Venerdì, 02 Novembre 2012 12:10

Ciclisti e semafori, il modello olandese

Vota questo articolo
(0 Voti)
All'inizio di quest'anno c'è stata grande attenzione attorno ad un provvedimento adottato a Parigi che, vista l'attualità del tema, ha fatto molto discutere anche qui in Italia. Il provvedimento in questione riguarda la possibilità per i ciclisti di svoltare a destra con il semaforo rosso, laddove indicato con un'apposita segnaletica.

 

Le testate di tutto il mondo hanno quindi riportato la notizia con grande enfasi, evidenziando come la capitale francese sia stata la prima grande città in Europa ad adottare una misura simile.

Tuttavia questa enfasi non ha contagiato tutti, in particolare, guarda un po', gli olandesi, che non si sono lasciati sfuggire l'occasione per mettere qualche puntino sulle i.

Alcune interessanti considerazioni le ha fatte Mark Wagenbuur, ciclista urbano olandese che da anni segue la realizzazione delle infrastrutture e degli interventi legislativi del suo Paese in favore della ciclabilità, nonché blogger di Bicycle Dutch. Con la consapevolezza di chi la sa lunga in fatto di bici, Wagenbuur, dopo aver ricordato che un provvedimento analogo è stato introdotto anche in Belgio dal luglio 2011 ("forse Bruxelles non è una «grande città» come Parigi?"), e che comunque quello di Parigi è ancora un esperimento, perché testato su soli 18 incroci semaforici e per di più in zone già moderate dal traffico, dopo insomma aver invitato tutti a contenere l'esultanza, sottolinea che in Olanda la svolta a destra per i ciclisti in caso di semaforo rosso (con responsabilità del ciclista in caso di sinistro) è consentita già dal 1991, e che in Francia probabilmente hanno appena scoperto l'acqua calda.

"I giornali hanno parlato di «misura radicale», ma siete sicuri che sia così?", chiede Wagenbuur per il quale, evidentemente, non è così.

Non è così – spiega ancora il blogger olandese – perché in Olanda passare con il rosso in prossimità di una intersezione a T non solo è permesso dalla legge in presenza del cartello "Rechtsaf voor fietsers vrij" (consentita svolta a destra per i ciclisti)", ma è un fattore messo in considerazione praticamente già dalla progettazione delle piste ciclabili che, a differenza ad esempio di quelle danesi, sono separate dalla strada in prossimità degli incroci consentendo quindi la svolta a destra in modo più che sicuro.

I ciclisti girano a destra col rosso ma probabilmente nemmeno se ne accorgono, così come non se ne accorgono gli automobilisti con i quali, tra l'altro, non si è mai instaurata alcuna polemica in proposito.

Secondo Mark Wagenbuur inoltre le aree interessate alla nuova misura adottata a Parigi, tutte zone con limite di velocità a 30 km/h, sono le meno idonee in assoluto. "In Olanda dovrete girare a lungo per trovare un incrocio controllato in una zona 30 in cui, in genere, i semafori non sono addirittura necessari".

Concludendo, il blogger che la sa lunga in fatto di bici, per le prossime volte anziché inventarsi nuove strane sperimentazioni invita a prendere spunto dal sistema olandese, già in vigore in migliaia di incroci e perfezionato nel corso di decenni. 

Il video è una dimostrazione di come funziona il modello olandese

fonte: amico in viaggio

Letto 3125 volte

Potrebbero interessarti anche

  • Aosta: nuova pista ciclabile in arrivo

    18 chilometri di pista ciclabile, 21 km2 di area interessata e un + 11 rispetto agli attuali 7 km, sono i numeri del nuovo progetto di mobilità sostenibile che riguarderà la Valle d’Aosta.

  • Adotta una pista monitorando lo “status” delle piste ciclabili

    Torino al passo coi tempi! Adotta una Pista è un’iniziativa finalizzata a promuovere la mobilità sostenibile attraverso l’incremento, la manutenzione e il monitoraggio delle piste ciclabili.

  • Solo piste ciclabili a tutti i costi?

    I tempi per la realizzazione di una ciclabile sono lunghi e noi abbiamo invece l'urgenza di accelerare i tempi di realizzazione di un sistema di mobilità ciclistica che metta in sicurezza chi sceglie la bicicletta come mezzo di trasporto. Le piste ciclabili andrebbero fatte, e anzi sono indispensabili, solo là dove non si può fare altrimenti, dove si affiancano a grosse strade di collegamento.

    E quindi quello che necessita una città come Monza sono le corsie ciclabili, economiche, facili e veloci da realizzare. Una semplice separazione disegnata con la vernice sull'asfalto. Possiamo unire le piste ciclabili esistenti, sia con tratti di pista se necessario, oppure con una semplice corsia ciclabile, che unita alla moderazione del traffico ha il doppio ruolo di tutelare il ciclista e rallentare sensibilmente la velocità dei mezzi motorizzati, in modo che siano rispettati più facilmente i limiti di velocità cittadini troppo spesso ignorati. 

    Potremmo così facilmente unire gli spezzoni di ciclabili, la cui disgregazione attuale è pericolosa per il ciclista che si trova improvvisamente a contatto del traffico, dopo aver percorso un tratto sicuro, realizzando percorsi ciclabili che raggiungono i punti di interesse generale della città molto facilmente e in modo economico.

    Sulle arterie di grande comunicazione saranno ancora necessarie le piste ciclabili, ma al di fuori di queste avremo creato, con la moderazione del traffico e le corsie ciclabili, degli spazi condivisi da tutti. Insomma una città molto diversa da quella in cui viviamo oggi, una città dove in modo naturale, con l'aiuto dell'amministrazione e la consapevolezza dei cittadini, si ridurrà il numero sia delle auto circolanti che ferme ad occupare spazio nelle strade.

    Come afferma il presidente di Monzainbici, Giuseppe Piazza,  "la mobilità ciclistica non si aggiunge, ma si integra al resto della mobilità".

    Spesso basterebbe semplicemente copiare da altre città con esperienze analoghe che hanno dato  frutti positivi. Senza prendere come esempio le solite città europee lontane da noi, ci sono comuni italiani che solo qualche anno fa si trovavano nelle nostre stesse condizioni ma che hanno saputo reagire a situazioni particolarmente negative: pensiamo a Milano, che pur non avendo una situazione idilliaca per la mobilità ciclistica sta sperimentando con successo tanti interventi indirizzati verso una maggior tutela della mobilità dolce, come le corsie ciclabili e i controsensi permessi ai ciclisti. 

    Quindi corsie ciclabili semplicemente disegnate, rifiutando l'idea che le corsie senza una separazione fisica possano essere poco rispettate.

    Dobbiamo rinunciare all'idea che la segnaletica sia insufficiente a garantire sicurezza? Noi pensiamo che al contrario è venuto il momento, e crediamo che ormai ci sia la cultura giusta, per iniziare un nuovo percorso, non ci mancano né le possibilità, né l'intelligenza per uscire da comportamenti che per troppo tempo hanno condizionato le nostre vite.

    Monza, come molte altre città, ha bisogno di una svolta decisa e radicale in tema di mobilità. Questo è il momento giusto. 

    Massimo Benetti - Ufficio Stampa FIAB MonzaInBici

Video

Itinerari

Tuttobike

Tutto quello che serve agli appassionati delle due ruote, punti vendita, assistenza, riparazioni e abbigliamento.