Lunedì, 19 Novembre 2012 12:49

Rifacimento argini dei fiumi? Occasione per realizzare percorsi ciclabili a costo quasi zero

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Il Coordinamento Ciclabili Abruzzo Teramano - CCiclAT - in merito alle notizie di stampa relative ai rifacimenti degli argini fluviali dei corsi d'acqua teramani, in parte distrutti o danneggiati dall'alluvione del 2009, e alla realizzazione di nuovi argini per migliorare la sicurezza idraulica, lancia un appello a tutti gli organi competenti affinchè, contestualmente alla realizzazione delle nuove opere idrauliche, si preveda la costruzione di percorsi ciclabili sulle sommità degli argini, in modo da creare una rete di mobilità dolce utile per sviluppare l'uso della bicicletta in ambito urbano ed extraurbano e incentivare il cicloturismo.

 

In paesi come l'Austria le piste ciclabili sugli argini fluviali (vedi il Danubio) porta milioni di euro alle economie turistiche, attirando un flusso di cicloturisti che, nel 2010, ha prodotto un indotto per quasi 72 milioni di euro.

In Italia, e in Abruzzo in particolare, la sovrapposizione di competenze e una scarsa collaborazione tra istituzioni, fa si che sia praticamente impossibile utilizzare gli argini e i percorsi in prossimità dei fiumi per realizzare percorsi ciclopedonali, quanto invece esistono già strade percorribili, migliorabili con pochi interventi, che permetterebbero di unire i percorsi costieri con i territori dell'entroterra.

E' di qualche giorno fa l'appello del sindaco di Pineto ai comuni del bacino del Vomano proprio per realizzare un percorso ciclabile lungo quel fiume, ma un progetto analogo dell'Oasi dei Calanchi di Atri si è arenato a causa dei veti posti dal Genio Civile Regionale per questioni di sicurezza e canoni demaniali elevati.

Anche il collegamento ciclabile tra Marche e Abruzzo sarebbe possibile, con poca spesa e in attesa dell'auspicata costruzione del ponte ciclopedonale, realizzando due percorsi ciclabili sugli argini del Tronto (lato S.Benedetto e lato Martinsicuro) per unire le piste ciclabili costiere con la corsia ciclabile realizzata sul ponte carrabile della S.S. 16, ora inutilizzabile perchè raggiungibile dai ciclisti solo attraversando trafficate e pericolose strade dense di traffico.

Il Piano Stralcio di Difesa Alluvioni prevede la possibilità di realizzare piste ciclabili in zone esondabili, adottando opportuni accorgimenti, e quindi non si comprende la difficoltà di utilizzare le sommità arginali (dove la sicurezza è garantita proprio dall'argine stesso) per costruire percorsi ciclabili, magari all'interno di parchi fluviali, che colleghino le eccellenze culturali, ambientali, storiche ed enogastronomiche del nostro territori.

Si chiede quindi alle istituzioni (Regione, Province, Comuni) ma anche alle università (l'università di Teramo ha lanciato, qualche giorno fa, il progetto VE.LE. - ciclovia adriatica da Venezia a Lecce) agli enti preposti (Enti d'ambito, Autorità di bacino, ecc.) di fare in modo affinchè gli eventuali ostacoli normativi e amministrativi vengano velocemente rimossi e si faccia in modo che, con la realizzazione o la sistemazione di arginature e con le sistemazioni fluviali vengano realizzati, in contemporanea, percorsi adatti alle biciclette e ai pedoni.

Fonte: Piazza Grande

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    Come afferma il presidente di Monzainbici, Giuseppe Piazza,  "la mobilità ciclistica non si aggiunge, ma si integra al resto della mobilità".

    Spesso basterebbe semplicemente copiare da altre città con esperienze analoghe che hanno dato  frutti positivi. Senza prendere come esempio le solite città europee lontane da noi, ci sono comuni italiani che solo qualche anno fa si trovavano nelle nostre stesse condizioni ma che hanno saputo reagire a situazioni particolarmente negative: pensiamo a Milano, che pur non avendo una situazione idilliaca per la mobilità ciclistica sta sperimentando con successo tanti interventi indirizzati verso una maggior tutela della mobilità dolce, come le corsie ciclabili e i controsensi permessi ai ciclisti. 

    Quindi corsie ciclabili semplicemente disegnate, rifiutando l'idea che le corsie senza una separazione fisica possano essere poco rispettate.

    Dobbiamo rinunciare all'idea che la segnaletica sia insufficiente a garantire sicurezza? Noi pensiamo che al contrario è venuto il momento, e crediamo che ormai ci sia la cultura giusta, per iniziare un nuovo percorso, non ci mancano né le possibilità, né l'intelligenza per uscire da comportamenti che per troppo tempo hanno condizionato le nostre vite.

    Monza, come molte altre città, ha bisogno di una svolta decisa e radicale in tema di mobilità. Questo è il momento giusto. 

    Massimo Benetti - Ufficio Stampa FIAB MonzaInBici

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