Come conservare la bici per l'inverno

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La bicicletta è un mezzo particolarmente ecologico e salutare. La sensibilizzazione delle città all'utilizzo delle biciclette al posto delle auto inquinanti, dovrebbe diventare e speriamo lo diventi al più presto, la normalità. In ogni caso bisogna saper curare la propria bicicletta soprattutto quando in inverno la mettiamo da parte.

 

La prima cosa da fare quando arriva la stagione invernale e, di conseguenza non è più possibile adoperare la bicicletta, è quella di lavarla per bene. Quindi, con una bagna asciuga, eliminate tutto il fango e la polvere in essa presente, soprattutto nelle parti meccaniche come la catena e le corone poste nella ruota posteriore.

Appena avete terminato il lavaggio, potete asciugare le parti metalliche. Quando il tutto è asciutto, prendete un contenitore e versate dentro un dito di olio motore (anche utilizzato). Fatto questo procedete prendendo una pezza e intingendola nell'olio motore. Passate la pezza in modo omogeneo in tutto il telaio della vostra bicicletta.

Raccomandiamo di non dimenticare i cerchioni della ruota e tutti i raggi! Pulite anche le ruote e mettete del borotalco sulle gomme. Quando avete terminato questo lavoro, prendete del grasso per ingranaggi (meglio se spray) e passatelo sulle corone posteriori e lungo la catena. A questo punto il lavoro è fatto. Prendete un sacco nero e chiudete in esso la bicicletta. Appendete la bicicletta con le ruote rivolte in alto (per evitare di ovalizzare le gomme).

Mercoledì, 07 Novembre 2012 11:17

Anche Livorno avrà il suo bike sharing

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Entro il prossimo 20 novembre entrerà in funzione il servizio di bike sharing, cioè il noleggio di biciclette con 4 "stazioni" dove prendere e lasciare le due ruote. La giunta municipale ha intato approvato il regolamento e le tariffe del nuovo servizio di noleggio di biciclette, pubblico ed automatico.Si parte , in via sperimentale, con un abbonamento annuale per usufruire del servizio; solo a partire dal 16 aprile 2013 , in periodo primaverile , per andare incontro alle esigenze di turisti e croceristi, si potranno attivare anche abbonamenti giornalieri e settimanali.Costo dell'abbonamento annuale: 20 euro. Al momento della sottoscrizione l'utente riceverà una tessera elettronica da ricaricare ed un lucchetto per chiudere il mezzo. La prima precarica obbligatoria della card sarà di 5 euro.

 

Per quanto riguarda le tariffe , in analogia con altre città, la prima mezz'ora di utilizzo sarà gratuita; da 30 minuti a 60 minuti: 0,50 euro; da 1 ora 2 ore : 1 euro; da 2 a 4 ore: 2 euro per ciascuna ora. Oltre le 4 ore : 2,50 euro l'ora.

Il servizio sarà attivo tutti i giorni dalle ore 7 alle ore 22. Sarà prolungato fino alle ore 24 dal 16 aprile al 15 ottobre.

Gli abbonamenti e le relative tessere saranno rilasciati a partire dal 15 novembre prossimo ( nei giorni di lunedi, mercoledì e venerdì dalle ore 10 alle 12 ) presso il gazebo della Co.Pi.Sa in piazza Unità d'Italia.

Tutto è pronto dunque per lanciare anche a Livorno il nuovo servizio, già avviato con successo in numerose città italiane, che si offre come valida alternativa di mobilità sostenibile. Già installate le 4 stazioni dove è possibile prelevare e/o depositare la bicicletta prima e dopo il suo utilizzo ( piazza Cavour, piazza del Municipio, piazza Dante e piazza della Repubblica- Largo Cisternino) , già funzionanti i totem di gestione multifunzionale e le colonnine di parcheggio a cui saranno ancorate le 24 biciclette che al momento costituiscono il parco mezzi in dotazione per la città. A gestire il servizio di Bike Sharing sarà la ditta Eurimpiantistica (che si è aggiudicata l'appalto) per il primo anno, successivamente passerà alla stessa Co.Pi.Sa, come previsto nel contratto di gestione dei parcheggi.

Fonte: il tirreno

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Pubblichiamo le prime pagine del libro "La mia bici va a potassio. Milano-Roma a due banane all'ora" di Albano Marcarini, nelle migliori librerie dal 5 aprile 2012.

