Martedì, 25 Febbraio 2014 10:29

Cycloscope: in bici per raccontare le contraddizioni dell'Asia

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Terra segnata da conflitta e ricca di tradizioni e culture, l'Asia è stata raccontata in tantissimi, originali e diversissimi modi, ma forse mai attraverso pedali e due ruote.

Elena Stefanin e Daniele Giannotta devono aver pensato questo nella progettazione di Cycloscope "per raccontare contraddizioni e conflitti, tradizioni ed evoluzioni culturali, meraviglie naturali e disastri ambientali nelle ex repubbliche dell’Unione Sovietica".
"Ognuno dei dieci reportage che gireremo tratterà di un tema specifico, legato al territorio che attraverseremo – dicono - Il viaggio partirà dalla Romania, dove il 10% della popolazione è composta da cittadini rom. Rom e Sinti sono la più numerosa minoranza europea, tra i 10 e i 12 milioni di persone. Non hanno uno stato, non ne hanno mai voluto uno. La loro storia, o meglio la loro diaspora, ha avuto origine in India intorno all'anno 1000: è stata ed è ancora un continuo susseguirsi di rifiuto e persecuzioni. Una volta arrivati in Europa ha avuto inizio una lunga serie di violenze legalizzate (in tutti i paesi europei, nessuno escluso): venivano marchiati a fuoco, impiccati, “uccidere uno zingaro” non implicava nessuna sanzione ed anzi, si veniva incoraggiati a farlo. Fino ad arrivare al Porrajmos, il “divoramento”, il genocidio compiuto nei campi di concentramento della seconda guerra mondiale che si concluse con lo sterminio di un numero imprecisato di Rom e Sinti, dai 500.000 a un milione e mezzo.  In Romania i Rom continuano a vivere ai margini della società. Siamo curiosi anche di incontrare  i rom di Buzescu, un piccolo paesino di 4.500 abitanti nella regione della Valacchia, 100 chilometri ad est di Bucarest. Qui vivono quasi solo Rom ricchi (quindi in realtà non molti), Buzescu viene descritto un po' da tutti come il regno del kitsch anche se in realtà le case sì, sono kitsch, ma mettono allegria".
"Per quanto riguarda le tematiche ambientali ci occuperemo dell'evaporazione del Lago Aral, una delle più grandi tragedie ambientali del pianeta, ma della quale la maggior parte delle persone è all'oscuro. Il lago Aral è stato, da tempo immemorabile e fino a pochi anni addietro, il quarto lago del mondo per superficie, adesso è quasi uno stagno. Negli anni ’40 il governo sovietico decise di deviare i suoi principali affluenti, l’Amu Darya e il Syr Darya allo scopo di irrigare la circostante regione desertica nel tentativo di incrementare la coltivazione di riso, cereali e cotone. Il lago Aral cominciò ad evaporare negli anni ’60 perdendo una media di 50 cm di acqua all’anno. Questo imprudente esperimento ha generato negli anni inaspettati cambiamenti climatici, gravi problemi per la salute della popolazione e devastato la robusta economia della regione, basata sulla pesca. Nel 2007 la portata del lago fu quantificata come ridotta del 90% rispetto a quella originale. Visiteremo questa regione durante il nostro viaggio, cercando di dare il nostro piccolo contributo alla visibilità di questa tragedia".

Elena e Daniele chiedono però l’aiuto di chi, come loro, vuole saperne di più.
"La realizzazione di questo progetto non è semplice, richiede molto lavoro di documentazione e anche risorse economiche. Per ora abbiamo trovato due sponsor, Extrawheel, che ci fornirà i rimorchi per le biciclette, e l’officina di riparazione bici Pedalando, che si occuperà di preparare le biciclette per il viaggio. Per chiunque volesse contribuire alla nostra avventura c'è la nostra pagina di crowdfunding".
http://itcycloscope.weebly.com

Fonte e leggi intervista e articolo completo su: www.ilcambiamento.it

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