 

90. Avvertenza prima di uscire da casa

Ogni giorno che uso la bicicletta, prima di uscire di casa, oltre a gonfiare bene le gomme, devo tenere a mente questo dato. In quarant'anni la densità dei veicoli a motore sulle strade italiane è aumentata del 178%. Nel 1970 c'erano 81 veicoli per ogni chilometro di strada, oggi ce ne sono 225. Nel medesimo periodo la rete stradale è aumentata solo del 34%. In questo senso, se mi può confortare, non sarò mai solo sulla strada. Magari un po' indifeso. Come se fossi nudo, di fronte a persone corazzate.

89. La strada

Una volta tanto non sono state le città, pure belle, o i monumenti, pure importanti, ma è stata la strada. Lei è stata la protagonista di questo viaggio da Milano a Roma. Sì, perché la strada, soprattutto certe strade, non sono un nastro d'asfalto, ma sono storia, cultura, incontri, personaggi, cibi, paesaggi. La strada è la vita di un Paese lungo e stretto come il nostro. Penso, ed è un paradosso, che l'auto mi abbia a lungo rubato le strade. Le percorre ma non le ama. La bicicletta mi restituisce questo patrimonio. Devo conservarlo. Il pedale mi riconsegna il senso e la dimensione reale dello spostamento da un luogo all'altro, con i tempi, le pause, gli allunghi e le impennate. Questa è una velocità vera e non fittizia, non alta e neppure bassa, ma dolce. Mi dà il tempo e il piacere di (ri)leggere i nomi dei luoghi e delle vie per cercare di risalire al loro significato profondo, mi permette di contare i cipressi uno a uno, le vigne una dietro l'altra o gli ulivi nei campi o le nuvole che scorrono nel cielo. Capire perché, lungo la strada che ci arriva, un paese sta sopra un colle oppure si nasconde in basso, fra le ombre della valle. Così facendo, o meglio, così andando anche la fatica ha un senso e si giustifica perché i miei avi, che costruirono quelle strade, non erano spreconi ma sapevano esattamente dosare i tracciati a seconda del bisogno. Alcune strade, le "vecchie" strade, si sposano al paesaggio e all'orografia senza offese e ingiurie. Mi dicono che il territorio non è vuoto, ma è lo spazio del vento e del sole, dei bei profumi e anche dei meno nobili odori, del verde dei boschi e del giallo dei campi, dei lontani orizzonti crestati o confusi nel caos nerastro di una tempesta in arrivo. «La strada viaggia già da sé», dice il gazzettista Marco Pastonesi, a me l'infinito piacere di conoscerla. Fortunatamente il ciclista ha ancora un tesoretto di belle strade, che le auto trascurano perché strette o tortuose. Di fronte all'incedere del brutto, pedalare il più possibile lontano da una strada trafficata significa ritrovarmi. In questo caso l'azione del pedalare opera come una specie di dinamo rigenerante. Più pedalo, più il mondo si abbellisce. È una constatazione che vi prego di fare e vi accorgerete quanto è vera. Tutte le strade hanno un nome, le più povere hanno almeno un numero. Mi riprometto di ricordare nomi e numeri delle strade per poterle distinguere l'una dall'altra. Infatti, non esistono due strade uguali. Ognuna ha pregi e difetti, bellezze e lati da nascondere esattamente come gli umani. La strada è figlia dell'uomo fin da quando, in origine, alcuni cacciatori nomadi presero a seguire le tracce delle loro prede, facendo una pista, poi un sentiero, infine una strada.

Fonte: ediciclo

Martedì, 06 Novembre 2012 11:42

Prestando libri in bicicletta

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"Con un libro in mano sono pericoloso: penso, sogno, pongo domande, sono responsabile, vivo il tempo... inizio la rivoluzione silenziosa che farà un altro mondo migliore".

 

Chissà se queste parole dello scrittore Pep Bruno, autore dell'articolo "La rivoluzione silenziosa", sono state fonte di ispirazione per l' americana Laura Mourol che ha avuto un'idea davvero originale: condividere il piacere della lettura attraverso la bicicletta.

Da qualche giorno per le strade di Portland (USA), Laura distribuisce libri in prestito con la sua bicicletta un po' particolare formata da una grande cassa simile a quelle dei gelati, al cui interno c'è una intera enciclopedia di libri da prestare a chiunque ne faccia richiesta e in particolare ai senza fissa dimora. Per partecipare all'iniziativa basta effettuare una registrazione, lasciare il proprio nome e si ha il libro in prestito per un periodo di sette giorni, trascorso il quale andrà restituito a Laura che ne darà in prestito degli altri.

Resta da augurarsi che iniziative del genere prendano piede anche qui da noi.

Fonte: bicizen

Martedì, 06 Novembre 2012 11:32

Le "info lady", in bici per portare la Rete

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Dozzine di donne con laptop e connessioni in zone remote del Paese. Un servizio per migliaia di persone.

 

Amina Begum ha 45 anni. Vive in un remoto villaggio del Bangladesh. Dal quale riesce a parlare via Skype con il marito lontano. Può farlo grazie alle info ladies, giovani donne che arrivano in bicicletta nelle zone più povere e sperdute del Paese, portando con sé laptop e connessioni Internet. Un importante servizio per le comunità abitate da famiglie di contadini in miseria, che possono così avere accesso alla Rete e acquisire informazioni su qualsiasi cosa.

SERVIZIO PER MIGLIAIA DI PERSONE

Sathi Akhtar ha ventinove anni. È una info lady, conosciuta da quelle parti come «Tattahakallayani». Ogni settimana pedala fino a Saghata, nel distretto di Gaibandha a 120 chilometri a nord della capitale Dacca. Come Sathi, dozzine di info ladies svolgono regolarmente un servizio per migliaia di persone, principalmente donne. Una attività quasi vitale in un Paese in cui solo cinque milioni su più di centocinquanta hanno accesso facilmente a Internet. L'«Info Ladies project», creato dal gruppo di sviluppo locale D.Net nel 2008, si aggiunge ad un altro importante finalizzato a diffondere l'uso del telefono cellulare in Bangladesh.

Fonte: corriere della sera

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Un pensiero a pedali: da Piacenza a Mirandola in bicicletta per donare tre biciclette ai bambini. Il racconto del viaggio fra i posti, i profumi, la gente e le emozioni delle terre colpite dal sisma.

 

Diario di viaggio

"Che il sole sia con voi"... è l'augurio che abbiamo gradito di più. Sono le 11 di giovedì primo novembre...la ricorrenza non delle più allegre, ma noi siamo scaramantici e alla partenza, dopo due giorni ininterrotti di pioggia, c'è il sole. Partiamo sulle nostre biciclette alla volta di Mirandola per portare? Bicilette! E' il nostro modo di regalare sorrisi.

Questo viaggio, di gran lunga più breve rispetto ai nostri, questa volta ha uno scopo diverso: portare qualcosa che significhi tutto e niente ai bambini che hanno vissuto la paura del terremoto in un momento in cui invece la vita dovrebbe essere per loro solamente tranquillità e spensieratezza. L'idea è nata in un pomeriggio fra amici, uno di quelli in cui si parla del prossimo viaggio, della prossima meta in posti che incantano gli occhi. E se questa volta portassimo qualcosa invece che prendere? E se questa volta fossimo noi a dare anziché ricevere? Detto fatto, l'idea ha preso forma.

Partiti dalla stazione di Piacenza tocchiamo le terre verdiane per raggiungere Zibello, dove ci attende un altro compagno di viaggio: Giuseppe Galli, solo per caso, oltre che cicloviaggiatore, assessore allo sport di Zibello. La cena nella patria del culatello non può essere che a base di affettati e profumatissimi formaggi nel locale "La boutique delle carni e dei salumi" il cui titolare, ci dicono, è il produttore più bravo della bassa. E' un commento di parte, ma non facciamo fatica a crederci. Divoriamo tutto. Pernottiamo alla locanda Jolly e il mattino siamo pronti per sparire nella nebbia in direzione Guastalla.

Da queste parti la nebbia è di casa, tutto profuma di nebbia, "sai che i salumi qui sono più buoni proprio a causa della nebbia?" mi dice Alessandro, un mio compagno di viaggio. Non lo sapevo e mentre pedalo la mia mente costruisce immagini di cantine pervase di prosciutti e odore di nebbia. Il freddo non è ancora troppo freddo, passatemi la ripetizione, ma è di quello che si attacca alle ossa, almeno fino a quando, da uno strappo nel cielo, appare il sole e improvvisa su Guastalla. Lungo l'argine del Po, arriviamo all'ostello, quattro casette in legno su strutture anti-piena. Una doccia calda è d'obbligo, come la cena, e il sonno che cresce insieme alla notte.

Il mattino seguente la nebbia ha lasciato il posto a qualche nuvola. Continuiamo a pedalare in direzione Mirandola, questa volta sulla provinciale parallela al Po. Arriviamo a Reggiolo, uno dei paesi danneggiati dal terremoto. Chiediamo informazioni da un uomo che indossa la divisa della protezione civile. E' incuriosito dalla nostra numerosa e strana presenza: il passaggio dei cicloviaggiatori con le loro bici cariche, desta sempre curiosità e di solito la domanda è "da dove venite?". Questa volta, forse perché trainiamo sui carrelli

tre biciclette, forse perché da quelle parti, passato il rumore della notizia è curioso vedere viaggiatori, ci chiede "dove andate?" Ci piace raccontare, non senza un po' d'orgoglio, il nostro intento. C'invita a passare oltre le transenne che delimitano le macerie dalla strada.

Il palazzo comunale è notevolmente danneggiato. Mario Bertazzoni, così si chiama, è il presidente della protezione civile di San Venerio. Pochi secondi e arriva anche il sindaco, Barbara Bernardelli. Con loro visitiamo l'antico palazzo del municipio. All'ingresso, tra ponteggi e

travi di sostegno, una tavola di legno precaria, come il resto, ricorda che "l'importante non è ciò che facciamo, ma quanto amore mettiamo in ciò che facciamo....". Sorrido, perché mai come adesso mi trovo d'accordo.

La loro accoglienza e la loro gentilezza sono quasi imbarazzanti, avrei voluto avere anche per loro qualcosa da portare, ma questa sensazione rende tutti noi ancora più orgogliosi del piccolo gesto che stiamo portando a termine. Ci offrono il caffè e ci lasciano il permesso di entrare e percorre in bicicletta la via centrale del paese. Questa volta ci accompagna Domenico Andreoli un ragazzo del posto. Con la sua in bici e la mano in tasca ci accompagna a comprare un bullone e qualche camera d'aria...anche le buone intenzioni forano! Anche qui la gentilezza e l'altruismo mi lasciano di stucco: il proprietario Alberto Soprani saputo il motivo del nostro viaggio non ci lascia pagare. Anche questo mi riempie d'orgoglio e un po' di rammarico per non aver portato anche qua un segno.Attraversiamo il paese. Ci fa una certa impressione vedere il centro chiuso e transennato e la gente carica di speranza e voglia di rifare e rifarsi.

Riprendiamo il nostro viaggio, e cominciamo a vedere i cartelli stradali che ci indicano Mirandola. Man mano che diminuiscono i chilometri verso la meta, cresce il silenzio tra noi, come se stessimo per entrare in una zona sacra. Il tempo di una foto ricordo sotto il cartello "Mirandola", poi via verso la scuola, ora anche sede del Comune. Ora non saprei spiegarvi, ma tra la contentezza di

consegnare le biciclette e la malinconia del viaggio terminato con i compagni, c'è una strana sensazione.

Ci accolgono Lara Cavicchioli, assessore ai servizi alla persona del Comune di Mirandola e Gino Mantovani, presidente dell'associazione sportiva "Folgore". Siamo contenti di vederli contenti. Montiamo le biciclette e le consegniamo. "sarà difficile scegliere quali bambini si meritano di più questo bellissimo regalo" ci dice Gino Mantovani "per questo non le consegneremo adesso, ma in occasione di una manifestazione che si terrà in dicembre. Le biciclette potranno così essere assegnate ai tre bambini che si saranno distinti di più in ambito

scolastico, sportivo e comportamentale". L'assessore ci offre un gradito ristoro. Dopo un brindisi e una foto di gruppo, ci salutiamo.

Prima di percorrere i trenta chilometri che ci separano dalla stazione di Modena per prendere il treno e tornare a casa, percorriamo il centro per dare un ultimo sguardo a ciò che ha lasciato il terremoto. Mentre torniamo verso casa ripenso al cartello visto il mattino nel palazzo di

Reggiolo. La frase continuava: "bisogna fare piccole cose con grande amore". La nostra "cosa" è sicuramente piccola, ma fino a qui non ci hanno portato le nostra gambe ma i nostri cuori.

Un doveroso ringraziamento agli sponsor che hanno contribuito ad acquistare le biciclette: "La Orsi Bike", il circolo arci Tuxedo, l'associazione "Misericordia", Kc Industrie s.r.l., e l'associazione Run & Bike. E un grazie di cuore ai compagni di viaggio che hanno condiviso con me questa bella esperienza: Marzia, Giuseppe G., Giuseppe C., Silvano, Emilio, Tommaso, Alessandro, Daniele.

Fonte: Piacenza Sera